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Autore: cartacciabianca    10/01/2010    4 recensioni
-Sbaglio o mi devi delle scuse?- Altaїr cominciò così, guardandomi dall’alto. Le braccia lungo i fianchi e il portamento fiero gli regalavano timore e rispetto.
Spiazzata da quella domanda, balbettai: -C-cosa?-.
-Perdonami, forse devo averti confusa con qualcun altra. Sai dove posso trovare una certa Safiya che viaggia con un Grifone di una tonnellata e intralcia le missioni degli assassini?-.

[Epilogo - prossimamente in aggiunta]
Progetto D.O.M.A.C
(Discovery of Mysterious and Creatures)
Accanto alla ricerca dei Frutti, la spietata casa farmaceutica sta testando i ricordi di 13 pazienti a caccia dei veri tesori perduti del Mondo Antico. I ritrovamenti di fossili remoti appartenuti a creature date estinte o mai esistite sono solo una piccola parte di quello che l’Abstergo ha in serbo per il la specie umana. I laboratori sotterranei dell’edifico pullulano di creature sputafuoco, mostri marini, esemplari di antiche civiltà e popoli onniveggenti.
Kimberly Gray è il soggetto n° 12 del progetto radice, e i suoi, legati a quelli della cugina Elisabeth Green, sono i ricordi più importanti. Gli antenati delle due pazienti costituiscono l’anello mancante della catena di tutte queste scoperte, e rivivendo il loro passato l’Abstergo avrà in mano le chiavi per i cancelli del Paradiso Terrestre, all’interno del quale, un Dio buono e misericordioso, nascose le sue creature più potenti. Un viaggio verso i confini di terre inesplorate. Il coraggio di una ragazza e il suo grifone a difesa della giustizia. Una piuma bianca che si posa nel rosso sangue del sacrificio di molti. Quattro giovani vite destinate a combattere una Guerra per difendere pochi.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16° - Ai Confini del Mondo

Da qualche parte molto lontano da Masyaf,
20 ottobre 1187

-Al Basrah- Altaïr, in sella a Ghaius e alle spalle di Intissar, indicò l’orizzonte.
La ragazza scrutò in quella direzione sotto il sole cocente del mezzogiorno. –Sì, ci siamo- annunciò.
Malik mi strinse più forte a sé. –Siamo arrivati- mi mormorò all’orecchio.
Accoccolata tra le sue braccia, socchiusi gli occhi accorgendomi della luce radiosa che faceva brillare le sabbie del deserto tutt’attorno.
Eravamo in volo da due giorni senza sosta, e davanti si prospettava la stupenda visione del Golfo Persico, con le sue acque pure e cristalline e la costa tutta frastagliata di pendii scoscesi e non.
Il porto sorgeva su un’altura e cadeva assieme alla roccia sino al mare, dove ai moli erano ormeggiate gigantesche navi mercantili, pronte a partire alla volta dell’oriente. Vi era un grande fiume d’argento che gettava nell’oceano dopo una ramificazione con qualche isolotto di scogli. Quello era il
Che meraviglia…
E non hai ancora visto nulla! Gioì Linus gonfiando le ali al vento.
-Ma guardatela!- Altaïr dalla groppa di Ghaius si fece due risate guardando verso di me. –Safiya, hai dormito tutto il viaggio! Possibile che Malik ti abbia stancata tanto?!-.
L’amico lo fulminò con un’occhiataccia, a me sfuggì invece un mezzo sorriso.
-Non mi sembra sia il momento- interruppe Linus, per la prima volta con voce propria. –Guardiani, siamo vicini. Preparatevi ad atterrare-.
Mi strinse alla criniera del mio Custode sentendo Malik, alle mie spalle, avvolgermi abbastanza stretta perché non rischiassi di cadere.
La città si avvicinava velocemente e noi non potevamo rischiare di “ammaliare” la gente di Al Basrah con l’improvvisa comparsa di un Grifone e di un Drago. Così decidemmo infatti di aggirare il porto e proseguire l’avvicinamento seguendo la costa frastagliata e pendente. Là dove la sabbia mangiava un tratto di mare e si formava una comoda spiaggia, le due bestie proseguivano a piedi. Mentre dove si formavano le rocce più appuntite che avessi mai visto, Linus e Ghaius si arrampicavano con maestria balzando da un sasso all’altro come gatti, in modo spettacolare, da circo.
In breve ci ritrovammo non visti e non uditi sotto il pendio della scogliera, dove le navi del pontile erano ad un naso dal muso di Ghaius e si contavano le guardie sulle torri. Arrivava il trambusto del mercato, il cantare del gabbiani, il fruscio del vento sulle bandiere e il frastuono delle onde dell’oceano. Assieme ad un penetrante odore di salsedine e frutti di mare.
