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Autore: Aurora Barone    10/01/2010    3 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Yoko:

Kyo mi osservò intensamente, non perdeva di vista nessuno dei movimenti delle mie bacchette, io in quei momenti distoglievo o abbassavo lo sguardo. Dopo un po' prese le sue bacchette usandole nello stesso modo in cui le usavo io, era come se mi stesse imitando.

Che mi stesse prendendo in giro pensai inizialmente, osservando i bocconi piccoli che mangiava con lentezza, però la sua espressione non era derisoria, ma naturale come se volesse farmi credere che lui mangiasse così come me.

Tra una portata e l'altra, Kyo sembrava mi volesse dire qualcosa, ma la sua voce era incerta e finiva sempre per incespicarsi in parole vaghe e sconnesse.

Ad un certo punto si schiarii la voce questa volta sembrava più sicuro di sé, così di colpo richiamò la mia attenzione che si era spostata verso la gente presente in quel ristorante, erano tutti in giacca e cravatta e ben vestiti, mentre io e Kyo con dei semplici jeans e gonna, insomma i vestiti di tutti i giorni, sembravamo due veri scapestrati.

“Senti...Yoko...” disse con un espressione indecifrabile.

Rimasi ferma intenta a scrutarlo con il cuore che mi batteva più forte del dovuto, mentre con la mente tentavo di prevedere le sue parole ancor prima che le dicesse.

Incominciavo ad immaginare a ruota libera chissà quali parole d'amore sarebbero uscite dalla sua bocca, ma non c'era bisogno che si sforzasse tanto, mi bastava un semplice chiarimento sul fatto che stessimo o non stessimo insieme, però allo stesso tempo avevo paura di saperlo, perché avrebbe anche potuto essere un no.

“Volevo chiederti...se il tuo primo bacio è stato con Toshio”disse con un espressione curiosa, mentre mi cadevano le braccia, perché mi ero illusa che mi avrebbe chiesto e detto qualcos'altro.

“Ancora con questa storia!” dissi sospirando seccata, più che altro ero irritata perché avrei preferito sentirmi dire qualcos'altro.

“Che ti costa dirmelo?” mi chiese ancora con quell' espressione di chi sta morendo dalla curiosità di saperlo.

“A dire il vero,non è così semplice perché...prima di tuo fratello, c'è stato Rei ma ci siamo sempre dati baci a stampo, poi con tuo fratello è stata una cosa molto breve...” affermai timidamente e lievemente scocciata, non capivo che importanza potesse avere una cosa del genere se non si chiariva quel punto fondamentale ovvero se stavamo o non stavamo insieme.

“Bene allora si può quasi dire che il tuo primo bacio tu l' abbia dato a me!” disse soddisfatto, in un modo che mi infastidii come se fosse contento di ciò solo per accrescere il suo ego.

“Cos'è un vanto?” chiesi irritata,sopratutto perché non avevo ancora udito le paroline che avevo tanto voluto sentire.

“Si, il vanto di aver baciato soltanto io una ragazza così graziosa”affermò osservando con insistenza il mio viso.

Goffamente lo osservai, chiedendomi se non mi stesse prendendo in giro, mentre il mio cuore batteva forte per quel semplice complimento appena ricevuto.

“Ah, ma avrai conosciuto ragazze molto più belle...tipo quella del negozio alla quale guardavi il sedere...” affermai diffidando del complimento che mi avesse appena fatto.

“Le ho guardato il sedere, ma non l' ho baciata e non l' ho accolta a casa mia e non le ho ceduto il mio letto finendo per ridurmi a dormire per terra per lei...” mi fece notare, provando un certo imbarazzo.

Era strano vederlo imbarazzato, lui uomo esperto e grande che si imbarazzava ad esprimersi con una bamboccia della mia età, mi sorprendeva non poco, poi analizzai accuratamente le sue parole, era come se stesse dicendo quello che avrei voluto sentirmi dire:che io ero speciale in qualche modo per lui, però l' aveva detto in modo differente da come me l'ero immaginato, però non ero di certo disposta ad accontentarmi di quelle semplici parole, puntavo a qualcosa di meglio del ritengo che tu sia una ragazza graziosa, così divenni ostinata e storsi il naso come se non credessi alle sue parole.

“Credi che ti prenda in giro?” chiese Kyo perplesso.

“Non so... graziosa..baci tutte le ragazze che ritieni graziose...” affermai guardandomi intorno per fingermi disinvolta, quando invece ero imbarazzatissima.

