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Autore: Silverdog    04/07/2005    0 recensioni
Scritta in un brutto momento... parla di come ci si sente quando si rimane tanto tempo chiusi in una stanza...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN GIORNO COME TANTI

UN GIORNO COME TANTI

 

Un giorno come tanti, un pomeriggio come un altro. Stava fermo a fissare il cielo al di fuori della finestra. Sfiorava il vetro con le dita, soffiò sul vetro e cominciò a disegnare sull’alone che si formava… amava fissare ogni piccolo fiocco di neve che candido cadeva appoggiandosi a terra delicatamente, quasi avesse timore di ferire il terreno sottostante, asfaltato. La neve si sporcava di marrone, lui continuava a scrutare il cielo, sorrideva, con la mano appoggiata sul vetro. Sorrideva, mentre una lacrima gli rigava il viso di porcellana, perfetto, gli occhi verde scuro brillavano, illuminati dalle lacrime che non si fermavano.

Soffiò di nuovo sul vetro e disegnò di nuovo, lo fece più e più volte, assente. Sì lui non c’era.

Si alzò, per andarsi a sedere sul pavimento freddo, con la schiena appoggiata al muro… con gli occhi aggrappati ad un sogno. Cominciò a scrutare le pareti spoglie della stanza.

Un letto. Un Armadietto bianco.

La camera piccola, molto piccola, bastavano loro tre a riempirla… bianca… era tutto bianco.

La porta di acciaio perennemente chiusa.

_ Parlami, dimmi qualcosa… so che puoi dirmi qualcosa _

Si alzò e cominciò ad accarezzare un cane, dal pelo bianco, pulito, morbido.

_Parlami, ti prego non ignorarmi, tu sei mio amico l’unico amico._

L’abbracciò aveva il pelo veramente morbido, soltanto toccarlo era un piacere per la sua mente, che poteva riposarsi e perdersi altrove _ Tu parli… so che sai parlare! Se no perché saresti qui _

_ Vieni con me, piccolo _

Il volto del ragazzino si illuminò _ Ma allora avevo ragione io, tu parli! _ Qualcuno gli appoggiò una mano sulla spalla, una uomo vestito di bianco

IL ragazzino continuava ad accarezzare l’animale

_ Non gli permetterò di portarti via! Tu resterai sempre con me…_

_ Piccolo… con chi stai parlando? _

Chiese l’uomo con voce dolce, chinandosi sulle ginocchia per avvicinarsi di più al ragazzino

_ Col cane… _

Voltò la testa e lo sguardo… sorrideva… ed era triste allo stesso tempo

_ Quale cane…? Qui non c’è nessuno… solo io… e te _

Il ragazzino lo guardò negli occhi qualche attimo confuso

_ Sai… l’ho visto mentre guardavo fuori dalla finestra… guardavo la neve che cadeva… _

L’uomo sedette sul letto e fece cenno al ragazzino di sedere vicino a lui, gli accarezzò dolcemente il volto e cominciò a parlare, pur sapendo che reazione avrebbe avuto l’altro

_ Piccolo… quale finestra? in questa stanza non ce ne sono… in più è pieno agosto… e nel paese dove ci troviamo non nevica mai… fuori c’è un sole caldissimo… _

_ Ci sono finestre!!! Io l’ho vista!!! _

Lo sguardo dell’uomo seguì il dito del ragazzino che indicava il punto in cui aveva visto la finestra… muro bianco… c’era solo muro bianco…

_ Calmati… io ti ho fatto cambiare stanza tre giorni fa… ti ricordi? Perché hai rotto il vetro e hai cominciato a tagliarti … Johannes mi senti? _

Il ragazzino era tornato a sedere a terra, aveva ricominciato ad accarezzare l’animale

_ Io non mi chiamo Johannes… io sono Laurence _

Luomo scosse la testa lentamente e aprì la porta… uscì… sulla facciata della porta si riusciva a leggere soltanto una scritta “manicomio”.

Johannes tornò ad affacciarsi alla finestra, ricominciò a disegnare sul vetro, a fissare la neve, ricominciò a parlare col suo nuovo amico.

La neve cadeva lenta dolce, la sentiva  sulla pelle, sentiva l’aria fresca giocare con i suoi capelli corvini, sentiva la sua mente perdersi altrove.

_Non gli permetterò di portarti via! Tu resterai sempre con me… _

Continuava a ripeterlo.

Ancora. Ancora. E Ancora.ualQQyiugpigou

  
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