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Autore: milly92    12/01/2010    6 recensioni
Si dice sempre che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, eppure questo è l’errore che commette Luna giudicando male la sua gemella Stella e il migliore amico di quest’ultima, Marco. Si trasferisce nella città in cui abita suo padre sin da dopo la separazione con sua madre e, inevitabilmente, Stella la segue. Cosa succederà quando, tra uno spagnolo affascinante, una zia quarantenne single, un datore di lavoro bonaccione, dei nonni affettuosi e cugine un po’ pasticcione, Luna sarà costretta a vivere delle situazioni che nel loro essere spiacevoli la porteranno a ricredersi, soprattutto riguardo Marco? Può un “odio secolare” mutare in qualcosa che possa remotamente chiamarsi amore?
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Odi, Sed Amo'
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Quando Una Sigla Sbagliata Può Rovinarti La Giornata-L’Una Per Te

Capitolo 16

Quando Una Sigla Sbagliata Può Rovinarti La Giornata-L’Una Per Te

Stella tornò a casa alle due passate, e finsi di dormire anche se riuscii a prendere sonno solo verso le tre e mezza a causa della mia spiacevole recente scoperta. Ma, quando la mattina dopo mi svegliai, presa da un momento di lucidità mi decisi a dirle che sapevo tutto e farle capire che ci ero rimasta male perché ci eravamo promesse di dirci tutto, così almeno mi sarei messa il cuore in pace sentendo la conferma dalla sua bocca. Bella ipocrisia la mia, poi, dal momento che io avevo tenuto la bocca chiusa  riguardo i miei sentimenti per quello che a breve sarebbe diventato mio cognato. Se non lo era diventato già, a giudicare dal sorriso a trentadue denti di mia sorella…

Ragion per cui la raggiunsi in cucina, ancora in pigiama, mentre lei beveva rapidamente un bicchiere di succo di frutta già vestita di tutto punto.

“Stella…” la chiamai debolmente, mentre la nonna si dava da fare vicino ai fornelli come suo solito.  Le feci un eloquente segno per farle comprendere che dovevo parlarle e lei mi seguì.

“Devo parlarti…” iniziai, con decisione.

“Anche io! Senti, ora devo scappare che sono in ritardo, ma vengo io all’una e mezza da Michele, pranziamo lì e parliamo, ok?” disse lei tutta pimpante, mentre prendeva il cellulare.

Oh, no! Ecco, ha ricevuto l’sms del buongiorno… Gemetti tra me e me, ma sospirai di sollievo quando lei disse: “Me lo  segno anche come promemoria sul telefono, così non lo dimentico con la testa che mi ritrovo ultimamente”.

La “testa che si ritrovava ultimamente”? Era partita, si, decisamente… Partita per quel paese dove tutto è fatto di cuoricini e cupidi che ti colpiscono con le freccette in cui io sarei tanto voluta essere ammessa.

“Allora è perfetto, ti aspetto” bofonchiai, prima di vederla sorridere in mia direzione e sparire dopo aver preso il giubbino, alla volta del negozio in cui faceva da commessa.

Mentre iniziavo a prepararmi per andare da Michele, non feci altro che pensare al fatto sarebbe stato meglio sentirmelo dire poco prima che si vedeva con Marco, come si dice, via il dente, via il dolore, invece che dover aspettare con terrore l’ora di pranzo. Ragion per cui, una volta arrivata al locale, non feci altro che starmene mogia mogia e iniziai ad andare nel panico quando lo stormo di clienti sembrò placarsi verso le undici e il mio cervello iniziava ad andare in paranoia immaginandosi odiose scene che Stella e Marco avrebbero potuto aver vissuto la sera prima. Antonio e Gianluca erano fuori per delle consegne, così, non avendo nulla da fare, restai seduta dietro al bancone con lo sguardo perso nel vuoto.

“Luna, tutto bene?” mi domandò la voce calorosa di Michele alle mie spalle.

Mi girai e lo vidi che mi sorrideva bonario, con in mano dei fogli e una calcolatrice che stava riponendo in uno dei cassetti.

“Se ti dicessi che va tutto meravigliosamente non mi crederesti, vero?” sussurrai, abbassando lo sguardo.

“No. Ti va di parlare un po’ con me? Mi sa che abbiamo bisogno di confidarci un po’, nell’ultimo mese non ci siamo visti proprio se non di striscio. Ad esempio, avresti potuto dirmi di aver fatto colpo su uno dei miei impiegati” ironizzò,facendomi l’occhiolino. Prese una sedia e si sedette di fronte a me, con un’espressione incoraggiante.

“Come l’hai saputo?” domandai.

“Ho poco meno di trent’anni in più a te, Luna, e so come vanno queste cose. Crederai mica che abbia creduto ad Antonio quando si è assentato con la scusa della febbre?”.