“No,cioè intendevo dire che...” affermò bloccandosi di botto, come se non sapesse neppure lui cosa davvero intendesse.

Notando con la coda dell'occhio la sua accesa incertezza, cambiai discorso, ma lui di colpo riprese l'argomento dicendo “Devi sapere...che io...dopo Mayko non ho mai avuto relazioni serie, quindi non so come dovermi comportare...e ho paura di me stesso, di commettere qualche sciocchezza e di ferirti in qualche modo...” disse agitato.

Afferrai la sua mano che era poggiata sul tavolo per rassicurarlo, la sua mano strinse la mia come se avesse paura che la mia mano sfuggisse da un momento all' altro.

Dopo, ormai giunti al dolce, comparvero Toshio e Saito, anche se il suo vero nome è Takahashi preferivo chiamarlo con il nome falso, che con quel nome gettonatissimo.

“Vi abbiamo trovati” disse Toshio rivolgendo a Kyo un'occhiataccia per lo scherzo che gli aveva giocato.

“Avete già mangiato il dolce?” chiese Kyo non curandosi affatto delle sue occhiatacce.

“Si...” asserii Toshio con un misto di fastidio e imbarazzo.

“Dovremmo andare a cerare casa” affermò Saito con quella sua solita espressione rigorosa e diligente, come se fosse un soldato sull' attenti, ma non appena Toshio apriva bocca e faceva qualcosa di colpo si dimenticava dell' ordine e della rigorosità, non sarebbe bastato un semplice attenti per destarlo da Toshio.

A questo punto pensai che Kyo avesse ragione, lui era infatuato di Toshio, non c'era ombra di dubbio,ma mentre riflettevo su queste cose, Toshio guardava me e Kyo, più che altro la sua attenzione si concentrò sulle nostre mani che erano attaccate l'un l' altra, io allora decisi di sciogliere quella stretta, ma la mano di Kyo ancora una volta me lo impediva.

Non appena ci alzammo dal tavolo, per andare a cercare casa smise per un attimo di prendermi per mano, poi lo rifece non curandosi affatto degli sguardi indiscreti del fratello,mentre Saito sembrava cercare di capire quale relazione bizzarra ci fosse tra noi tre.

Girammo diverse case,trovando sempre e solo camere matrimoniali,in pratica tutti coloro che divorziavano si mettevano a vendere le case con le stanze matrimoniali e di conseguenza le case dai letti singoli erano tutte state comprate da queste persone divorziate ed era praticamente impossibile trovare una casa dai letti singoli.

“Ah, che sarà mai io potrei dormire ovunque, anche su un divano e poi voi due siete fratelli potreste dormire insieme” affermò Saito guardando Toshio e Kyo.

“No, ecco non è una buona idea...” affermò Kyo contrariato.

Kyo storse il naso,facendo il vago per non lasciar trapelare né a Saito e né alla donna che ci stava presentando la casa la vera ragione per il quale non volesse dormire con suo fratello, mentre io imbarazzata gli dissi che per me non c'era problemi se dormivamo insieme del resto lo avevamo già fatto cioè dormire insieme precisai notando il modo in cui la donna ci guardasse male,sopratutto per la differenza di età che c'era fra me e Kyo.

Mentre nessuno dei tre era affatto d'accordo con la mia proposta, poi però ormai stanchi di cercare casa, ci decidemmo a prendere quella, anche se ancora non sapevamo come doverci organizzare dato che c'erano solo due camere matrimoniali.

Quella prima notte Kyo decise di dormire in uno de divani che c'era in soggiorno, ma io lo fermai dicendo che per me non c'era davvero alcun problema se dormivamo insieme, ma lui disse “Hai paura di stare con me da sola in una stanza e figuriamoci a dormire insieme a me...”

“Si, ma dovrò pur superare questa paura...” affermai certa di quel che stessi dicendo e poi non mi piaceva dormire sola.

“Potrei anche diventare molesto...” affermò tentando di fermare la mia ostinazione.

“Che stupidaggini!” affermai non credendogli affatto.

“Poi non dire che non ti ho avvertita” affermò rassegnato, mentre ci recammo in quella stanza.

Non appena entrammo per la prima volta in quella stanza tutti e due imbarazzati avevamo cambiato idea, quel letto a baldacchino a forma di cuore rosso e poi quei petali sparsi di rose sui comodini e c'erano anche quelle luci soffuse che contribuivano a creare ancor più quell'atmosfera della prima notte.

