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Autore: Iryael    10/01/2010    1 recensioni
“Hayen” è un nome musicale, suadente, che invita i più ingenui a chiedere cosa sia.
Ebbene, hayen è una droga. Una delle più raffinate. Uno zucchero rosa e amaranto dal quale non c'è scampo. Alastor Gazelle lo sa perfettamente, per questo sta bene attento a spacciarla senza farne uso.
Ma Gazelle non è solo il maggior produttore di hayen di tutta Rilgar, è anche il finanziatore di Zenas Dehyper, una stella nascente dell'hoverboard.
E chi meglio di Skid McMarxx, il Signore degli Hoverboard, può destreggiarsi nel mondo di Gazelle?
Giugno 5405.
Per avvicinarsi a Gazelle Skid dovrà rimettere piede in un mondo cui credeva di aver voltato le spalle. E, per portare a termine la missione, avrà a disposizione solo due armi: Nirmun, giovane soldata dalla lingua sciolta, e la sua esperienza.
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[Galassie Unite | Arco I | Schieramento] Rieditata nel gennaio 2014
[Personaggi: Clank, Nuovo Personaggio (Huramun Tetraciel, Nirmun Tetraciel), Skid McMarxx, Ratchet]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
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[ 07 ]
Risveglio
2 luglio 5405-PF, ore 21:40
22esimo settore, Hotel Mahne
 
Clank assistette all’azione di Huramun solo attraverso il microfono che Ratchet aveva nel bottone superiore della polo. Con quello a disposizione non capì né chi fosse entrato nell’ascensore, né da dove fosse passato.
Una cosa la capì, però: Ratchet era stato messo fuori combattimento. Quindi era in pericolo, e se era in pericolo lui lo erano anche Skid ed il soldato Tetraciel.
I milioni di circuiti che aveva nella scatola cranica si attivarono per riflettere sulla migliore azione da compiere: dal rumore di sirene che proveniva dall’esterno, doveva essere intervenuta la polizia, quindi ai piani bassi doveva essere successo un tafferuglio pazzesco. Uscire in quel momento avrebbe significato destare sospetti. Però doveva assolutamente ritrovare Ratchet. L’unimimetizzatore che aveva addosso era ancora il prototipo usato un paio di mesi prima; chi poteva dire che non avrebbe causato problemi?
E se l’avessero scoperto? Se lo avessero fatto tornare lombax?
Basta Clank, adesso te ne vai da qui e cerchi Ratchet, s’impose. Senza strafare: sei l’unico ancora libero, e nessuno sa della tua presenza.
Ma come fare ad andarsene?
Lo sguardo vagò per la camera che lui e Ratchet occupavano da qualche giorno. Il robottino era immerso nella penombra, collegato al sistema di controllo dell’ascensore mediante il quadro elettrico della camera, e lo sguardo gli cadde dritto sulla finestra.
Ecco l’uscita. Se non hanno scoperto il microfono-bottone, sfrutterò il segnale e lo utilizzerò per trovarlo.
* * * * * *
Contemporaneamente (ore 21:40)
 
Il primo impulso di Huramun fu quello di correre a nascondere Nirmun da qualche parte e darle l’antidoto alla characha, ma sapeva che farlo avrebbe attirato i sospetti di Gazelle, quindi decise di portargli tutto il trio. Se avesse convinto il Sindaco a fare sì che fosse lui a sbarazzarsi del cadavere di Nirmun, avrebbe potuto nasconderla come e dove meglio credeva.
Tenendo lo sguardo fisso sulla strada, pigiò sull’acceleratore, macinando metro dopo metro la distanza che separava il Mahne dalla villa di Gazelle.
«Si può sapere dov’eri finito?» lo apostrofò Zenas, che lo aveva visto parcheggiare in tutta fretta nel parcheggio sotterraneo della villa. «Al Mahne c’è stato casino.»
«Ero al Mahne, fattorino.» lo rimbeccò nervosamente Huramun. «E ho portato un regalino al Sindaco. Tu, piuttosto, esci?» chiese, indicando l’hoverboard che reggeva in mano.
Zenas serrò i denti a sentirsi chiamare fattorino. Era il corriere per i clienti più importanti di Gazelle, e quel nomignolo gli rodeva l’orgoglio come pochi.
«Porto i ringraziamenti del Sindaco al commissario capo.» rispose, piccato. «E non chiamarmi più fattorino, oppure...»
«See see...» strascicò lo xarthar. «Me lo hai già detto. Occhio agli intoppi, fattorino.»
Huramun lasciò la sala salutando con un cenno della mano il cazar.
Zenas accese il suo hoverboard con malagrazia, macinando rabbia per “quello stronzo d’un coniglio”.
 
