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Autore: Guitarist_Inside    11/01/2010    5 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!
Sì, sono ancora viva.
Scusate l’immenso ritardo (ndQualcuna: potevi anche non tornare eh… xD – ndMe: Ma che simpatica xD), ma oltre a vari impegni, quello che mi ha impedito di continuare a scrivere la fic e a postare, sono stati problemi con questo pazzoide del mio PC, che mi hanno rallentato assai…
However, a chi non l’avessi già detto tramite altri mezzi di comunicazione on-line, buon anno care lettrici!!

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
Un sentito grazie a tutti voi che leggete e (soprattutto xD) recensite ^_^ Non sto scherzando, non immaginate quanto mi faccia piacere!! Continuate così *_* I love you xD *ç*

SilentMoon : Ma ciao Dearly Beloved! Mi fa piacere che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, e spero sia lo stesso per questo (ahaha… ho messo dentro anche quella cosa che c’entra con Billie e il mr. ***** di cui avevamo parlato qualche giorno fa su MSN xD. Info per : non è ancora la “grande idea di MSN”, quella devi aspettare ancora un po’ di capitoli prima di poterla scoprire muahahah *Ema e Luna assumono un’aria cospiratrice xD*)
Comunque, non sai quanto l’ho odiata IO quella tipa che m’ha seppellito proprio in QUEL momento… Già, Billie ha ragione, lì ci sono IO e non LEI, ma purtroppo è solo una fic xD… Vabbè, evviva i sogni!! *ç* I know, I’m a stargazer… *w*
PS: Cara, le idee perverse tienile bene da parte che poi ne parliamo ahahahahaha :shifty: xDD
A presto!!

Fujiko Chan : AmantaH! xD
Ahahahah xD le tue recensioni sono sempre stupende, mi fanno spezzare dale risate! Continua sempre così =)
Comunque, ok che ti ho messa prima nell’elenco delle persone che ho chiamato dopo i miei e Saul, ma non è che, come dice un proverbio mi pare, se ti do un dito ti prendi subito il braccio… Cioè, già vuoi venire anche te in Australia? xD No beh, scherzi a parte, mai dire mai, magari tra un po’, nei capitoli successivi, posso farci un pensierino a far venire temporaneamente lì in Australia te e qualcun altro *ç*
“Allora, che cosa vuole JAMES? Si facesse i cabasisi suoi >.< oh e che cavolo!” >> xDD Cosa vuole? È quello che si chiede anche Ema… o.O
E Tré… Beh, che dire, è un mito quell’uomo *-* xD fa morire dal ridere ^^
Beh, basta, ti lascio al capitolo che è meglio xD… Spero ti piaccia ^-^
See you soon

Crazy_Me : Ciao! *-* Eh, sì, la barzelletta di Tré… ahahah ti assicuro che faceva davvero ridere… però mi dispiace, davvero, ma è un segreto: se te la raccontassi pio non so cosa mi farebbe Tré xDD
Grazie mille dei complimenti!! Troppo gentile *ç*… Beh, davvero, mi fa davvero molto piacere che ti piaccia la mia Fic e che non ti annoi, spero continuerai a seguirla e che ti piacciano anche questo e i prossimi capitoli che scriverò…
Alla prossima!

K_BillieJoe : Ciao cara! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente, spero che questo non ti deluda!
See you next =)

E grazie anche a DearlyBeloved96 : Ciao! Anche se sei arrivata ai primi due capitoli, mi ha fatto davvero piacere leggere la tua recensione! Sono contenta che la fic ti piaccia, grazie dei complimenti! xD Spero che continuerai a seguirla
PS: Anch’io mentre scrivevo i pezzi delle canzoni, li cantavo! xD

E grazie mille anche a tutti voi che aggiungete questa fic alle seguite o ai preferiti!! *_* Grazie di cuore a tutti/e!!