“Beh, allora hai visto giusto, ma ora è tutto sistemato, cioè….”.

“Lo so, lo so. Ma tu non sei felice lo stesso. Problemi d’amore?”.

Michele mi stava facendo lo stesso effetto di Cassandra: improvvisamente ebbi solo voglia di dirgli tutto, sfogarmi, renderlo partecipe del motivo per cui sembravo sempre così assente. Ragion per cui, sospirando, annuii con vigore.

“Mi sono innamorata dell’ultimo ragazzo con cui avrei mai creduto di poter condividere qualcosa in passato. E andrebbe tutto a gonfie vele solo se lui fosse un po’ gentile con me ogni tanto, non credesse che sono una sfigata e non fosse l’oggetto d’amore di una mia cara amica e mia sorella” iniziai a sfogarmi, battendo un pugno sulla mia gamba con aria frustrata.

“E questo tipo, per caso, è uno che ha lavorato qui?” domandò Michele, comprensivo.

“No, non è Antonio, io non lo ricambio…”.

“Mi riferivo a Marco” mi interruppe.

Alzai lo sguardo, un po’ incredula. Possibile che lo avesse compreso subito, come zia Kitty? Era così evidente? Comprese il mio stato di confusione, perché, come se mi avesse letto nel pensiero,  dichiarò: “Vi ho visti mentre lavoravate insieme, Luna, e ho visto anche come lo guardavi mentre serviva ai tavoli. Tra di voi c’è una tensione così evidente… Ma non è una tensione negativa, insomma, io la vedo come una finta dimostrazione di antipatia per evitare di saltarsi addosso”.

“Oh, a volte ci è mancato poco che ci saltassimo addosso per picchiarci…”.

“Io intendevo saltarvi addosso in un senso un po’ più passionale” spiegò ammiccante lui, facendomi arrossire.

Mi parai una mano davanti,decisa. “No, no! A parte che quando lavorava qui io ancora sapevo di… Di essere interessata, ecco, e poi quella era pura antipatia, credimi, lui non mi sopporta come un diabetico non tollererebbe lo zucchero” spiegai.

“Si, però un diabetico vorrebbe tanto poter assumere lo zucchero ogni tanto anche se il suo corpo non lo tollera” mi rimbeccò saggiamente Michele.

Che assurda metafora era quella? Che cosa diamine voleva dire? Inutile domandarselo, tanto conoscevo la risposta e sapevo pure che fosse errata.

“Michele, non è come credi. Ieri nel blog di mia sorella ho scoperto che esce con un certo M.V. dagli occhi blu che conosce da tempo, e ieri era proprio uscita con Marco. Lui vuole lei, non c’è altra spiegazione. E in tutto questo c’è Paola che pensa ancora a lui e non fa altro che ricordarmelo e nominarlo facendomi stare peggio… Ieri mi ha addirittura portato da una veggente! E sai che mi ha detto? Che il duemiladieci sarà un anno bellissimo e che nel giro di poco più di un mese sarò felice. Tsk.” Sembravo un fiume in piena, e lui lo comprese perché continuò a guardarmi comprensivo prima di lasciarsi sfuggire un sospiro quasi stanco.

“Essere innamorati è un bel fardello, e lo so per esperienza” disse, guardando la cornice della sua povera moglie defunta.

Annuii. “Lo so, insomma, mi dispiace per tua moglie…”.

“Io in realtà mi riferivo a… All’unica donna che abbia mai amato oltre lei. Andavamo a scuola insieme, con lei ho ballato il rock ‘n’ roll per la prima volta e negli ultimi anni mi sono ritrovato a pensarla molto più del dovuto. E’ una brava donna, solo che ora è impegnata” ammise, rattristito.

“Oh, e chi è?” domandai. Era la prima volta che Michele parlava di una donna che non fosse sua moglie.

“La conosci molto bene” mi rammentò, guardando improvvisamente altrove.

“E chi è?” ripetei, senza riuscire a comprendere chi fosse questa donna misteriosa.

“Tua zia Kitty” rivelò, scrutandomi attentamente per valutare la mia reazione, che non si fece attendere. Lo fissai, quasi come la sera prima avevo scrutato il monitor del mio computer, e sgranai gli occhi che sarebbero usciti dalle orbite se avessero potuto.

“Zia Kitty?”.

Ricordai quando, il giorno del mio primo esame, Michele aveva detto che la zia fosse davvero una brava donna e si meravigliava del fatto che non fosse sposata, ma aveva ripreso Antonio quando gli aveva rammentato di essere felice della sua libertà visto che era libero di offrirle tutti i cappuccini che voleva.

“Si. Io te l’ho detto giusto per fartelo sapere, ma sappi che non voglio intromettermi tra lei e il suo compagno, che tra l’altro ha conosciuto in questo locale…” disse subito.

