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Autore: BigMistake    14/01/2010    2 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XV: Di chi fidarsi ?!

Cominciai a camminare senza una vera meta, giungendo fino al cortile della scuola. Aveva cominciato a piovere e i miei abiti erano completamente inzuppati. Per la prima volta in vita mia avevo freddo e questa volta non donava conforto ma acuiva quel senso incolmabile e nero che ormai governava completamente i miei sentimenti. Sentii il mio corpo tremare. Mi poggiai sulla Fiesta di Joyce. Lui era ignaro di tutto e forse non avrebbe fatto domande. Nell’aria c’era l’odore di Jacob che probabilmente mi stava seguendo. Non pretendevo che mi lasciasse incustodita, lo capivo. La campanella trillò flebilmente tra il rumore di quello che era diventato un temporale. Dopo poco un numero di ragazzi crescente cominciò ad uscire dall’edificio. Tutti mi squadravano, ma a me non importava. Ed eccolo il mio caro amico Joy, mentre apriva il suo ombrello, ovviamente di mille colori, cercando di disincastrare la sciarpa lunghissima che portava al collo. Poi mi vide e fu un attimo. Corse sotto la pioggia, venendomi incontro.

“Nessie, cosa diavolo hai combinato stavolta?”nel suo tono non leggevo il solito spirito gioviale ed allegro, bensì era cupo quasi atono. Dovevo proprio essere orribile per provocare quella reazione in uno come lui “Vieni, ti accompagno a casa!”

“A casa non posso tornare…”

“Allora vieni a casa mia!” aprì la portiera della sua macchina, poi fece il giro per raggiungere il lato guidatore, e salì velocemente. Io, invece, cercai Jacob tra gli alberi che costeggiavano il cortile, sperando che la pioggia coprisse le mie lacrime.

 

La casa di Joy non era assolutamente come me l’aspettavo. Beige, ovunque. I mobili erano beige, le poltrone beige, le pareti beige. Al massimo qualche scadente finto arte povera marrone qua e là e poi ancora beige, beige, beige. Tutto assolutamente privo di anima. Se ci fosse stata Esme con me probabilmente sarebbe svenuta.

“Mamma, sono a casa!”strillò in un acuto quasi da sfondare i timpani. Joyce viveva da solo con la madre, da quando era bambino. Il padre li aveva abbandonati per cercare fortuna in qualche parte del paese.

“Ciao, Joy cosa urli?” se la casa non era come me l’aspettavo la madre di Joy andava oltre. Era una donna che aveva passato la quarantina da un pezzo, i capelli raccolti in una severa crocchia dietro la nuca, orecchini di perle, piccole rughe sugl’occhi grigi e vestita in un severo tailleure, indovinate che colore: beige. Non ero abituata ad una visione di una mamma normale. La mia normalità era una madre dall’aspetto di adolescente ma dall’esperienza di un’adulta, mentre quella che avevo di fronte era un’adulta in piena regola. Sapete se vivete sempre in una situazione, per quanto assurda che sia, finisce che la confondiate con la realtà.

“Mamma lei è la mia amica Nessie, ha qualche problema con le chiavi di casa e i suoi genitori sono partiti, non può restare per la notte?” lei mi squadrò a fondo prima di dare il suo consenso. Che donna stranamente viscida e di poche parole. Metteva i brividi.

“Non le devo piacere molto …” seguivo Joyce verso la sua camera. Lui alzò le spalle e sorridendo furbescamente si avvicinò al mio orecchio.

“Forse perché non sei Beige!” sapeva che avevo notato l’ossessione di sua madre per quel colore. Mi strappò una risata finalmente.

“Benvenuta nel mio regno!” aprì la porta e il vero mondo di Joyce si presentò ai miei occhi. Mille schizzi colorati di vestiti di alta moda sulla parete e sulla scrivania, lenzuola bianche e viola su di un piccolo letto, adornate da cuscini variopinti. Una cabina armadio gigantesca ed un manichino dove erano puntati una decina di spilli. “Cara non ti posso vedere in quello stato, allora vediamo cosa mi è rimasto di mia sorella …” s’intrufolò nella cabina scomparendo sotto un monte di vestiti.

“Hai una sorella?”