AVVISO: Se cercate un capitolo che abbia qualcosa di serio, non proseguite oltre con lo scroll del mouse… Altrimenti, buona lettura!! xD
Ok, vi lascio al capitolo XD… Keep on rockin’ (and keep on readin’ xD), see you as soon as possible darlings!! *.*





CAPITOLO 12 My dear assholes…


Accarezzai un’ultima volta la tastiera della mia “Baby Billie Joe”, sfiorando le corde con le dita e suonando un ultimo accordo, che risuonò nell’aria per qualche istante, poi nella stanza tornò a regnare il silenzio. Quindi sistemai il plettro tra le corde e rimasi così, seduta sul letto, con la mia chitarra a tracolla, a fissare il muro davanti a me, mentre le tenebre cedevano diradandosi pian piano alla luce dell’alba.
I sit alone in my bedroom
staring at the walls…
I’ve been up all damn night long…

Mentre le note e le parole di “2,000 Light Years Away” attraversavano e riempivano la mia mente, ripensai ancora una volta agli avvenimenti degli ultimi giorni, che indubbiamente mi stavano cambiando e mi avrebbero cambiato irrevocabilmente la vita… Sospirai, abbozzando un sorriso silenzioso, e tornando a immergermi nei miei pensieri.
Nell’aria regnava il silenzio, interrotto solo dal mio leggero respiro e da qualche rara folata di vento che entrava dalla finestra socchiusa, ma le parole che avevo udito qualche ora prima dalla camera accanto rimbombavano nuovamente nella mia mente, e il tono di Billie, sempre più alterato, in contrasto con quello di James, squarciarono nuovamente il corso dei miei pensieri. E con esso tornarono anche mille dubbi, mille interrogativi.
Cosa voleva James?
Cosa non gli andava bene?
Ero io il problema?
Cosa c’era di così sbagliato in me questa volta?
But there’s nothing wrong with me,
This is how I’m supposed to be
In a land of make believe
that don’t believe in me…

Le parole di “Jesus Of Suburbia” riecheggiarono, come in risposta, ma questa volta non fu sufficiente a far tacere le mie domande, i milioni di perché che si affollavano disordinatamente nella mia testa.
Perché…
Perché Billie mi ha dato la sua fiducia?
Perché mi ha difeso da non so bene quale accusa?
Sospirai, non riuscendo a darmi risposte soddisfacenti, e rimasi ferma, con lo sguardo fisso, perso nel vuoto, davanti a me, a pensare, a pensare a tutto e a niente allo stesso tempo.

Ad un certo punto un rumore mi ridestò dalle mie bizzarre elucubrazioni. Sembrava che qualcuno avesse bussato alla porta.
Mi guardai intorno: nel frattempo il sole era sorto e i suoi raggi penetravano nella mia stanza.
Ero rimasta lì per un tempo che non riuscivo a definire… Forse mezz’ora, o forse di più.
Mi alzai pigramente, notando solo in quel momento di avere ancora la mia amata chitarra a tracolla.
– Chi è? – chiesi, sfilandomela e appoggiandola delicatamente nella sua custodia.
– Ema, siamo noi – rispose l’inconfondibile voce di Billie Joe.
Trattenni il respiro e mi fermai per un attimo, bloccata nell’atto di posare la chitarra.
– Possiamo entrare? – domandò poi la voce di Tré, riscuotendomi dai miei pensieri e facendomi tornare nuovamente a respirare.
– Sìsì, certo… Arrivo subito! –
E, senza pensarci, con addosso una t-shirt dei Ramones un po’ abbondante e un paio di pantaloni che avevo dalla sera prima, mi diressi verso l’entrata, feci girare la chiava nella serratura e aprii la porta, trovandomi davanti le facce allegre dei tre.
– Buongiorno! – salutò Tré, con un sorriso stampato in volto.
– ‘Giorno ragazzi! Ciao Tré! – sorrisi.
Poi, con un’espressione probabilmente più seria, guardai Billie, cercando nei suoi occhi una possibile risposta ad almeno uno dei miei quesiti.
– Hey, Ema, what’s up? – mi chiese, guardandomi.
Aveva notato subito la nota interrogativa che aveva assunto il mio sguardo, aveva capito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che mi turbava…
Abbassai lo sguardo.
Avevo mille interrogativi nella testa, ma non riuscivo a chiedergli spiegazioni neanche di uno.
Avevo una gran voglia di chiedere a lui cosa stava succedendo, cosa era successo, cosa diavolo era successo quella notte, perché aveva litigato con James (ma questo avrebbe richiesto anche di dirgli di aver origliato parte del loro diverbio nella mia nottata insonne…), e le mille altre fottutissime domande che da questa derivavano.
Ma, fanculo, non ci riuscivo.
– No, niente… – risposi semplicemente, mentre una vocina nella mia testa ribatteva contrariata e mi dava della stupida.

