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Autore: Kimmy_90    15/01/2010    2 recensioni
Estratto da " 5. Accettazione ."
[ Rimase allibita ed estasiata ad ascoltare due labbra sottili e surreali lievemente posate sulle sue.
   Più per caso che per intenzione.
     Più per follia che per attrazione.
C'era una parte di lei con cui era in conflitto, eppure in amore. E questa parte di lei le si presentava come un ragazzo dalla pelle morbida e setosa, inventato da lei stessa anni prima.
Era una cosa malsana.
Lo sapeva.
     Era andata definitivamente fuori di testa.
]
Lei è una ragazza apparentemente calma e tranquilla.
Lui è un casinista.
Lei tende ad evitare i problemi, è remissiva, cerca il dialogo.
Lui è superbo e sprezzante.
Lei è moderatamente bassa, lui è alto; lei è acqua e sapone, lui si trucca pesantemente; lei beve, lui è astemio; lei non fuma, lui si fa le canne; lei ha gli occhi grigi, lui neri; lei segue i suoi ideali... bhe, lui anche.
Il problema, sostanzialmente, è che sono la stessa persona.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Stand by me





3. Stand by me


Hera - l'immagine di Hera - non si mosse ne' parlò più.

La cosa appariva destinata a non ripetersi. 

Aria era convinta di aver avuto delle allucinazioni, la cui causa attribuiva facilmente ai fumi dei colori che usava. Non era una cosa improbabile, dato che era rimasta chiusa in camera sua per tre giorni senza mai far areare: il giorno dopo aver finito il dipinto, andò a comprarsi una carrellata di tinte completamente naturali.

Il ritratto rimase lì.
Non lo toccò, non ci aggiunse niente, proibì a chiunque di avvicinarvisi. Ogni tanto lo guardava, a metà fra l'orgoglioso e il turbato per la perfezione che le sembrava avere quell'immagine.
Non si ricordava di aver visto mai niente di più vivido in vita sua: i contorni sfumati e i dettagli messi invece perfettamente a fuoco davano all'immagine una trascendenza che ipnotizzava lei per prima. La parte più curata erano gli occhi, dettagliati in maniera maniacale, che conferivano allo sguardo diretto del soggetto una penetranza indicibile. Nelle pupille nere era concentrata tutta l'altezzosità e la provocazione di cui aveva scritto nel character design, e il portamento, retto e flemmatico, gli dava l'aria d'un principe machiavellico.
Aria ogni tanto si avvicinava alla tela per cercare di capire se era riuscita a rendere visibile anche la parte più celata del suo carattere. Le sembrava perfetto in maniera sconcertante: una velatura di malinconia e dolore traspariva dalle sopracciglia, il vero specchio dell'anima.
Per quanto adorasse quel suo lavoro, non era convinta.
Probabilmente era ancora suggestionata dall'idea che aveva avuto in testa nel momento in cui dipingeva, e quindi vedeva cose che l'opera in se' non era in grado di trasmettere allo spettatore.
Dopo qualche settimana spesa a osservare morbosamente quel ritratto, decise di metterlo nell'armadio, per ritirarlo fuori più avanti. Voleva aspettare di essere libera dell'immagine di Hera per poter valutare obiettivamente la propria opera.




