Dedicata
a:
-
Roby e
a tutte coloro che come lei attendevano questo aggiornamento con ansia
*__*
-
Hermi-neechan,
perché oggi è il suo compleanno ^O^ TANTI AUGURI!!!
-
Angel
Ecate,
perché ho saputo che domani fa il compleanno, quindi una piccola dedica anche
per lei ^^
Restaurant
{For Naruto's Birthday}
(bi-shot;
AU; Incompiuta)
*NARUTO
POV*
[ATTESA]
Nove
meno venti.
Questo
l’orario che le lancette dell’orologio da polso marcato Breil – un costoso
regalo di Jiraiya, il mio stravagante
padrino – segnavano prima che io alzassi uno sguardo nervoso e impaziente sulla
via circostante, in latente attesa.
Al
mio fianco, Hinata giocherellava ansiosa con la cerniera della borsetta Coconuda
in pelle di coccodrillo; aveva le mani guantate, un vestito viola elegante e non
troppo appariscente, i capelli scuri raccolti in un raffinato chignon e
impreziositi da una coroncina di brillanti, il trucco leggero.
Era
splendida nel vero senso della parola, ma io in quel momento ero troppo
impegnato a imprecare mentalmente contro i miei genitori per prestarle la dovuta
attenzione.
“Quanto
ci mettono?! Eppure sanno benissimo che detesto aspettare!” esclamai
all’improvviso, cocciutamente imbronciato, incrociando le braccia al
petto.
Anch’io
per l’occasione avevo indossato il completo più chic del mio guardaroba
autunnale, con tanto di farfallino nero, gemelli dorati e mocassini di vero
cuoio.
“Non
so... Avranno avuto qualche contrattempo”, cercò di tranquillizzarmi mormorando
piano questa possibilità. “O forse siamo noi a essere in anticipo”.
“L’appuntamento
fuori dal ristorante era alle otto e mezza, però! Adesso sono passati…” puntai
nuovamente lo sguardo sull’ora, “tredici minuti esatti da quando abbiamo
parcheggiato l’auto: ti sembrano pochi?” sbottai.
L’attenzione
di Hinata passò a concentrarsi su di me: con un lieve sorriso dolce portò il
manico della borsa sul gomito e si dedicò ad aggiustare con le mani le pieghe
del colletto della mia camicia, assicurandomi timidamente che i nostri genitori
non si sarebbero dimenticati di noi e della cena che avevamo preparato – in gran segreto – per annunciare
ufficialmente il nostro fidanzamento, e infatti avevo dovuto far credere loro
che l’idea era stata solamente mia.
Annuii
perplesso, per poi scoccarle un leggero bacio sulla fronte e infine tornare a
guardare la strada alla mia sinistra.
[ARRIVO]
Dopo
due minuti di sospiri d’impazienza e sguardi vaganti tra la via semi-deserta,
l’orologio nuovo e la timida e premurosa Hinata al mio fianco, finalmente una
familiare limousine bianca – proprietà di
Hiashi, ovviamente – sostò accanto al nostro marciapiede. Mi affrettai ad
aprire prontamente la portiera posteriore e la prima a scendere dalla lussuosa
vettura fu la mamma.
Rare
volte l’avevo vista con un abito di tal genere addosso (proprio lei che solitamente li snobba perché
si sente più comoda e a proprio agio con i pantaloni), però dovevo ammettere
che le stava d’incanto: era un lungo vestito nero, senza maniche, con il
colletto alto e una spacca vertiginosa sulla gamba destra; nessuna scollatura
sul petto, anche se il tessuto era abbastanza aderente per evidenziare la forma
dei seni.
“Alla
buon’ora, eh!” le feci notare, leggermente alterato.
“Ma
quanto siamo agitati oggi, signorino! Datti una calmata, okay? Non rovinare
questa splendida serata: d’altronde, tesoro, è il tuo compleanno”, mi ricordò
saccente, a tono di rimprovero, spostando con le dita dalle unghie smaltate una
ciocca dei suoi lunghi e lisci capelli rossi che le ricadeva sull’occhio
smeraldino, sistemandosi poi uno scialle bianco che prese dal sedile sulle
spalle.
“D’accordo
mamma!” Sorrisi insolente.
Allora
salutai il mio papà, l’uomo che scese dopo di lei: ci somigliavamo molto, stessi
occhi azzurri e limpidi, stessa zazzera bionda, anche se lui possedeva un tratto
differente degli occhi e del viso – almeno qualcosa l’avevo ereditata da mia
madre, così come il carattere.