– Hey, va tutto bene? – domandò poi, mentre scendevamo per far colazione.
– Sì, certo… È tutto ok, davvero, va tutto a meraviglia… Grazie… –
– Sicura? Hai delle occhiaie da far paura! –
– Beh… Ecco… Stanotte non sono riuscita a dormire, ma è tutto ok… – feci una pausa, incrociando tre sguardi interrogativi e un po’ preoccupati – Beh, quando la realtà è un sogno stupendo, probabilmente non riesci ad addormentarti perché sai di non poterne fare uno migliore…
Sorrisi, e i tre musicisti fecero altrettanto.
– Hai chiamato i tuoi o sei determinata a far prendere loro un infarto? – chiese Billie ad un tratto.
– Li ho già chiamati… Stanotte… Beh, da loro era giorno… sai, il fuso orario… –
Billie annuì, guardandomi poco convinto.
– Giuro! – replicai.
– Ok, mi fido… Allora? –
– Abbiamo litigato… Ma, alla fine, tutto ok… – risposi brevemente, raggiungendo il nostro tavolo.
Non accennò al diverbio della notte prima con il loro manager, e io neanche.

– Fa caldo, siamo in Australia… Che ne pensate se ci facciamo un giro al mare? – propose Tré, dopo mangiato.
Accogliemmo la proposta volentieri, con allegria.
– Bene, prendiamo le cose e andiamo allora! – disse Tré, poi rise – Spiaggia, mare, ragazze… Aspettatemi! –