Nello scendere di sella da Linus, vidi Altaïr e Intissar aiutarsi a spogliare il dragone di lei dal’equipaggiamento. Ghaius teneva le ali strette al corpo e si lasciava accarezzare, confortato dalle parole di gratitudine che gli volgeva la donna.
-Perché ci siamo fermati?- chiesi a Malik.
Il ragazzo dissellò Linus velocemente e posò le varie bisacce in un incavo della pietra alle nostre spalle, che formava una specie di grotta.
-Dobbiamo incontrare una persona, prima di proseguire- disse.
Sobbalzai. –E chi?-.
L’assassino si chinò sulle ginocchia allacciandosi meglio le cinghie del guanto. Guardò un istante verso di me, ma poi vidi il suo sguardo indugiare sulla figura dell’altro assassino.
-Un’amica- pronunciò con un mesto sorriso, e un secondo dopo Altaïr si volse a scoccargli un’occhiataccia.
Intissar era in disparte col suo drago, ma tendeva le orecchie sull’argomento.
-Vedrai, sarà felice di rivederti- sghignazzò Malik.
-Ah, non ne dubito- blaterò cupo Altaïr. –Soprattutto perché non vede l’ora di lanciarmi addosso qualcosa-.
Mi astenei dal ridere, avendo ben intuito che si trattava di una donna.
Ma di chi stanno parlando? Chiesi a Linus.
Il Grifone osservava silenzioso il porto di Al Basrah. Presto la conoscerai anche tu…
-E poi chissà- continuò Malik con divertimento. –Magari potresti convincerla anche a tornare nella fortezza-.
Altaïr lo guardò in cagnesco. –Non esserne così sicuro-.
-Basta chiacchiere- sbottò d’un tratto Intissar. –Il dovere ci attende- sentenziò scambiando un’occhiataccia con Malik.
Questi parve maledirsi un centinaio di volte per la sua bocca larga.
Sbaglio, o Intissar è gelosa?
Sbagli tagliò Linus. …E’ gelosissima rise poi.
Si salvi chi può…

Linus e Ghaius dovettero restare nascosti sulla spiaggia, vicino alla grotta dove avevamo lasciato gran parte dell’equipaggiamento pesante.
Di fatti Malik, Altaïr e Intissar non avevano altro indosso che non fosse la veste (alleggerita per il caldo afoso nonostante la stagione) la spada cinta al fianco e la lama nascosta del guanto.
Ci muovevamo in fila indiana senza destare sospetti tra la folla che animava il porto. Le bancarelle di pesce, sete e frutta erano a non finire, e così la strada che pareva un fiume in piena.
Il caos era assordante, il caldo insopportabile.
Resisti, siete quasi arrivati… mi diceva Linus, la cui presenza era sempre al mio fianco.
Mano nella mano con Malik che mi camminava davanti, mentre Intissar e Altaïr (in quest’ordine) ci venivano dietro, giungemmo dinnanzi le porte di un grazioso palazzo decorato e altolocato, appartenente ad un’unica famiglia di nobili del luogo.
Due guardie presiedevano sull’ingresso e ci scrutarono con malvagia attenzione.
-Ma non sapeva della nostra venuta?- chiese Malik ad Altaïr, turbato della presenza tanto incombente di quei soldati.
Quest’ultimo scosse la testa. –Te l’ho detto che avrebbe fatto di tutto per non vedermi…- borbottò apatico.
Malik sospirò. –Ci toccherà passare dal tetto-.
-O dal retro- aggiunse Intissar.
Malik le volse un’occhiata interrogativa.
L’assassina alzò un braccio e indicò il tetto dell’edificio. –Guardate la sorveglianza. Sul tetto è strettissima, mentre nei giardini posteriori credo che la vegetazione potrebbe giocare a nostro vantaggio- disse.
Malik ne convenne. –Ben detto. Ci dividiamo, ognuno trova la sua strada e ci ritroviamo nel cortile interno-.
-Forza- eruppe Altaïr avviandosi sulla strada. –Finiamo al più presto questa storia, allora- e sparì avvolto dalla gente del quartiere.
Intissar andò nella direzione opposta, ed io e Malik seguimmo per un tratto il cammino di Altaïr, ma svoltammo molto più avanti aggirando con un giro più largo il palazzo.
-Bene, tu aspetta qui, e quando te lo dico, vienimi incontro- mi ordinò Malik appoggiandomi alla colonna di un portico.
Annuii e guardai l’unica guardia che pattugliava un alto e stretto cancello, ingresso diretto per i giardini del palazzo. La vegetazione che vi si stagliava subito oltre era quella di una magnifica giungla verde di fiori esotici, alberi da frutta e palme altissime che nascondevano la volta posteriore dell’edificio.
