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Autore: Iryael    12/01/2010    1 recensioni
Il Faro di Aelios, il santuario maggiore dedicato al dio del sole, è infestato da uno spirito che rapisce i sacerdoti lasciando le loro stanze piene di fuochi fatui. Riuscirà Arashi, scacciademoni di professione e Mezzodemone egli stesso, a risolvere la faccenda?
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Pangea'
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:: IV ::
Sacerdoti, massa di vigliacchi e bugiardi
L
o spirito, dalla pelle simile all’avorio, svolazzava nel suo abito rubino: lunghi capelli scuri e lisci contornavano il volto mentre gli occhi, rossi come brace ardente, tradivano una soddisfazione immensa.
Arashi se ne infischiò della posa teatrale e biascicò sibilanti imprecazioni fra i denti, intuendo che era stata quella donna a mandargli in fiamme il ponte.
«Ehi, tu! Che accidenti ti è saltato in mente?!» gridò dopo l’ennesima bestemmia.
Ma l’anima continuò a guardarlo, senza dire niente, mentre calava il braccio con lentezza scenica.
«Tu sì» mormorò lei con voce leggera.
«Che vuoi da me?!»
La mano corse rapida all’elsa dello spadone.
«Lo sento, sei diverso» rispose lo spirito. Arashi alzò un sopracciglio.
«Eh?»
«Tu sei qui, e ci sei con anima e corpo! Tu sai dov’è il mio Jaren!» a quel nome, lo sguardo si fece più profondo «Parla, Demone, dimmi dov’è!»
Alla parola “demone”, la presa sull’elsa dello spadone si fece più salda: Arashi odiava essere chiamato così. Lui non era un Demone.
Nessuno doveva chiamarlo così. Nessuno.
«Non conosco nessun Jaren» dichiarò, freddo «Adesso dimmi dove posso passare per andare avanti»
Ma la donna nemmeno lo ascoltò; anzi, alzò una mano per chiedere silenzio. Arashi notò che aveva le dita incredibilmente lunghe e secche.
«Taci, Demone» cantilenò «Jaren è qui, in qualche angolo del mondo dei morti. Nessun altro oltre a te e quelli come te può avere libero accesso a questo mondo, pertanto devi essere stato tu od uno dei tuoi compari ad aver portato qui mio figlio ed a legarlo con catene di sangue»
«Bah, non ne so niente, spirito!» rispose, sciogliendo la presa sullo spadone. Quindi s’incamminò nella direzione dell’isola precedente, mentre la Yurei scendeva a terra fluttuando «Adesso dammi una risposta: ho dei sacerdoti da riportare nel mondo dei vivi, io»
La donna attese che Arashi le arrivasse di fianco prima di parlare. Arashi diede segno di volersi fermare davanti allo spirito, ma poi la oltrepassò.
«Sacerdoti...nient’altro che una massa di vili ed ipocriti» disse. Arashi si fermò, improvvisamente attento «Aelios si è dimenticato dei suoi figli, ed Eos ha volto lo sguardo altrove. Solo Selene si degna di essere un faro per gli abitanti di Pangea, mentre gli adepti degli altri due dèi non fanno altro che seminare false speranze. Non meriterebbero forse di finire tutti tra le braccia di Lucifero?»
A quel discorso le pupille di Arashi si dilatarono per la sorpresa. Fu solo per un secondo, poiché il suo ego lo voleva freddo e distaccato, ma la sorpresa fu tale che si voltò di scatto. Quando incontrò gli occhi della Yurei, una folata d’aria calda passò sull’isolotto, agitando le vesti ed i capelli dei due.
«Quindi sei tu che tormenti i poveri vecchi del mondo di sopra...» concluse Arashi.
«Parla, Demone, o ti affogherò in questi abissi infuocati» rispose la donna. Il Mezzodemone sorrise tra sé.
