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Autore: hotaru    12/01/2010    3 recensioni
Una nave, un campo abbandonato e un'estate intera.
Un gioco che trasformerà un gruppo di ragazzini in una vera "ciurma".
Cap. 1: - Sarete la mia ciurma! - sbraitò Rufy per cinque giorni interi.
Ma Usop non ne voleva sapere di lasciargli quel titolo prestigioso.
- Come sarebbe? - ribatteva - E' stato mio padre a costruirci la nave, quindi il capitano lo faccio io! -.
Genere: Generale, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una nave per cominciare
Oh capitano, mio capitano


Una nave per cominciare

- Fantastico! Tuo padre è un genio, Usop! -.
- Sì, ha superato davvero se stesso -.
- Eh, eh! Certo che è un genio! È il migliore! -.
Non era strano sentire quei bambini urlare, nei caldi pomeriggi estivi, udirli gridare per strada o nei cortili, e perfino nel campo abbandonato in fondo alla strada.
La gente di quelle vie c’era abituata, ma quella volta le loro grida entusiaste arrivarono probabilmente fino al paese vicino.
Nami doveva ancora aprire il cancelletto di casa sua, quando li udì, e per questo fece di corsa tutta la strada che la separava dal campo.
- Ehi, ma cos’avete da… - sbarrò gli occhi, incredula – Wow -.
- Non te lo aspettavi, eh? – disse Usop, sfregandosi soddisfatto il naso – Non è fantastica? -.
La bambina si riprese in fretta, ammettendo:
- Sì, è davvero bellissima -.
Per una volta nessuno pensò di bloccare Rufy che saltellava come un pazzo attorno allo “splendore”, ma rimasero tutti lì ad ammirarla.
La loro Nave.


Il padre di Usop si vide salutare con un sorrisone per mesi, dopo quel dono favoloso. E dire che aveva semplicemente utilizzato il legno dei mobili vecchi che finivano nella sua falegnameria, e che in teoria avrebbero dovuto essere buttati.
Era stato un lavoro molto lungo, questo sì, ma nient’affatto complicato: in fondo si era limitato ad inchiodare assieme assi e balaustre, inserendo pali e lisciando le zone più ruvide con della carta vetrata.
Ma il risultato era stato spettacolare: una nave. Praticamente una vera nave che non avrebbe mai potuto andare per mare, ferma in un vecchio campo abbandonato che era già la base di quel gruppetto di ragazzini.
Un gruppetto che ora aveva un nome.
- Sarete la mia ciurma! – sbraitò Rufy per cinque giorni interi -.
Ma Usop non ne voleva sapere di lasciargli quel titolo prestigioso.
- Come sarebbe? -  ribatteva – È stato mio padre a costruirci la nave, quindi il capitano lo faccio io! -.
- Non se ne parla! Il capitano sono io! -.
- I veri capitani hanno una giacca di velluto e stivali a mezza coscia. Tu dove credi di andare con quei sandali distrutti e quegli stracci che hai addosso? -.
- I miei “stracci” sono più vicini al modo di vestire marinaro di quanto sarà mai la tua salopette! -.
- Cos’hai contro la mia salopette? Me l’ha cucita la mia mamma! -.
Per una settimana Zoro fu impegnato con le lezioni di scherma, mentre Sanji andava spesso a trovare suo zio nella cucina del ristorante che gestiva; quindi nessuno dei due ebbe il tempo di badare ai due litiganti.
Nami fu indaffarata qualche giorno nel sistemare le sue piante di mandarini, in terrazza, ma quando tornò per strada si decise a farsi valere:
- L’avete finita? – urlò, sovrastando le voci degli altri due – Abbiamo una nave fantastica, volete passare l’estate a litigare per decidere chi deve fare il capitano? -.
- Ma lo voglio fare io! – esclamarono all’unisono.
- Sentite, adesso piantatela – disse ragionevole Nami – Quando arriveranno anche Zoro e Sanji vedremo di risolvere tutto -.
- Giusto! – annuì Rufy – Visto che siamo una ciurma, dobbiamo decidere le cose tutti assieme. Ed eleggermi capitano -.
- Non esiste! – protestò Usop.
Nami decise che era molto più utile tornare a controllare le piante di mandarini, e li lasciò sbraitanti davanti alla nave.