“Oh, Michele! Cavoli, non sai come mi piacerebbe se la zia stesse con te! Tu si che sei l’uomo giusto per lei, sei così bravo! Giuro che se questo Giuliano non mi convince farò di tutto per…”.

“Luna, per l’amor del cielo, no. Se la zia sta bene con lui è giusto che sia felice” mi riprese, ma rise quando lo abbracciai con slancio. Non ci avevo mai pensato, eppure Michele era l’uomo che avrebbe portato fine alle sofferenze della mia pazza zia, nonostante fossero così diversi: lui pacato e dolce, lei estroversa e pazza quando ci si metteva.

L’arrivo di un cliente, però, pose fine al nostro colloquio, e passai il resto della mattinata a fare delle telefonate per Michele riguardo il buffet per il matrimonio di Flavia. Mi ritrovai a parlare anche con Nina, e per fortuna non mi passò Feliz dato che ci mancava solo la voce di quell’ebete per rovinare ancora di più la mia gioiosa e spensierata mattinata.

All’una e mezza, mentre sistemavo le ultime cose, mi ritrovai davanti Stella con Marco alle calcagna. Cavoli. Non mi ero ancora preparata psicologicamente per bene e lei già arrivava, con quel ragazzo per di più. Ora si sarebbero seduti e mi avrebbero parlato del loro amore imperituro tenendosi per mano e magari baciandosi appassionatamente sotto il mio sguardo isterico ed invidioso.

“Sorellina, allora, vieni! Scusaci Michele, ma ti rubiamo un attimo Luna…” disse pimpante Stella.

Michele le sorrise, accordandole il permesso, per poi scambiare con me un’occhiata di sostegno, come a dirmi di stare tranquilla.

Ma come facevo a stare tranquilla? Le basi per quel dispiacere c’erano, ed erano anche evidenti.

Presi posto ad uno dei tavolini, e subito mi decisi a prendere parola, interrompendo Stella che stava per parlare.

Al suo fianco, Marco mi squadrò quasi sorpreso. Quella mattina era ancora più bello del solito, se possibile, e il tutto era dovuto probabilmente all’amore che nutriva per la mia gemella. Ma dovevo guardare la nota positiva, doveva esserci un lato positivo in ogni disgrazia, no? Però mi diedi della stupida quando pensai al fatto che il massimo che potesse capitarmi per alleviare il mio dolore fosse fingere di essere lei qualche volta…

Oh, diamine, piantala di divagare e sputa quel bel rospo che ti tieni nello stomaco da più di dodici ore!

Stella mi guardava in attesa. Presi un bel po’ di fiato e dissi, cercando di sorridere: “E’ inutile che vi perdete in tante chiacchiere… Ieri ho letto il post che mi hai dedicato, Stella, ti ringrazio, è dolcissimo ma… Ma ho continuato a leggere i due post precedenti e ci sono rimasta male nello scoprire che ti sei innamorata di lui,  avevi promesso che mi avresti detto tutto. Ma fa niente, posso comprendere e… Beh, mi fa piacere per voi due, l’importante è che siate felici, se non lo siete voi che vi conoscete così be…”.

Mi bloccai, smettendo di pronunciare il mio sproloquio,rapita dagli sguardi di pura incomprensione che  mi stavano lanciando, quasi come se avessi detto un’eresia.

“Ma che stai blaterando?” chiese Marco, quasi scandalizzato.

“Come cosa sto blaterando!” m’infervorai. “Credete che sia scema? Insomma, ieri siete usciti o no insieme? E Stella non fa altro di parlare di un certo M.V. dagli occhi blu che conosce da tanto… Chi può essere se non te?”  gli feci notare con un certo sarcasmo. Mi sentivo il viso in fiamme e mi dissi di calmarmi. Va bene essere arrabbiate per la mancanza di fiducia di una sorella, ma se facevo così sarebbe sembrato troppo eccessivo. “Insomma, dai, dimmelo chi può essere oltre che te!” lo sfidai. Di male in peggio…

Marco levò un sopracciglio e mi squadrò con aria di superiorità. “Forse mio fratello?” rispose a tono, saccente più che mai. “Se non sbaglio, lui si chiama Mario Valenti, traducibile con la sigla M.V., ha gli occhi blu come me e conosce Stella da sette anni come il sottoscritto. Com’è, ora non ribatti più, Conan?” dichiarò soddisfatto, mentre mia sorella annuiva timidamente.

“Che cosa? Stella, tu… Tu esci con Mario?” domandai, cercando di trasformare la mia improvvisa felicità in confusione.

