Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: zakurochan    05/07/2005    5 recensioni
Questa è la mia 2ff spero ke vi piaccia!!! Strawberry sta ancora con Mark(quanto mi sta antipatico!!!!)ma ci sono altri sentimenti ke si agitano nel suo cuore? Sapra riconoscerli? Saprà riuscire a darli all persona
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Noi

Noi

 

Cap.3: Una Strana persona

 

Stawberry alzò leggermente la testa appena per scorgere delle gambe camminare lentamente e fermarsi davanti a lei. Non erano in divisa quindi era di sicuro un ragazzo dell’università. Continuò a fissare le sue gambe per un tempo indefinibile fino a quando il ragazzo non si abbasso e la guardò negli occhi: la guardava come se fosse la persone più importante del mondo e questo non le piaceva per niente, non era bello che una persona ti guardasse così, soprattutto se non ti conosce. Da come era vestito e da la luce che illuminava i suoi occhi di color blu scuro che somigliava al nero, si capiva certo che non era una persona che si poteva ritenere in qualche modo “affidabile” ma, col tempo lei aveva imparato a non giudicare le persone dalle apparenze e questo lo aveva capito a proprie spese,  soprattutto grazie a Mark, che all’inizio sembrava molto carino, affidabile e responsabile ma, dopo si era ritenuto una vera palla al piede per lei con tutte le sue scenate di gelosia e con tutte le troppe premure nei suoi confronti.

Contraccambiò il suo sguardo intenso girando la testa da un’altra parte e mugugnando qualcosa del tipo:

-Lasciami stare, cosa vuoi da me?

In realtà cercava in tutti i modi di nascondere la voce rotta dalle lacrime che continuavano ad insistere per scendere giù da i suoi occhi e dimostrare tutta la sua frustrazione che si era insinuata nel suo cuore da quando non aveva più un appoggio su cui contare. Non aveva amiche, non aveva un ragazzo che l’amasse veramente: non aveva nessuno, era sola con se stessa.

Al quel punto le lacrime che continuavano a supplicarle di uscire finalmente lo fecero ed iniziarono a rigarle il volto come una mare in piena che non riesce più a fermarsi.

Il ragazzo continuava a guardarla e il bello è che non poteva fare niente per lei in quel momento, doveva prima smettere di piangere se no non l’avrebbe potuta aiutare. Quella è la parte più difficile, smettere di piangere è davvero difficile. Questo perché ti sembra l’unica via di sfogo, l’unica strada per riuscire a dire tutto ma, non è altro che una trappola che attira la sua preda in una solitudine più totale in cui pensi che nessuno tranne te può soffrire il tuo dolore, nessuno tranne te può capire il tuo dolore, nessuno tranne te può aiutarti. Il pianto è una trappola infame del destino in cui dopo averla scelta non si può più ritornare indietro. Perché il vero pianto non è quello che si fa quando ti danno le botte, non è il pianto di quando ti rubano il giocattolo. Il pianto vero è quello in cui il cosiddetto giocattolo è la morte o la frustrazione di una situazione come essere lasciati dalla persona che più ami al mondo, quello di quando sei solo e isolato da tutti. Questo è il pianto del giocattolo di cui soffrono i grandi ma, anche quelli più piccoli lo possono soffrire per quello quando piangono questo pianto diventano adulti. Degli adulti cattivi. Tutto per colpa di un pianto. Per questo il pianto dei grandi è una trappola molto pericolosa, se non ti sai riprendere da lei, ti rovina la vita.

Lui lo sa bene visto che a perso la madre a soli cinque anni e suo padre è sempre fuori per lavoro, suo fratello è un teppista di strada per la mancata educazione e lui, beh, non parliamo di lui che è peggio di suo fratello, suo fratello almeno vive a casa con i suoi amici, lui vive tutto il giorno in strada tra gare con la moto, distruggere case e rubare, picchiare la gente. Tutta la sua vita si è svolta fra i vicoli di Tokyo, ritorna a casa solo per dormire e fare colazione la mattina.

