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Autore: kgirl    10/01/2010    2 recensioni
Il sole illuminava Edward, facendo brillare quei suoi capelli ramati, facendo risaltare la pelle candida e la maglietta bianca, attraversando le sue bellissime iridi color miele. Jacob aveva pensato di dover essere in Paradiso, circondato da tutto quel bianco candido della cucina, e che quello doveva essere il suo angelo, il suo bellissimo angelo.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è pura coincidenza.

Remembering Sunday

 

Jacob apre gli occhi, svegliandosi dal suo sonno buio e senza sogni.
Si passa una mano sulla fronte, sentendola pulsare dall’interno.
Si alza, ma un capogiro gli fa rivoltare lo stomaco.
Con fatica, si infila le scarpe.
Non è sobrio da parecchi giorni.

**

Edward lo aveva preso per mano, con quel suo sorriso diabolico, e lo aveva condotto nel bosco.
Si era fermato sotto un albero, e si era voltato per guardarlo negli occhi.
“Perché mi hai portato qui?”
Edward non aveva risposto, lo aveva solo abbracciato, affondando il viso nel suo torace.
Jacob lo aveva stretto a sé, sospirando.
“Sto bene nelle tue braccia, Jacob.”
Restarono così per un tempo inestimabile. Senza motivo, solo per sentirsi vicini.

**

Jacob apre la porta di casa, ed inizia a camminare per la via.
Sono le due del mattino, e lui porta in mano una bottiglia di vodka avvolta in un sacchetto di carta.
E poi, poi si ricorda di quella domenica.
Avevano fatto colazione insieme.
Non si rende neanche conto di essere in ginocchio in mezzo alla strada.
Davanti ai suoi occhi solo quelle immagini.
Il suo viso, il suo sorriso.
Edward.

**

Erano seduti in un piccolo tavolo circolare, bianco, nella cucina dell’appartamento di Edward.
Jacob tentava di mangiare quelle due uova davanti a lui, ma provava un formicolio alla nuca, come se qualcuno lo stesse fissando.
Infatti, quando aveva alzato lo sguardo, si era accorto che Edward si era allungato sul tavolo, poggiava i gomiti sulla superficie, e i suoi occhi lo accarezzavano, oltre la tazza bianca.
“Che c’è?”
Lui non aveva risposto, ma le sue labbra si erano piegate in un leggero sorriso.
Jacob aveva sentito miliardi di farfalle nello stomaco, sotto quello sguardo pieno d’amore.
Il sole illuminava Edward, facendo brillare quei suoi capelli ramati, facendo risaltare la pelle candida e la maglietta bianca, attraversando le sue bellissime iridi color miele.
Jacob aveva pensato di dover essere in Paradiso, circondato da tutto quel bianco candido della cucina, e che quello doveva essere il suo angelo, il suo bellissimo angelo.

**

Jacob si rende conto di essere in una zona che conosce.
Il quartiere dove abitava Edward.
Avvicina la bottiglia alle labbra, e ne beve una lunga sorsata.
Non riesce a trattenere una lacrima.

**

 

Jacob aveva deciso cosa fare.
Gli voleva chiedere di sposarlo, anche se sapeva che non credeva nell’amore; ma come poteva rifiutare quel sentimento che gli riempiva la mente, il cuore, le vene?
Quell’amore lo stava quasi facendo diventare pazzo, pazzo di felicità. Era una sensazione che gli faceva girare la testa, quasi come se fosse ubriaco di vita.
Era andato a cercarlo, nel suo appartamento, eccitato e felice come non mai.
Ma nessuno gli aveva aperto, non quella volta.

**


Ora Jacob piange, in piedi, come un albero d’autunno.
Piange senza emettere un suono, senza muoversi, solo gli occhi sembrano vivi.
Il dolore gli squarcia il petto, gli strappa il cuore, gli prende la gola.
Alza di nuovo la mano e beve. Beve per dimenticare.
Beve per affogare i pensieri.

**

 

Quel giorno pioveva, come non faceva da anni.
La città era grigia, vuota, silenziosa: non si poteva sentire nient’altro, tranne le gocce che si infrangevano sulla superficie del quartiere.
Ma Jacob era lì, voleva chiedere a qualcuno se avesse visto Edward. Non lo vedeva e non lo sentiva da più di una settimana, ormai.
Una sequenza di facce sconosciute si erano rifiutate di rispondergli, scuotendo la testa o abbassando lo sguardo.
Ma ora stava suonando a casa di una sua amica, era sicuro di trovare una risposta.
“Jacob.”
“Bella… Scusami per l’intrusione… Ma vorrei sapere che fine ha fatto Edward, sono settimane che non si fa sentire, né vedere…”
Lei era rimasta a bocca aperta, lo aveva fissato, scioccata.
Poi aveva abbassato lo sguardo.
“Se ne è andato.”

**

Una leggera pioggia inizia a bagnare la notte.
Jacob è seduto di fronte all’appartamento di Edward, lasciando che le gocce gli scorrano sulla pelle, sui capelli, sui vestiti.
Nulla ha più senso.
Non più, ora.

**

 

Jacob, non tornerò.
Ho fatto qualcosa di terribile, non vorrei parlartene, ma credo che tu voglia questo.
Ora la pioggia mi sta bagnando i capelli, il corpo, i vestiti.
Ti amo, lo sai?
Non te l’avevo mai detto prima, ma mi sembra il momento giusto, ora.
Mi hai fatto ricredere. L’amore esiste…
Ma io non sono fatto per questo.
Tu sei una persona splendida, sei così perfetto che starei a guardarti tutto il giorno, Jacob…
Non avevo capito perché mi sentivo così al tuo fianco, fino a poco tempo fa.
Quella sensazione di calore che ti nasce dentro, il cuore che scoppia, così pieno di amore che ti sembra che anche le vene ne siano invase. Ho scoperto parti della mia anima, del mio cuore, che non sapevo neanche di possedere.
Mi sento come un bambino, quando vedo il tuo sorriso; mi perderei nei tuoi occhi neri ogni istante dell’eternità, starei nelle tue braccia finché la fine di tutto non ci cogliesse.
Ma ora il mio corpo è lì, su quelle rotaie. La pioggia lava via il sangue, i miei occhi sono chiusi.
Non riesco più a sentirti, Jacob, non riesco neanche più a muovermi.
Posso solo guardarti, da quassù, a migliaia di chilometri dalla terra.
Sono a casa, qua tra le nuvole, lo sento.
Terrò sempre uno sguardo su di te, mio piccolo Jacob.
Ti amo.

“… E’ morto.”

**

 

Jacob si rialza, traballante, e si allontana.
Torna a casa, in lacrime.
Ora vuole solo tornare a casa.

Note dell’autrice:

Buonasera a tutti..
Una one un po’ triste, stavolta. Rispecchia il mio umore.
Per favore, vorrei commenti sinceri, perché questa fic è parte di me. È ispirata ad una canzone degli All Time Low, “Remembering Sunday”. Bellissima.
Grazie per chi legge, siete dei tesori.
Baci,
Jules.

  
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