“Credo che dormirò in soggiorno...” affermò Kyo pronto a svignarsela.

Dovevo superare la mia paura e questa era l'occasione migliore per farlo, di certo non mi sarei lasciata battere da un letto a forma di cuore o da chissà cos'altro e poi ero certa che Kyo non mi avrebbe mai fatto nulla che non volessi, ma pensandoci neppure mi sarebbe tanto dispiaciuto se fosse successo qualche cosa.

“Avanti, Kyo...per favore resta, mi spaventa di più dormire da sola che con te...” affermai per convincerlo.

“Si, ma se non voglio restare lo faccio per la tua incolumità...” ammise impacciato.

“Ah, che stupidaggini...non lo faresti mai...” affermai arrossendo.

“Chi ti dice che non potrei farlo?” mi chiese mordendosi nervosamente un labbro.

“Insomma c'è stato anche di peggio di un letto a baldacchino, mi sono spogliata davanti a te e non mi hai fatto niente...” esclamai abbassando lo sguardo con imbarazzo ricordando quel mio gesto sconsiderato.

“Dal modo in cui lo dici sembra quasi ti dispiaccia” affermò abbozzando un mezzo sorriso.

“Vado a mettermi il pigiama” dissi evitando il suo sguardo e andandomene frettolosamente in bagno poiché ero troppo imbarazzata dalla sua osservazione.

In poco tempo mi misi il pigiama,dopo mi incamminai verso il lungo corridoio e aprì la porta della stanza senza bussare. Non era stata un'ottima idea, dato che non appena aprì la porta vidi Kyo a torso nudo che si stava abbottonando la camicia del pigiama, richiusi subito la porta non appena incrociai il suo sguardo sorpreso.

“Avresti potuto dirmelo che ti stavi mettendo il pigiama!” affermai da dietro la porta.

“Ma se te ne sei andata subito senza darmi il tempo di dire nulla!” mi fece notare.

“Comunque ho finito” disse dopo un po', così entrai vedendolo con quel pigiama nero in unica tinta, da quando lo conoscevo non gli avevo mai visto indossare colori allegri, ma sempre vestiti dai colori spenti e smorti.

“Hai persino il pigiama nero” affermai sconcertata.

“Il nero è un colore elegante...” disse per difendersi.

“Si, però ci sono anche altri colori e poi non sembra che tu stia andando a dormire, ma che tu stia andando ad un funerale...” esclamai osservando quel pigiama, ma dovevo ammettere che non gli stava male. Poi notai che si era dimenticato di abbottonare un bottone di sopra che lasciava vedere una parte del suo petto nudo, che non era niente male.

“Ti sei dimenticato di abbottonare un bottone...” gli dissi indicandoglielo col dito.

“No, è che mi dà fastidio essere troppo accollato...” esclamò osservando il bottone che non aveva abbottonato.

Dopo un po' mi avvicinai di un passo a lui, guardandolo bene non ebbi più l'impressione di vedere suo padre, Keitawa era come se lo avessi sepolto dalla mia mente, così feci un altro passo, poi un altro ancora, Kyo mi osservò senza dir nulla finchè le distanze tra di noi si infransero del tutto.

Mi avvolse fra le sue braccia sussurrandomi all' orecchio in tono sensuale che non avrei dovuto essere così precipitosa sopratutto in una stanza come quella,poi sciolse quel dolce abbraccio e vedendo la sua bocca che si avvicinava alla mia chiusi automaticamente gli occhi e socchiusi le labbra pronta a ricevere quel bacio appassionato.

Era più ardente del primo bacio che ci eravamo dati, incominciai anche io ad infilare la mia lingua sulla sua bocca, lui mi lasciò fare incominciando a leccarla con la sua, con frenesia.

Continuammo per lungo tempo a baciarci sempre con quella sfrenata passione e ormai ansimanti di piacere, sopratutto Kyo che avevo provocato senza accorgermene ormai travolta dalla passione, feci aderire perfettamente il mio seno contro il suo corpo e poi gli leccai le sue morbide labbra. Mi sollevò da terra per farmi arrivare con più facilità alle sue labbra, dato che ogni volta che dovessi baciarlo ero costretta a reggendomi sulle punte dei piedi, mentre lui spesso e volentieri era costretto a curvare la schiena.