Scendemmo dall’auto, richiudendoci le portiere alle spalle, e ci incamminammo in una stradina che attraversava una piccola pineta che si stagliava davanti a noi.
Già dopo pochi passi, tra le rigogliose fronde verdi e i tronchi, intravidi il litorale: una striscia di sabbia bianca, candida, si estendeva a pochi passi da noi, e dopo questa l’azzurro cristallino, profondo, del mare, con miliardi di sfumature che andavano dal verde-acqua all’azzurro al celeste al blu oltremare… Mentre il sole creava sulla superficie leggermente increspata dell’acqua meravigliosi giochi di luce.
– Wow… – mormorai.
– Stupendo, vero? – chiese Mike.
Annuii.
Sì, era tutto fottutamente stupendo.
Stupendo il tempo, stupendo il panorama, stupendo il posto, e soprattutto era stupendo essere lì con loro.
Tré iniziò a correre urlando verso la spiaggia, rompendo la tranquillità del luogo, mentre Billie lo imitava. Io e Mike ci guardammo ridendo, e ci unimmo divertiti agli altri due, irrompendo sulla calda e soffice sabbia.
Era ancora abbastanza presto, e probabilmente sia per questo motivo, sia perché la spiaggia, benché meravigliosa, fortunatamente non era delle più note e affollate, non c’era nessun altro all’infuori di noi.
– Non c’è nessuno neanche ‘sta volta? Niente ragazze? – chiese Tré.
– Tré, mi sa dovrai rassegnarti a non dare spettacolo… E poi è meglio poter fare quel cazzo che vogliamo senza mille persone attorno, che magari si accorgono che siamo i Green Day e allora apriti cielo! You know… E devi sperare che nel caso siano “solo” fans, perché se ci trovi anche paparazzi, giornalisti e tizi vari puoi dire addio alla tua fottutissima giornata di sano fancazzismo e divertimento… – rise Billie.
– Già… E magari è la volta buona che la smetti di fare il coglione con tutte le tipe che vedi in spiaggia come l’ultima volta… – commentò Mike, trattenendo una risata.
– Ma io non ho fatto il coglione con… – cercò di ribattere il batterista.
– No, vero? – lo interruppe Billie, ironico.
– E vabbè, avete ragione voi… Però due contro uno non vale! – ribatté facendo finta di mettere il broncio.
– Eddai, Tré, lo sai che a noi piaci proprio perché sei così come sei, coglionaggine inclusa! – disse Billie.
– Poi magari qualcuno arriverà… E nel caso noi ci divertiremo a vederti in azione! – rise il bassista, seguito da me e Billie.
– Ok… – disse Tré – Beh, ma che cazzo stiamo aspettando? Perché siamo ancora qui come quattro deficienti? – urlò poi, ridendo.
Quindi buttò per terra lo zaino, si levò velocemente maglietta e pantaloni e corse verso l’acqua, buttandocisi dentro.
– Qui si sta da Dio! Hey, che cazzo aspettate a venire? – ci urlò.
Billie e Mike buttarono a loro volta gli zaini mezzi vuoti accanto a quello di Tré e si spogliarono anche loro, restando in costume.
Io invece rimasi immobile come un’emerita cogliona, fissandoli, osservando loro, le loro espressioni, i loro corpi fottutamente magnifici, i loro tatuaggi che mi avevano sempre attratto e incuriosito, mentre il mio cervello iniziava a fare ragionamenti senza un apparente senso logico… Ancora in stato di trance, notai che Billie Joe mi si avvicinò, guardandomi con quei suoi grandi occhi verdi, incontrando il mio sguardo perso, come incantato, che si rifletteva nel suo…
– Hey… Ema? Ema, ci sei? –
– Eh? – dissi, col tono di una che si è appena ridestata – Ah… Sì, sì, ci sono! –
– Alright darling… – mi sorrise, scompigliandomi i capelli.
Sorrisi anch’io, cercando di risvegliarmi completamente da quello stato di trance, mentre pian piano il mio cervello riprendeva a far ragionamenti con un qualcosa che poteva essere definito “senso logico”…
Buttai quindi anch’io il mio zaino accanto agli altri tre, mi svestii, e corsi insieme a Billie e Mike verso l’acqua verde-azzurra, cristallina, che ci attendeva invitante. Raggiunta la riva, ci buttammo tutti e tre, generando vari spruzzi che raggiunsero Tré, che ci schizzò a sua volta, ridendo e imprecando perché ne aveva bevuta un po’.