“Si, ha sei anni in più di me, ora è al college a laurearsi…” questa era nuova “ecco metti questo!” mi si presentò davanti con un jeans elasticizzato nero ed un top bianco con dei disegni avorio satinati. Devo ammettere che la sorella deve aver avuto un gran gusto “Come scarpe ho solo questi stivali decisamente demodè ma per adesso potranno andare, poi metti questa per coprirti le spalle… ” gli stivali non avevano nulla che non andava, anzi sembravano piuttosto comodi ed anche con un leggero tacco ben piantato al terreno, con la camicetta nera che mi copriva un po’ di più, iniziai a sentirmi decisamente più a mio agio.

“Ora fila a farti la doccia e datti una truccata che usciamo!”

“Cosa?” già mi aveva voltata e mi stava spingendo nel bagno. Così cercai di sistemarmi al meglio cercando di convincermi che distrarmi non sarebbe stato tanto male.

 

Poco dopo ci trovammo in macchina verso una meta a me sconosciuta. Ero riuscita a sistemarmi alla bene e meglio anche se per il mio amico ero fantastica anche con un sacco di iuta, forse per la prima volta l’ho visto invidioso.

“Me lo dici dove stiamo andando?”

“Si, ora si, però aspetta!” fece scattare la serratura dell’auto e la cosa mi preoccupò al quanto “Stiamo andando in un locale a ballare!” spiegata la serratura, io per istinto stavo cercando di uscire: sono pur sempre la figlia di Isabella Marie Swan in Cullen, e non ho nessuna intenzione di andare a ballare.

“Fammi scendere doppiogiochista che non sei altro! Lo sai quanto io detesti ballare!” lui rispose con una risata e si sorbì una sfuriata di quelle epiche fino a che, sconfitta incrociai le braccia al petto smettendo di sbraitare. Non appena fermò la macchina aprì le portiere.

“Arrivati, ora puoi scendere!” sventolò le sue mani di fronte al mio naso facendomi cenno di uscire, ma io non mi mossi “Ti prendo di peso?”

Sbuffai aprendo nervosamente la portiera, se avessi saputo sarei rimasta a dormire nella foresta. Lui mi seguì lanciando le chiavi al parcheggiatore, era realmente a suo agio che capii immediatamente che era un posto che frequentava spesso, a mia insaputa.

“Cara, ci sono cose di me che non sai! Anche io ho dei segreti!” maledetto traditore. Anche se le sue bugie erano molto più innocenti delle mie! “Però prima di entrare promettimi che proverai a divertirti!”non ne ero molto convinta ma mi disegnai la croce sul petto in segno di solenne accordo. Ed era pur vero che ormai ero lì che mi costava almeno provare a farlo. Presi un bel respiro ed insieme superammo la folla dell’entrata, almeno la fila non dovevamo farla. Strano.

< Nessie, parola chiave divertimento non domande! >

“In pista ragazza!” un’assordante canzone di quelle da discoteca rimbombava nel mio udito sopraffino tramutandosi in un assordante fischio. Probabilmente ero finita vicino ad una cassa. Cominciai ad allontanarmi dalla folla frastornata perdendomi Joy che intanto era salito su di un bancone a ballare. Avevo bisogno solo di un angolo isolato dove potevo calmare il mio timpano. Trovai un divanetto di velluto rosso abbandonato ad un angolo e mi ci abbandonai restando parecchio in disparte. Lentamente il fischio andava calando ma di certo non era aiutato dal frastuono di quella cosa strana. E pensare che veniva definita musica.

< Vi farei sentire mio padre al piano e poi ne riparliamo! >

No. Mio padre era lontano chissà dove, senza avermi detto niente. Non dovevo pensare a loro.

“Ciao, sei molto carina ti va di ballare?” un ragazzo dall’aspetto avvenente, o da quello che riuscivo a vedere o sentire, mi si era seduto accanto e tutto quel frastuono mi aveva proprio distratta.

“Va bene! Basta che non stiamo troppo vicini alle casse!” lui si alzò e mi porse la mano. Io la presi e mi lasciai trascinare sulla pista, da lì potei notare che comunque quel ragazzo era davvero molto bello e aveva un non so che di familiare. Forse il colore particolarmente strano degl’occhi mi ricordava quello della mia famiglia. Non diedi peso a questa cosa sinceramente perché pensavo solo a divertirmi. A differenza di mia madre, con cui condivido l’odio di ballare, io so farlo, pure troppo bene cosa testata nel famoso bar della sbronza. Merito probabilmente di mio padre. Infatti una cerchia di ragazzi sbavanti aveva fatto spazio per osservare le mie movenze sinuose, che con quel ragazzo sembravano ancor più sensuale. Ad un tratto la musica finì e con Joyce ci trovammo fuori.

