PAIN
“Susan,
Susan, vieni! Ci sono i regali e fuori
nevica!”
Un
altro giorno.
Un
altro giorno senza la speranza di rivedere il
suo viso.
Questo
pensava Susan, mentre si costringeva ad
aprire gli occhi e a calarsi nel ruolo della sorella maggiore, che ha
dimenticato il mondo incantato del quale è stata regina per
molti anni.
Si,
perché se per Susan era doloroso pensare di
vivere il resto della vita senza Caspian, lo erano ancora di
più lo sguardo
preoccupato di Lucy, le attente occhiate di Edmund e i discorsi
“ragionevoli”
di Peter ogni volta che qualcuno di loro nominava Narnia o il suo re.
Era
stanca di queste continue attenzioni, quando il suo unico obiettivo era
quello
di dimenticare il suo amore per non piangere più invano la
notte, per non
invocare più il suo nome nella discrezione
dell’oscurità. Per questo aveva
deciso di far finta che per lei Narnia non fosse mai esistita, che
fosse solo
un gioco inventato per occupare le giornate silenziose a casa del
signor Digory
durante la guerra o per far passare il tempo aspettando il treno della
scuola.
Non
era sicura del successo della sua “recita”
–
ogni tanto aveva l’impressione che i suoi fratelli
l’assecondassero per
alleviarle la pena del ricordo di ciò che non sarebbe
più stato – ma almeno
rendeva felici i suoi genitori, che si erano profondamente preoccupati
quando
per mesi avevano visto la loro Susan priva di spirito di iniziativa e
di gioia.
Per ora era tornata, finché avesse retto, quella di sempre.
Erano
passati quasi quattro mesi dal loro ritorno
– chissà quanto ne era passato a Narnia!
– ed era arrivato finalmente il
Natale, con grande gioia della piccola Lucy.
Ed
era proprio lei che, saltando su e giù con la
sua vestaglietta azzurra sul letto della sorella, tentava in tutti i
modi di
farla alzare!
“Si,
si Lu, ora vengo… Ancora cinque minuti”.
Non era da Susan dormire così tanto (quella era una
caratteristica di Ed), ma
il suo obiettivo era ben diverso… Infatti:
“Dai
Sue, alzati, è tardi ed è Natale…
Susan mi
senti?”
La
piccola Lucy, seduta sul bordo del letto, cercò
di scrutare il volto della sorella per capire se stesse veramente
dormendo:
“Susan…
Sue?” così facendo, si avvicinò
pericolosamente a lei e…
“Ah
ti ho presa finalmente, piccola peste!” gridò
Susan afferrando la sorella e iniziando a farle il solletico.
“Ah
ah ah, no Susan, ah ah, lo sai che non lo
sopporto, ahah basta!” Lucy lottò con tutte le sue
forze, cercando a sua volta
di stuzzicare la sorella!
“Ehi,
ma cos’è tutto questo baccano?” attirati
dai
rumori provenienti dalla camera delle ragazze, Peter e Edmund fecero
capolino
dalla porta, osservando divertiti la scena. Peter, in particolare,
tirò un
sospiro di sollievo nel vedere Susan finalmente spensierata come non lo
era da
tempo.
Edmund,
invece, sbuffò osservando la scena
commentando con un bel: “Che roba da bambini giocare a fare
la lotta nel
letto!”
“Ah
si?” ribattè Peter “ma se a te piace
tanto
lottare!” e così dicendo si scagliò sul
fratello facendolo atterrare di schiena
sul letto di Susan e cominciando una lotta all’ultimo sangue:
Susan, Lucy e
Peter contro Ed.
Ben
presto i rumori della lotta furono sostituiti
dalle risate dei quattro fratelli, ognuno consapevole del profondo
affetto che
li legava e dalla fortuna di poter essere tutti insieme in qualsiasi
circostanza della vita…
Ad
un tratto, Lucy prese in mano la situazione,
ordinando a tutti di scendere in sala da pranzo perché,
insomma!, era Natale ed
era tempo di regali!
...
Dopo
il rituale dell’apertura dei regali sotto
l’albero, sempre affascinante anche per Peter e Susan sebbene
fossero già
grandi, e dopo il pranzo di Natale, i quattro figli di Adamo ed Eva
decisero di
uscire per svagarsi un po’.
Lo
spettacolo offerto dal loro giardino era
impagabile: era un’immensa distesa innevata, luccicante sotto
i raggi del sole
pomeridiano, con gli alti alberi imbiancati le cui fronde erano
talmente
cariche di neve da toccare quasi il suolo.