Malik si arrampicò come un gatto e scavalcò la recinzione in ferro battuto decorato ed oro che conteneva il giardino. Una volta dall’altra parte, atterrò silenzioso come una volpe alle spalle del soldato e gli si avvicinò quatto alle spalle. Prima che questa potesse voltarsi e iniziare una sola sillaba di stupore, l’assassino gli piantò la lama nascosta nel fianco, mozzandogli il fiato sul nascere.
Il soldato si accasciò tra le sue braccia, e Malik lo trascinò indisturbato dietro alcune piante lì vicino. Cercò nei vestiti dell’uomo le chiavi del cancello e, quando le trovò, aprì il cancelletto e mi fece gesto di raggiungerlo.
Scattai nella sua direzione mantenendo una certa disinvoltura, per quanto la gente in strada passasse di lì chiassosamente.
Varcato il cancelletto, lasciai a Malik solo il tempo di richiuderlo con cura, dopodiché mi gettai tra le sue braccia non resistendo oltre.
L’assassino ne parve sorpreso, ma lasciò comunque che mi appoggiassi a lui, che a sua volta mi avvolse con delicatezza tra il suo corpo e il tronco di un albero.
-Sei stato bravissimo- gli mormorai a fior di labbra, ed un istante dopo lo baciai dolcemente.
Mi lasciai torturare dal colore del suo corpo e inebriare del suo profumo. Il clima torrido di quel luogo e quella giornata gli decorava la pelle di piccole perle di sudore, e tutto ciò lo rendeva estremamente eccitante per me. E dal modo in cui Malik ricambiò quel bacio, sembrava provare un sentimento simile.
Safiya, per favore…
Richiamati dai nostri Custodi, ci costringemmo a dividere le nostre bocche a malincuore, perché in entrambi vegliava il dovere di tenere anima e corpo concentrati sulla missione e nient’altro.
-Vorrei avere solo più tempo…- sussurrò triste.
Più tempo per cosa? Mi chiesi, assumendo un’espressione confusa.
Adesso sbrigatevi. Intissar e Altaïr sono già arrivati all’appuntamento. Ah, Safiya. Fate attenzioni. Ho un brutto presentimento.
Perfetto! Non ci mancava altro…
Con la tristezza in viso, ci avviammo sul sentiero di pietra che traversava i giardini, e giungemmo sull’ingresso del palazzo senza indugi. Poi Malik fece per caricarmi sulle spalle, con la scusa che saremmo dovuti arrivare in una stanza dell’ultimo piano perché era lì che si era barricata la nostra “amica”, ma  Altaïr scomparve improvvisamente tra la vegetazione.
-L’abbiamo trovata- disse.
Mi irrigidii e Malik fece altrettanto.
-L’abbiamo trovata, è qui- ripeté Altaïr.
-Bene, ma dov’è Intissar?- chiese prontamente l’altro assassini, guardandosi attorno.
Altaïr non rispose e mosse un altro passo verso di noi.
-Altaïr, dov’è Intissar?!- insisté Malik andandogli incontro.
In quell’istante, un barlume rosso intenso balenò nel buio del suo cappuccio, e gli occhi di Altaïr si tinsero di una tonalità altrettanto sanguinea. La sua figura mutò improvvisamente, allungandosi in avanti e indietro. Dall’uomo su due gambe che era, assunse la forma di un rettile dei fiumi con tanto di coda a frusta, ali da pipistrello e mandibola ben fornita di denti affilati.
Ci sibilò contro con la sua lingua biforcuta e cominciò a frustare l’aria con la coda. Gli artigli graffiavano la pietra del vialetto e ci fece sobbalzare entrambi, nonostante le sue misure non superassero quelle di un essere umano.  
E’ una trappola! Gemei.
No! Strillò Linus. Sono i Templari! Ci hanno trovati! Scappate!
Malik mi tirò con sé in una corsa sfrenata per i giardini del palazzo. Tra le fronde degli alberi e i cespugli, mi graffiai braccia e gambe, mentre alle nostre spalle sentivo il ruggito della bestia e i suoi artigli che graffiavano la terra farsi sempre più vicini.
Fortunatamente, data la vegetazione, non gli era concesso volare.
-Che facciamo?!- strillai nel panico.
Malik continuò a correre senza rispondermi, fin quando non giungemmo in prossimità di un altro ingresso del giardino, preceduto da uno spiazzo di pietra decorato di mosaici.
Lì si combatteva una guerra antica.
Altaïr e Intissar erano impegnati a tener testa con le spade ad un gruppo di uomini ben riconoscibili date le uniforme. Erano due Templari, le cui bestie alate che gli avevano portati fin qui sembravano sparite. Una delle quali, però, era dietro di noi e ci dava la caccia.