Entrambi
superavano di poco la soglia dei quaranta, anche se dimostravano meno anni di
quanto ne avessero in realtà.
“Ciao
figliolo!” mi si rivolse tranquillo, chiudendo la portiera. “Perdona il ritardo,
ma la signora ha perso tempo ad agghindarsi e quindi...” si scusò.
“Se
non sono abituata che ci posso fare?” mormorò con un piccolo
broncio.
Nel
frattempo Hinata, che si sentiva estranea in mezzo ai due coniugi, si era
allontanata silenziosamente per fare il giro della limousine e raggiungere il
padre che, proprio in quel momento, usciva dal sedile anteriore, quello accanto
all’autista, e si girava per fornirgli precise istruzioni su quando sarebbe
dovuto tornare a riprenderli.
Dall’espressione
del volto appariva abbastanza seccato, con il lungo cilindro sulla testa, i
capelli castani con qualche striscia bianca legati in una coda bassa e il
consueto completo che indossava anche alle conferenze o alle riunioni della sua
ricca e propizia azienda.
[ENTRATA
1]
Non
saprei dire cosa si fossero detti dopo che lei ebbe salutato l’irreprensibile
genitore, ma quando si unirono a noi tre per entrare nel ristorante io la vidi
triste.
Prendendola
da parte, le circondai le spalle con un braccio, sperando di confortarla, di
incoraggiarla tacitamente a confidarsi con me, perché lei sapeva bene che se
c’era qualcosa che non andava io avrei fatto di tutto per renderla felice, per
rasserenarla.
“Grazie,
Naruto. Non preoccuparti per me, è tu-tutto apposto!” mi disse solo, accennando
un sorriso forzato.
“Tuo
padre non voleva venire al ristorante, dì la verità”.
Sussultò
appena quando misi voce al mio pensiero, come se l’avessi letta
dentro.
D’altronde
è per questo che siamo una coppia: chi può capirla meglio di me?
Fermò
i suoi passi e mi prese una mano, stringendola forte tra le sue. “Sì, ma ne
riparliamo dopo. Non... non voglio che il mio sconforto rovini questo giorno.
Tua madre ha ragione, non-”.
“Parlavate
di me?” s’intromise la diretta interessata, abbracciandomi da dietro
all’improvviso, quando invece avrebbe dovuto essere davanti a noi.
Che
impicciona!
“No…”
avevamo risposto, io assottigliando gli occhi a causa di un leggero e fastidioso
imbarazzo, Hinata chinando timidamente il capo e mollando subito la presa
gentile sulla mia mano.
“Oh...
D’accordo!” si scostò, un po’ delusa, ma non c’era motivo di preoccuparsi,
infatti lei si riprese subito e aggiunse, con un sorrisetto sulle labbra:
“Hinata cara, ricordami di farti santa, un giorno di questi: è incredibile, sei
l’unica donna al mondo in grado di sopportare mio figlio. Complimenti!” si
congratulò.
La
più giovane arrossì vistosamente. “N-non ho parole, signora, grazie”, la
ringraziò così, in un mormorio poco percettibile, mentre io venivo completamente
distratto, rapito da un profumino invitante che – poco ma sicuro! – proveniva dalle cucine
al piano superiore.
Hinata
e mia madre avevano già avuto modo di conoscersi quelle poche volte in cui
l’avevo portata a casa, quindi mi ritenni abbastanza tranquillo nel lasciarla in
sua compagnia, mentre salivo una bella scalinata di marmo e, dopo aver ammiccato
sornione, feci cenno di voler raggiungere la sala più in fretta possibile.
“Non
cambierà mai... Ehi, tutto bene?” questa fu l’ultima frase che udì pronunciare a
mia mamma.
Sperai
che la mia ragazza si calmasse, perché non valeva la pena prendersela con il
padre, con il quale poi avrei affrontato comunque un discorsetto, parola mia!
Superai
le scale, varcai la soglia e mi trovai in un salone bellissimo, con lampadari
luminosi alle pareti, con il pavimento a rombi marroni su sfondo bianco, con una
serie di porte d’ottone che adornavano le pareti, così come i vistosi quadri
raffiguranti nature morte, fiori o splendidi paesaggi di montagna.
Alcune
porte erano aperte e da esse guardavo entrare e uscire molti camerieri
trafelati, rapidi e indaffarati: c’era chi teneva tra le mani una penna e un
blocchetto; chi reggeva vassoi carichi di bevande o di cibo, a seconda della
portata; chi spingeva carrelli; chi impartiva ordini a destra e a manca.
