Non voglio perderti
Capitolo 8
Ci sono volte nelle quali alla fine a predominare é l’angioletto. É quella
parte buona che c’é in ognuno di noi. Ci sono volte, invece, nelle quali alla
fine vince il diavoletto, vince la parte cattiva, vendicativa.
E ci sono quelle volte in cui la rabbia s’impossessa di noi. In cui non
capiamo piu neanche che cosa stiamo facendo. Perché siamo accecati dall’odio.
L’unico nostro obiettivo é quello di far soffrire chi ci ha fatto soffrire. Di
ferire chi ci ha ferito. Di far vedere a tutti chi siamo, di dimostrare che noi
non ci facciamo sottomettere.
Perché ci sentiamo tanto deboli. Troppo. Allora ricorriamo a nasconderci
sotto quella maschera da “duri”, da forti. Sotto quella maschera che non ci
appartiene e che ci mostra agli altri cosi come non siamo.
Pensiamo che l’unico modo per sentirsi meglio sia vendicarsi. Rendere pan
per focaccia.
Ora gliela faccio vedere io.. a quello!!” Pensava Evie. Il cuore pieno di
rabbia, gli occhi appannati dalle lacrime. Era cieca. Cieca. Troppo cieca per
vedere che facendo così avrebbe fatto male solo a se stessa.
“Evie.. non fare così!! Lo sai che tu
ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste non ne pensi nessuna. Non fare la
forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli altri cosi come sei! Vendicandoti
non cambierà niente.. L’unica che ci perderà sarai solo tu. Solo tu.” La voce
dell’angioletto cercò di convincerla. Avrebbe solo sbagliato! “So io, solo io ciò
che devo fare. Vendetta. Solo provando potrà capire come ci si sente ad essere trattati
come un essere insignificante. A trovarsi accanto persone
che se ne sbattono dei tuoi sentimenti. Solo così.. Solo così potrà capire!
Vendetta.” Evie era anche sorda. Avrebbe dovuto ascoltare quella voce
interiore. Quella parte buona di lei che emergeva ancora.
Ormai però aveva vinto il diavoletto. Non c’era niente da fare. Nulla. - Vai Evie! Fatti
valere! Non farti mettere i piedi in testa da quello!! - Erano le frasi
incoraggianti delle sue amiche. Così quella mattina
di gennaio, Evie decise di vendicarsi. Perché in quel momento la vendetta le
sembrava la strada più rassicurante e meno scoscesa. Era la strada meno
scomoda. E soprattutto pensava che l’avrebbe fatta contenta. Entro a scuola
arrabbiata, vendicativa, ma anche felice. Per la prima volta si sentiva forte,
al centro dell’attenzione! Lei, Evie, avrebbe dimostrato a tutta la seconda B
che non si faceva annientare da un ragazzoccio non ancora cresciuto. La prima ora per
fortuna era buca. Mancava la professoressa d’inglese. Meglio, avrebbe avuto più
tempo per mettere in atto il suo piano. Prima fase: colpirlo
nei suoi punti deboli. “Vuole la guerra? E guerra sia!” Pensò avvicinandosi
determinata alla lavagna. Afferro il gessetto bianco e con mano sicura inizio a
scrivere: Matteo = nano. Le sue amiche iniziarono a ridere. Ma fu proprio in quel momento, tra le risate sue e delle
sue amiche, che una voce la raggiunse. Era Matteo. - Ehi raga! Avete visto quanto é brutta Evie? E poi
soprattutto quanto é piatta? – La sua voce, mentre rideva e scherzava. L’aveva voluto lei pero. L’aveva provocato e lui aveva
risposto. La colpa in quel momento era di tutte e due. Si senti per un attimo una fitta al cuore. Ancora quella
spada. Quel dolore. Ancora la voglia di piangere, di sfogarsi. Di dirgli che lei
lo amava; che lo avrebbe amato sempre e comunque. Ma dall’altra parte il
desiderio di fargliela pagare cara, di vendicarsi. - Pensa di far ridere? – Esclamo voltandosi verso le sue
amiche. Gia. Perché lei doveva mantenere la maschera da dura. Non avrebbe mai
osato ammettere davanti a loro che quell’affermazione l’aveva distrutta. No.
Lei doveva essere forte. Non doveva cedere davanti a Matteo.. E con tutta la forza che le rimaneva si volto verso di lui
dicendo: - Fanculo! -. E poi si giro verso le sue amiche che la
sostenevano, che dicevano “Evie sei grande!”. Grande.. Grande un corno! Si
stava comportando come una bambina. Una stupida bambina! Una palla di carta le cadde ai piedi. La raccolse. Su quel
foglio stropicciato sorgeva ancora la scrittura di Matteo. Ancora, come il
giorno prima. “ Guarda che ho
sentito cosa hai detto.. Mica sono sordo! “ Ha sentito? Bene. Perfetto. Era quello il suo intento. Che
avrebbe dovuto dirgli? “ Smettila di fare
la forte.. Fai solo ridere!” La
risposta di Matteo. Aveva perfettamente ragione quel ragazzo. Prese ancora la penna. “ E tu la devi smettere di
prendermi in giro!” “ Ma quando mai ti
ho preso in giro?” Ora stava veramente perdendo la pazienza. Non solo la
derideva: la prendeva per i fondelli. No. Ora doveva pure fare il santarello e
dire che non l’aveva mai fatto. Falso. Bugiardo. Se
per un momento aveva pensato di chiedergli scusa, ora la rabbia le stava risalendo
alle stelle. Innamorata sì. Babba no. “ No, guarda! Non mi hai mai preso in giro.. Fare finta di
metterti con me non é prendermi in giro? Deridermi continuamente, scherzare su
di me, su quello che provo con i tuoi amici... Questo non é prendermi in giro?