In quel momento eravamo tutti e due completamente fuori controllo, ma quello che aveva meno controllo di sé stesso era sempre Kyo, dopo un po' si mise a camminare mentre mi teneva saldamente sollevata con le sue forti braccia, dopo un po' mi mise giù e riprese a baciarmi curvando la schiena, mentre incominciai a notare che lì vicino ci fosse il letto, ma non ci prestai molta attenzione e continuai a baciarlo, ma dopo un po' mentre ci baciavamo sentii la forza del suo corpo che mi spingeva giù contro il letto.

Caddi nel letto con lui messo sopra di me, lui smise in quel momento di baciarmi dicendo “Ti avevo avvertito...che avrei potuto essere molesto...poi tu mi provochi...” disse con un espressione dolce, non sembrava affatto avere cattive intenzioni e in quel momento quelle sue cattive intenzioni, non mi parvero dispiacermi un granchè.

Riprese a baciarmi, poi si fermò e mi sollevò la maglietta del pigiama scoprendomi lo stomaco, poi incominciò ad accarezzarlo e a pizzicarmi i rotoli di ciccia che tanto odiavo.

Poi chinò la testa verso il mio stomaco, la sua bocca succhiò la pelle del mio stomaco e sentii il suono delle pernacchie,io scoppiai a ridere anche se ero un po' delusa avevo pensato che le sue intenzioni fossero diverse, poi incominciò a farmi il solletico sullo stomaco,mentre io cercavo di liberarmi inutilmente dal suo corpo.

“Ah comunque ho una cosa per te” disse dopo un po' alzandosi dal letto.

“Che cosa?” chiesi sorpresa.

“Aspetta devo chiedere a Saito se l' ha ritirata...” affermò lasciandomi sulle spine.

Dopo un po' lo vidi ritornare con una divisa scolastica fra le mani, era diversa dalla mia era composta da una camicia bianca poi sopra c'era un maglioncino rosso con un fiocco bianco e a maniche corte che lasciava in bella vista le maniche della camicia che erano larghe e ariose e poi una gonna con delle strisce bianche e rosse orizzontali.

“Cos'è?” chiesi perplessa.

“La tua nuova divisa scolastica” affermò dandomela.

“Si, ma io non vado a scuola...” esclamai confusa.

“Infatti domani sarà il tuo primo giorno di scuola...” affermò tranquillamente.

“Aspetta...io dovrei andare a scuola...perchè?” chiesi per nulla contenta.

“Perchè hai 14 anni...e a quest'età sai com'è si va a scuola...” esclamò sempre con la stessa pacatezza.

“Ma, io non ho alcuna intenzione di andarci!” esclamai contrariata,tirandogli la divisa addosso.

Kyo raccolse la divisa che era finita sul pavimento e poi mi chiese “Perchè?”

“Perchè non mi va...non mi piace la scuola...e poi perché mai un delinquente dovrebbe curarsi del fatto che io vada o non vada a scuola...”controbattei.

“Bè, alla tua età anch'io andavo a scuola, quindi che cosa c'è di strano?”

Io sbuffai non avevo alcuna voglia di andare in una nuova scuola, non mi piaceva affatto quel luogo per tante ragioni, si studiava, i professori altezzosi e severi e gli studenti una mandria scalcinata di idioti, a parte qualche eccezione.

“Quasi quasi ci andrei io al posto tuo, io ricordo con nostalgia la scuola, quelli si che erano dei bei tempi spensierati...” affermò nostalgico.

“Ma allora vacci tu...” affermai con ripugnanza.

“Non credo sia fattibile” disse ridendo.

“E allora obblighi me ad andarci?” chiesi irritata.

“Sai ti credevo molto più matura e invece fai i capricci proprio come una bambina...” mi offese.

“D'accordo ci andrò, smetterò di fare la bambina ma non rivolgermi la parola da ora in poi!”esclamai alterata, subito dopo mi sdraiai nel letto dormendo su un fianco dandogli le spalle, dopo un po' sentii la sua voce chiamarmi, ma io finsi di dormire.


Kyo:

Tra me e Yoko sembrava andare tutto bene, fino a quando non litigammo per una sciocchezza, la scuola.

Anch'io alla sua età odiavo la scuola, poi però per un motivo o per un'altra avevo imparato ad apprezzarla ed ero diventato il primo della classe, in quel periodo eccellevo in quasi tutte le materie ed ero oggetto di odio e di invidia da parte dei compagni e delle compagne perché i professori mi lodavano sempre.

Sdraiata nel letto osservavo il suo corpo di spalle tentando di capire se stesse realmente dormendo, la chiamai, ma dopo un po' mi accorsi che non c'era nulla da fare stava dormendo.

