Almeno credo (bene)
Mentre
le labbra di Neji sfioravano la sua pelle, fameliche e voraci, Ino si lasciò
sfuggire un sospiro di piacere.
Le
loro pelli nivee, la medesima tonalità di colore, gli occhi chiari che si
guardavano bramosi di ricevere di più di quelle semplici carezze, le labbra che
baciavano quelle dell’amante con un passione tale che avrebbe potuto piegare le
gambe di chiunque altro.
Ino
si aggrappò ai suoi capelli, sedendosi a cavalcioni su quel corpo asciutto –
che aveva sentito contro il proprio più e più volte, lasciandosi poi stringere
dalle braccia forti di Neji.
«Sei
sicuro?»
Il
ragazzo stese le labbra in un mezzo sorriso, la mano che correva ad accarezzare
i capelli biondi della giovane.
«Tutte
le volte la stessa domanda, Yamanaka» Le soffiò contro l’orecchio, e una
scarica passò tra di loro quando la sentì rabbrividire.
Seguì
con il naso patrizio la linea morbida dei suoi seni, prima di guardarla
nuovamente negli occhi cerulei.
«E
la tua risposta è sempre la stessa» Chiosò Ino, le mani tremanti mentre lo
accarezzava – perché con nessun altro il
suo stomaco si era attorcigliato, perché quello non era solo sesso.
«Va
tutto bene, non c’è niente di sbagliato» E mentre pronunciava quella frase – sbagliata, sbagliata, sbagliata – Ino
chiuse gli occhi, dimenticando il vociare oltre la porta e la moglie del
ragazzo che stava tra le sue gambe.
Tra palco e realtà (male)
Ino
deglutì rumorosamente, portandosi per l’ennesima volta il calice di champagne
alla bocca, il rossetto ormai quasi del tutto scomparso – a causa di labbra che baciavano le sue, i corpi nascosti malamente da
una tenda polverosa.
Portò
una sua mano lungo il costato, accarezzandosi la pelle nuda e assottigliando
gli occhi chiari di fronte alla coppia felice
mano nella mano; sembrava quasi che nulla potesse intaccare quella gioia.
Poi
Neji strinse il fianco magro di Hinata, e qualcosa nel cuore di Ino sanguinò. Un
bruciore intenso, quasi avesse ricevuto una, due, mille pugnalate dritte al
centro del suo petto.
Si
dovette appoggiare all’uomo al suo fianco per non cadere, dando poi la colpa ai
tacchi alti – e non al proprio cuore che
doleva.
Con
gli occhi velati dalle lacrime, fissò nuovamente Neji e quando il giovane uomo
si chinò a baciare con leggerezza le labbra di Hinata, capì.
Capì
era inutile convincersi che tra loro non ci fosse nulla, oltre al puro e
primitivo piacere carnale.
Era
inutile illudersi di non amarlo, di non desiderarlo ogni notte nel proprio
letto e non solamente quando a lui faceva più comodo – cosa che capitava sempre più spesso, negli ultimi tempi, e che l’aveva
illusa.
Ino
non poteva fingere con se stessa, perché il suo cuore faceva fottutamente male
mentre guardava ed invidiava per la prima volta un’altra donna, il desiderio di
essere tra le braccia di Neji al posto di Hinata Hyuuga.
Piccola stella senza
cielo (luce)
Neji
l’aveva vista per la prima volta in cupo e grigio pomeriggio all’università,
sei anni prima, quando ancora il suo futuro non era stato scritturato su carta
e la libertà poteva ancora essere afferrata.
Correva
a perdifiato, un vestito viola troppo corto e il viso truccato con colori
leggeri, e il ragazzo aveva seguito quel corpo armonioso con vaga curiosità,
intravedendo la pelle nuda delle gambe ed i denti bianchi scoperti in un
sorriso di pura soddisfazione.
«Shikamaru!»
Si era gettata tra le braccia di un suo compagno di corso, e senza pudore si
erano baciati di fronte a tutti e poi...poi si erano salutati come due semplici
conoscenti, ognuno per la sua strada.
E
Ino l’aveva guardato dritto negli occhi, il sorriso mefistofelico e la bocca
inturgidita.
«Sei
il cugino di Hinata-chan?» Gli aveva domandato senza vergogna, avvicinandosi e
prendendolo a braccetto. Neji non aveva particolarmente gradito quella
sfacciataggine, ma era comunque rimasto in silenzio, assaporando il profumo di
fiori della ragazza.
«Io
sono Ino Yamanaka, frequento la facoltà di farmacia. Piacere di conoscerti!» E
gli aveva scoccato un veloce bacio sulla guancia, tipico saluto delle
ragazzine.
Eppure,
quando guardò i suoi occhi cerulei, vi scorse una luce maliziosa e divertita.
