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Autore: eiden    12/01/2010    1 recensioni
Lui arriva, ti toglie con cura la carta velina che ti ricopre, e ti cambia il filo dorato che hai attaccato ai capelli. Ti prende in mano e senti il tintinnio delle tue gambe contro la gonna.
[Undicesima classificata al contest "Background Rumors" indetto da Collection of Starlight]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il contest "Background Rumors" indetto da Collection of Starlight (dove si è classificata unidicesima), è una piccola flashfic un po' malinconica, un po' triste. E' il seguito della flash che scrissi sul pandoro, insomma xD

Buona lettura, alla fine il giudizio.


Con la coda dell'occhio riesci a vedere un piccolo scorcio di strada e qualche fiocco di neve che cade, lentamente, sul quel mare di asfalto nero. Il rumore delle auto è così forte che il chiacchiericcio della gente è quasi inesistente.
Ogni anno le cose vanno sempre peggio, ogni anno le persone si allontanano sempre di più, come se quella piccola vetrina stesse diventando invisibile.
Senti il tuo piccolo cuore di vetro battere sempre più dolorosamente, ogni anno.
Lui arriva, ti toglie con cura la carta velina che ti ricopre, e ti cambia il filo dorato che hai attaccato ai capelli. Ti prende in mano e senti il tintinnio delle tue gambe contro la gonna.
Ti fa sempre il solletico, ma è sempre una sensazione calda, come se l'essere utile surclassasse qualsiasi altra cosa.
Ti accompagna all'ingresso amorevolmente e sale lentamente su una scaletta, per appenderti sopra la porta e poter così accogliere tutti quelli che potrebbero entrare.
Ma ogni anno le persone che varcano questa soglia sono sempre di meno, e tu vedi il suo viso rugoso perdere vivacità ogni giorno che passa. Senti il freddo che invade anche te, soffri con lui, sai che questo negozio di giocattoli è tutta la sua vita.
Quando ci entrasti per la prima volta eri in una scatola di cartoncino rosso e dorato, nelle mani maldestre di sua nipote.
Ricordi benissimo che le spiegò che tu eri l'angioletto che portava tutte le feste e che doveva trattarti sempre bene, altrimenti avresti gonfiato le guance, fatto il broncio, e impedito che Babbo Natale decollasse con la sua grossa slitta.
Vedesti i suoi occhi brillare quando si accorse che eri una campana e decise subito di appenderti davanti alla porta, col viso rivolto verso la vetrina, in modo che avresti potuto vedere cosa succedeva fuori.
Scopristi la neve, le macchine, i lampioni, gli alberi addobbati e i bambini con i visetti stupiti attaccati alla vetrina. Era una festa ogni anno, era così caldo che, un giorno, capisti cosa fosse “Natale”.
E lui era sempre lì, a ogni festa. E capisti il “perché”.
Era quel calore nel petto, quel sapore dolce che ti rimane in bocca, quel sorriso che nasce spontaneo quando riesci a regalare a un bambino proprio quel gioco, che lo fa restare.
Quando lo guardavi lavorare non vedevi un uomo armato di pialla e cacciavite, non vedevi un paio di mani sporche di marrone dipingere un cavallino a dondolo, vedevi solo un padre tra i suoi figli, i suoi giocattoli, e non potevi fare altro che sorridere, per quel calore che il vetro non ti permetteva di percepire ma che il cuore ti faceva sentire.
Lì sul bancone, ora, non vedi più un uomo vecchio che si spegne ogni minuto che passa, vedi tuo padre che lavora sui suoi giocattoli e ti fa sentire proprio come quell'angioletto delle feste di cui aveva parlato.
Quello che porta il Natale con un trillo di campanella.

Tlin

-Permesso... Mio dio... Signore, si sente bene? Signore?-


Lessico; grammatica: a) correttezza verbale - b) punteggiatura: 6
Nella prima riga è presente la ripetizione della parola strada, poco più avanti c'è un errore grammaticale in cui la parola chiacchiericcio è scritta chiacchericcìo. Sono presenti altre ripetizioni che non fanno gradire al massimo la storia (come due sempre, uno a poca distanza dall'altro).
Quando si narra l'arrivo della piccola campanella nel negozio, non si capisce completamente chi abbia spiegato a chi che lei dovesse essere sempre trattata bene: difatti è presente un le femminile che andrebbe messo al maschile, altrimenti la frase risulta confusa e non concordante con la precedente e la seguente. La nipotina entra con la scatola, gli spiega di trattare bene la campanellina e poi lui l'appende; si sarebbe dovuto capire questo, ma con quel le la frase non funziona. All'interno della medesima frase, vi è un piccolo errore con i verbi: in modo che potessi vedere cosa succedeva fuori, sarebbe stato più corretto scrivere avresti potuto vedere.
Non si riesce a capire molto bene neanche questa frase: Era una festa ogni anno, era così caldo che, un giorno, capisti cosa fosse “Natale”. In che senso era così caldo? Cosa era così caldo?
Ci sono alcune virgole che non definiscono bene le frasi, e l'ultimo punto esclamativo è superfluo.
Anche gli asterischi per l'onomatopeica potevano benissimo essere sostituiti con un corsivo, più gradevole visivamente.

Originalità e svolgimento della trama: 7.5
Buona la scelta dell'oggetto, anche l'analisi del Natale dal punto di vista di una campanella è molto carina. La cosa che però maggiormente si apprezza in questa storia è l'umanizzazione della campana: le gambe, la gonna, i capelli. Il finale è molto malinconico, ma ben descritto; la scelta di quel tipo di dialogo per concludere la storia è d'effetto e ben adatto alla drammaticità che pervade tutto lo scritto e che trova quindi il proprio apice nella conclusione.

Utilizzo degli obblighi: 10
Tutti gli obblighi sono stati rispettati.

Totale: 23.5/30

  
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