Nel tardo pomeriggio, verso le sei e mezza, col sole più basso ma ancora caldo e luminoso, si sedettero tutti in cerchio sul ponte di legno dell’“imbarcazione”.
Erano tutti in silenzio, con l’unico rumore di Sanji che succhiava una sigaretta di cioccolato.
- La vuoi piantare? – lo apostrofò Zoro, un po’ seccato – Sembri un bambino dell’asilo col ciuccio -.
- Piantala tu – ribatté Sanji – Se a te non danno mai niente, non è mica colpa mia. Se speri che te ne dia una, puoi scordartelo -.
- E chi ne vuole una? – fece l’altro.
- La volete smettere? – sbottò Nami – Siamo qui per una cosa seria! -.
- Sì, Nami, scusaci! – rispose pronto Sanji, zittendosi all’istante.
Ci fu un altro momento di solenne silenzio, dopo il quale Nami prese la parola.
- Allora, dobbiamo scegliere il capitano.Volete candidarvi anche voi o bastano Rufy e Usop a litigare? -.
Al segno di diniego dei due, Usop ricominciò:
- Comunque ricordatevi che senza mio padre non ci sarebbe alcuna nave! -.
- Però l’idea è stata di Rufy – obiettò Zoro.
- Per una volta mi trovo d’accordo – annuì Sanji – È da quando andiamo all’asilo che va avanti con questa storia dei pirati. In fondo è una sua creatura -.
- Che cosa? – fece Usop, sbigottito.
Si voltò a guardare torvo Rufy, trovandolo con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, malgrado le finestrelle dovute ai denti caduti.
- Lo penso anch’io – intervenne Nami – È giusto che il capitano sia lui. Usop, tu puoi fare qualcos’altro -.
L’interpellato stava per rispondere qualcosa di poco gentile, ma il grido prorompente del nuovo capitano gli bucò letteralmente le orecchie.
- GRAZIE, RAGAZZI! VI ASSICURO CHE NON VE NE PENTIRETE! – Rufy si era alzato in piedi, le mani sui fianchi, entusiasta – Vivremo insieme mille avventure, scoveremo tesori nascosti e ci batteremo con gli altri pirati, non facendoci mai scovare dalla Marina! -.
- Allora mi sa che devi andartene di casa, perché tuo nonno ti acciufferebbe subito – commentò Nami, ricordando che cosa facesse il nonno dell'amico prima della pensione.
- Dici? – fece Rufy pensieroso, calmandosi subito.
- Beh, anche no – intervenne Zoro.
- Bene, visto che sono appena stato eletto, assegno subito i ruoli – il capitano riprese in mano la situazione – Nami, visto che a scuola sei la più brava, farai il navigatore. Devi occuparti delle carte nautiche, calcolare la rotta, i venti, così da rendere agevole la navigazione -.
 I componenti della sua ciurma si guardarono, esterrefatti. Poi Nami commentò:
-  Com’è che quando ti interrogano non sai mai le cose così bene? -.
Ma Rufy non colse l’ironia e continuò:
- Sanji, mi sembra ovvio che farai il cuoco. Anzi, se riesci a portar via qualcosa dal ristorante di tuo zio per rifornire la cambusa… -.
Sanji alzò un pollice, ghignando con la sigaretta di cioccolato stretta fra i denti, ad un angolo della bocca.
- Tu, Zoro, sarai il nostro guerriero numero uno. Quando ci battiamo con le altre ciurme dobbiamo pur avere qualcuno esperto nell’arte della spada. E tu sei perfetto -.
- Senza contare che non sai fare nient’altro, su una nave saresti completamente inutile – commentò Sanji.
- Ehi, tu… -.
- State buoni! – li ammonì Nami.
- E io? – borbottò Usop, imbronciato – Come minimo mi aspetto di… -.
- Tu sarai il carpentiere – disse pronto Rufy.
- Come sarebbe il carpentiere? Non esiste! -.
- Ma scusa, eri tu ad insistere che è tuo padre quello che ha costruito la nave. Mi sembra giusto che continui la tradizione di famiglia, no? -.
- È vero, il ragionamento di Rufy non fa una grinza. Per una volta – si corresse Nami.
Usop borbottò qualcosa che nessuno udì, ma non che importasse molto: pur di giocare sarebbe stato disposto a fare perfino il mozzo, quindi non c'erano problemi.
- Mi raccomando – rincarò la dose Rufy – Ricordati di portare tutto il necessario: martello, assi, una buona pialla... nel caso di una falla nella nave, non voglio di certo affondare -.
I componenti dell'equipaggio si scambiarono un'occhiata perplessa, condividendo silenziosamente lo stesso pensiero: forse il loro capitano stava prendendo quel gioco un po' troppo sul serio.
- Ti ricordo – intervenne Zoro – che un capitano che si rispetti affonda assieme alla propria nave -.
- Assolutamente – annuì Rufy, come se quella fosse la più lampante verità dell'universo – Ma vorrei almeno vivere qualche anno di navigazione e grandi avventure prima di morire per mare -.
- Tu sei tutto matto – decise Nami, con gli altri che annuivano vigorosamente – Ormai è quasi ora di cena, io vado a casa -.
- Mi raccomando, arrivate puntuali domani mattina alle sette! - esclamò ansioso il “capitano”, come una madre premurosa con i propri figlioli.
Anche se ricevette un'occhiata bieca da parte di tutti.
- La mattina devo fare i compiti e dare una mano a mia madre – fece Nami.
- Io sono da mio zio, lo accompagno al mercato del pesce – aggiunse Sanji.
- Allenamento di scherma – fu la concisa spiegazione di Zoro.
- Devo fare esercizio con la sega da traforo, mio padre ha un po' di tempo e può controllare se lo faccio bene – concluse Usop.
- Uffa, va bene... - si rassegnò Rufy – E domani pomeriggio? -.
Nessuno parlò, per cui fu chiaro che nessuno aveva impegni.
- Bene, vi voglio tutti qui! Ci sarà il varo della nave e poi partiremo! -.
Annuirono tutti, poi tra un “Ciao” e un “A domani” scesero tutti dall'imbarcazione.
Solo Rufy rimase a contemplare il proprio regno, e quando gli amici ebbero raggiunto il bordo del campo, arrivando ormai in strada, gridò loro:
- A DOMANI, MIEI PRODI! - con un tono che sicuramente sì udì ben oltre i confini dell'isolato.
I quattro ragazzi si guardarono, sempre più perplessi, ma non riuscirono a nascondere un sorrisetto divertito. Visto quanto era esaltato Rufy, quell'estate si annunciava particolarmente divertente.