-Dannazione!- digrignò Malik sfoderando la spada.
-Perché Linus e Ghaius non intervengono?!- eruppi.
-Non possiamo rischiare di farci notare!- ringhiò l’assassino. –Loro e i draghi di fiume sono arrivati fin qui mimetizzandosi, come hanno fatto poco fa, hai visto, no?!-.
Annuii sconcertata. –Dobbiamo aiutarli!-.
-No, dobbiamo trovare la Mappa!-.
-La Mappa?!-.
-Sì! La ragazza che cerchiamo è la Mappa! La Mappa per il Giardino!-.
-MALIK!- strillò d’un tratto Altaïr.
Ci voltammo entrambi e lo vidimo in difficoltà col suo avversario.
-Non possiamo abbandonarli, hai sentito, no?!- lo rimbeccai, ma Malik sembrava più in pena di me, terrorizzato quasi.
-Mettiamo fine a questa storia, avanti!- Malik balzò nella direzione dello scontro e affiancò l’amico nel combattimento. Il Templare si trovò ben presto svantaggiato e indietreggiava nel panico dei sensi. I due riuscirono ad atterrarlo e Altaïr gli piantò in gola la lama. Il sangue che ne venne bagnò il pavimento e per poco non sporcò la sua veste.
Intissar aveva perso la spada nello scontro, ma con una tecnica del tutto nuova, era riuscita a disarmare il suo avversario. Quello, indifeso, era finito a terra con la lama piantata in petto.
-Andiamocene!- ordinò Altaïr, ed eravamo quasi per lasciare il cortile scavalcando l’inferriata, quando un colpo di coda di uno dei due draghi ci spiattellò a terra tutti quanti doloranti.
Le due bestie frustavano l’aria con la coda e si leccavano i baffi con le lingue biforcute, graffiando il suolo di pietra con gli artigli e producendo quel suono insopportabile.
-Siamo nei guai…- digrignò Altaïr sollevandosi su un gomito.
Con un grido furioso, Intissar si alzò da terra e si scagliò contro la prima bestia. Le saltò in groppa e, afferrandogli le corna, con forza disumana gli torse il collo e gli tolse la vita. Il serpentone si accasciò al suolo con un gran schianto, e presto lo scalpore avrebbe attratto l’attenzione delle guardie.
La seconda lucertola, però, ringhiò ferocemente e alzò una zampa contro la ragazza. Intissar rotolò in terra, balzò ed evitò il colpo.
-Malik, Altaïr! Portate Safiya con voi e trovate la Mappa! Lo intrattengo io!- strillò la ragazza.
-Nemmeno per sogno!- Altaïr le andò incontro, ma Malik lo afferrò saldamente per una spalla prima che potesse alzarsi in piedi.
-Non c’è tempo, Altaïr! Se i Templari trovano la Mappa, è finita!- grida lui.
-Non possiamo lasciarla da sola!- insisté Altaïr guardando con disperazione come la sua compagna di viaggio si districava nel fronteggiare quella creatura Infernale.
-Andate!- disse noi Intissar riuscendo ad aprire uno squarto sul petto della bestia con la lama nascosta. –ORA!- aggiunse e, i suoi grandi occhi da gatto colmi di furore si piantarono in quelli sprovveduti e spaventati di Altaïr. Poi la ragazza venne atterrata da un colpo di coda del drago di fiume, il quale non esitò a menarla di nuovo con una zampa. Intissar rotolò ancora, ma si trovò presto in una posizione scomoda e dolorante.
-Forza, avanti!- Malik tirò me e Altaïr a sé e ci incitò alla fuga. –Se la caverà!- aggiunse, ma nel mentre cominciavamo a correre, lui per primo si volse a guardarsi indietro.

Erano lunghi minuti che camminavamo nella folla del mercato di quartiere, destreggiandoci disperatamente alla ricerca della mappa, chiunque ella fosse.
Altaïr e Intissar, prima che lo scontro coi Templari avesse inizio nel cortile dei giardini, erano riusciti ad impadronirsi delle informazioni necessarie per trovare questa donna. Le guardie del palazzo avevano detto loro che era uscita quella mattina per far compere al mercato, da sola, e quindi la fretta era necessaria.
Ma la cittadella di Al Basrah era sterminata e popolosa come un alveare di api. Le sue strade sempre piene e il suo mercato abbandonante di chiasso e gente non favorivano la caccia.
-I Custodi non possono cercarla per noi? Con quale strano… fiuto?- ipotizzai.