“Si, Luna! Era di Mario che parlavo! Mi dispiace non avertene parlato prima ma volevo essere sicura al cento per cento dei miei sentimenti per non essere giudicata male visto che fino a poco fa mi piaceva Antonio… Ma ho capito di essermene innamorata sul serio, credimi, e sono felicissima. Per questo ieri c’era Marco a casa e non lui, volevo aspettare di vedere l’esito della serata per esserne certa e dirtelo…” mi spiegò, con gli occhi che le brillavano.

Io me ne stavo mogia mogia quando in realtà avrei voluto ballare la conga. Come al solito, ecco che c’era stato uno stupido equivoco! Come avevo fatto a non pensare anche a Mario? Era ovvio che fosse lui il prescelto, ogni volta che lui e Stella si vedevano erano sempre così amichevoli!

“Mi fa piacere per voi, allora, Mario è proprio un bravo ragazzo” le dissi sorridente.

“Vuoi dire che Marco non lo è? Avresti fatto storie se mi fosse piaciuto lui?” chiese Stella facendo l’occhiolino, mentre Marco sbuffava, quasi scocciato.

“Ma no, era solo per dirti che credevo ti fidassi di me a tal punto di parlarmi della tua nuova cotta, tutto qui” mentii.

“In quel caso avrei fatto delle storie io, invece… Avere te come cognata, che guaio” esclamò Marco, facendo finta di tremare, e si zittì solo quando Stella gli diede un pugno sul braccio.

Improvvisamente mi sentii felice come non mai, anche nel sapere che Stella sembrava sul serio presa da Mario e che avrebbero continuato a frequentarsi, ma le parole di Marco e la sua espressione non mi abbandonarono facilmente.

Così, mia sorella continuò a parlare della sua meravigliosa uscita con Mario, che aveva tutta l’aria un vero e proprio latin lover stando ai suoi racconti, e quando tornammo a casa quella sera per uscire con papà e comprargli il vestito per le nozze di Flavia lei commentò il tutto con un: “Ora tocca a te e papà”.

“In che senso?” domandai, mentre papà ci diceva che stava venendo.

“Nel senso che siete gli unici single della famiglia, ora che io esco con Mario e mamma con Carlo”.

Si bloccò, e quando mi girai notai che papà ci guardava senza capire.

“Carlo?” domandò. “Vostra madre ha… Ha un ragazzo?” chiese, quasi incredulo.

Scambiai un’occhiata con Stella e lei mi fece comprendere che non sapeva cosa fare.

“Perché, non lo sapevi?” se ne uscì lei, falsamente sorridente.

“No, non lo sapevo. E, ditemi, lo avete anche conosciuto quando siete state a Firenze?” insinuò, con un’aria tradita.

“No, papà, no! Mamma non è ancora sicura di ciò che prova per lui, dice che tu sei l’unico che abbia mai amato e ha detto che ce lo presenterà solo se diventerà una cosa seria. Ma è una storia nata da pochissime settimane…” cercai di dire, rapidamente.

Però papà non aggiunse altro e ci fece cenno di uscire di casa con lui. In questo gli assomigliavo molto, come me spesso tendeva a restare taciturno quando ci restava male per qualcosa e si richiudeva a riccio in sé stesso.

Nessuno nominò più la mamma e la sua relazione durante il tragitto da casa al negozio di abbigliamento maschile, e fui sicura di avere le allucinazioni quando vidi Marco lì fuori che si guardava intorno, con le mani in tasca. Possibile che ormai lo vedessi dovunque?

“Oh, ecco Marco! Papà, mica ti dispiace se c’è anche lui? Deve comprare l’abito per la cerimonia a sua volta e aveva bisogno di un consiglio” disse Stella, mentre apriva la portiera dell’auto.

“No, figurati” borbottò papà, e fu l’ultima parola che disse prima di dieci minuti buoni, durante il quale non fece altro che scrutare alcuni completi eleganti e scartarli.

“Ma è successo qualcosa?” mi domandò Marco, dopo aver valutato un abito nero. “A tuo padre, intendo. Di solito quando ci vediamo mi riempie la testa di chiacchiere… Gli dà fastidio che io sia qui?”.

“Oh, ma no, che dici! E’solo che ha appena scoperto che mamma sta con uno e ci è rimasto male” gli spiegai.

“Capisco, deve essere una brutta sensazione” mormorò.

“Si, più che altro deve essere stato il modo in cui l’ha saputo, non deve essere stato bello scoprirlo da una conversazione delle tue figlie, per caso” dichiarai, ripensando a quanto papà si potesse sentire anche un po’ umiliato.

“In effetti…”.

Ci guardammo per qualche secondo, finchè lui non distolse lo sguardo e disse: “Mi dai una mano? Stella è tutta presa da vostro padre”.