Sin da appena entrata, venni subito accolta da quell’acqua meravigliosa, limpida, che mi accolse con la sua fresca carezza, refrigerandomi dalla calura…
Già, qui faceva davvero caldo, era piena estate… E pensare che qualche ora prima i miei amici dall’Italia mi avevano ricordato il freddo che c’era lì e mi avevano detto che aveva iniziato anche a nevicare nel Nord… Mi venne in mente che, se tutto fosse stato come al solito, in quel momento probabilmente avrei dovuto essere seduta dietro un banco di scuola, a Milano… Ma invece io adesso ero lì, nell’acqua del mare Australiano (anzi, dell’Oceano…), e i tre che si stavano spruzzando e saltando addosso ridendo come ragazzini davanti a me erano niente di meno che i Green Day. Sì, ero in Australia, per suonare e divertirmi con i membri della mia fottutissima band preferita, quella che riusciva sempre a comunicarmi qualcosa con le sue canzoni e con i suoi ideali, che, con le sue canzoni, mi aveva aiutato mille volte nei momenti difficili, che mi aveva insegnato a non arrendermi, a continuare sempre ad essere me stessa, affrontando le difficoltà, ma anche che mi aveva fatto vivere momenti meravigliosi, indimenticabili, che mi aveva fatto conoscere gente stupenda, che indirettamente aveva migliorato la mia vita in mille modi diversi, ed ora stava cambiandomela in meglio direttamente
Adesso io ero lì con loro.
Ci conoscevamo, cioè, loro mi conoscevano da poco più di 48 ore, e già mi trattavano quasi come se fossimo vecchi amici.
Era… Era straordinario…
Era tutto dannatamente stupendo…
E quasi non mi rendevo ancora conto che fosse tutto reale.
Un’ondata di fredda acqua salata in faccia mi fece tornare di colpo alla realtà, riscuotendomi dai miei pensieri e dalle mie riflessioni appena in tempo per intravedere qualcosa, o meglio, qualcuno, che identificai poi come Billie, saltarmi addosso, ma non abbastanza in tempo per scansarmi.
Quello che vidi l’istante successivo fu il fondale sabbioso sotto di noi, dei movimenti confusi, probabilmente i nostri, e l’acqua marina, della quale, presa alla sprovvista, ingurgitai un sorso. Rimasi sotto per un tempo indeterminato, forse un paio di secondi, per poi tornare a galla, respirando a pieni polmoni, tossendo e sputando acqua salata.
– Ma che cazz… – fu la prima cosa dissi.
Cercai di guardarmi attorno, con ancora la vista annebbiata dall’acqua. Come la gola, anche gli occhi mi bruciavano terribilmente, e li strizzai più volte, cercando invano di far passare il bruciore e recuperare la vista.
– Billie! – urlai, appena misi a fuoco – Cazzo, sei un coglione! –
Per tutta risposta, lui continuò a ridere.
Tossendo, gli sputai addosso dell’acqua che mi era rimasta in gola.
Fece una bracciata, riavvicinandosi a me, smettendo di ridere e mettendosi una mano davanti alla faccia a mo’ di scudo, lasciando però che l’intravedessi.
– Hey… Ti ho fatto male? – chiese cautamente.
– No, ma mi hai solo fatto prendere un colpo, scemo! – risposi, ancora tossendo, con un tono che voleva essere arrabbiato, ma che lasciava trasparire i segni di un’imminente risata.
– Scusa… Non volevo… Davvero, non era mia intenzione –
Abbassò la mano e mi fissò sincero, con quei suoi occhi di smeraldo che riflettevano l’immensità marina che si estendeva intorno a noi.
– Ok… Ti scuso… Ma prima… –
Interruppi di colpo la frase, lasciandola in sospeso e buttandomi addosso al chitarrista, ripetendo ciò che lui aveva fatto prima con me, ma invertendo le parti.
Pochi istanti dopo, anche lui ritornò in superficie tossendo e sputacchiando, con gli occhi un po’ arrossati, come i miei, stupito e un po’ stordito.
– Hey, asshole! – furono le prime parole che mi rivolse, ridacchiando.
Poi, mi sentii afferrare una gamba. Mi voltai di scatto e lo vidi scoppiare a ridere.
– Cretino! Adesso che diavolo vorresti fare? – dissi con un tono divertito.
Nel frattempo Tré ne approfittò per afferrarmi un braccio, ad un suo cenno, e poco dopo Mike mi afferrò anche l’altro.
Non riuscivo a divincolarmi.
Oh merda.
Mi avevano immobilizzato.

