II –
Hope
Quando finirono di disfare
almeno in parte le loro valigie e si furono rinfrescati un po’ per combattere il
caldo di agosto, si rilassarono sul divano in soggiorno, aspettando il ritorno a
casa di Anthony.
Jordi era lievemente più
tranquillo, forse per il fatto che Helena fosse ancora occupata nella
preparazione del pranzo. Sapeva però che prima o poi avrebbero dovuto parlare.
Aveva una settimana di infiniti momenti per parlare che lo aspettava,
maledizione!
Brian era ancora molto
teso e Jordi poteva sentirlo e vederlo dato che era accanto a
lui.
Era infatti seduto con la
schiena dritta contro lo schienale del divano e le mani sulle cosce, gli occhi
fissi sulla televisione accesa ma che nessuno dei due stava
guardando.
Il biondo appoggiò la
testa sulla sua spalla e, come aveva fatto sul treno, prese una sua mano
stringendola forte.
Il ragazzo lo guardò e
sorrise lievemente – Sta tranquillo. Sto bene. – gli
disse.
- Guarda che sono io
quello che dovrebbe essere nervoso eh…- rispose Jordi,
ironico.
Brian scosse la testa
però, serio – Tu non conosci mio padre. Con me a Natale sembrava un'altra
persona. Ma non ho idea di come si comporterà oggi. Con noi due qui, insieme. –
Il biondo annuì, capendo
perfettamente il pensiero del proprio ragazzo, ma non sapeva esattamente cosa
sarebbe stato più giusto dire. A toglierlo da quell’impiccio fu il rumore della
chiave che veniva girata nella serratura della porta.
Sentì immediatamente la
mano di Brian stringere la sua più forte.
Da quando lo conosceva, e
da quando stavano insieme, l’aveva visto raramente così nervoso e
emotivo.
Entrambi voltarono lo
sguardo verso l’entrata che era ben visibile dall’arco che la divideva dal
soggiorno.
Un uomo sui cinquant’anni.
Capelli brizzolati, alto più o meno sul metro e ottanta.
Poteva sembrare un uomo
come tanti che se ne vedevano in giro, ma quando si voltò verso di loro e vide i
suoi occhi, capì che non c’era alcun dubbio.
Era il padre di Brian.
Occhi come quelli del suo ragazzo gli avrebbe riconosciuti
ovunque.
E quelli avevano la stessa
tonalità, la stessa lucentezza. Forse erano solo più tristi, più
vecchi.
- Eccolo…- un sussurro di
Brian ci pensò a farlo rinsavire.
Non si era neanche accorto
di aver guardato l’uomo a bocca aperta per qualche lungo
secondo.
- Jordi, guardami. – la
voce del ragazzo sembrava nervosa.
Il biondo si voltò
velocemente verso di lui, trovò lo sguardo duro di Brian ad
aspettarlo.
- Jordi, ascoltami bene.
Non fargli credere che sei più debole di lui. Ha l’abitudine a prendere il
sopravvento sulle persone che indugiano parlando con lui. –
Quelle parole così serie
non fecero certo tranquillizzare il ragazzo che si chiese perché diavolo Brian
non gliene avesse parlato prima.
Almeno avrebbe avuto un
po’ di tempo per organizzarsi!
Ma non c’era più tempo
perché Brian si alzò con uno slancio dal divano e, prendendolo per il braccio,
tirò su anche lui.
E cazzo, sembrava che
stavano per andare ad affrontare chissà quale strano e pauroso
mostro!
Si sentì un po’ meglio
quando la mano del più grande scivolò dal suo avambraccio alla sua mano,
stringendola forte.
- Ciao papà…- Brian guardò
l’uomo davanti a se, passando sotto l’arco che divideva i due locali e cercando
di sorridere.
- Ciao Brian…- il tono di
Anthony era stranamente all’erta. Come aveva fatto sua moglie non conservò più
di qualche secondo lo sguardo su suo figlio, ma lo usò subito per studiare il
ragazzo che si trovava pochi passi dietro di lui.