Insomma,
tutto mi appariva elettrizzante, ero sinceramente meravigliato per la
possibilità di essere in un ambiente nel quale non è sempre possibile trovarsi,
solo occasionalmente.
“Oggi
è il mio compleanno, accidenti! Perché mai mi stupisco?” mi dicevo in preda a
una sorta di malcelata euforia e di schietto stupore, aspettando con una certa
indifferenza che qualcuno mi svegliasse da quel sogno ad occhi aperti – che
in realtà sogno non era.
Infatti
me ne accorsi a malincuore poco dopo, grazie all’intervento tempestivo di mio
padre:
“Dai, Naruto, non stare qui impalato, andiamo a vedere il nostro
tavolo”.
*HINATA
POV*
[ENTRATA
2]
“Ehi,
tutto bene?”.
Mentre
lui prendeva entusiasta le scale e spariva dalla nostra vista, la signora
Uzumaki mi scrutò, sospettosa per il mio atteggiamento inquieto e schivo,
interessandosi a me come un’avvocatessa con il cliente nei guai.
Io
mi limitai ad annuire in silenzio, timidamente, poiché non sapevo ancora come
comportarmi in sua presenza.
“Sicura?”
insisté. Io risposi allo stesso modo, annuendo con più convinzione.
Già
ero terribilmente dispiaciuta per aver permesso che Naruto intuisse il mio stato
d’animo, perciò le sorrisi come meglio potevo, con la speranza di non destare
altri sospetti.
“Non
si preoccupi, sono... felice”, decretai senza balbettare, solo con una piccola
esitazione.
“D’accordo”,
disse infine, per poi aggiungere, con una mano chiusa sul corrimano lucido: “Sei
felice per lui?”.
“Tantissimo”,
mormorai, con sincera e pura emozione.
Compresi
allora che forse avevo soddisfatto il lieve terzo grado della mia – quasi –
futura suocera, perché salimmo le scale insieme, senza che mi dicesse altro.
Anche
quando arrivammo a destinazione e vedemmo suo marito trascinare verso una
porta il mio Naruto che spostava la testa da destra a sinistra, come
impazzito, e a me sorse spontanea una risatina, lei continuò a non parlare,
marciando traballante sui tacchi che probabilmente non era abituata a portare,
in direzione di un’altra porta.
“Perché
prendiamo questa? Non... dobbiamo seguirli?” domandai basita.
Stavolta
fu lei a ridere sommessamente, coprendosi la bocca con la mano.
“Non
lo sai, mia cara, che in questi casi è meglio se le donne si fanno attendere?”
chiarì.
“Come,
scusi?”.
“Fidati.
Devo fare una cosa urgente, su, accompagnami!” esclamò risoluta. “Penseremo dopo
a chi domandare per trovare il nostro tavolo”.
*-*-*-*-*
Immagino
che chi segua costantemente la raccolta ricorderà il mio progetto per il
compleanno di Naruto. Vero?
Ebbene,
in questi giorni Rina ha deciso di riprenderlo e, avendo postato questa prima
parte, si impegnerà a portarlo a termine al più presto ^O^ tecnicamente mancano
solo le tre scene finali (l’ho cambiata in una bi-shot divisa in otto scenette)
quindi cercherò di fare del mio meglio ^^ (Datemi un mese e dovrei farcela XD
purtroppo ho anche altri impegni in mezzo ç_ç).
L’idea
di base comprende i vari passaggi di un’uscita a cena con i suoceri XD mi
piaceva e ho deciso di metterla per iscritto in prima persona, con i POV di
Naruto prima e Hinata dopo. Spero vi piaccia ^^ ci sono anche gli accenni
MinaKushi richiesti da valehina
*__*
Ringraziamenti:
Baby_Be:
Spero
che questo sia più bello XD ciao e grazie mille per il commento e per gli auguri
^^
Un
bacio!
kry333:
Uhm...
io devo ancora inserire nella raccolta l’accenno SasuSaku che hai
richiesto. Tra un paio di capitoli dovrei farcela! *smile*
Ah, la
tua curiosità un giorno verrà soddisfatta, poiché ho intenzione di scrivere
un piccolo sequel in cui Naruto scoprirà il colpevole XD fino ad allora
non dico nulla u.u
Un
bacione, ciao!
_lupetta96_:
Anche
te dovrai aspettare XD comunque sono contenta che il capitolo natalizio ti sia
piaciuto *__* grazie mille! Un bacio!
valerya90:
Nee-chan,
grazie! ^O^ Ecco la mia sorpresina per te ^^
Un
bacione!
Per
finire, grazie a chi mi segue in silenzio ^^
Un
bacione,
Rinalamisteriosa