-Non è così semplice. Linus e Ghaius non l’hanno mai conosciuta- disse Malik scoccando un’occhiata verso Altaïr, ma questi teneva il silenzio e i pugni stretti osservando la strada e i volti della gente con apparente determinazione. In realtà, chissà quali sentimenti di ansia e dolore gli mangiavano la carne.
-Solo Giovanni, l’Aquila, può indicarci la strada- sentenziò Malik guardando in cielo. –Ma se i Templari sono qui, non può esserci troppo d’aiuto, perché la riconoscerebbero anche loro, e se sono più veloci, arriveranno ad Ada prima di noi-.
-Ada? È così che si chiama questa donna?- domandai.
-Sì- rispose secco Altaïr, e il suo intervento segnava così la fine di quella discussione.
Proseguimmo la ricerca cauti e avvolti nei nostri cappucci.
Impiegammo forse un’ora o due per setacciare tutta la città a passo spedito ma disinvolto, e in fine, solo ad un tratto, Altaïr si fermò e sembrò posare lo sguardo lontano, tra una testa e l’altra dei passanti.
Io e Malik ce ne accorgemmo solo più avanti, e seguendo la linea degli occhi dell’assassino, giungemmo ad una figura velata di rosso porpora a guardare la merce di una bancarella.
-Eccola, è lei- disse Malik stringendomi la mano più forte. –Avanti, non abbiamo tempo- si avviò, mentre mi accorgevo che Altaïr era rimasto immobile come una pietra in mezzo alla gente.
-E lui?- chiesi.
Malik non mi rispose subito. –Lasciamo che combatta i suoi demoni-.
Ada sembrò accorgersi della nostra presenza alle sue spalle e si voltò lentamente.
I suoi bellissimi occhi verdi era l’unica parte in vista del suo volto, celato sotto un velo che le cadeva quasi come vestito.
-Ce l’avete fatta, finalmente- disse, e la sua voce femminile pareva il canto di un angelo per quanto soave e sensuale.
-Perdonaci- Malik accennò un inchino. –Ma adesso non c’è tempo per le spiegazioni. Devi darcela subito-.
Ada indugiò qualche istante, mentre la bellezza dei suoi occhi cadeva oltre di noi, dove tra la folla stava immobile una figura bianca celata da un cappuccio. –Voglio parlare con lui- disse.
Malik s’irrigidì al mio fianco. –Non c’è tempo, Ada! I Templari sono qui- sibilò.
La donna era irremovibile. –Voglio parlare con lui- ripeté con stesso tono.
Malik dovette arrendersi, e voltandosi, fece gesto ad  Altaïr di raggiungerlo.
Questi non mosse di un passo.
-Ti prego, ascoltami!- la scongiurò Malik. –Se tutto filerà liscio, torneremo, e tu potrai parlargli! Ada, ci serve quella mappa!-.
La donna guardò me per un istante, e abbassò gli occhi sulle mani unite che avevamo io e a Malik. Solo allora, seppur invisibilmente a noi, parve sorridere e rasserenarsi. Ci diede le spalle e scambiò due parole col commesso della bancarella. Questi trasse dal sottobanco una piccola pergamena arrotolata che porse alla donna. A sua volta, Ada passò il rotolo a Malik.
-Grazie- mormorò il ragazzo.
-Digli che lo aspetterò- convenne Ada. –Sono pronta a perdonarlo, ma non voglio dargli un’altra possibilità. Se vorrà, la mia porta sarà aperta, ma non per sempre- disse con un filo di voce. Poi volse i tacchi e s’incamminò sulla strada, sparendo tra la folla.
-È fatta, avanti! Torniamo da Linus e Ghaius- proruppe Malik trascinandomi con sé.
Che strana donna…
 
Linus e Ghaius attendevano dove li avevamo lasciati, quest’ultimo con le narici dilatate e i sensi all’erta per la scomparsa della sua Guardiana.
-Possiamo entrare nel Giardino senza Intissar?- domandai mentre Malik mi tendeva la mano per aiutarmi a montare in groppa a Linus.
Altaïr si unì a Ghaius sulla sella e ne carezzò il collo squamoso con una mano.
-Non penso- rispose Malik. –Ma dobbiamo tentare e allontanarci da qui il prima possibile-.
-E Intissar come…?- feci per chiedere, ma le due bestie sbatterono le ali all’unisono e si levarono in volo sollevando una nube di sabbia.
Mi dispiace per quello che è successo, ma non potevamo intervenire… mi disse Linus.
Tacqui.
Seguimmo la costa e ci dirigemmo a nord. Appena abbastanza lontani dal centro abitato, svoltammo e risalimmo il fiume Pison senza farci vedere, in un volo radente e veloce.
La vegetazione locale servì a coprirci dal passaggio di carri o gente per la via che costeggiava il grande torrente, e perciò fu facile e indolore giungere a destinazione.