"E quindi ammettiamolo: 'sta roba non serve a un cazzo!"
Il panegirico di Manuel sembrava finito. Il ragazzo stava litigando ferocemente con il mixer nuovo, e al momento era intento a staccarne violentemente e furentemente gli spinotti. Liam, il bassista, lo guardava basito maltrattare così quei poveri cavi, e dopo un primo istante di sconcerto si lanciò sul compagno per fare in modo che non assassinasse del tutto la loro attrezzatura. 
Denise e Aria sedevano sulle panche della prima fila, intente a mangiare patatine fritte e totalmente insensibili allo stress che traspirava la band.
"Non credo che inizieranno in orario." asserì Aria, retorica.
"Credo sarebbe sconvolgente se una cosa del genere potesse accadere."
Il palchetto, allestito più o meno maldestramente nella piazzetta del quartiere, avrebbe dovuto ospitare la bellezza di quattro band. Manuel e gli altri si erano aggiudicati il primo posto nella scaletta: peccato che dal loro punto di vista quella non fosse assolutamente una nota positiva. Anzi, Liam aveva quasi azzannato alla giugulare Manuel quando aveva saputo che non aveva nemmeno Pensato di dire 'no, vogliamo suonare più tardi'. Manuel si era incazzato, Liam si era incazzato, il mixer si era incazzato e alle nove di sera tutti stavano ancora bisticciando con tutti (e tutto).
Aria e Denise osservavano con felice ignavia e incompetenza i loro amici, intenti a scannarsi per riuscire a far funzionare la baracca.
"Quando porti il superquadro al tuo tutor, Ary?" Le domandò Denise, mentre ancora guardava assente quattro ragazzi particolarmente maldestri pronti alla crisi di nervi.
"Bho" rispose lei, stringendosi nelle spalle. "Quando avrò il coraggio di tirarlo fuori dall'armadio, suppongo."
Denise, abbondante nelle forme e dalla chioma più corvina d'un corvo stesso, si volse verso l'amica: "Dov'è il problema, di preciso?"
"Suppongo di aver paura di ritrovarmi in mano un dipinto molto diverso e decisamente peggiore di quello che credevi di aver prodotto"
"Ma se lo adoriamo tutti, dai! Non puoi essere sempre così maledettamente insicura."
"Ma chissenefrega, è solo un dipinto fatto a caso. Quando avrò voglia lo poterò al tutor."
Denise inarcò un sopracciglio, mordendosi leggermente le labbra carnose e scrutando Aria da dietro gli occhiali da vista scosse leggermente il capo. "Ecco cosa succederà: finirà nel dimenticatoio, non lo toccherai più per i prossimi quarant'anni, e dopo aver passato una vita frustrante a insegnare arte a degli adolescenti cerebrolesi e disinteressati lo ritroverai, lo porterai in una galleria, diventerai improvvisamente famosa e ti dichiareranno il genio di questo secolo. Due giorni dopo, mentre andrai interrogandoti di quanto più utile e appagante avrebbe potuto essere la tua vita se avessi sottoposto quel quadro ad un giudizio critico molti anni prima, scoprirai di avere un cancro terminale, e in due settimane morirai, fra dolori lancinanti, vomito, bava, e il rimpianto di non avere mai osato abbastanza e di aver sprecato completamente la tua esistenza."
"Grazie per la previsione così dettagliata, Ise. Auguro un cancro anche a te."
Lei schioccò la lingua sul palato, scuotendo il capo.
"Sarebbe bello se ogni tanto le ascoltassi seriamente, le mie previsioni."
"Perchè, si avverano?"
"Non lo so. Ma sinceramente, fossi in te, non aspetterei di avere sessant'anni per riceverne la conferma."
Toccò ad Aria schioccare la lingua.
"Che'ppalle. Quando iniziano?"




Onde evitare di tornare a pensare a Hera, Aria finì con l'accettare di curare la grafica dell'album demo di Manuel e compagnia.
La tattica fu piuttosto funzionale, soprattutto perchè il quartetto aveva una capacità di bisticciare e non trovare un accordo degna di altrettante comari costrette a lavorare nella stessa cucina.
Come avessero fatto a mettere su un gruppo, era un mistero universale.