Salito ai piani superiori, lo xarthar si diresse subito a fare rapporto a Gazelle.
«Huramun...che ci facevi ancora al Mahne quando le squadre sono intervenute?» chiese il rilgarien, brusco, senza nemmeno attendere che lo xarthar chiudesse la porta.
«Ho sentito la comunicazione radio, signor Sindaco, e mi è parsa un’azione che dava troppo nell’occhio. Avrebbe insospettito la gente, che di sicuro l’avrebbe letta come una manovra atta ad eliminare il favorito delle gare di hoverboard.» rispose schietto lo xarthar. Quando Gazelle lo aveva “assunto”, due anni prima, lo aveva elogiato per la sua schiettezza, ed era l’unico che si poteva permettere il lusso di contraddire il Sindaco.
«Non avevo idea degli accordi con la polizia, che è prontamente intervenuta a sterminare quei malviventi.» continuò.
«E dimmi, dove sono i tre per cui è stata organizzata la sceneggiata?»
«Nella mia vettura, signor Sindaco, nel parcheggio sotterraneo. Ho creduto più saggio mantenerli in vita, perché parlino se messi uno contro l’altro, tuttavia...la xarthar ha osato troppo.»
«L’hai uccisa?»
«Sì.»
Gazelle si voltò verso la vetrata dell’ufficio, pensieroso.
«Con il suo permesso, ho intenzione di occuparmi personalmente del cadavere.» aggiunse lo xarthar, dopo qualche secondo di silenzio.
Passarono altri secondi di silenzio.
«Huramun, quella che hai fatto è una cazzata. Un’immensa cazzata.» esordì il Sindaco, con una quiete sospetta. «Tuttavia comprendo che l’hai fatta a fin di bene, e che sei il mio miglior tirapiedi.» aggiunse, prima di dare sfogo alla sua rabbia. «Non azzardarti mai più a fare di testa tua, o dovrò cercare un sostituto, chiaro?»
Huramun dissimulò un sobbalzo: Gazelle metteva paura quand’era in quello stato.
«Sì, signor Sindaco. Non succederà mai più.»
«Bene. Adesso va’ ed occupati di quel cadavere come meglio credi. Gli altri due portali dove sai.» ordinò Gazelle, dardeggiando con gli occhi. Huramun si affrettò ad eseguire un piccolo inchino col capo prima di uscire dalla stanza.
Incrociò un paio di tirapiedi, a cui ordinò di seguirlo. Giunto nel parcheggio sotterraneo, aprì i sacchi contenenti Ratchet e Skid ed ordinò ai due tirapiedi di portarli in cella, nell’ultimo piano interrato. Fece loro strada aprendo tutte le porte a serratura biologica che si schierarono loro davanti, e tornò indietro una volta assicuratosi che i prigionieri fossero ben rinchiusi e che le attrezzature di sorveglianza funzionassero a dovere.
Per sviare i possibili sospetti prese con sé una tanica di acido, entrò nella sua vettura ed avviò il motore, uscendo dal parcheggio sotto gli occhi vigili di Gazelle.
Sapeva che con quel passo falso aveva perso dei punti agli occhi del Sindaco. Sperava non fossero così tanti da costringerlo a mandargli dietro qualcuno, e tenne lo sguardo attento ai movimenti nello specchietto retrovisore per tutto il tragitto.
Arrestò il motore davanti ad un’abitazione anonima della periferia, quindi si voltò indietro e scoprì il volto di Nirmun per farle prendere aria.
Un paio di minuti dopo entrò in casa sua con il grosso sacco appoggiato su una spalla.
La characha si è rivelata inutile, alla fine, si disse. Pazienza, se non altro sarei stato pronto in caso di un controllo.
Portò il sacco nelle cantine, dove accedette ad uno stanzino segreto mediante una porta camuffata da congelatore. Era un ambiente piccolo: un computer, una scrivania ed uno scaffale pieno di composti chimici erano tutto l’arredo esistente. La lampadina penzolava illuminando a stento la saletta con la sua luce giallastra.
Mi sa che è meglio legarla. Mi crede dalla parte del nemico, cercherebbe di aggredirmi se la lasciassi libera, ragionò. Adagiò delicatamente il sacco a terra e liberò la sorella dall’involucro di plastica nera. Sì, le darò l’antidoto e poi la legherò. Qui dovrebbe essere al sicuro.
Non riuscì a trattenersi dall’aggiungere un “Di certo più al sicuro che tra le mani di Gazelle”, mentre lanciava la solita occhiata nervosa all’ambiente.
Si riscosse dicendosi che non era il caso di divagare, e si adoperò per iniettare l’antidoto direttamente nel collo. Una volta che anche l’ultima goccia di liquido ebbe lasciato la siringa, afferrò il nastro isolante e le legò polsi e caviglie. Si sentì a disagio nel compiere quell’operazione, e continuò a ripetersi per tutto il tempo che era per il suo bene.
Quindi si affrettò a lasciare la stanza.
Aveva quattro ore di sonno da poter consumare prima di dover affrontare Nirmun.
* * * * * *
Ore 22:30
Blackwater City, 13esimo settore
 
