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Autore: NeverThink    12/01/2010    4 recensioni
Ferma, lì, persa nei ricordi, guardavo la sedia a dondolo, rovinata dal tempo e dall’umidità. Ferma, immobile, fredda.
L’immagine dai caldi e vividi colori fu rimpiazzata da quella realtà cruda, desolata e piena di struggente dolore e malinconia.
Mi avvicinai alla sedia a dondolo e la sfiorai con i polpastrelli. Sentii le venature del legno sotto la pelle.
Sorrisi, consapevole che non appena mi sarei rifugiata in camera, circondata dalle pareti che un tempo furono la sua dimore segreta, sarei scoppiata a piangere.
«E tu chi sei?»
«Importa?»
«Quello è il mio posto.»
«Oh. Non vedo scritto il tuo nome.»
«E’ il mio posto da sempre. Lo sanno tutti.»
«Ed io ti ripeto che qui sopra non c’è scritto il tuo nome. Finché non trovo scritto il tuo nome io non mi muovo di qui.»
Il sorriso, prima o poi, torna.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Sometimes you have to be apart from people you love,
but that doesn't mean you love them any less.
Sometimes it makes love them even more.~
When my world is falling apart,
when there is no light to break up the dark
that's when I look at you.
When the waves are flooding the shore and I
can't find my way home anymore
that's when I look at you.


 


Capitolo due.

Lilian

 


Arrancai sulle scale della veranda della casa dei nonni, quella che sarebbe diventata casa mia per un intero anno. Ferma, immobile, rimasi a fissare il legno logoro della porta d’ingresso, ferma dinanzi ad essa, combattuta. Non mi andava di entrare, affrontare mio padre, dovergli dare spiegazioni, ascoltare gli inutili discorsi della nonna circa la mia nuova vita lì. Non mi andava di sorbirmi lo sguardo indagatore del nonno. Non volevo vedere nessuno, eppure non potevo e non volevo continuare a vagare per le strade, da sola.
La sera era giunta, e la temperatura si era abbassata ancor di più. Solitamente a Settembre il clima era molto più caldo, tanto che si poteva ancora circolare con calzoncini e magliette a mani corte, ma, per qualche inspiegabile motivo, la mattina di quel giorno la temperatura era scesa vertiginosamente. Quasi ad accogliermi con freddezza e riluttanza, nella cittadina, nel mio inferno personale.
Scossi il capo e mi trascinai nell’angolo della veranda, dove vi era situata una vecchia sedia a dondolo e non potei impedire il doloro flashback che mi colpì come una secchiata d’acqua gelata.


Era il tardo pomeriggio di una calda giornata di giugno. E, oltre la casa bianca, dalle ringhiere e veneziane blu, i gabbiani stridevano sul mare calmo.
Amanda, seduta sulla sedia a dondolo color noc,e disegnava su un blocchetto. Le mani sporche di carboncino, i capelli biondi e ondulati raccolti grazie ad un pennello, delle ciocche ribelli le sfioravano il viso sottile e ovale. Dondolava piano e canticchiava. Accanto alla sedia un tavolino con decorazioni floreali, dipinte dalla stessa Amanda, un bicchiere di thè freddo alla pesca. Il suo preferito.
Lilian, sulla soglia della porta guardava la mamma disegnare con espressione tranquilla. Poi, un sorriso si allargò sul suo viso e alzò il capo, puntando il suo sguardo in quello della bambina di nove anni.
«Lo dai un bacio alla mamma?» chiese con fare dolce, sorridendo come solo lei sapeva fare. La bambina annuii e si avvicinò alla mamma, baciandole la guancia.
«Cosa fai, mamma?» chiese curiosa Lilian.
«Disegno.»
«Lo vedo. Ma cosa?»
Amanda le mostrò il blocchetto e Lilian sorrise, mentre gli occhi le si illuminarono.
«Sono io!» esclamò.
«Esatto!». Il disegno ritraeva Lilian sulla spiaggia, con un aquilone.
«Mamma…»
«Dimmi, piccola.» disse Amanda carezzandole il viso e facendola sedere sulle sue gambe.
«Mi insegni a dipingere?» chiese bevendo un sorso di thè dal bicchiere della mamma.
«Oggi stesso!»
«Davvero?»
Amanda annuì dolcemente baciandole sulla fronte.
«Ti voglio bene, piccola mia. Non scordarlo mai.»
«Ti voglio bene anche io, mamma.»