Luce che, ancora oggi, vedeva sempre nei suoi occhi, prima di fare l’amore con Ino.
Tutte le strade
portano a te (oscurità)
Non
vi era luce in quel rapporto, solo una buia oscurità che accecava i loro sensi
che li faceva capitolare ogni volta nel baratro più profondo, portandoli quasi
alla pazzia.
Si
baciavano, mentre il buio li avvolgeva – ed Ino non vedeva nemmeno più
distintamente il corpo di Neji, annebbiata ormai dalla sua presenza.
E
l’oscurità era sempre più fitta, sempre più palpabile e consistente, mentre i
pensieri di Hinata e il bimbo che portava in grembo scivolavano via, seguiti da
quello dell’imminente matrimonio di Ino con quel famoso dirigente dell’azienda
di cui Neji era socio.
Rimanevano
lì, insieme, al buio non solo della stanza, ma dei loro sentimenti
incomprensibili dai quali mai riuscivano a separarsi, ad allontanarsi.
Neji
aveva capito che non era più questione di stare tra le gambe di Ino e godersi
quei cinque minuti di piacere; l’aveva compreso quando si era fermato da lei e
si era lasciato abbracciare, consolare, quando Hinata gli aveva detto del loro
bambino – al posto di esserne felice, di
gioirne.
Aveva
capito che qualcosa tra loro c’era veramente quando la consapevolezza che non
sarebbero più potuti rimanere insieme l’aveva colto improvvisamente – quando ormai le ombre che li avvolgevano
erano troppo spesse.
«Come
chiamerai tuo figlio?» Gli chiedeva sempre, ignorando la storia che ormai
giungeva agli sgoccioli, mentre accarezzava in un gesto di improvvisata
dolcezza i capelli lunghi dell’uomo.
Neji
sollevava il viso ma non riusciva a scorgere quello di Ino, immerso nel buio
della stanza – dell’amarezza – e scrollava le spalle, indifferente.
«Hinata
è d’accordo con me: se sarà una bambina si chiamerà Ino» E si sollevava, la
baciava e la tratteneva contro il suo petto.
Ed
il buio nascondeva ancora quella passione, per le ultime, poche ore.
Bambolina (opposti)
Quando
Ino riguardava le vecchie foto, vedeva sempre la sua figura accanto a quella di
Neji, le mani che si sfioravano accidentalmente. Ricordava come quegli occhi
chiari scrutassero la sua figura armoniosa, ben attento a non farsi notare da
nessun altro all’infuori della stessa Yamanaka, mentre lei con la sua
esuberanza lo abbracciava in pubblico e, quando nessuno li vedeva (forse), lo
baciava divertita e maliziosa, gli occhi cerulei intrisi di malizia.
Probabilmente,
se si fossero fidanzati chiunque si sarebbe dichiarato contrario, perché Ino
era una bambolina modaiola e chiacchierona, Neji un perfetto manichino di intelligenza
e razionalità.
Mentre
la bionda si fissava allo specchio, il ragazzo avrebbe sicuramente preferito
rimanersene comodo su un divano, magari con i fogli del lavoro o dei compiti.
Erano
l’uno l’opposto dell’altra, chi troppo ligio al dovere, chi troppo attenta
all’ultima tendenza.
Non
sarebbero mai potuti stare insieme, pensò Ino guardando l’uomo steso al suo
fianco; non avrebbero mai ottenuto la felicità.
Avevano
ragione tutti: loro non erano fatti per stare insieme e costruirsi una
famiglia, perché troppo diversi – o
almeno, era ciò che Ino continuava a ripetersi per non scavare ferite più
profonde nel proprio cuore.
N/a
Madre
santissima, non pensavo che scrivere una NejiIno
fosse così...difficile. Eppure,
quando li guardo ho mille idee, ma nel momento di metterle su carta...PUFF.
Tutto scompare. Madame Ispirazione, dite? Potrebbe anche essere – attualmente
ne sono sprovvista, visto che è circa due giorni che cerco inutilmente di
scrivere una AreRina. Sic.
In
ogni caso, questa è per Sil, che capisce la profonda
bellezza del NejiIno e che è una fangherl in tutto e
per tutto. E perché il titolo è solo per lei, esclusivamente per lei. *_*
“C’era
una volta una Barbie”, perché Ino lo è sempre stata, ed ora, nel momento in cui
le ferite procurate da Neji dovrebbero essere evidenti, lei rimane di plastica.
Proprio come le Barbie, no?
Le
parole tra parentesi, sono i prompt. Sapete, no...il
“The one Hundred prompt project”. J
Sil, spero ti piaccia almeno un po’. Nel caso, al mio compleanno potrai
non scrivermi nulla. ù_ù Ti voglio bene, Barbie.
Sic.
Oh,
per quanto riguarda il mio ritiro...sapete com’è, l’incoerenza. J
Cà.