“Ok, l’importante è che tu abbia spiegato così audacemente il perché hai scelto me al posto suo” risposi amaramente, senza riuscire a trattenermi. Ora ci mancava solo che iniziassi a dimostrare il mio essere assurdamente gelosa e stavo apposto!

“Ovvio, nella vita bisogna sempre spiegare per bene le proprie intenzioni”.

Fece finta di non ricevere l’occhiata torva che gli lanciai e iniziò ad esaminare un abito nero.

“No, te lo sconsiglio” esclamai, storcendo il naso.

“Sai che il solo sconsigliarmelo da parte tua potrebbe indurmi a provarlo, vero?” domandò con il suo solito ghigno divertito.

Ed evidentemente il suo divertimento aumentò quando battei un piede per terra per il nervosismo. “E che cazzo mi chiedi a fare di darti una mano, allora? Resterai sempre il solito idiota, nemmeno un bambino di tre anni farebbe questi giochetti scemi! Ma quando ti deciderai a crescere?” strillai, in un modo tale che molte persone si voltarono a guardarmi con un’aria scandalizzata. Non ne potevo più, a causa sua- e non solo- stavo vivendo dei giorni iper stressanti e continuare a capire che per lui non fossi altro che un pupazzo da torturare e con cui divertirsi prendendolo in giro mi faceva vedere tutto nero davanti agli occhi.

Lui mi guardava quasi incredulo per quella scenata, e lo fu ancora di più quando non riuscii ad impedire ai miei occhi di diventare lucidi. Papà mi guardava sconvolto, seguito  a ruota da Stella.

“Papà, ci vediamo a casa, mi sono appena ricordata di dover fare una commissione” m’inventai.

“Sei sicura? Ti accompagno?” domandò, tenendo in mano dei pantaloni neri.

“No, no, Stella, aiutalo tu” bofonchiai, scuotendo il capo, e in men che non si dica uscii come una furia dal negozio, camminando con una velocità che non sapevo di avere.

Perché mai  un simile dispetto di quell’idiota doveva farmi stare così male? Era una stupida battuta, proprio come ne aveva dette a centinaia in tanto tempo, perché dovevo rendermi ridicola?

…Perché la consapevolezza di non poterlo avere tutto per me, oppure avere almeno solo il suo rispetto mi faceva impazzire. Fingere si rivelava sempre più difficile per me, che non ero mai stata una buona attrice. Come si può fingere con i sentimenti? Come si può fingere di disprezzare chi non fai altro che pensare, adulare e sognare?

“Questa sera, questa sera
non lo so
c'è qualcosa nell'aria stasera
che non si può!
....Non si può spiegare....
a meno che
non ritorni per forza a parlare...
ancora di te!”

 

Nel turbinio di questi pensieri non mi ero nemmeno accorta che qualcuno mi stesse chiamando, quando ero ormai a decine di metri di distanza dal negozio.

Data la mia innata pazzia, quella voce non era altro che frutto della mia fervida immaginazione, ne ero più che certa. Avrei voluto che fosse Marco, certo, ma quando mai le mie richieste venivano esaudite? Io e la fortuna, o quello che era, non avevamo mai legato più di tanto in così tanti anni.

“La fortuna, la fortuna,
la fortuna
quando c'è
aiuta sempre comunque
gli audaci
e mica me!
Io che c'ho paura
perfino che
che un giorno in testa mi cada
la luna.....
o di perdere te!”

“Cavolo, Luna, fermati!” urlò per l’ennesima volta quella voce.

Incredula, mi sentii decisamente meglio quando avverti delle braccia possenti agguantarmi per la vita, da dietro, e mi sentii stretta a panino contro il torace di quel qualcuno che non era altro che Marco.  Sentivo il suo respiro affannato contro i miei capelli, e in quel momento non avrei desiderato altro che potermi girare e farlo mio con un bacio, nonostante la rabbia.

“L-Lasciami!” protestai con falsa volontà, ma la sua stretta era così decisa che mi era impossibile fare alcun movimento.

“Luna, che ti è preso? Non credevo te la saresti presa così tanto” sussurrò vicino al mio orecchio, in un modo che mi sentii tremare.

“E invece si! Mi sono scocciata di essere presa per i fondelli, va bene? Se ti piace tanto giocare e scherzare comprati una bambola, ma non rompere le scatole a me” risposi agguerrita, sentendo di nuovo le lacrime pizzicare al lato degli occhi. Cercai di scacciarle, ma invano.

“Stai piangendo…?” chiese, e per un istante lo sentii mollare la presa, cosicché ne approfittai per allontanarmi. Passare dal caldo del suo corpo al freddo fu una sensazione spiacevole. Mi asciugai le lacrime, e non feci in tempo ad accorgermene di nient’altro quando lo sentii trascinarmi in un angolo sicuro della strada e stringermi a sé.

“Io non sto piangendo.....
adesso no!”