L’ingresso per il Giardino dell’Eden non si mostrava ad occhi che non l’avessero già visitato o dal quale non erano usciti. Ecco perché era fondamentale che nessun Custode restasse indietro, quando invece era possibile trascurare un Guardiano.

Linus e Ghaius atterrarono in una steppa desertica e rocciosa vicino ad una cascata di acqua dovuta alla particolare formazione delle rocce in quel punto. Là il Pison risaliva il deserto fino alla sua nascita, tra le montagne, dove lo sguardo si perdeva tra le nebbie e le nevi.
Il tragitto in volo era durato qualche ora e finalmente i miei piedi toccavano terra.
Malik mi teneva ancora per mano, mentre con l’altra sistemava nella cintura la mappa che gli aveva affidato Ada. –Eccoci- disse guardando la cascata.
Ghaius e Linus avanzarono fianco a fianco, e a loro si unì anche l’aquila di Altaïr, che andò a posarsi sul muso del grande dragone.
Le tre creature ci fecero strada, attraversando le acque della cascata e sparendo dietro di esse. Saltando su una roccia e l’altra, io, Malik e Altaïr li seguimmo.
Una volta dall’altra parte, ci ritrovammo in una grotta buia e abbastanza grande da ospitare draghi e grifoni.
Linus era in testa, subito dopo Ghaius e l’aquila. Noi umani chiudevamo la fila facendo attenzione alla lunga coda a frusta del drago.
Dove la caverna finiva, c’era un piccolo pomello d’oro incastonato nella pietra.
-Safiya- chiamò Linus con voce propria.
Malik mi accompagnò avanti tenendomi perennemente la mano nella sua. –Va’ tutto bene, devi fidarti- mi mormorò per rasserenarmi.
Di fatti l’ansia e la tensione mi stavano corrodendo l’anima dall’inizio del viaggio, ormai.
Toccalo… mi suggerì Linus.
Abbastanza vicina al pomello d’oro che aveva l’aspetto di un frutto, lo sfiorai con due dita della mano libera. Questo s’illuminò del suo colore per qualche secondo, irradiando la caverna di raggi dorati e d’argento.
Ora allontanati…
Ubbidii e Malik fece altrettanto.
Come il grande ingresso di un maestoso palazzo, la pietra che avevamo davanti si frantumò traversata da una crepa verticale, e si schiuse a mo’ di battenti dividendo perfettamente a metà anche il pomello.
Mi attendevo una luce radiosa e accecante, così mi preparai a socchiudere gli occhi, ma quando “la porta” si aprì, dinnanzi a noi si stagliò una vista familiare.
Era un immenso deserto il cui spazio irreale non bastava a contenersi in uno sguardo umano. Non c’era sole, perché il vento sollevava la sabbia e lo oscurava perennemente. Le dune si spostavano sospinte da una forte corrente, e il cielo si confondeva con la terra.
-Avanziamo- ordinò Altaïr partendo per primo, seguito da Linus. Successivamente io e Malik, e Ghaius e l’aquila a chiudere la fila.
L’ingresso si richiuse alle nostre spalle subito dopo, e quando mi voltai, la grotta appena traversata e la soglia varcata, erano sparite come non fossero mai esistite. Dovunque guardassi, solo il deserto e l’aridità della morte certa.
Mi strinsi a Malik finendo per abbracciarlo. –È questo il Paradiso Terrestre?- domandai flebile e spaventata. La sabbia portata dal vento mi finiva negli occhi.
-No, Safiya. Questa è la morte che attende chi tenta di entrare o di fuggire dai Giardini senza permesso- disse Malik.
Altaïr, che aveva udito la mia domanda, si voltò un istante e disse con tono sarcastico e allargando le braccia: -Ben venuta ai Confini del Mondo!- gridò con una risata isterica, e la sua voce riecheggiò per il deserto.
La terra tremò sotto i nostri piedi. Le sabbie volanti s’intensificarono e nell’immenso e nell’infinito si udì il ruggito di una bestia. Se ne aggiunse un altro, e così, dalla sabbia della terra nacquero due creature a quattro zampe.
Mostruose e con gli occhi accesi di un rosso sanguineo. Le zanne e le zampe grosse, gli artigli ben piantati nel terreno. Enormi, colossali…
Oh mio Dio…
Ghaius e Linus gli si lanciarono contro ancor prima che potessi rendermi conto di che forma precisamente avessero.
Malik mi tirò a sé più distante e Altaïr ci venne incontro.
-Bravo genio! Grida ancora se hai il coraggio!- lo riprese l’amico.