Ripensai a quella giornata, in quel ristorante avrei tanto voluto dirle tante cose, ma avevo paura di impegnarmi seriamente con lei perchè la sola ragazza che avevo amato era finita ammazzata per colpa mia e non volevo che ciò si ripetesse e poi mi ricordai di quando l' avevo buttata nel letto ormai desideroso di farla mia, ma sapevo di non poterlo fare, era sbagliato e così mi fermai limitandomi a farle delle pernacchie sullo stomaco, ma se ripensavo ai suoi baci e al suo corpo stretto al mio, non riuscivo a far a meno di pensare a certe cose e mi addormentai pensando a quanto fossi depravato.

Al mio risveglio, osservai l' orologio che faceva le 7 del mattino e svegliai Yoko con le buone e con le cattive, dato che doveva andare a scuola, lei con la voce impastata dal sonno disse “Che c'è?”

“Sono le 7 e devi prepararti per andare a scuola....”

“Uffa ma quanto sei noioso...” disse sbadigliando e incominciando ad alzarsi sbattendo contro i vari oggetti della casa.

Dopo un po' si preparò e l' accompagnai a piedi temendo che si sarebbe persa, ma alla fine a causa mia ci perdemmo, ma non avevo alcuna voglia di ammettere che ci eravamo persi, ma lei sembrò accorgersene lo stesso, del resto era da circa una mezza oretta che camminavamo senza arrivare a destinazione.

“Ah, fantastico ci siamo pure persi!” sospirò scocciata.

“E' una tua impressione, so perfettamente qual'è la strada...” mentii.

“E allora adesso da dove prendiamo?” mi chiese con un espressione divertita sul volto.

“Ehm...direi da quella parte!” dissi indicando una direzione a casaccio.

La cosa veramente buffa è che dopo un po' ci ritrovammo per davvero davanti quella scuola, lessi il nome della scuola per accertarmi che fosse quella, sembrava non esserci ombra di dubbio era proprio quella.

“Che ti avevo detto!” affermai compiaciuto.

“Scommetto che è stata solo fortuna...” affermò sospettosa.

“Ti sbagli ho sempre saputo quale fosse la strada...” dissi ridendo sotto i baffi.

Dopo un po', la salutai, ma rimasi dietro un muro per tenerla d'occhio per assicurarmi che fosse entrata a scuola e non appena la vidi entrare me ne tornai a casa perdendomi numerose volte finchè non riuscii ad arrivare a casa,ormai stanco morto.

Yoko:

Entrata in quella scuola, mi sentii lo stomaco in subbuglio, sopratutto quando incrociai lo sguardo dei ragazzi di quella scuola, alcuni non appena mi vedevano fischiettavano e sentii qualche commentino sgradevole fatto sottovoce ad un altro compagno che mi guardava ridendo. Poi incrociai gli sguardi di alcune ragazze della scuola, che a vedermi si erano fatte i loro complessi di inferiorità perché avevo il seno più prosperoso rispetto a loro.

Incominciai a camminare curva e con un braccio intorno al petto per evitare che tutti me lo guardassero,ma un solo braccio non bastava per coprire quella prosperità che attirava così tanto l' attenzione e di cui ne avrei fatto volentieri a meno.

Dopo un po' suonò la campanella e cercai la classe in cui ero, non appena la trovai bussai incerta, sentii una voce maschile e matura dire “avanti”.

Entrai rassegnata e scoraggiata, sempre curva per non far notare quale gran peso portassi in petto, mentre il professore mi chiedeva di presentarmi davanti a tutti.

Guardai il resto della classe, che non appena mi vide li sentii parlottare fra di loro e sentii anche qualche schiamazzo, mentre il professore li richiamava all'ordine.

Io avrei voluto volentieri risparmiarmi quella presentazione, sopratutto perché già solo a vederli mi erano già tutti antipatici, sopratutto quel ragazzo dai capelli tinti di un biondo ossigenato che mi scrutava dalla testa ai piedi, aveva tutta l'aria del ragazzo indisciplinato e dalla quale avrei dovuto ben guardarmi, poi per il resto gli altri sembravano innocui, anche se molto stupidi.

“Mi chiamo Akiyama Hime e vengo da Tokyo e ho 14 anni...” dissi piuttosto annoiata, mentre il professore mi incoraggiava a dire qualcos'altro.

Per me quelle semplici frasi, potevano bastare, che cos'altro avrei dovuto dire? Ma il professore era piuttosto insistente e disse “Perchè non ci parli dei tuoi interessi?”