«Se proprio ci tieni...» disse, recuperando la sua aria spaccona «Ho rispedito all’Inferno così tanti Demoni da aver perso il conto, ma non ho mai toccato alcun Umano, nemmeno il più malvagio. Quindi non so chi sia questo Jaren di cui vai tanto parlando»
«Non mentire!» sibilò la donna, facendo vibrare il suo gramarye rossastro attorno a sé.
«Spiacente, ma dovrai affogarmi nel mare di lava...sempre che ti riesca» rispose. Vedendo il gramarye fremere con intensità sempre crescente, Arashi sguainò lo spadone per un’eventuale difesa.
La donna lo guardò, sprezzante, poi mosse vagamente la mano destra ed in essa apparve una spada che pareva fatta di nebbia solida.
«Vedrai, ti farò ricordare io» ringhiò.
“Una persona gentile che si arrenda a parole no, eh?” si ritrovò a pensare il Mezzodemone, intuendo dall’impugnatura della spada che era un’arma che si prestava ai giochi di polso “Quindi è una a cui piacciono le finte” ragionò.
In quel mentre, lo spirito scattò in avanti: in un primo momento sembrò che il suo attacco fosse diretto al collo, ed Arashi attuò una guardia alta, ma all’ultimo effettuò un gioco di polso che definì il fianco come nuovo obiettivo. Fortunatamente, Arashi riuscì a roteare in tempo lo spadone e ad andare ad intercettare la lama avversaria.
L’avversaria aveva uno sguardo terribile, osservò Arashi spingendola indietro con un movimento secco nel tentativo di farle assumere una guardia difensiva. La Yurei sfruttò lo slancio offertole dal Mezzodemone e si portò a buona distanza, riconoscendo che non sarebbe stato un avversario facile da battere con la spada. Quindi alzò il braccio libero ed invocò le Blazing Chains: cinque spesse catene simili a serpenti di fuoco fuoriuscirono dalle asperità del terreno e puntarono agli arti di Arashi. Svelto, il Mezzodemone evocò la sua Membrana Oscura ed una solida muraglia di oscurità gli si erse intorno. Le catene di fuoco vi picchiarono contro con una forza spaventosa e si dissolsero, annullandosi assieme alla muraglia e lasciando vedere Arashi, ora con lo spadone in mano, pronto ad un attacco.
«Sarei sorpreso...se la tua magia funzionasse» disse, strafottente, prima di lanciarsi all’attacco. La Yurei assunse finalmente una guardia difensiva, mentre a breve distanza da lei il Mezzodemone spiccò un balzo per sfruttare il peso del suo spadone in un fendente vigoroso. Quando il colpo calò, la lama dello spadone si scontrò contro il piatto della spada di fumo, alzata prontamente come difesa dallo spirito, che la sorreggeva anche in punta con l’altra mano. Una seconda vampata avvolse l’isola, scompigliando i capelli candidi di Arashi e rivelandone la fronte imperlata di sudore. Il Mezzodemone godette dell’espressione di difficoltà della Yurei, credendo di averla così messa alle strette. Ma quando sorrise, con il suo risolino dall’aria superiore, lo spirito rispose con la stessa espressione, irritandolo.
Poi, con precisione calcolata, inclinò di scatto la lama verso la punta. Arashi, colto alla sprovvista, non poté fare altro che assecondare il movimento, lasciando scivolare lo spadone: in quel momento la Yurei gli assestò un pugno sul fianco rimasto scoperto, facendolo gridare per il dolore. Approfittando della sua reazione, lo spirito fece un passo indietro e nel contempo fece roteare la spada come se volesse tagliare Arashi di netto all’altezza della vita. Il Mezzodemone in risposta fece un salto indietro: non riuscendo a portarsi alla distanza necessaria per vanificare l’attacco, fece correre la lama parallelamente al terreno. Di nuovo le due lame s’incrociarono a mezz’aria, di nuovo una vampa d’aria calda arrivò a loro, che dopo il colpo si allontanarono uno dall’altra.