- Papà…lui è Jordi, il mio
ragazzo. Jordi…lui è mio padre. – Brian fece le presentazioni, dopo essersi
schiarito la voce con un leggero colpo di tosse. Facendo forza sulla mano che
del biondo che teneva stretta lo portò accanto a se, facendolo fronteggiare con
il padre.
Jordi deglutì, prima di
allungare la mano verso l’uomo che continuava a studiarlo. E Dio, sembrava una
pratica familiare, quella di studiare in quel modo le persone, ora lo aveva
capito!
Anche Brian, quando teneva
per troppo tempo lo sguardo su di lui, come se volesse leggergli dentro tutto
quello che stava pensando, faceva lo stesso maledetto
effetto.
- Piacere Signor Mayer…-
disse, cercando di seguire il consiglio che gli aveva dato poco prima il suo
ragazzo.
Non era per niente facile.
No, per niente.
Anthony indugiò un po’,
anche se aveva visto benissimo il braccio del ragazzo tendersi verso di lui. Per
un secondo Jordi pensò che non gliel’avrebbe stretta.
Immaginò Brian che si
arrabbiava, perché suo padre rifiutava di stringere la mano al suo ragazzo.
Immaginò una lite, anche se al momento nella sua testa l’idea che Anthony
potesse urlare era molto remota e indefinita.
Poi immaginò loro due che
rifacevano i loro bagagli e tornavano in stazione per tornare a casa, a New
Orleans, alla vita di prima.
Per un secondo, solo per
un secondo, sperò che tutto quell’immaginare si realizzasse.
Si sentì uno schifo
l’attimo dopo averlo pensato. Brian avrebbe sofferto se una cosa del genere
fosse successa.
Quindi fece un
impercettibile sospiro di sollievo quando Anthony, spostando prima la valigetta,
che ancora non aveva posato, dalla mano destra a quella sinistra, gliela
strinse.
Potè sentire la mano di
Brian, che teneva la sua sinistra, stringersi intorno ad
essa.
Brian ora era più calmo,
quindi lo era anche lui.
Il signor Mayer comunque
gliela strinse per pochi secondi, prima di lasciargliela nuovamente
libera.
Fece un lungo respiro e
posò a terra la valigetta, giusto in tempo per l’arrivo della moglie che la
riprese e la portò in una stanza lungo il corridoio.
Jordi immaginò che fosse
il suo studio.
Capì anche che era una
casa in cui erano molto importanti i ruoli.
Donna casalinga. Uomo che
torna da lavoro stanco e sua moglie che deve servirlo e riverirlo per i suoi
giorni di fatica per il bene della casa e dei figli.
Per quanti sforzi facesse
non riusciva a vederci Brian in quella situazione familiare.
Lui era
diverso.
Per la prima volta pensò
ad un Brian adolescente, e provò la strana voglia di averlo conosciuto
prima.
La voglia di essere stato
lui, il suo primo amore.
La voglia di essere stato
lui ad aiutarlo quando la vita aveva iniziato a metterlo di fronte ai primi
problemi.
Si diede dello stupido un
secondo dopo.
L’importante era che Brian
aveva avuto un aiuto quando gli era servito. Era stato Christian quell’aiuto e
non avrebbe mai smesso di ringraziarlo.
- Jordi…che nome strano.
Di dov’è? – la voce profonda di Anthony arrivò a distoglierlo dai suoi patetici
pensieri.
Si schiarì la voce – È un
nome spagnolo. Mia madre è originaria di Valencia. – rispose, facendo pochi
passi in avanti.
Non voleva sembrare
intimidito dalla sua figura. Voleva fronteggiarlo alla
pari.
- Ah certo, capisco.
Qualche anno fa sono andato in Spagna, per lavoro. Bel posto. - disse Anthony, guardandolo di sottecchi.
Il ragazzo annuì – Molto
bello. – concordò.
Helena ritornò all’entrata
dove si trovavano i tre uomini e allora il marito gli diede
attenzione.
- Helena, è pronto il
pranzo? – chiese infatti.