– No, davvero! Cretini, che diavolo volete fare? Lasciatemi giù, stronzi! –
Questa volta il mio tono era anche un po’ spaventato, vedendo che i miei tentativi di liberarmi da quella posizione erano vani.
In tutta risposta, i tre risero, mentre Billie mi bloccava definitivamente anche l’altra gamba.
Imprecai: adesso iniziavo davvero ad avere un po’ paura…
Ruotai leggermente la testa e guardai fugacemente verso la riva: non era arrivato nessuno, eravamo solo noi quattro.
Oh cazzo.

Mi sentii in trappola.
– Si può sapere che cazzo volete farmi? – urlai, ripetendo la domanda per la terza volta.
Provai a divincolarmi per l’ennesima volta, ma con risultati addirittura peggiori dei precedenti, per quanto potesse essere possibile.
Mille idee, mille dubbi, mille paure attraversarono la mia mente.
Alzai di nuovo la testa, tremando, e mi guardai intorno, smarrita, completamente smarrita, incrociando lo sguardo di Billie.
Mi sorrise, sostenendo il mio sguardo, e allentando leggermente la presa che mi immobilizzava le gambe, impedendomi però comunque di liberarmi.
Stronzo.
– Hey… Don’t worry! Non hai niente di cui dover aver paura! – mi disse poi, con tono pacato.
Lo fissai con aria interrogativa, ancora smarrita.
Mi mancava quasi il respiro, sia per gli sforzi inutili fatti per cercare di liberarmi, sia per la posizione in cui ero, sia per l’ansia, il disorientamento, e il timore che avevo, nonostante lui mi avesse detto di non averne e la sua frase mi rimbombasse nelle orecchie, non riuscendo però a rassicurarmi molto.
Ad un tratto, Billie fece un segno a Mike e Tré, che mi lasciarono le braccia, mentre lui eliminava la pressione che esercitava bloccandomi le gambe.
Nel momento in cui fui di colpo libera, persi l’equilibrio, ribaltandomi e cadendo sott’acqua.
Annaspai cercando di riacquistare l’orientamento, combattere contro l’acqua che mi era entrata nuovamente nel naso, nelle orecchie, negli occhi e nella bocca, e tornare in superficie. Ad un tratto sentii due braccia afferrarmi saldamente per la vita e riportarmi su.
Un secondo dopo rividi finalmente la luce del sole e potei respirare, saziando i miei polmoni avidi d’aria, che arrivava loro insufficiente da un po’ di tempo a quella parte, all’incirca da quando Billie, Mike e Tré mi avevano bloccato in quella “strana” posizione, fino a che era stata sostituita dall’irritante acqua salata…
Ancora una volta tossii sputando l’acqua ingoiata e mi strofinai gli occhi per eliminare il velo che mi impediva la vista.
La prima cosa che il mio sguardo incontrò fu il suo, in cui lessi pazzia, divertimento, ma anche conforto e forse un po’ di preoccupazione.
Mi accorsi di essere praticamente abbracciata a Billie Joe. Sentivo le sue braccia intorno alla mia vita che mi sorreggevano, la sua pelle, bagnata, irresistibile, con i suoi tatuaggi bellissimi e significativi, a contatto con la mia. I suoi occhi erano fissi nei miei, probabilmente in cerca di un qualche segno.
Ebbi un tremito.
Grazie, stronzo – gli dissi.
– Figurati… E di che? – rise, con quella sua risata adorabile, facendo spallucce.
Lo odiavo quando faceva così.
Lo odiavo perché non riuscivo ad odiarlo.
Lo so, sembrava una cosa senza senso, ma nella mia mente ne aveva eccome…
Gli sorrisi, abbracciandolo anch’io.
– Comunque, davvero… Non volevo… – alzò lo sguardo cercando quelli di Mike e Tré, poi continuò – Non volevamo farti niente di male, prima… –
Niente di male… da che punto di vista? – chiesi ridendo.
– Non so… You know… Dal mio… Da quello di Mike e di Tré… You know… Forse… Sì, anche dal tuo penso… –
– Ok, ma bloccandomi così mi avete un po’… come dire? Spaventata? –
– I didn’t want it, darling… –
Ok, my dear assholes… – sorrisi.
– Prima o poi mi farete venire un accidente! – aggiunsi dopo una brave pausa, ridendo.

Uscimmo dall’acqua tremando, sia per la differenza di temperatura, sia, soprattutto, per il vento che, seppur leggero, sferzava, parendoci ora gelido, i nostri corpi. Corremmo verso i nostri zaini e, tirati fuori degli asciugamani da spiaggia, ci buttammo sopra questi, lasciandoci cadere, stanchi dopo quella che probabilmente era stata qualche ora in cui avevamo fatto gli scemi, scherzato e nuotato.
Quei tre erano proprio degli eterni ragazzini!
Prima o poi mi avrebbero procurato un accidente, sì, ma non mi divertivo così da un’eternità!
Guardai in alto, sovrappensiero: il sole era ormai sopra di noi, doveva essere, a occhio e croce, circa mezzogiorno.
– Mangiamo qualcosa? – propose infatti Tré.
Accettammo all’unanimità, mentre Tré iniziava già a tirare fuori dallo zaino degli enormi panini, imitato poco dopo da tutti, per poi passarci quattro bottiglie di birra, una a testa.