“Che
bello, sembra quasi di essere tornati a
Narnia” si sorprese a pensare con nostalgia Susan,
rimpiangendo poi di aver
ceduto, per un’ennesima volta, al ricordo del tanto amato
regno. Era tuttavia
sicura che anche i suoi fratelli stessero ripensando al loro primo
viaggio a
Narnia, anche se per loro quel ricordo non implicava necessariamente
provare
dolore per una ferita profonda come la sua… Ma quel giorno
Susan si era
ripromessa di stare allegra, senza permettere a strani pensieri di
vagare per
la sua testa.
Dopo
una sana ma pur sempre disastrosa battaglia a
palle di neve, proposta da Ed, Peter suggerì uno svago
più rilassante:
costruire un enorme pupazzo di neve. Le ragazze accettarono subito con
entusiasmo e, vincendo l’opposizione di Edmund che avrebbe
preferito continuare
a bombardare i fratelli con i suoi missili di neve, si misero
all’opera; ben
presto corpo e testa presero forma, mancavano solo le decorazioni.
“Susan,
cosa possiamo usare per finire il nostro
Mr. Pupazzo?” si lagnò Lucy con la sorella maggiore
“Mah,
non lo so…” rispose lei guardandosi attorno
“Possiamo usare dei rametti, oppure… delle
pigne!”
“E
dove le vedi le pigne con tutta questa neve?
Sempre che ce ne siano…” la schernì Ed
“Ma
si, dai, ce ne sono!” replicò Sue, che aveva
da sempre la vista più sviluppata dei suoi fratelli
“Ce n’è una proprio dietro
di te. Là, vicino alla staccionata!”
“Ah
si?” mormorò il fratello scrutando il giardino
nel punto indicato da Susan. Di colpo, trovata la minuscola pigna che
pendeva
da un ramo semisommerso dalla neve, esclamò: “Ma
Susan, sei sicura che non sia
una ghianda?”
Una
scarica elettrica attraversò Susan, fu come un
lampo a ciel sereno. Quella frase… l’aveva
già sentita una volta, pronunciata
dalla voce più affascinante che lei avesse mai
udito… Caspian!
Fu
come se l’argine che racchiudeva il fiume dei
ricordi fosse improvvisamente ceduto, e ogni emozione provata tra le
braccia
del suo principe si riversò in lei come un’onda in
piena.
Non
potendo resistere all’ondata di sentimenti di
amore dolore nostalgia e rabbia provati nel medesimo istante, Susan
scappò via,
correndo a perdifiato fuori in strada, e da lì lungo il
viale. A nulla valsero
i richiami dei fratelli, sconcertati dal repentino cambiamento.
“Ma
che ho detto di male?” chiese sconsolato Edmund.
...
“Non
è colpa di Ed, povero fratellino mio, nessuno
dei miei fratelli sa di quel giorno passato con Caspian a sfidarci nel
tiro con
l’arco…” tentava tristemente di
consolarsi tra sé e sé Susan. Ma ormai il danno
era fatto: l’amore per Caspian, che aveva tentato in ogni
modo di soffocare, si
era fatto sentire in tutta la sua forza e ora richiedeva un
risarcimento per
tutto quel tempo in cui era rimasto nascosto come un vergognoso segreto.
Guardando
scorrere sotto di sé il Tamigi,
dall’alto del ponte che aveva raggiunto, Susan
richiamò alla mente l’immagine
del suo tanto amato sovrano e gridò con tutto il fiato che
aveva in gola,
esprimendo finalmente la sua sofferenza: “Caspian!”.
All’improvviso,
tutto si fece buio e Susan scivolò
nell’oblio.
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Ciao ragazzi!
Volevo anzitutto
ringraziare chi sta seguendo questi episodi… Vi devo
confessare che avevo
un po’
timore di postare il mio
racconto, sia perché non ho ancora finito la stesura, sia
perché ho sempre
scritto per me stessa e non so come sarà accolto
ciò che scarabocchio…
Comunque, vediamo come va a finire questa storia!!
NOTE: per chi non ha mai avuto occasione di vedere le scene tagliate del film “Il principe Caspian” è difficile capire il riferimento alla pigna che Edmund scambia per ghianda: in questa sequenza (non inserita poi nel montaggio finale dal regista) Susan sfida Caspian nel tiro con l’arco e gli chiede di centrare una pigna su un ramo. Data la lontananza del bersaglio, il bel principe domanda ironicamente se non sia piuttosto una ghianda! Io ho riportato la mia traduzione del dialogo dall’inglese poiché non sono riuscita a trovarlo in italiano; se siete curiosi, potete facilmente trovarlo su youtube cercando “Prince Caspian deleted scene: Archery Practice”.
Buona visione!
Arual