La battaglia tra le bestie alle nostre spalle non ebbi nemmeno il coraggio di guardarla. Mi strinsi al petto di Malik trovando rifugio dalle intemperie e dalla paura che mi faceva tremare tutta.
Altaïr e l’altro non avevano occhi che per i due colossi spuntati dal deserto.
-Sono i Demoni!- spiegò Malik. –Gli hai svegliati, idiota!- eruppe, e doveva strillare per sovrastare i ruggiti e gli ansimi delle creature che combattevano la loro guerra.
LINUS! Gemei.
Sono veloci ma deboli! Possiamo farcela!…

Il soldato la gettò in ginocchio ai piedi del cavaliere Templare, la cui divisa era macchiata di sangue e la cui armatura ammaccata qua e là.
-Chi è?- domandò.
-Un’assassina. Con lei c’erano anche gli altri, ma sono fuggiti. Hanno ucciso due dei nostri- rispose il soldato.
Intissar tenne gli occhi bassi e i denti stretti, con le braccia dietro la schiena e le mani legate. Già riconosciuta quella voce, cominciò a temere per la propria vita.
Alle spalle del cavaliere templare vi era un enorme drago nero. Le ali rosse come il sangue versato grazie a quegli artigli e quei denti.
Roberto de Sable sollevò il viso della donna aiutandosi con la punta della spada. –Dove sono andati?- chiese.
Intissar gli sputò in faccia e gli parlò nella sua lingua natale, il francese, con estrema perizia.
-Scordatelo, brutto schiavista bastardo!-.
Stupito, ma certamente non offeso davvero, Roberto le diede le spalle rinfoderando la spada.
-Mettetela via- sentenziò. –Ma portiamola con noi, ci servirà- disse rivolto a Corrado del Monferrato, capo ordine crociato al suo seguito.

Non seppi cosa successe poi, non ricordo, è tutto confuso, senza un senso…
Continuavo a sentire i ruggiti di Ghaius e Linus, ma poco a poco si affievolivano, sparivano, perdevano d’intensità e di consistenza. E così le loro figure, che prendevano tonalità astratte e inesistenti.
Il deserto sotto i miei piedi scomparve, e d’un tratto mi ritrovai sdraiata su una superficie liscia, ma fredda e umida. Il buio attorno era intenso e spettrale, nessuno suono, nessun respiro.
Forse ero morta? No…
Avvertivo un leggero calore…
Nella mano…
E quando aprii gli occhi, mi trovai il viso di Malik davanti al naso. Respirava, forse dormiva, come avevo fatto io fino ad allora.
Mi svegliai poco alla volta, accorgendomi di essere ancora legata a lui tramite quel contatto che non si era mai interrotto.
Mi sollevai su un gomito, mi guardai attorno, e riconobbi il buio di quella grotta e il crosciare di quella cascata.
Linus… dove sei? chiamai, ma non ottenni risposta.
Udii un gemito di dolore, e solo allora mi accorsi che assieme a noi c’era anche Altaïr.
L’assassino era leggermente più in là, nascosto da una stalagmite che veniva dal pavimento.
Lasciai la mano di Malik e, alzandomi, corsi ad aiutarlo.
-Stai bene?- chiesi.
L’assassino si mise a sedere appoggiandosi alla parete. Respirava a fatica. –Il fianco da qualche fastidio… ma sì, sto bene. Dov’è Malik?-.
-Sono qua!- udimmo. –Ma non sto affatto bene!- gemé.
Corsi subito da lui. –Tu cos’hai?- domandai, e sembrava più una battuta che altro.
-La gamba…- fece lui non riuscendo a mettersi in piedi. –Non riesco a muoverla-.
-Lascia, ti aiu…- ero per chinarmi ad aiutarlo, ma i miei occhi vennero come catturati da un tenue bagliore apparso da nulla nella pietra buia davanti al mio naso.
Era come se dall’altra parte della parete si celasse il sole, e che un piccolo raggio di questi filtrasse attraverso un foro così insignificante.
-Cosa…?- chiese Malik seguendo il mio sguardo.
Altaïr ci raggiunse e scrutò anche lui lo spiraglio di luce.
Un istante di silenzio dopo, la parete di roccia crollò in frantumi e la luce accecante ci avvolse improvvisamente tutti e tre.
Il frastuono fu tale da doversi coprire le orecchie.
Poi, quando tutto improvvisamente tacque, ci giunse il soave canto di uccellini e il parlare di alcuni animali, versi sconosciuti e rumori di piante.
Aprii gli occhi lentamente e schiusi le labbra. Stavo per parlare, ma Malik mi anticipò.
-…Ce l’abbiamo fatta- mormorò lui.
Il Giardino dell’Eden era una radura verde immensa, traversata da fiumi e colline, alberi di frutti dalla forma bizzarra e cespugli in movimento. Ma no, che dico! Non cespugli, bensì buffe creature dei colori più sgargianti che avessi mai visto.