"No, No, No - cazzo - Liam - Non hai capito una sega. Non puoi farle mettere dei toni violacei, ti sei bruciato il cervello? VIOLA? Cristo, siamo Hardcore Punk, non dei cazzo di Emo!"
Aria fissava il fondo della tazza di caffè, muta.
"Ma che hai contro il viola, Sam? Cioè, cazzo, verde e viola! I colori del punk! Abbiamo tutto il diritto di usarlo, sai cosa me ne frega se il viola se lo sono preso gli Emo, te e 'sta cazzo di paranoia di sembrare Emo?"
"Ma no, cazzo! E' una questione di principio! Blu, rosso, nero, BIANCO se proprio ci tieni, ma cazzo, non VIOLA!"
"Sai cosa" intervenì Manuel "'sta storia dell'essere Emo sarà tipo quella dell'essere.. no cioè... cioè, no, non intendevo questo - volevo dire, no, 'spe... sì, ecco, no, cioè cazzo, ci stai scartavetrando i coglioni con 'sta storia di non voler essere Emo che inizio a pensare che tu lo sia - ma cazzo, Sam, non è una malattia, oh, se hai tendenze suicide basta dirlo e risolviamo, cioè, cazzo, io non ho niente contro gli Emo"
"Ma cosa cazzo 'stai dicendo? Ma neanche io hi un cazzo contro i cazzo di Emo, cazzi loro, cazzo, ma noi siamo Hardcore Punk, CAZZO!"
Aria deglutì. "Vabè, ragazzi, quando vi siete messi d'accordo... fate un fischio..." disse, senza elevare eccessivamente il tono. Il che, in quel cafè e con quella compagnia, equivaleva all'avere la certezza di non essere calcolati.
"Ma devi sempre essere così fottutamente conformato, cazzo?! Ma fai quello che ti senti di fare! E' musica, cazzo! E' libera!"
"E 'fanculo, io mi sento di NON voler avere la demo VIOLA, ci arrivi, cazzo, ci arrivi che non voglio la demo viola?! E poi, cazzo, è questione di Marketing!"
"Ma 'sto cazzo il marketing! Il marketing lo fa la casa discografica, son cazzi suoi, sai cosa cazzo gliene frega delle copertine delle demo, a loro!"
"E allora te perchè ti sei impuntato su 'sto viola del cazzo? Cioè, a 'sto punto manco la facciamo, cazzo, la copertina del cazzo!"
"Sempre col cazzo in bocca siete, voi quattro." sibilò una voce femminile da dietro la nuca di Manuel.
I quattro gelarono. Come la loro testolina comprese cosa significasse, improvvisamente smisero di parlare.
Cadde il silenzio.
Aria sbuffò, sgonfiandosi. "Brava, Ella. Almeno adesso stanno zitti."
Ella schioccò un bacio sulle labbra di Manuel, e poi tornò a guardare la band nel suo complesso. "Fossi in voi mi darei una regolata". Sbuffò, sistemandosi la borsa sulla spalla.
"Bene, dichiaro il ritrovo ufficialmente finito" fece Aria, levandosi in piedi. "Quando avete preso una decisione stabile sulla linea generale della grafica, fate un fischio. Intanto ci vediamo dopodomani per scegliere le foto che vi ho fatto l'altro giorno..." guardò i quattro, domandandosi se far scegliere a loro fosse un'idea furba. "Casomai facciamo qualche altra sessione."
Sistemò la sedia, e pronta per avviarsi mosse qualche passo in direzione dell'uscita del cafè.
Ella la prese per il braccio prima che potesse allontanarsi dal tavolo
"Ary, Ary aspetta un attimo. Devo parlarti."
Lei la guardò perplessa.
"Dimmi" rispose, facendo spallucce.
Ella storse la labbra. "Mh... ecco, vedi." Le si avvicinò "Lucas sta girando da queste parti con la sua nuova ragazza" comunicò all'amica, mantenendo un tono che cercava di essere il più rassicurante e tranquillo possibile. "Dev'essere tornato qui per la pausa natalizia."
"... ah." Fece Aria.
"Bhe, ecco. Volevo avvertirti. Meglio sapere che rischiare di fare la figura dell'idiota, no?" 
Aria notava il tono di apprensione nell'amica, e finì con il sentirsi infastidita. "Oh, dai, Ella. Cosa credi, che abbia tredici anni? Sono passati due mesi, ho superato tutto il superabile. Non metterti a fare la chioccia, adesso."
"Sai che è il mio mestiere, no?"
Aria sbuffò leggermente. "Non iniziare a farti preoccupazioni inutili. Sono matura - so arrangiarmi. Grazie dell'avvertimento."
Ella la guardò fissa negli occhi per ancora qualche istante, e poi la lasciò andare.
"Bene, meglio così." 
Le sorrise.