- Si caro, è tutto in
tavola. Aspettavamo solo il tuo ritorno. – rispose la
donna.
Brian riconobbe le stesse
parole che diceva quando era più piccolo, quelle poche volte in cui riuscivano
ad incontrarsi a pranzo.
- Bene, allora andiamo a
pranzare. – decise l’uomo, togliendosi solo allora la giacca blu notte che
indossava sopra una camicia bianca ed una cravatta anch’essa
blu.
Jordi non aveva mai capito
come facessero gli uomini d’affari a vestirsi in giacca e cravatta anche con
quel caldo!
Si avviarono tutti in
cucina dove Helena aveva preparato una bella tavola con una tovaglia rosa
salmone e piatti di porcellana pronti all’uso.
Brian riconobbe il
servizio buono delle grandi occasioni, e fece un leggero sorriso al pensiero che
per Helena quella era una grande occasione.
Si sedettero a tavola.
Anthony a capo tavola.
Helena si sedette alla sua sinistra, dopo che ebbe riempito tutti i piatti con
dell’ottimo cibo. Brian alla sua destra e Jordi accanto al suo
ragazzo.
Dopo un “Buon Appetito”
generale, iniziarono a mangiare in silenzio.
Brian iniziò a muovere
nervosamente il piede a terra e Jordi se ne accorse, dato che le loro cosce si
toccavano appena.
Mise una mano sulla gamba
del ragazzo per dirgli di stare fermo. Lo faceva
innervosire.
Si lanciarono uno sguardo,
ma Brian non lo trattenne a lungo.
- Beh papà…come mai ancora
a lavoro? – chiese, dopo essersi pulito la bocca con il tovagliolo di stoffa
bianca ed averlo ripiegato accanto al piatto per metà ancora
pieno.
Non aveva molta
fame.
Anthony si voltò verso di
lui – Sono il presidente. Ho delle responsabilità. Non posso lasciare il lavoro
per andarmene in vacanza quando c’è più bisogno. – gli disse, dopo aver ingoiato
il boccone – E questo è un momento molto buono per l’azienda. –
Jordi lesse un po’ di
rivendicazione in quelle parole. Rivendicazione sul fatto che suo figlio avesse
rifiutato di seguire il lavoro di suo padre e di suo
nonno.
E Brian sapeva che quella
era una cosa che non gli avrebbe mai perdonato, perché aveva dovuto ripiegare su
suo cugino Laurence come suo successore. E diciamo che Laurence non era
esattamente l’uomo più furbo della terra.
Brian comunque annuì,
facendo un leggero sorriso – Sono contento. –
Anthony annuì, ma continuò
a guardarlo solo per un secondo, prima di dedicare la propria attenzione al
biondino.
- Allora Jordi, tu cosa
fai? Studi o lavori? – chiese, posando gli avambracci sul bordo del tavolo e
sporgendosi un po’ in avanti.
Jordi alzò lo sguardo e
ingoiò il boccone che si era appena portato alla bocca.
- Studio. Frequento la
facoltà di Lettere all’università di New Orleans. La stessa che ha frequentato
Brian. Ho appena finito il primo anno. – rispose, abbozzando un sorriso
cortese.
- Si, infatti sembri molto
giovane. – osservò l’uomo, ancora con gli occhi verdi puntati su di lui.
L’espressione però era
seria e fredda.
- Compirò vent’anni il 25
Agosto*. – rispose Jordi, annuendo.
Helena si intromise nel
discorso allora – Oh, è tra pochissimi giorni. – commentò.
- Deve aver fatto davvero
molto caldo quel giorno…- disse poi, con un leggero sorriso
materno.
Jordi si sentì felice di
quell’espressione diversa da quella con cui lo aveva
accolto.
- Brian invece è nato il
10 Luglio** però ha trovato un’alluvione ad aspettarlo! – fece poi, con un
sorriso divertito, guardando teneramente il figlio che ricambiò il sorriso, un
po’ imbarazzato.
Jordi si irrigidì,
spalancando gli occhi.
Il 10 Luglio. Il dieci
luglio Brian aveva compiuto 25 anni e lui…lui dov’era?