Ferma, lì, persa nei ricordi, guardavo la sedia a dondolo, rovinata dal tempo e dall’umidità. Ferma, immobile, fredda.
L’immagine dai caldi e vividi colori fu rimpiazzata da quella realtà cruda, desolata e piena di struggente dolore e malinconia.
Mi avvicinai alla sedia a dondolo e la sfiorai con i polpastrelli. Sentii le venature del legno sotto la pelle.
Sorrisi, consapevole che non appena mi sarei rifugiata in camera, circondata dalle pareti che un tempo furono la sua segreta dimore, sarei scoppiata a piangere.
Perché mio padre sembrava non capire? Perché tutti sembravano volermi infliggere i più atroci dolori ogni secondo della mia vita? Perché voleva farmi restare lì, ricordarmi la sua assenza, quel sorriso che non avrei mai più rivisto? Era come se non importasse ciò che mi stesse accadendo, la tempesta di dolore e solitudine che si abbatteva sul mio animo.
Odiavo mio padre per ciò che stava facendo.
Quella casa per ogni vacanza estiva, natalizia, primaverile, era stato il nostro rifugio, come un mondo magico fatto dio colori, sorrisi e risate. Ed ora, senza lei, tutto sembrava vuoto e triste. Tutto era vuoto e triste. Quel luogo conteneva mille ricordi che ogni secondo sembravano scagliarsi contro il mio cuore, come il mare fa sulla scogliera. Non era come New York. Quel posto non era magico, non era il… nostro posto.
Mi passai una mano sul viso e mi sedetti sulla sedia a dondolo,  con lo sguardo fisso sulla stradina deserta dinanzi a me. Abbracciandomi le ginocchia e poggiando il mento su di esse, una posizione che troppo spesso avevo assunto negli ultimi due anni, presi a dondolare. Raggomitolata su me stessa cercavo di non sgretolarmi.
Con la coda l’occhio, vidi una figura avvicinarsi alla scalinata della veranda. Proveniva dal lato opposto a quello dov’erano io, dalla destra. Il secondo scalino scricchiolò, un’eterna caratteristica di quella scalinata. Alzai lo sguardo ed una donna sembrò guardarmi prima confusa, poi rasserenata, come mi avesse riconosciuta.
«Lilian?» chiese con l’ombra di un sorriso e notai che in mano teneva un vassoio di cartone. Pasticcini?
Feci una smorfia. «Lily.»
La donna sorrise e si avvicinò a me. Era alta, probabilmente superava il metro e settantacinque. Sarei sembrata una bambina affianco a lei, con il mio metro e sessantacinque.
Non mi alzai, rimasi, lì, con le gambe strette al petto a dondolare.
«Forse non ti ricordi di me, sono  Cathy. Abito a circa cinque case da qui. Quando eri piccola giocavi spesso nel mio giardino.» disse sorridendo.
Rovistai nel cassetto dei ricordi il suo viso rotondo, i suoi capelli neri come la notte, gli occhi marroni.
«Forse.» risposi vaga.
Cathy sorrise, ed io rimasi lì a fissarla seria.
«Forse eri troppo piccola.»
Annuii col capo. Probabilmente si aspettava che mi alzassi ma non lo feci, rimansi ancora lì seduta, senza muovere un muscolo.
«Tuo padre è in casa? Sono venuta per darvi il benvenuto.»
Annuii col capo. «Grazie.» risposi indifferente, senza sorridere.
«Okay.» mormorò. «Se avessi bisogno di qualsiasi cosa non esitare a venirmi a trovare, Lilian.»
«Lily.»
«Okay, Lily. Abito al 43.»
Annuii ancora col capo.
«Bene, allora… busso.» aggiunse a corto di parole, oppressa probabilmente dal mio silenzio. La guardai darmi le spalle e avvicinarsi alla porta, battendo tre colpi.
Qualcuno aprii. Riconobbi la voce della nonna.
«Cathy, cara!»
«Marie!», poi la porta si chiuse e le voci sparirono.
Sospirando, ritornai a guardare la strada.
Poi ricordai dove avevo visto il suo viso.