«Dimmi dove si trova Jaren o ti ucciderò, stolto!» sputò con rabbia la Yurei.
I due presero a camminare in cerchio tenendosi sott’occhio, ciascuno con la propria arma in mano pronta a scattare.
«Di nuovo...ma cosa vuoi che ti dica? Non ho idea di chi sia questo qui di cui parli tanto!» rispose per l’ennesima volta Arashi «E anche se potessi rispondere, di certo non abbasseresti la guardia e tenteresti di uccidermi» aggiunse con un tono decisamente più freddo. Le labbra della Yurei si stirarono in qualcosa di simile ad un sorriso.
«Però! Tua madre è stata generosa con l’intelligenza...» commentò acidamente. Arashi la guardò come se volesse annientarla con gli occhi.
Lo spirito scattò in avanti, alzando la spada di fumo sopra la testa per calarla con precisione quando fu vicina all’avversario: Arashi alzò prontamente lo spadone per difendersi. Non aveva bisogno di sorreggere la lama con due mani, e l’avversaria gli offriva tutto il ventre: rivestì il pugno di gramarye e colpì il più forte possibile la Yurei. Il pugno, ricoperto dal gramarye color pece, penetrò nel ventre dello spirito e sembrò bruciarla. La Yurei emise un urlo di dolore e dovette ritirarsi, mentre Arashi sorrideva trionfante.
«Voi spiriti siete patetici» sentenziò «Credete di aver ottenuto chissà quale potere, invece siete le creature più deboli dell’universo. Ammetti la tua sconfitta, Yurei, deponi l’arma e vediamo di discuterne: non ho voglia di combattere contro qualcuno che sicuramente finirei per distruggere»
«Non dire stronzate, Demone» rispose l’altra «Non puoi distruggermi finché non avrò chiuso la questione che mi lega al mondo terreno»
«Oh, hai ragione. Però posso infliggerti seri danni e, credimi, non avrei il minimo risentimento»
La Yurei rifletté un momento: era risaputo negli inferi che i Demoni e le loro stirpi non provassero alcun sentimento se non la gioia del distruggere.
«Potrei infliggerti così tanta sofferenza che alla fine cederesti e faresti qualunque cosa io voglia pur di non patire altro dolore...pensaci, Yurei»
Lo spirito lo fissò con astio, ricomponendosi. Lentamente, mentre si raddrizzava, rifletté sulla proposta del Mezzodemone. Alla fine afferrò la spada di fumo e con un ampio gesto teatrale la portò parallela al terreno, poi con un movimento secco la piantò nel terreno innanzi a lei. Arashi interpretò quel gesto come un “va bene, hai vinto”, ma quando osservò lo sguardo della donna non vi vide altro che lucida determinazione. Perfino il ghigno che aveva assunto gli suggerì che aveva in mente qualcos’altro.
«Massì, Demone, ti accontenterò» esordì lei «E alla fine vedremo se crederai ancora nella purezza degli adepti di Aelios»
Arashi capì che stava per dargli una spiegazione, così calò lo spadone «Avanti, sono tutt’orecchie»
La Yurei raccolse ancora qualche secondo, arricciando le labbra come indecisa sulle parole da usare.
«Jaren è mio figlio» disse infine «Ha sei anni. Un anno fa si è ammalato di febbre sanguigna...conosci questo morbo, Demone?»
Arashi diniegò con la testa «è una malattia che non tocca noi Mezzidemoni»
«Beh, di sicuro tocca noi Umani, ed è una febbre maledettamente difficile da curare, abbastanza forte da trascinare una persona alla tomba. Non so come Jaren l’abbia contratta, sta di fatto che lo portai fino ad Inti con la speranza che i sacerdoti di Aelios lo guarissero»
“La solita storiella patetica” pensò il Mezzodemone.