“No, no, vattene! Lasciami in pace!” lo ammonii, spingendo contro il suo petto, ma, come prima, non riuscii a fare granché. Avvertii la sua testa poggiarsi sulla mia spalla e poi sfiorare i miei capelli.

“Mi credi se ti dico che mi sento un deficiente?” disse, aumentando la presa. “Se c’è una cosa che odio è essere il responsabile delle lacrime di una ragazza”.

“N-non darti tanta importanza, s-sono solo stressata…” mentii.

“Mi dispiace. E’ solo che ti ho sempre vista così forte che non credevo possibile farti piangere” ammise.

“Ti ripeto, smettila, tu… Tu sei stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

“Quindi sempre ce l’ho un po’ di colpa” mormorò, facendomi dondolare sul posto. “Sai, quando fai così mi fai paura, nel senso positivo della cosa, cioè… Per una volta mi sembri così umana che sei terribilmente affascinante. Potresti ordinarmi qualsiasi cosa ed io lo farei”.

Ah si? Allora amami, dimmi che è solo me che vuoi…

“E non ho paura
adesso che
se guardo in alto c'è ancora
la luna
e qui vicino ho te!”

“Allora smettila di fare il coglione visto che mia sorella e tuo fratello si stanno frequentando” riuscii solo a dire, non trovandoci nemmeno un giusto senso logico.

“Hai ragione, hai ragione” sussurrò, baciandomi una guancia.

Sarei voluta restare così per anni ed anni nonostante il freddo e l’imminente pioggia che annunciavano le nubi di quel tardo pomeriggio, ma purtroppo lui si separò da me.

“Giuro che è l’ultima volta che la passi liscia” dissi.

“Ok, quindi diciamo che per ora ho avuto una semplice ammonizione con il cartellino giallo”.

“E spero per te che farai di tutto per non farlo diventare rosso…”.

“Ricevuto. Ora, che cosa ne dici di accompagnarmi in un altro negozio d’abbigliamento per cercare di comprare qualcosa?  Senza offesa, ma quello è un po’ troppo da anziani per me”.

“Va bene…”.

Come diavolo faceva a farmi sciogliere ed acconsentire a qualunque richiesta in quel modo? Nuoceva gravemente alla mia salute, ecco la verità.

Stranamente, probabilmente reduce per i sensi di colpa, non fece altro che ridere e sorridermi durante la ricerca dell’abito, e in cuor mio mi dissi che avrei voluto stare sempre a contatto con la sua versione gentile e sorridente nei miei confronti. Arrivammo addirittura a fare delle sciocche battute su Mario e Stella, e quando mi riaccompagnò a casa, dopo aver acquistato un completo blu che gli donava particolarmente addosso,  non feci altro che sentirmi beata, proprio come durante il Christmas party di Firenze.

Come dovevo fare con quel ragazzo? Se fossi stata un’altra, subito mi sarei iniziata ad illudere, ma sapevo che il suo essere gentile e disponibile al momento fosse dovuto ad un senso di colpa per la visione delle mie sciocche lacrime.

Il ricordo di quelle ore serene mi accompagnò fino al tre gennaio, giorno in cui mi recai a casa di zia Kitty per la fatidica cena con Giuliano. Ovviamente tenni la bocca chiusa riguardo ciò che mi aveva rivelato Michele, anche perché lui stesso nei giorni seguenti mi aveva chiesto di far finta di nulla.

Capodanno era passato, e dopo una pazza nottata passata con Paola e Miriam- Stella era stata a casa dei Valenti per una tombolata lunga tutta la notte- in cui eravamo state sveglie fino alle otto meno dieci del mattino, ero ritornata alla vita di sempre, conscia del fatto che all’inizio di febbraio avrei dovuto dare l’ultimo esame del semestre.

Aiutai la zia a preparare la cena, e nel frattempo le raccontai gli ultimi avvenimenti, a partire dal mio mezzo infarto dovuto al fatto che credevo che Stella stesse uscendo con Marco.

“E così la nostra Stellina si frequenta con il Valenti senior” ridacchiò lei, aggiustando il centrotavola.

“Meglio così, Mario è davvero un tipo a posto” dissi, sedendomi sul divano.

“E meno male che avete risolto anche questo equivoco! Altrimenti ci sarebbero state altre tremila incomprensioni”osservò.

“In effetti… Ma resta il fatto che sono felice per lei”.

“E per te, invece sei felice?”.

Sorrisi amaramente, abbassando il capo. “No, affatto. Tu sei felice con Giuliano, Stella lo è per Mario, addirittura mamma ha colmato la sua solitudine con quel Carlo… Ed io mi sento triste, sola e depressa nel vedere Marco senza potermi esporre più di tanto” dissi, sconsolata.