Veramente lui si trovava sul terrazzo per vedere se c’era qualcuno e cacciarlo via perché adesso ci dovevano picchiare uno stronzo che andava là e gli doveva dei soldi a lui e alla banda ma, appena aperta la porta davanti a lui si era stagliata la figura di quella ragazza. La luce del sole le illuminava la capigliatura che così assumeva tutte le variazioni del rosso. I lunghi capelli le ricadevano sul volto nascondendoglielo, il suo corpo anch’esso illuminato dalla luce vestiva una graziosa divisa beige e blu. Probabilmente era del liceo, ma cosa ci faceva lì, sul terrazzo dell’università? A questo ci avrebbe pensato dopo. Continuò ad osservarla: era accovacciata per terra e teneva le ginocchia piegate e il volto tra le mani. Gli sembrava una dea: era la ragazza più bella cha avesse visto e dire che lui ne aveva passate tante con le ragazze.

Mentre le si stava avvicinando lei aveva gridato che la sua vita faceva schifo e lui senza neanche pensarci le aveva risposto che non bisognava pensare male di se stessi. Solo adesso si rendeva conto della cazzata che aveva sparato. Le aveva detto una cosa che neanche lui era riuscito a dire a se stesso. Come sarebbe riuscito a convincerla di questo se neanche lui se ne convinceva?

Intanto le si era seduto vicino.

Alla fin di tutti questi suoi difficili ragionamenti una voce lo risvegliò.

Era una voce melodiosa e profonda. Una voce che un tempo doveva servire d’ aiuto alle persone ma, che ora lasciava vedere che l’aiuto che aveva dato le andava restituito.

S:Perché non te ne vai via, perché continui a restare qua?

Era indifesa e sussurrata questa piccola frase a cui lui rispose con una voce distaccata ma profonda.

-Sto qui perché semplicemente mi và di starci.

S: Beh sei molto gentile a disporti per rompere i coglioni alla gente.

-Oh ma guarda, una ragazza così per bene che dice le parolacce non sta bene, nonono.

E fece la voce della mamma muovendo il dito in segno in dissenso pronunciando l’ultima frase. Questo irritò profondamente la nostra amica che rispose:

S: Stai zitto io parlo come mi piace. Poi io sono una ragazza di strada.

Aveva paura di quel ragazzona, era anche molto arrabbiata con lui, così aveva detto una bugia e non sapeva che così dicendo aveva fatto ancora peggio.

-Ah, davvero? Sai io sono per strada da quando avevo otto anni eppure non ti ho mai visto.

Si avvicino pericolosamente alla ragazza che si allontanò.

S: Io lo sono da poco… Disse con non tanto convinta ma continuò lo stesso.

S:Come ti chiami?

La sua voce tremava, quello che provava prima cioè quello per qui piangeva ormai in lei non ce n’era più traccia. Adesso era inondata dalla paura. Doveva controllarsi.

-Se mi dici il tuo io ti dico il mio facciamo così?

Io suoi capelli neri gli coprivano gli occhi(immaginate Arima di Karekano: lui è uguale solo vestito da teppista moderno. ndA Ehi io cosa centro qua! ndAr Scemo era solo un esempio di somiglianza fisica!nsA Ah potevi dirlo prima ndAr Se leggi prima di offenderti!ndA)

Non voleva dirglielo ma una cosa lo spinse a farlo magari la paura di pensare cosa avesse potuto fargli se non glielo avesse detto.

S: Il mio nome è Momomiya.

-Ah,sono contento di sapere il nome di una ragazza così carina. Lo sai che sei davvero bella, vieni qua.

E l’attirò a se portandola a cinque centimetri da lui.

-Il mio nome è…

In quel momento la porta si aprì ed entrarono…

EHEHEH!!!! Eccomi di nuovo ritornata tra le suppliche di tutti!!! (EHHHHHH!!!! Certo guarda aspettavamo solo te!!ndLettori Siete cattivi!!ç_ç ndMe) Beh, che dire a tutti, innanzi tutto GRAZIE PER LE RECENSIONI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Cos’altro dire:REEEEEEEEEEECEEEEEEEEEEENSIIIIIIIIIIITEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Un mega bacio e mi scuso col ritardo dell’aggornamento

Zakurochan

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: zakurochan