“I miei interessi ecco...mi piace leggere, ascoltare musica, uscire, andare al cinema...” dissi inventando sul momento.

Dopo un po' il professore chiese agli studenti se avevano qualche domanda da farmi il biondo alzò con insistenza la mano, ma il professore fece come se non lo avesse visto, ma era praticamente impossibile, dato che gli fosse davanti mentre agitava con insistenza la sua mano, così lui rassegnato disse “D'accordo Kirari, ma se è qualcosa di volgare come al tuo solito, lo sai che ti becchi la sospensione!”

“Mi chiedevo se fosse il peso delle sue tette a farla stare così curva...” disse ridendo mentre gli altri si aggregarono a lui.

Il professore si infuriò gridando “Ti becchi un altra settimana di sospensione e adesso fuori dalla classe!”

“Grazie professore!” affermò schioccando le labbra vicino al professore, poi guardò verso la mia direzione e schioccò un bacio verso di me dicendo “Hai una quarta vero?”

Il professore lo spinse a forza fuori dalla porta, poi guardò verso la mia direzione dicendo “Non farci caso, lui è il peggiore...è la cosa ancor peggiore è che tutti lo seguono a ruota” Infatti tutti gli altri ridevano concitati, mentre io mortificata presi posto, poi il professore si mise ad urlare per zittire gli schiamazzi.

Non mi sentivo affatto a mio agio, mi sentivo gli occhi puntati dappertutto, riuscii a sentirmi meglio soltanto a ricreazione quando rimasi sola seduta davanti al mio banco, ma dopo un po' vidi comparire il biondo che era stato cacciato dal professore, finsi di non averlo neppure visto, ma lui venne verso il mio banco.

“Ho come l'impressione di aver visto la tua faccia da qualche parte, non sarai tipo un'attrice...” affermò con un espressione malevola che non mi piaceva affatto.

“Io devo andare ...” affermai alzandomi dalla sedia, pronta per andarmene ovunque, l' unica cosa che mi importava era di star lontana da quel tizio.

Lui mi afferrò per un braccio, io tentai di liberarmi, ma non ci riuscii poi rise dicendo “Dai fammi dare solo una palpata al tuo seno...”

Riusci a liberarmi dalla sua stretta e mi misi a correre scappando via di fretta e furia sperando di averlo seminato e cercai di confondermi con la folla di ragazzi che giravano per i corridoi.

Ma dopo un po' mi scontrai con due ragazzi, erano dei compagni di quel ragazzo biondo, mi scusai per avergli sbattuto contro ma loro dopo un po' mi dissero “Dove credi di andare!” guardandomi con quell' espressione maligna.

“Io non vi ho fatto niente, lasciatemi in pace!”urlai disperata.

Dopo un po' comparve il biondo mentre quei due mi tenevano ferma, poi però comparve una ragazza con altre due sue amiche che prese le mie difese.

“Guarda che se continui così, glie lo dirò a papà...” disse minacciandolo.

“Oh andiamo sorella, volevamo solo farci due risate, spaventandola un po'...” disse tranquillamente, mentre i suoi amici mi liberarono.

Ringraziai la ragazza che mi aveva tirato fuori dai guai, lei mi diede una pacca sulla spalla dicendo “Non c'è di che, anzi ti porgo le mie scuse per mio fratello, è insopportabile...”mentre le sue amiche mi sorrisero anche loro affabilmente.

“Io sono Reika e loro sono le mie migliori amiche Tsubasa e Ichiko” disse la ragazza sorridendomi amichevolmente.

Era una ragazza dai capelli castani molto corti, se non fosse stato per i suoi tratti del viso femminili, si sarebbe potuta benissimo scambiare per un ragazzo,mentre Tsubasa e Ichiko portavano i capelli lunghi di un castano tutti e due molto chiaro, erano due sorelle gemelle.

“Io sono Akiyama Hime...” dissi presentandomi.

Lei mi guardò dicendo “Lo sapevo già, siamo nella stessa classe...e anzi scusa anche per quell'incidente durante la tua presentazione. Mio fratello è una vera carogna, lo detesto!”

Parlammo per un po', più che altro fu lei a parlare e le sue amiche, io non ero mai stata una ragazza chiacchierona, così quando mi facevano delle domande, io rimanevo sul vago sopratutto perché non potevo dire la verità, ma mi scocciava anche mentire, riguardo i miei genitori e sulle motivazioni che mi avevano portato ad Okinawa.


   
 
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