Finito di bere e mangiare (anche sarebbe più corretto dire “divorare”), ci sdraiammo sulla sabbia, facendoci accarezzare dai raggi di sole, per riposarci un po’ prima di riprendere a fare i cosiddetti “scemi”.
Quindi, tirai fuori dallo zaino il mio carissimo lettore MP3, mi infilai le cuffie, impostai la riproduzione casuale, premetti il tasto Play e chiusi gli occhi, facendomi trasportare dalla musica, che raggiunse subito il mio cuore, la mia anima, i miei pensieri…
Dopo 4 o 5 brani, iniziò un brano live bootleg: lo capii subito dall’atmosfera di sottofondo dei primi secondi. Poi, attaccò la chitarra. Riconobbi subito di che brano si trattava: Jaded.
Quando sentii la voce di Billie dire “All right… Milano!!” il mio cuore si fermò per un secondo, riportando con sé i mille ricordi di quella sera… Aprii gli occhi e detti una veloce occhiata al display dell’MP3: “Green Day – Jaded (Live in Milan 2005)” lessi mentalmente. Ah, quanto avrei voluto anche nel 2005 andare a vederli, ma ero ancora “troppo piccola” e avevo scoperto troppo tardi del concerto, e me l’ero perso… Deglutii, scacciando quel pensiero e cercandone altri che mi facessero star meglio, e avevo solo l’imbarazzo della scelta!
Poi, la canzone terminò e Billie iniziò a presentare i membri della band… Scacciai i pensieri dalla mente concentrandomi su quello: di solito ci metteva sempre qualche battuta… Era la prima volta che ascoltavo quel brano, l’avevo caricato sull’MP3 appena due giorni prima dell’improvvisa partenza con loro, ma ero sicura che ce ne aveva messa qualcuna…
“Ladies and gentlemen...” continuò la voce di Billie registrata, tra le urla “originally from Milano, Italy...”
Per un attimo rimasi confusa: un musicista dei Green Day di Milano?
“Ladies and gentlemen, the best fuckin' drummer in rock n' roll... Mr. Tré Cool!!”
Mi venne istintivamente da sorridere.
Cosa non si inventavano quei tre, per coinvolgere noi, il loro pubblico.
Seguirono mille applausi e urla, poi la voce di Billie aggiunse “...And my name is Cazzo!
Sgranai gli occhi: non ero convinta di aver sentito bene. Tornai indietro di qualche secondo e riascoltai.
Sì, l’aveva detto davvero, non l’avevo solo immaginato!
Solo Billie Joe e i Green Day potevano venirsene fuori con qualcosa del genere, o con tutte le altre cose che dicevano ai vari concerti… Ed era anche per questo che li amavo.
Scoppiai irrimediabilmente a ridere.
Sentii un’ombra sopra di me; aprii gli occhi e vidi Billie, girato dalla mia parte, che mi guardava. Probabilmente non aveva capito perché diavolo avessi iniziato a ridere così, senza un motivo che lui potesse comprendere.
– Hey, ciao Mr. Cazzo! – lo salutai allegra, ancora ridendo.
– What? – chiese lui, non capendo.
– Ehm… Mr. Cazzo! Mr. Dick in English… –
Sgranò gli occhi.
– Da… Da dove l’hai tirata fuori questa? – mi chiese poi ridendo.
– Veramente l’hai tirata fuori tu, al concerto di Milano il 16 gennaio 2005, dopo aver presentato Tré, Mike, Jason e tutti gli altri… Alla fine sei uscito con un “And my name is Cazzo!” –
– Ah… già… – rise – Una delle parole italiane che mi ero fatto insegnare! –
– Se vuoi te ne insegno altre io, poi… Ce ne sono parecchie che potresti imparare… – proposi allegra, con una leggera nota maliziosa nella risata.
– Oh, thanks –
– Ma figurati, è un piacere – risposi, mentre ridevamo ancora.
E quindi… il mio nome è Cazzo…
– Già –
In quel momento un rumore, che identificai come il mio cellulare che suonava, ci interruppe.
Guardai il display.
Oh shit! – commentai.
– Che c’è? –
– È quella stronza della Beatrice… Ma che cazzo vuole? – dissi irritata, mentre stavo per rifiutare la chiamata.