“Ti fai troppi problemi, ecco tutto. Oh!” esclamò, all’udire il suono del campanello. Divenne improvvisamente tutta pimpante, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica, e mi fece segno di restare dov’ero.

Dal canto mio, morivo di curiosità.

Sentii un entusiasto: “Amore!”, e tre secondi dopo mi ritrovai davanti l’uomo che stava donando la gioia a mia zia dopo tanto tempo.

Eppure, quando alzai lo sguardo, desiderai non averlo mai fatto. Affascinante ed elegante, quello che doveva essere uno sconosciuto quarantaduenne per me non fece altro che accendere un vivido ricordo nella mia mente. Non so perché ma associai il suo viso ad un anello d’oro bianco con una pietra enorme, poi mi ricordai e compresi. Io quell’uomo l’avevo già visto nel negozio di Stella, al fianco di quell’odiosa donna dai capelli rossi che aveva amabilmente chiamato “amore” e “chicca”.

“Ciao, io sono G…” iniziò, prima di bloccarsi a sua volta. Evidentemente mi aveva riconosciuto.

Poteva mai essere? Possibile che la zia stesse con quel farabutto snob?

Probabilmente lei percepii che ci fosse qualcosa che non andava, perché domandò: “Tutto bene?”.

“No” dissi subito. “Zia, io lo conosco già…”.

Giuliano mi guardò spaventato, e arrossì violentemente, dandomi prova della sua colpevolezza.

Che coraggio aveva nel fingere con mia zia dopo che stava con quell’altra tipa ancora più altolocata di lui? Ecco perché la zia mi aveva detto che Giuliano aveva da lavorare anche a Capodanno! Ovvio, perché doveva andare dagli amici dei Parioli Nord con l’altra donna!

Presi fiato e organizzai le idee. Dovevo solo cercare il modo meno brusco per riportare mia zia alla realtà e annunciarle l’ennesima delusione amorosa, mentre continuava a guardarmi senza capire. 

 

 

*°*°*°*

Hola a todos!

Eccomi qui con un nuovo cap… Vi dico solo che stanotte dovrò svegliarmi alle 3 perché alle 4:15 devo partire per andare in gita a Roma per partecipare ad un’udienza con il Papa…

Molti di voi sono riusciti ad indovinare la vicenda di M.V., e quasi quasi mi sento triste perché io adoro fare le sorprese ma ammetto che questa volta me la sono proprio cercata, starò perdendo qualche colpo? xD

Personalmente, la scena che più ho adorato scrivere è stata quella in cui Marco si scusa con Luna per l’ennesima volta… Ora, però, tocca a zia Kitty interrompere la sua bella favola, sigh!

Passando ai ringraziamenti, grazie di cuore alle 23 persone che hanno la storia tra i preferiti e alle 30 che hanno inserito la storia tra quelle seguite e coloro che hanno recensito:

XXX_Ice_Princess_XXX: Ciao ^^ Beh, come abbiamo visto M.V. era Mario ed ora mi sa che Luna e Marco ne passeranno delle belle con i rispettivi sorella e fratello innamorati :D Grazie mille, ho aggiornato appena possibile, un bacio!

Cappie: Ciao ^^ Innanzitutto devo dire che mi sento un po’ colpevole per aver fatto prolungare la tua pausa studio per cui se è qualcosa scambio due chiacchiere io con il/la prof di biologia xD Poi ti ringrazio infinitamente per il tuo parere sulla storia e, che dirti, benvenuta tra le fans di Marco che di giorno in giorno crescono sempre di più, magari si potesse conoscere uno come lui, sigh! :D Ancora grazie mille, un bacio! ^^

Jes Potter: Ciao ^^ Si, in realtà ci vorrebbe proprio una bella denuncia ai signori Valenti per averli chiamati Marco e Mario da parte di Luna, dato che le hanno procurato quasi un bell’infarto con tutta l’ansia che ha provato, ma per fortuna tutto si è risolto per il meglio dai =) Luna ormai vive sempre peggio il fatto di essere innamorata di uno coem Marco che è sempre gelido, ma in questo capitolo, un po’ come in quello di Natale, dovrebbe essersi fatto perdonare… Ancora grazie, un bacio!