Fuori, il tempo era spastico.
Da loro l'inverno non era degno di tale nome, dato che se arrivavano a 10 gradi potevano dire di star congelando. In compenso, le nuvole si susseguivano in un turbinio che faceva comparire e scomparire il sole a caso.
Camminando, Aria ripensava a Lucas. Era strano come se ne fosse più o meno dimenticata, finendo con l'ossessionarsi ad Hera quasi per caso. Certo, fra un essere umano che una volta era stato il suo ragazzo e un personaggio della sua fantasia, ne passava. Comunque, negli ultimi giorni non pensava più ne' all'uno ne' all'atro.
Così Lucas era tornato a casa con la ragazza. Chissà se poi era la stessa della prima volta, o se aveva fatto circolare un po' il suo seme, il bastardo.
Sicuramente non si era potuto permettere il sesso senza guanto, cosa che invece con lei poteva ben che fare. Magra soddisfazione. E se non usava il profilattico egualmente, allora era Idiota in via ufficiale.
Anzi, a ripensarci avrebbe anche potuto farlo.
Lui e la sua stupidaggine, lui e quella sua mania di fare le cose a caso.
Macchè mania, era pura incoscienza.
E se poi...
"Ciao!"
Aria risollevò improvvisamente lo sguardo da terra, andando a guardare davanti a se'.
".. ciao", mormorò.
Lucas le sorrise: un sorriso tranquillo e di cortesia. Le passò oltre continuando il suo incedere, la mano stretta in quella di una ragazza anonima, alta e biondiccia, dal passo sculettante e le labbra sottili.
Aria rimase immobile dov'era, senza che probabilmente la coppietta se ne accorgesse.

Gelata.
Completamente sconvolta.
Svuotata di qualsiasi cosa potesse avere dentro. E colta disastrosamente di sorpresa.
Lucas l'aveva salutata con disarmante naturalezza, e lei, incapace di connettere, gli aveva pure risposto.
Dio, che IDIOTA.
Le si schiusero leggermente le labbra. All'altezza del cuore aveva avuto in bruciore di adrenalina ed emozione, il cui eco ancora rimbalzava nelle sue vene. E il muscolo palpitava, agitato.

Ancora stranita, calò lo sguardo, respirando lentamente e con insicurezza.
L'aveva superato. Tsk - ma in quale improbabile universo parallelo?
Era solo riuscita a non pensarci fino ad allora. quello era stato il suo massimo risultato.
La realtà era che non era cambiato assolutamente nulla. Niente di niente, era ancora tutto come prima. Dentro di lei, per lo meno.
Fuori, la realtà la contraddiceva parecchio.
E lei odiava quel modo di essere della realtà. Non poteva fare assolutamente niente.
Solo rimanere lì, ferma, a ricordarsi quanto stesse effettivamente male.

Alle sue spalle, iniziò a percepire una presenza.
Manteneva lo sguardo fisso nel vuoto, calato, il capo rintanato nelle spalle cadenti.
Sapeva che era lì.
Sapeva che era sempre stato lì.
  "Non ti crucciare, piccola"
Lei strinse le labbra.
  "Sono qui per te. Lo sai che sono qui per te."
Lo sei?, pensò.
  "Non me ne vado finchè non mi cacci. E non lo stai facendo, piccola."
No, non lo sto facendo, pensò.

Hera le si avvicinò.
Aria sentì le sue braccia cingerle in busto, il suo respiro avvicinarsi, i suoi capelli sfiorarle il capo.
Ma non aveva senso. Era tutto falso, inesistente, rinchiuso nella sua mente.
  "Non ha importanza cosa sono. Sono qui. Questo è importante."
Non aveva bisogno di un amico immaginario per tirare avanti. Era patetico.
  "Evidentemente ne hai bisogno."


Aria levò il capo, fissando qualcosa di inesistente davanti a lei.
Iniziarono ad inumidirlesi gli occhi grigiastri.
Mosse leggermente le labbra, ma non un suono ne uscì.







When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid, no I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me



















[Notae Autrix] (dubito fortemente si scriva così xD)
Bho, forse "stand by me" alla fine era esagerato però... chiamava xD
Adesso è chiarissima la piega che prenderà il tutto (anche se non troppo banale / bhe, difficile trattare una cosa flashata e folle come questa 'banalmente', però, insomma, spero non sia tanto scontato)... quindi siete liberi di abbandonare con la scusante "troppo fuori di testa".
Bhe, succede.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
Grazie a chi segue e a chi mette fra i preferiti - sono contenta che la storia piaccia.
E grazie a DonnaH - sì, il "TOTALMENTE FOLLE" è un ottimo complimento :)  l'idea era quella. ^^ spero tu gradisca come sta continuando la follia.

Ovviamente, le recensioni sono mmmmmmolto ben accette ^__^ grazie nche a Dada88 e CipDebbi

Ci vediamo al prossimo capitolo x3



   
 
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