– Hey! Aspetta, non mettere giù, mi è venuta un’idea! – disse ad un tratto Billie – È quella testa di cazzo che ti sta sulle palle, quella a cui hai tirato un pugno prima di partire, giusto? –
Annuii.
– Com’è che si chiama, scusa? –
– Beatrice… –
– Beatrice – ripeté lui, con il suo buffo accento Americano.
Lo guardai perplessa, non capendo quale strana idea stesse attraversando la sua mente.
– Fa’ rispondere me – disse poi – Metto in vivavoce… Preparati che c’è da ridere adesso –
Ancora non avevo capito cosa volesse fare, ma gli passai comunque il telefono.
– Hello! – rispose Billie.
– Eh? Pronto? – sentii la sua voce sguaiata dall’altro capo del telefono.
– Yeah, hello! –
– Scema smettila di fare la deficiente e parla con la tua voce di merda, e in Italiano, cazzo! –
Trattenni a stento una risata a tradussi a bassa voce a Billie ciò che aveva detto, facendo in modo che Beatrice, dell’altro capo del telefono e dell’emisfero, non mi sentisse.
– Oh, I can’t, I’m sorry. Can YOU speak in English, please? – chiese Billie, facendo finta di essere educato, trattenendo in realtà un’enorme risata.
– Cos’è, pensi di fare la superiore? Guarda che lo so anch’io l’Inglese eh… – ribatté lei, in un’Inglese molto sgrammaticato, da ignorante qual’era.
– That’s ok – mentì lui.
– Ok, però adesso ascoltami bene, stronza… Non è che se te lo dico in Inglese cambia il senso eh… Ema, sfigata di merda, dove cazzo sei che ti devo menare? –
– I’m not Ema –
– E chi cazzo sei allora? –
– I’m Mister Cazzo – disse Billie.
Il suo tono risultò serio, e riuscì a nascondere alla perfezione le risa, che anch’io ormai facevo davvero molta fatica a trattenere.
– Sì, e io sono figa, lo so – rispose sghignazzando volgarmente.
– No, really, my name is Mr. Cazzo! –
– Ma va’ a cagare, va’… – continuò nel suo sguaiato inglese maccheronico – Almeno sei figo, Cazzo? –
Io e Billie stavamo scoppiando a furia di trattenere le risate.
– Oh, certo… Più di te sicuramente, cara
– Ok, sarai figo ma non più di me –
– Scommettiamo? –
– No, tanto ho ragione io –
– Secondo me sai che perderesti la scommessa invece – provocò lui, avendo capito il tipo che era.
– No… È solo che non vorrei avvilirti, caro Cazzo, poi mi verrebbero i sensi di colpa, sai, se tu non potessi più usare il tuo cazzo di nome… – si fermò un attimo, sghignazzando da sola – Perché io posso, tu no. –
E cos’è che potresti, idiot bitch? – chiese, provocandola ancora, cercando di controllare la sua voce e tenere a bada le risate – Succhiarmelo, per caso? – aggiunse poi.
Guardai Billie, abbastanza sorpresa, anzi, neanche molto sorpresa.
Anche la sua faccia era buffa: tra poco sarebbe scoppiato a ridere, come stavo per fare io. Mi tappai velocemente la bocca con una mano per soffocare le risa e continuai ad ascoltare.
– Sì, io posso tutto. – disse poi, dopo qualche secondo di silenzio – Però mi sa tanto che sarai tu a dovermela succhiare, perché io sono più figa, te l’ho detto. –
– Ma vaffanculo, motherfucker, che qualcuno ti… che qualcuno ti impali, stronza, troia del cazzo! – rispose Billie, con una nota di cattiveria nella voce.
Scoppiò a ridere, seguito a ruota da me.
Da dove l’aveva preso quel “che qualcuno ti impali”?
Boh, comunque fosse, era perfetto per quella stronza.
La voce di Beatrice ribatté sguaiatamente qualcosa in dialetto, dall’altra parte del telefono, ma Billie le chiuse bruscamente la telefonata in faccia, mentre quasi ci rotolavamo per terra dal ridere e ci davamo il 5.

   
 
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