____Yuki____: Ciao ^^  Con “hai toppato” intendevo proprio “ci hai preso”, tranquilla ^^  Luna non ha il coraggio di parlare con Paola proprio perché si riconosce molto in lei quando Stella stava con Christian e preferisce non dirle della sua “cotta” visto che è sicura che non serve a nulla dato che Marco non le si avvicinerà mai, però tutto può succedere e tutto può cambiare, chissà, a partire dal prossimo capitolo… :D Ti ringrazio, un bacio! ^^

CriCri88: Ciao cara ^^ Eh, ormai lo so che Stella ti ha assunto come giudice difensore, che ti credi U_U xD Scherzi a parte, anche se M.V. fosse stato Marco non credo che l’avremmo detestata visto che ormai ha dimostrato il suo migliore lato e ci siamo affezionati tutti a lei, e come dici tu, non possiamo scegliere di chi innamorarci e, in questo caso, Luna docet, mi sa xD  Da quel che mi hai detto il libro mi sembra interessante, anzi, spero che gli zombie ammazzino dei personaggi che non sopporto come Lady Catherine, la zia del protagonista, per cui appena andrò a fare un giro in libreria vedrò se c’è =) Un bacione Cri ^^

pometina94: Ciao cara ^^ Innanzitutto in bocca al lupo per i compiti in classe ^^ Per quanto riguarda “Scambio di corpi” concordo in pieno con te, anzi, penso che ci siano tantissime cose da modificare, a partire dalla trama stessa secondo me ma dopotutto è bello comprendere che almeno un po’ si è migliorati con l’esercizio  =) M.V. era proprio Mario, eheh, ora non dobbiamo far altro che sperare in una riuscita di Stella insieme a lui… Grazie mille per la recensione, un bacione!

Lola Step: Teoria confermata?! xD Comunque hai proprio ragione, ci vorrebbe proprio un bel giro da una veggente giusto per sapere come sarà questo 2010.. Un bacio! Tvtttttb!

rossy87: Ciao ^^ Posso chiamarti perfida riguardo il tuo pensiero su Paola? xD Ma sappi che sono d’accordissimo con te, penso anche io che si deve togliere dalle scatole per cui vedrò cosa posso fare… Ma ti dico che non sarà facile e le cose non andranno come sembrano, alla fine. Riguardo Marco e la questione delle sue “mise” ti annuncio che potrai rischiare un altro infarti nel cap 22, quindi hai un po’ di tempo per prepararti psicologicamente ahahah! :D E per lo spoiler… Era proprio Marco che lo diceva, impossibile ma vero… In stile anche i miracoli accadono, eheh! Penso che ora siamo tutti più sereni nel sapere che M.V. è Mario, no?  Anche se, come dici tu, anche se fosse stato Marco  Stella non avrebbe avuto colpe vista la situazione e proprio perché al cuor non si comanda, sarebbe impossibile non innamorarsi di uno come Marco e lei lo sa dato che ci è stata insieme alla tenera età di 11 anni.. Mica scema la ragazza xD Grazie mille come sempre tesoro, un bacione!

Blair95: Ciao cara! Le tue teorie sono state confermate, eheh! ^^ Luna si è dimostrata proprio sciocchina nel continuare  a credere che M.V. fosse Marco, ma purtroppo quando si è innamorate si pensa sempre al peggio e si hanno sempre gli occhi bendati, senza riuscire a comprendere situazioni molto semplici e logiche… E poi ormai Stella la adoriamo tutti con il suo brio e il suo essere spontanea ^^ Ti ringrazio per i complimenti, un bacione!

varo15star: Chiedo scusa tesoro, lo sai che quando posso mettere una scena in cui Marco è in accappatoio e simili colgo la palla al balzo xD Tutte le supposizioni avranno una risposta come sempre lo sai, e alla fine credo che gli istinti omicidi nei miei confronti si placheranno (o almeno spero… xD). Un bacione tesoro, ti  voglio tanto tanto tanto bene!

 

Poi, eccovi qualche anticipazione…:

 

“Perché, devono dirci qualcosa?” feci a mia volta.

Marco si voltò e ghignò. “Perché pensi che ci abbiano convocati qui, allora?” dichiarò retorico, sospirando. “Non so te, ma da quando si vedono sto uscendo pazzo, Mario è decisamente fuori di sé” si lamentò.
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 "Ma sei pazza? Perchè hai cacciato quella scusa? Ora Paola inizierà a farsi mille problemi sul perché ho fatto chiamare te e non ho chiamato io” mi attaccò subito Marco, con un tono grave. Sbatté le mani sul volante.

“Oh, ma piantala! Senza offesa ma credo che tu sia l’ultimo dei suoi pensieri dal momento che sta a casa da sola con Antonio…” gli feci notare con sarcasmo.

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“Sono brava nel non ascoltare, fidati, e poi posso sempre spostarmi…” ribattei, anche se quella era l’ultima cosa che volevo. Che senso aveva stare in quel cinema se non starci vicino e sentirlo al mio fianco?

“Provaci. E poi chi mi farà da cuscino quando mi addormenterò per questa palla di film?”  domandò retorico.

Fare da cuscino? Io? Ma pure da materasso con tanto di piumone, no problem!

 

Aggiornerò martedì prossimo, girls, mi aspetta una settimana infernale dopo questa gita, piena di interrogazioni T_T

La vostra milly92.

  
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