«E quei bastardi che cosa fecero? Lo lasciarono alla mercè dei Demoni!»
Arashi annuì. Conosceva i Demoni della Dorsale Nevischio, aveva avuto già a che fare con loro: erano crudeli perfino più dei loro simili delle pianure.
«Loro che si professano come i guaritori più abili, i migliori di tutta Pangea, prima lo ignorarono e poi mi dissero che era stato rapito ed ucciso dai Demoni! Che dopo il viaggio che avevo affrontato non c’era più niente da fare!»
Di fronte a tanto rancore il Mezzodemone rimase colpito. Era veramente tanto per un Umano. Poi il tono calò.
«Non poteva essere vero, non può esserlo! Ma i giorni passavano e di Jaren non c’era traccia. Chiesi aiuto per cercarlo, ma dovetti fare da sola. I sacerdoti mi guardarono con compassione e cercarono di convincermi della loro versione ad ogni discussione. Non gli credetti, ovviamente. Ma il ritmo di ricerca che adottai fu troppo elevato rispetto alle soste ed all’alimentazione che facevo, e quando alla fine il Tristo Mietitore venne a prendermi, giurai che quei dannati sacerdoti avrebbero pagato per lasciar morire Jaren»
Arashi comprese l’odio che la Yurei provava per il sacerdoti, e nel profondo pensò di capirla.
«Quindi il vecchio mi ha detto solo la metà della storia che gli interessava...Certo...Con la versione integrale non avrei mai accettato l’incarico, anche a costo di dormire all’aria aperta per tutto il mese» ragionò. Poi si ricordò dello strano odore del Gran Sacerdote «Non c’è dubbio, la storia puzza»
La Yurei tolse la spada dal terreno e la puntò contro Arashi.
«Ora, Demone, voglio sapere le tue intenzioni»
Arashi sfoderò il suo miglior atteggiamento da sbruffone.
«Metti via quella spada, Yurei, che con me non ti servirà più» disse, rinfoderando lo spadone «E finiscila di darmi del Demone. Mi vedi forse orecchie e coda animali addosso?»
«Hmm...no, è vero» riconobbe lo spirito, facendo svanire la spada «Hai le fattezze di un Umano, ma le stesse abilità di un Demone. Sei un incrocio?»
«Un Mezzodemone» precisò lui «Di nome Arashi. Posso sapere il tuo, di nome?»
«Chiamami Ai, Mezzodemone. A quanto vedo, i sacerdoti si sono rivelati vigliacchi ed ingannatori anche con te. Che intendi fare?»
«Voglio capire. A che pro non raccontarmi tutto? Se mi avessero detto cosa ti ha fatta diventare Yurei, mi avrebbero fornito un’arma in più per sconfiggerti»
«Ma non capisci? Sono un peso proprio scomodo per Inti. Vogliono che tu mi neutralizzi e basta»
«Significherebbe che stanno nascondendo qualcosa»
«Non stenterei a crederlo»
«Beh, la mia missione è quella di liberare i sacerdoti che hai rapito. Intanto portiamo su quelli»
«Quello, vorrai dire» lo rimbeccò Ai «Ne ho rapiti alcuni per convincerli a dire la verità su Jaren, ma quei vermi rimangono fedeli fino all’ultimo alla loro ipocrisia. Ad eccezione dell’ultimo, sono morti tutti»
«Okay, basterà quello. Portalo qui» ordinò Arashi, sbrigativo. Aveva avuto un’intuizione circa il Gran Sacerdote. Avrebbe dovuto verificarla, e per farlo avrebbe dovuto varcare le porte degli Inferi con la Yurei ed il sacerdote.
«Muovi i quarti posteriori, Mezzodemone. Se lo vuoi, dovrai venire a prendertelo di persona: io non servo nessuno» rispose Ai, voltandosi verso un’isoletta secondaria ed incamminandosi.
Arashi ghignò, seguendola. Che caratterino!