Così in Cielo così in Terra… pensai aiutando Malik ad alzarsi.
Altaïr era già partito di corsa e si guardava attorno meravigliato e senza parole. –Ah, ah!- rideva. –Ce l’abbiamo fatta!-.
Tutte le creature si voltavano a guardarlo, e ce n’erano delle più strane. Di grandi uccelli piumati ai piccoli quadrupedi trottanti. Si posavano nell’erba avvicinandosi e volendo toccare la strana sembianza appena comparsa.
Aiutandolo a camminare, portai Malik accanto ad Altaïr con altrettanta gioia e meraviglia in viso.
-E ora?- chiesi.
Malik non mi rispose, piuttosto prese il mio volto tra le mani e mi baciò premendo con foga le sue labbra sulle mie. Gli cinsi il collo con le braccia, e ricambiai, altrettanto preda delle emozioni che mi si agitavano nello stomaco.
Dopo quasi un’eternità, il ragazzo si stanziò da me e mi guardò negli occhi.
Avvertii una paura sempre maggiore crescermi in cuore, perché l’assassino non sembrava né felice né altro, solo commosso e combattuto da sentimenti che non capivo.
Posò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi. –Mi dispiace, mi dispiace tanto…- singhiozzò e vidi con chiarezza una lacrima formarglisi tra le ciglia, e poi cadere lungo il profilo del suo mento.
-Malik… che succede?-.
Prima che potesse rispondere, Altaïr ci venne incontro e indicò una collina più alta del Giardino.
-Malik, eccolo!- disse.
Ci voltammo entrambi e vidi, su quella collina, un gigantesco albero, il cui tronco era largo la lunghezza delle braccia di dieci uomini, e i cui rami arrivavano sino in cielo. Verdi di milioni, e milioni di foglie, sembrava brillare di luce propria.
Ci avventurammo in quella direzione l’uno affianco all’altra, tutti e tre, fermandoci solo dinnanzi le enormi radici della pianta.
Malik e Altaïr guardavano in alto, ed io seguii il loro sguardo che posava sui buffi frutti coltivati dall’albero.
Erano tondi, perfettamente circolari, ma dorati come il pomo all’ingresso del Deserto.
-Cosa sono?- domandai.
-I Frutti dell’Eden- rispose Altaïr allungando una mano.
-Non toccarli- eruppe Malik.
-Se anche volessi, sono troppo in alto!- ridacchiò l’assassino.
-Smettila, è una cosa seria- insisté Malik.
-E adesso?- m’intromisi io. –Dove sono Ghaius e Linus? E Intissar, cosa… cosa facciamo senza di lei e di loro?- domandai agitata.
Non ci fu tempo di dire o fare ancora nulla.
Si udì lo sbattere d’ali e noi tre pensammo subito si trattasse di Ghaius, quando vedemmo la figura slanciata di un drago avvicinarsi all’albero delle mele dell’Eden dal cielo.
Ma poi Altaïr fu chiaro, e gridò con quanto fiato avesse in gola: -NO! ROBERTO, NO!-.
De Sable spronò la bestia di tacco e si avventò su uno dei mille Frutti che ornavano la pianta. Lo prese con le sue mani, lo strappò dai suoi rami e in fine si allontanò in volo con la Guardiana Intissar legata in sella alle sue spalle.
-Ahaha!- rise Roberto. –Cedevate di poter…-.
Ad interrompere le sue parole, fu il tuono di una colossale esplosione di luce.

New York, cella Abstergo 13a,
Quel giorno…

Fortunatamente per gli Assassini, non hanno trovato quello che cercavano.
L’Animus non hanno retto e sul più bello sono esplosi in una gran baccano.
Sono morti tutti e dodici i pazienti, compresa mia cugina.
Una strage, insomma, ed io sono l’unica sopravvissuta dei sotterranei della Abstergo.
Kimberly Gray, soggetto 13 del progetto DOMAC.
Ricoverata in una cella ospedaliera dello stesso edificio, ho sognato quello che è accaduto dopo, quello che l’Animus non ha visto…
E adesso…
Voglio raccontarvelo.




EDIT: questo è l’ultimo capitolo, certo, ma la storia avrà un piccolissimo Epilogo! ^^

Grazie per i commenti e le recensioni! La grande pappardella la risparmio per il prossimo post! ^^
Ecco un link, per finire, a qualcuna delle creature viste nel viaggio. Allora, abbiamo...
I lucertoloni muta forma
Creatura dell'Eden 1
Creatura dell'Eden 2
Drago di Roberto
Demoni del Deserto
   
 
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