“Allora brontolona hai visto che ti sei divertita!”

“E va bene! Non pensavo che sarebbe successo ma ti prometto che la prossima volta mi fiderò di te!” una grande mano calda afferrò il mio braccio, e mi trascinò a se. Non percepivo nessun odore, forse i miei sensi erano ancora frastornati. Jacob si ergeva in tutta la sua altezza di fronte a me e mi guardava come se fossi impazzita:

“Cosa diavolo ci fai qui Renesmee?”

“Non parlare con quel tono Jacob Black, non sono uno dei tuoi sottoposti!” Joy mi toccò la spalla ed io mi voltai verso di lui.

“Nessie, vado a prendere la macchina!” disse freddamente.

“Vai pure Joyce!” dissi io con lo stesso tono scostato.

“Renesmee, c’è qualcosa che non va … ”

“Si, vuoi proprio che te lo spieghi? C’è che non va che non si deve mentire alle persone che hai giurato di amare e proteggere per sempre! Jacob Black …” stavo continuando il mio sproloquio proprio quando lui cominciò a tremare.

“No non hai capito! Sta succedendo qualcosa ti prego andiamo a casa!” mi supplicava, ma io non mi sarei lasciata incantare da quello sguardo preoccupato e dolce.

“Quale casa? Io non ho più una casa! I miei se ne sono andati a morire in Italia, quindi per ora sono libera e tu dovresti solo lasciarmi in pace!” prese saldamente il mio braccio e mi trascinò ancora più vicino a se. Ora quello sguardo pensava solo a redarguirmi per quel comportamento capriccioso che avevo assunto.

“Lasciami, Jacob Black!” digrignai i denti emettendo un soffio sommesso e lui mollò la presa. Joyce arrivò con la sua macchina ed io entrai sul lato passeggero. Continuai ad osservare Jacob che aveva iniziato a correre verso di noi, ma non poteva accelerare il passo alla presenza di tutte quelle persone per fortuna. Voltandomi vidi il ragazzo con cui avevo ballato seduto sul sedile posteriore, con le braccia incrociate al petto e un sogghigno malefico sul volto. Mi cominciai a domandare chi diavolo fosse e se il suo nome fosse davvero Kyle come mi aveva detto.  Il nostro silenzio fu interrotto da Joyce che fece scattare la serratura. Anche il volto di Joy era cambiato, non aveva quella connotazione tipica che assumeva quando era eccitato o quando era curioso. Io mi aspettavo di trovarlo arzillo e pimpante con mille domande da pormi. Ed invece, guardava la strada, sguardo vuoto e stralunato, labbra serie. Il suo viso inespressivo sembrava quasi crudele. Cominciai a preoccuparmi seriamente. E poi che ci faceva lì quel Kyle?

“Cosa sta succedendo, Joyce? Perché questo tipo è in macchina con noi?”

“Nulla mia cara, ma sai vorrei parlare con te e con il nostro nuovo amico di una cosa!” provai nuovamente ad aprire la portiera della macchina, ma nulla. La forza della disperazione fece si che la staccai rompendola definitivamente.

“Fammi scendere Joyce!”

“Non posso tesoro, non vorrei mai che il ragazzo qui si offendesse!” rise ma stavolta la sua risata non fu di quelle divertenti che condividevamo nel cortile della scuola. Mi avevano attirato in un tranello e non sapevo quanto e come il nostro ospite centrasse.

“Dove tenete la fontana dell’eterna giovinezza?”

“Di cosa blateri Joyce?”

“Ho visto i vecchi annuari, i tuoi tutori legali sono identici ad allora ma dovrebbero avere dieci anni di più! ”

“E quindi? Si mantengono bene! In famiglia mangiamo sano facciamo molto sport!”

“No forse non sono stato chiaro con la mia domanda, meglio formularla in un’altra maniera: allora mi parli della tua immortalità?”

 

Note dell'autrice: Vi sentite deluse, tradite, arrabbiate: bene era proprio quello che volevo ottenere. Vi ho fatto amare questo personaggio, lo avete compatito quando è stato male ed ora si rileva una serpe. Sapete perchè l'ho fatto: perchè così riuscite a capire quello che sta provando Nessie in questo momento. Un colpo di scena così non poteva essere più colpo. Sono molto cattiva io!

   
 
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