La Yurei lo guidò attraverso una serie pressoché infinita di isole ed isolette semi-disabitate e sempre più calde: il terreno in discesa indicava che si stavano avvicinando alla lava sotto di loro. Alla fine si fermò su un’isola simile a quella sui cui avevano combattuto lei ed Arashi ed indicò un’isoletta priva di collegamenti alla loro destra. Somigliava ad una gabbia per canarini, pensò Arashi, ma al suo interno c’era un ragazzo emaciato dalla tunica sacerdotale lisa. Il Mezzodemone lo squadrò: era svenuto e non doveva pesare più di cinquanta chili, ma erano comunque un peso non da ridere, vista la strada che avrebbero dovuto fare. Ai lo guardò con disprezzo e, quando andò a prelevarlo dalla gabbia, gli sputò addosso bestemmiando nel dialetto colorito del Flamarhen.
«Tieni il tuo pivello» disse ad Arashi, lanciandogli il ragazzo come se non pesasse più di una piuma. Arashi si scansò e lasciò che rotolasse nella polvere, prima di sollevarlo e caricarselo in spalla.
«Adesso, torniamo al santuario. Ho avuto un’idea, ma per verificarla avrò bisogno anche della tua presenza. Se tutto va come credo, allora avremo da fare pulizia» disse.
«Pulizia? Cosa intendi per pulizia? E se non va come pensi?»
«Andrà come credo, fidati. E quando dico pulizia, intendo di Demoni. Non sai che i peggiori sono quelli di forma umana?»
Ai non capì cosa intendesse, ma decise di fidarsi. Voleva portarla al santuario? In tal caso meritava la scorciatoia.
«Vieni, allora. Per te penso che anche Lucifero farebbe un’eccezione: ti porto fuori volando» disse, tendendo la mano al Mezzodemone. Vedendo che lui non aveva capito, gli afferrò la mano e cominciò a sollevarsi da terra, dapprima lentamente, poi sempre più in fretta. L’ampia veste palpitava attorno al suo corpo come l’ala di un corvo mentre Ai sfrecciava trascinando Arashi ed il giovane sacerdote con sé verso il cielo infernale.
Pochi minuti dopo Arashi provò una strana sensazione, come se fosse atterrato da un salto, e si rese conto di aver smesso di volare. Sbatté le palpebre, e si ritrovò attorniato dal denso fogliame del bosco che accerchiava il Faro di Aelios.
Ai lo strattonò per rimetterlo in piedi e fece un cenno con la testa al santuario.
«La tana del serpente» mormorò, piccata. Arashi non rispose, ma si incamminò al suo fianco fino all’ingresso del luogo di culto.
“Che calma” pensò “Sembra anche troppa”
Vide Ai fremere, mentre richiamava la spada di fumo solido.
«Per favore, ricorda che non devi ucciderli tutti. Te ne basta solo uno» disse, ricevendo un’occhiata torva dalla Yurei.
«Non garantisco» Arashi ignorò la risposta, poi afferrò la maniglia del portone minore e spinse con tutte le sue forze.
Era la funzione del tramonto, file e file di sacerdoti stavano in religioso silenzio a pregare. Nessuno li degnò di uno sguardo, nemmeno quando Arashi gettò il corpo di Jekar su una panca.
Notò che Ai aveva già puntato la sua arma verso l’altare, e si affrettò ad imitarla. Al rumore dello spadone che veniva sguainato, i sacerdoti si voltarono infastiditi. Ma alla loro vista un’ondata di paura invase la sala. Allora anche il Gran Sacerdote, seduto sul suo scranno sull’altare, si degnò di guardare cosa avesse creato tanto scompiglio.
Un lampo di sorpresa passò nel suo sguardo, mentre passava dalla Yurei al Mezzodemone.
«Salve, vecchio. Temo che sia ora di concludere la funzione»

 

   
 
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