Si chiese come l’avesse
passato il suo compleanno e pensò che fosse sicuramente in compagnia di Jacob e
Bert.
Oppure, conoscendolo, non
lo aveva neanche detto a qualcuno che era il suo
compleanno.
Si pentì di non essere
stato con lui quel giorno. Si pentì ancora ed ancora di aver lasciato quel
messaggio in segreteria.
- Ehi Jo, che hai? – gli
chiese con le sopracciglia aggrottate Brian, che quando si era voltato verso di
lui lo aveva trovato con quella strana espressione sulla
faccia.
Jordi si riprese e abbozzò
un sorriso – Niente niente. Allora pioveva quando sei nato? Quando sono nato io
faceva davvero tanto caldo, ha ragione Signora Mayer. – annuì, voltando lo
sguardo verso la donna ma cercando la mano di Brian sotto il
tavolo.
La strinse quando la trovò
abbandonata sulla coscia.
Brian lo guardò ancora,
preoccupato, non facendosi abbindolare dalla maschera serena che aveva messo su
il suo ragazzo.
Jordi vide la donna
sorridere – Ho detto che puoi chiamarmi Helena! – fece poi, con una voce
fintamente severa.
Le sorrise e annuì –
Certo. Helena. –
Anthony lasciò correre lo
sguardo tra sua moglie e l’ospite.
Poteva vedere che a Helena
piaceva già quel ragazzo.
Anche Christian gli era
subito piaciuto. Era stata lei a farlo entrare dentro la loro
casa.
Era così ingenua a volte
sua moglie! E ci era voluto così poco per abbindolarla!
Qualche sorrisino da parte
di quel ragazzino dagli occhi verdi e dolci ed era
capitolata.
Ma Helena aveva mantenuto
la parola data al figlio a Natale.
Qualsiasi scelta avesse
fatto nella sua vita, lei lo avrebbe appoggiato, e quando vide il modo in cui
suo figlio guardava Jordi, non gli sembrò poi tanto difficile
accettarlo.
Si chiese perché invece
lui non riuscisse ad arrendersi all’idea che suo figlio fosse così. Non riusciva
a capire cosa non andasse in lui. Non sopportava quella
situazione.
Si alzò di scatto, facendo
graffiare la sedia sul pavimento provocando un fastidioso rumore.
Mormorò un veloce
“Scusate” e uscì dalla cucina andando a chiudersi nel suo
ufficio.
Brian guardò ad occhi
spalancati la porta dalla quale era appena uscito suo padre, poi si alzò anche
lui, lasciando la mano del suo ragazzo e uscì anche lui dalla
stanza.
Lo avrebbe aiutato a
capire e sperò solo di riuscirci.
[to be continued…]
* Ho scelto il 25 Agosto
per il compleanno di Jordi in onore di Gene Simmons dei Kiss [ricordate la
lingua chilometrica? xD] e Tim Burton <3 il mio regista preferito
<3<3
** Invece per Brian il 10
Luglio, il giorno di nascita di Gale Harold, l’interprete di Brian Kinney nella
serie Queer As Folk! *o* se non sapete chi è vi consiglio di andare a vedere,
non ne rimarrete deluse *sbav* xD <3<3
Eccomi tornata con il
nuovo capitolo! Salve a tutti miei cari!
Sono davvero contenta che
piano piano tutte le persone che seguivano I Will Never Give Up stanno tornando
per il seguito. Grazie davvero, davvero tanto! *o*
I problemi, ovviamente,
non si fanno attendere. Come si era capito è Anthony quello che li crea! =( che
palle a volte ‘sti padri! xD
Ci avete azzeccato tutti
nei commenti. La “presenza” di Chris si sentirà parecchio, anche perché diciamo
che non potevo lasciare la sua storia ferma nel vuoto, dopo quello che è
successo precedentemente. Comunque ci saranno vari problemi che i nostri
Bri&Jo dovranno affrontare!
Grazie a tutti quelli che
hanno commentato! <3<3
Bacioni
Vale