«Ciao, piccola.» disse una donna a Lilian, piegandosi sulle ginocchia per poterla guardare negli occhi.
«Ciao.» rispose. Le piacev, quella donna. A differenza di sua madre aveva i capelli corvini e gli occhi scuri. Era come guardare la luna, per la piccola Lily. Contrapposta al sole estivo della mamma.
«Io mi chiamo, Cathy. Ti va di giocare in giardino, mentre io e la mamma scambiamo quattro chiacchiere?» chiese la donna sfiorandole una ciocca di capelli chiari.
Lilian, che allora aveva solo cinque anni, alzò lo sguardo verso la mamma, che le sorrise con fare dolce e la carezzò appena la schiena.
La bambina tornò a guardare Cathy ed annuì col capo.
«Vedrai, di divertirai. C’è anche mio figlio, sai? Non giocherai sola. C’è uno scivolo.»
«Niente altalena?»
Cathy sorrise. «C’è anche quella piccola.»


«Odiosi vicini.» sibilai stendendo le gambe e poggiandole sulla ringhiera.
«Lilian Hemsworth, giù le gambe da quella ringhiera. L’ho ridipinta prima dell’estate  e non vorrei rifarlo.
Mi voltai, sobbalzando verso la porta, che non avevo sentito aprirsi. «Lily, nonno. Lily.» ringhiai.
Certo, certo. Fila dentro signorina, abbiamo un ospite.», la voce del nonno Liam era ferma e severa, ma sapeva che era dolce come il miele. Forse fu per questo che mi alzai senza fiatare e una volta entrata in casa, mi congedai con un gesto della testa, per poi salire al piano di sopra borbottando: «Vado a farmi una doccia.


La settimana dopo sarebbe cominciata la scuola.
Dalla settimana successiva, la mia vita sarebbe cambiata.

 

*

Ringraziamenti.

Miriam_Cullen: ciao! Sono contenta ti sia piaciuto il primo capitolo e spero anche questo sia stato un po’ di tuo gradimento. E’ un capitolo introduttivo, quasi, e spero non abbia troppo annoiato. Grazie per averla inserite fra le seguite! Grazie davvero!
Elly4ever: ciao! *-* okay, dopo gongolato per la felicità, eccomi qui a dirti: grazie! Sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, anche se è solo un inizio. E spero che anche questo non ti abbia delusa. Sul serio hai letto anche le altre? Oh, non sai che piacere! La tua recensione… cavolo, troppo gentile! Grazie di cuore… grazie!
KeLsey: mia Eri… ovvio che te l’ho dedicata! Non pretendere troppo da me… non posso fare miracoli, e lo sai. Ad ogni modo, sono contentissima di sapere che ti piace Lily! E’ un personaggio un po’ diverso dagli altri delle fiction, e sarà… ardua, forse. Eh, si, la nonna nonnossa Marie…sarà un bel personaggio. Bravissima? Pff. Ti voglio bene, Eri. Grazie di tutto, come sempre. Sei un angelo. (L)
Nessie93: ciao, Chiarì! Beh, è presto per dare giudizi sul padre e sulla nonna, non credi? E poi… è ovvio che è sua moglie! O.O Poi… ho detto che è ispirato alla storia… non che ne è una riproduzione -.-“  Grazie per la recensione. Come sempre mi ha fatto molto piacere. A presto. <3
Martiis: ciao! *-* grazie mille per al recensione! Sono contenta la storia ti piaccia. Per me è molto importante. Spero di non averti annoiata con questo capitolo. A presto, cara!
__Yuki__ : ciao! Beh, diciamo che ci hai preso un po’, nella recensione, circa il tema della fiction. Sono contenta sia stata di tuo gradimento. Mi ha fatto molto piacere leggere, ma soprastutto ricevere, una tua recensione. Come ben sai, mi piace il tuo modo di scrivere. Pero di non averti annoiata con questo capitolo. A presto.
Fairwriter: mia adorata Juls! Non sai che piacere mi ha fatto la tua recensione! Cavolo il tuo parere per me conta davvero molto, lo sai! Spero ti sia piaciuto anche questo. Ti voglio bene, Cip. Tua, Ciop <3

 

A voi, un bacio,
                   
 Panda.

   
 
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