Clank si accucciò sotto un molo per cercare riparo dai tipi che avevano fatto irruzione nell’hotel e dalla polizia: dai dati elaborati emergeva che i poliziotti – o perlomeno i piani alti della polizia – fossero schierati con Gazelle.
La passerella sottostante al piccolo molo, di solito utilizzata per la manutenzione, si era rivelata estremamente utile ai suoi fini: lì, chino su un piccolo groviglio di circuiti, tentava di lavorare sul suo comunicatore. I due strumenti – il suo e quello di Ratchet – erano in costante comunicazione, ma se avesse cercato di sfruttare il collegamento così com’era, avrebbe rischiato che qualcuno lo sentisse invocare l’amico. Avrebbero sfruttato il collegamento per tendergli una trappola e lui ci sarebbe cascato in pieno facendogli sapere passo per passo dove si trovasse. Invece, lavorando sulle funzionalità del suo microfono e del suo auricolare, avrebbe mantenuto in vita il collegamento in modo che lui avrebbe solo ricevuto i dati dallo strumento dell’altro.
Quando ebbe finito di lavorare sui cavi, tolse il rivestimento dell’ultima falange delle dita della mano sinistra e li collegò direttamente ai circuiti scoperti, incrociando il segnale ricevuto con una mappa di Rilgar che proiettò sul monitor che aveva sempre con sé.
Ci vollero parecchi minuti per trovare l’emittente del segnale: la mappa ruotò su se stessa e l’inquadratura si avvicinò a Blackwater City. Quando la mappa della città riempì l’intero monitor con i suoi settori quadrati, l’inquadratura ingrandì un settore in particolare, e quando lo portò a tutto schermo Clank riconobbe il quinto settore. Lì un puntino rosso lampeggiava su una delle abitazioni: Clank memorizzò l’indirizzo e, tracciato l’itinerario, decise di lasciare il suo rifugio sicuro.
* * * * * *
Contemporaneamente (ore 22:30)
Quinto settore, villa del Sindaco
 
Alastor Gazelle scese con lentezza quasi trionfale fino all’ultimo piano interrato.
Lì, dietro una porta a serratura biologica, c’erano una cella di ultima generazione ed un laboratorio medico, più alcune stanze per la vita privata del dottor Nith, che da ormai tre anni lavorava lì.
Il poveretto, un rilgarien tarchiato, aveva avuto la sfortuna di contrarre debiti di gioco con il Sindaco: da quando i poliziotti erano andati a prenderlo era stato rinchiuso in quel sotterraneo, e ci sarebbe dovuto rimanere per almeno altri sei anni prima di saldare il debito e sperare nella liberazione.
Gazelle rise tra sé, mentre una delle due guardie armate apriva la porta del laboratorio.
Nith non sarebbe mai stato libero.
Mai.
 