E malgrado simulassero una certa indifferenza, più che altro per tenere il “capitano” con i piedi per terra, i pensieri lungo il tragitto verso casa tradirono tutto il loro entusiasmo per quel nuovo gioco: Nami pensò che la mattina dopo avrebbe potuto ritagliare un po' di tempo per ricopiare qualche cartina dall'atlante, e Sanji decise che avrebbe chiesto allo zio una bottiglia di gazzosa per varare degnamente la nave.
Dal canto suo, Zoro corse da Usop per chiedergli se potesse fabbricargli una spada di legno, dato che quella da scherma serviva soltanto per gli allenamenti. Gli spiegò per bene come avrebbe dovuto essere fatta, raccomandandosi per la fattura dell'elsa e della lama.
L'amico, lusingato dall'essere stato promosso fabbro occasionale, promise che avrebbe fatto del suo meglio, anche se un compito tanto importante avrebbe richiesto un po' di tempo.

In quanto a Rufy, quella sera tornò a casa solo quando il fratello maggiore, furioso per essere stato mandato dalla madre a cercare quella peste, lo agguantò per il colletto e lo trascinò via.
E, malgrado il nonno fosse stato in Marina e dichiarasse di essere un acerrimo nemico dei pirati, quella sera si ritrovò ad ascoltare i discorsi entusiasti di un nipote appena promosso “capitano dei bucanieri” all'unanimità. Più o meno.
Ma non c'erano problemi: presto anche Usop avrebbe dovuto ammettere che lui era perfetto per quel ruolo. Aveva tutta l'estate per dimostrarglielo.

 



Che cos'è questo? Mah, il primo capitolo di un esperimento. Vorrei provare a scrivere una long AU sulla nostra ciurma preferita, e vedremo cosa ne verrà fuori.
Come avrete capito, i nostri qui sono dei bambini- ma non lo rimarranno per tutta la storia- che decidono di giocare ai pirati per un'estate. In realtà la “nave” si trova in un campo abbandonato, e non vedrà mai il mare. Ma non importa, il mare basta che lo “vedano” loro.
Non so ancora come si svilupperà questa storia: ho tante idee, e spero che possa piacere un po'.
Cercherò di mantenere i personaggi il più possibile IC, ma ci sarà di sicuro qualche differenza, visto che al momento sono dei bambini, idealmente tra elementari e medie.
Nel caso vi piaccia commentate, mi raccomando!


 



 



   
 
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