Avanti Matteo é un anno che mi pigli per i fondelli! ” Scrisse velocemente, con rabbia, quasi bucando il foglio. “ A me piace
scherzare.. e poi comunque non mi sembrano tanto gravi!” Diceva cosi la risposta di Matteo. Non gli sembravano tanto gravi? NO? Non era grave per lui
il fatto che Evie piangeva spesso, che soffriva? Non era grave per lui il fatto
che in quel momento erano lì ad insultarsi praticamente? Beh, per lei si. E
anche tanto. “ Non ti dispiace neanche un po’ che io soffra tanto?”
Evie voleva sapere la verità. Voleva capire cosa frullava nella testa di quel
ragazzo. “ Senti Evie.. Io
voglio solo divertirmi con i miei amici.. Del resto non me ne frega niente!
” Finiva cosi il loro discorso via
bigliettini. Cosi. Scrivere quelle parole o scrivere “Senti Evie di te non me
frega assolutamente niente! Sei un minuscolo puntino quasi inesistente nella
mia vita” era la stessa identica cosa. Glielo aveva detto. A lui di lei non
gliene importava niente. Divertirsi con i suoi amici, era questo l’importante
per lui? Divertirsi in qualunque modo.. Deridendo gli altri anche se
necessario. Evie afferrò la penna nera e cercò di scrivere qualcosa.
Doveva rispondergli a tono, dannazione! Quella volta sarebbe stata lei ad avere
l’ultima parola! “é cosi? Sai Matteo io posso vivere benissimo senza di
te!” Fece per lanciarlo nella sua direzione ma..
qualcosa la fermò. Qualcosa le immobilizzò il braccio. Le impedì di lanciarlo. Lo sapeva benissimo che non era assolutamente vero. Senza
lui, lei non poteva vivere. Senza lui si sentiva inutile. Lui era una delle
persone più importanti che avesse incontrato. Non era vero che non gliene importava
niente. Mandandogli quel bigliettino avrebbe detto solo l’ennesima bugia. No,
non avrebbe compiuto ancora una volta un errore. L’accortoccio e lo strinse tra
le mani. “…Lo sai che tu ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste
non ne pensi nessuna. Non fare la forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli
altri cosi come sei! Vendicandoti non cambierà niente.. L’unica che ci perderà
sarai solo tu. Solo tu. ” Si ricordò di ciò che le aveva detto la sua vocina
interiore, quella buona quella mattina. Si accoccolò tra due banchi e scoppio in lacrime. Mentre i
compagni ancora una volta cercavano di consolarla. Mentre le sue amiche non
riuscivano forse a capire cosa le era successo. Non avrebbero mai potuto
comprendere che quella che avevano visto quella mattina, quella persona forte,
vendicativa, arrabbiata, non era la vera Evie. Lara le prese il foglio di carta e lo lesse assieme ad
Ilaria. - Non piangere per uno.. uno cosi! – Le si avvicinò
Ilaria. Ma Evie non ascoltava. Piangeva, si sfogava. Lei non piangeva
solo per ciò che aveva detto Matteo. Anche per quello, ma non solo. Piangeva
perché aveva cercato di essere quella che non era. Piangeva perché si rendeva
conto di aver sbagliato. Perché nasconderci dietro una maschera può anche farci
felici inizialmente, ma non potremo mai essere quello che non siamo. Mai. FINE
CAPITOLO 8 Forse è un po’ cortino come capitolo.. Ma io
preferisco spezzettare la storia in più capitoli, approfondendo meglio però la
scena, che mettere tante cose in unico capitolo che riesca di diventare troppo
confuso! Vi chiedo ancora scusa per la mancanza di accenti.
Come già detto nello scorso capitolo, ribadisco che ho
scritto questo capitolo al mare su un computer vecchissimo dove non ho capito
come si inserivano gli accenti. Tornata a casa ho
cercato di rimediare con la correzione automatica ma, se mi dovesse essere
sfuggito qualcosa, abbiate la pietà di perdonarmi! Specialmente gli accenti
nella parola “così”, che il correttore automatico, non so perché, non vede! Ringrazio come al solito i supermegafantastici
lettori, che veramente mi danno un grande appoggio. Sono contenta che nello
scorso capitolo sia piaciuto diciamo “la lotta interiore” di Evie. Mi definite “Bravissima”, “Spaziale”; dite che questa
mia ff è “Bellissima”, “Stupenda”: veramente non so
come ringraziarvi. Lo so che sto diventando ripetitiva, ma non sapete quanto
leggere queste vostre recensioni sia bello! Ora è meglio che la
finisco qui, perché vi starete rompendo!! Comunque GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE (L’abbiamo capitolo!!
Nd_lettori) Un bacione-one-one-one (Scusatemi..
oggi sono un po’ pazza! Nd_diddly) Diddlina
Scrisse velocemente : “Sono contenta”. Se solo si fosse un attimo a ragionare...
Se solo si fosse tolta quella maschera da dura che non le apparteneva.. forse
avrebbe potuto dirgli quello che la vera Evie pensava. Avrebbe potuto
scrivergli: “Scusa.. ho sbagliato! L’ho fatto solo per sentirmi forte.” Avrebbe
potuto dirgli la verità. Ma no. No, no! Lei doveva fare la figa! Doveva fare il
boss del gruppo! Le sue amiche la acclamavano e la sostenevano! Mica poteva
deluderle in quel modo..