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Autore: fliss90    14/01/2010    2 recensioni
al telegiornale raccontano il dramma di Haiti. il mese scorso sono stata in Abruzzo, a Onna, dove c'è stato l'epicentro del terremoto. breve one-shot per raccontare il disastro che ho visto in Italia, mentre prego per le vittime di Haiti.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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BENVENUTI A ONNA

 

Un silenzio irreale accoglie il nostro arrivo a Onna. Il buio è spezzato solo dalla flebile luce dei lampioni gialli che, invece di illuminare, rendono ancora più tetro e deprimente un luogo che ha visto in faccia la morte.

Case distrutte, biciclette rotte visibili sotto le macerie, panni stesi che nessuno mai ritirerà, bambole vestite di stracci, coperte a brandelli, materassi bucati, piastrelle spezzate, vite normali spazzate via in 48 terribili, infiniti, indescrivibili, indimenticabili secondi.

42 morti, 42 anime che nessuno mai più rivedrà ma che nessuno mai dimenticherà.

Onna è questo.

Per strada poche, ma coraggiose, persone. Si muovono piano, quasi avessero paura che un minimo rumore possa far tornare l’incubo del terremoto.

Persone che racchiudono un dolore impossibile da capire se non lo si ha vissuto, gente che ha perso tutto, amici, sorelle, fratelli, figli, madri, padri e, come colpo di grazia, anche la casa. L’abitazione diventa di poco conto rispetto all’idea che le persone con cui la si condivideva non ci sono più.

Ho conosciuto un signore di nome Pio. Ad alcuni miei compagni e me ha mostrato la sua nuova casa antisismica, piccola ma accogliente. Ci ha mostrato le foto della sorella, morta sotto le macerie a causa del crollo della casa a fianco alla loro e le foto della sua, ormai inesistente, ex abitazione.

E poi, ha raccontato come, miracolosamente, sia riuscito a salvarsi. Durante il racconto, un senso di ansia e angoscia mi attanagliava e continuavo a chiedermi cosa avrei fatto io se un terremoto avesse distrutto la mia casa e ucciso tutte le persone a me care.

Eppure, davanti a me, stava un uomo sui 70 anni che, nonostante le sofferenze e i dolori è subiti, aveva ancora la forza di sorridere e di pensare al futuro.

Ricordo che pensai: “sarebbe bello avere la forza e la speranza che ha lui…” e, oltretutto, un po’ invidiavo l’ottimismo che aveva.

Mi venne un altro pensiero, in seguito.

Il nostro spettacolo parlava della speranza dopo la sofferenza, della possibilità di ricominciare a vivere inseguendo i sogni che tenevamo nelle nostre scatole.

Al termine della recita, senza pensarci, corsi da Pio e gli regalai la mia scatola dicendogli:“spero che troverai nuovi sogni da metterci dentro. Un giorno tornerò a vedere cosa hai sperato di trovare nel futuro”.

Il sorriso che mi fece valeva più di qualunque cosa al mondo.

A Onna ho imparato a non scherzare più sui terremoti, ho imparato a non dare mai niente per scontato perché, se oggi sei qui, non vuol dire che anche domani, o stanotte, sarà ancora così.

Ma Onna e i suoi abitanti mi hanno insegnato che, anche se la vita è imprevedibile, la speranza è quella che ti fa sempre vedere il lato migliore delle cose. Onna ha questo potere che, a mio parere, tutte le persone dovrebbero poter provare sulla propria pelle. Onna è tutto questo: è sofferenza, è tristezza, è angoscia, ma è anche ottimismo, allegria e, soprattutto, speranza.

 

   
 
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