Come si aspettava, trovò i due prigionieri legati ai lettini, ancora dormienti. Evidentemente il medico li aveva tirati fuori dalla cella per sistemarli così, prevedendo cosa lui gli avrebbe ordinato di fare.
«Svegliali.»
All’ordine secco di Gazelle, il medico si fece avanti e nebulizzò qualcosa davanti alle facce di Skid e Ratchet. I due non diedero segno di ripresa per oltre venti secondi.
«Beh? Quanto ci vuole?» chiese Gazelle, nervoso.
«Non posso stabilirlo con precisione, signor Sindaco. Il sonnifero è potente, e gli è stato somministrato un paio d’ore fa. Teoricamente, ciò che gli ho dato potrebbe non funzionare.» rispose lui con voce tremolante.
«Beh, il mio ordine era chiaro: svegliali.»
«Ma signor Sindaco io...» un’occhiata di Gazelle fu più che sufficiente. «...aumenterò la dose adesso. E la dose che sto per dargli risveglierebbe un morto, glielo assicuro.»
Almeno in teoria, si aggiunse sotto lo sguardo compiaciuto del Sindaco. Si affrettò ad afferrare il contenitore dove c’era il liquido che aveva nebulizzato un minuto prima e ripassò a mente gli ingredienti che Huramun aveva utilizzato. Sapeva esattamente quanti e quali fossero, poiché era stato lui ad insegnargli a comporre il sonnifero con cui riempiva gli aghi. Però non sapeva che dose gli avesse iniettato, così aveva puntato sulla più piccola ed aveva realizzato un composto che annullasse gli effetti della dose più piccola di sonnifero. In teoria avrebbe dovuto procedere per gradi e nebulizzare una contro-dose adatta alla mezza dose di sonnifero, tuttavia decise di passare direttamente alla quantità massima consentita dai fattori fisici dei due “ospiti”.
Gazelle non lasciò la stanza e non perse di vista il medico nemmeno per un solo istante dei venti minuti che seguirono, seguendolo nella creazione di due diversi liquidi. Non gli sfuggì nemmeno il gesto scaramantico che fece dopo aver nebulizzato i nuovi intrugli in faccia ai due.
Stavolta gli antidoti fecero effetto: certo, dovettero nuovamente attendere prima che uno dei due aprisse gli occhi, ma in un lasso di tempo relativamente breve il sonno li abbandonò.
«Oh, buonasera.» disse loro con finta cortesia il Sindaco.
Il primo a metabolizzare la situazione fu Skid.
«O cazzo...» mugolò.
«Come sarebbe a dire “o cazzo”?» lo incalzò con finta ingenuità Gazelle.
«Alastor, perché sono legato ad un lettino?»
Da quando si parla ai cattivi come se fossero grandi amici? si chiese Ratchet, riprendendo lucidità mano a mano che i secondi passavano. Istintivamente cercò di stirarsi, ma il movimento fu impedito dalle cinghie che lo imprigionavano. Cercò allora di muovere la coda per vedere dove arrivasse, ma non percepì nulla attaccato al fondoschiena. Un momento di panico lo attanagliò, credendo che gli avessero tagliato il prezioso arto, poi si ricordò dell’unimimetizzatore e smise di agitarsi. Gazelle stava blaterando qualcosa circa la conoscenza di Skid della risposta.
È vero, sono un umano ora...e gli umani non hanno coda. Ma perché il Creatore non gliene ha data una? Sarebbe stato tutto più semplice! si ritrovò a pensare, trattenendo uno sbuffo. Gazelle interpretò il suo gesto come un tentativo di liberarsi e gli si parò davanti.
«Così tu saresti il complice di Skid e della coniglia. Un umano.» l’ultima parola gli uscì dalla bocca con parecchio disgusto. «La Flotta è proprio caduta in basso per rivolgersi ad una razza tanto infima.»
Ratchet lo fissò torvo per prendere tempo. Se avessero saputo chi era, probabilmente lo avrebbero già smascherato, quindi conveniva fare finta di essere stato tirato in mezzo.
«C-complice? Sono solo un turista io! Non so chi sia, ma stia sicuro che non la passerà liscia! Che diavolo sta succedendo?» sbottò in rapida successione. Skid gli lanciò un’occhiata per cercare di capire se non fosse impazzito del tutto. Poi capì che stava cercando di tirarsi fuori giocando sull’ignoranza di Gazelle.
«Alastor, è solo un vecchio amico...non c’entra niente con questa storia. Lascialo andare.» dichiarò. Gazelle si voltò ver­so di lui.
«Solo un vecchio amico, eh? Magari anche hoverboarder, eh? E magari anche tuo compagno di allenamenti su qualche ridicolo pianeta come la Terra, eh Skid?» chiese.
«Esatto, è un crimine avere degli amici e fare il turista?» sbottò nuovamente Ratchet, che non sapeva se Skid sarebbe stato all’altezza di quel duello verbale.
«Ma per favore. Ho le registrazioni del Mahne: so che avete un altro complice di nome Clank e che era in comunicazione proprio con te, umano. So che ti sei registrato in quell’hotel sotto il nome di Sean Techart, ma dubito che sia il tuo vero nome. Il fatto che non hai documenti e che all’anagrafe non risulti esistente confermano la mia teoria. Per non parlare dei gingilli elettronici che avevi addosso. Caro Sean, come turista sei alquanto strano...»
Ratchet stirò le labbra. Perché i cattivi sapevano sempre smontare una messinscena realizzata ad opera d’arte?
«Bene. Perfetto. Hai smontato tutta la mia sceneggiata in un battito di ciglia...e dimmi, cosa ti aspetti che faccia adesso?» chiese, piccato.
«Tu, umano? Tu farai l’esca. Quello che hai addosso è un sistema di comunicazione molto avanzato, che può anche avere funzione di tracciamento se chi indossa la controparte è bravino con i sistemi elettronici.»
Bravino? Clank sarà già qui fuori! Porca merda!
«...Quando avrò anche l’ultimo complice, allora potrò eliminarvi come si conviene...»
 
Skid sgranò gli occhi. Brutta, diamine, bruttissima situazione!
Lasciando Ratchet con i suoi pensieri, il rilgarien si rivolse a Skid. Vedendolo con gli occhi sgranati dalla paura, gongolò.
«Quanto a te, è un crimine uccidere il favorito prima delle gare. Sarai rinchiuso nella tua stanza, ed il tuo amico farà da garanzia per il tuo buon comportamento.» decise «Sono sicuro che, da buon sportivo, saprai perdere con onore.»

 

   
 
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