Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: Okimar    16/01/2010    5 recensioni
Patty sta leggendo Twilight, un nuovo libro che l'appassiona di pagina in pagina. Si ritrova a pensare alla propria vita, paragonata a quella di Bella: Leandro sarebbe Charlie, René sarebbe Carmen, e chi potrebbe essere Matias? Il primo nome che le sfiora la mente, è quello di Jacob. Il migliore amico di Bella. Si, ma anche innamorato di lei, precisa pensandoci un po' più a lungo. E allora chi poteva essere Jacob? Con un gesto tranquillo si sistema una ciocca dei capelli e si rende conto di conoscere la risposta. E sa anche chi potrebbe essere Edward. Matias ha lasciato Antonella, non per una ragione importante, ma semplicemente perchè non l'amava più. Ed era da un po' che era fermo su questa convinzione. Almeno da quando una semplice bambina era entrata nella sua vita, distruggendo la sua routine e costringendolo a vivere realmente. Inizialmente si mostra amico della persona alla quale tiene di più, Patty, naturalmente, che non si riesce a convincere che lui la possa veramente amare, nemmeno quando sente queste parole uscire dalle stesse labbra che pochi secondi prima avevano sfiorato le sue.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stop alle promesse

Non avevo mai valutato le cose dal suo punto di vista. Stupidamente avevo dato per scontato che dovesse essere per forza Edward, se io fossi stata Bella. Anche perchè non avrei voluto che nessun altro occupasse quel posto, eccetto lui. Le sue parole non risultarono chiare alle mie orecchie, tutto il contrario, ma non ebbi il tempo di pensarci. Forse con quelle ipotesi mi ero avvicinata alla realtà, ma quello che accadde dopo me lo fece dimenticare completamente. -Io non capisco che cosa intendi, forse dovresti deciderti a parlare in modo chiaro!- gli risposi, lui mi fece segno di tacere, io mi innervosii. Ma pochi secondi dopo entrò mio padre, sul volto un'apprensione quasi sconosciuta, mi bastò a capire che qualcosa non andava.
-Patty, tua madre è svenuta più di una volta, così l'abbiamo portata in ospedale..- mi spiego papà posandomi una mano sulla spalla, affettuosamente. Sentivo la presenza di Matias accanto a me. -Non ti preoccupare, di sicuro è una cosa che riguarda la gravidanza, ma non si può mai sapere.. tranquilla, stasera ti accompagnerò a vederla..- mi sorrise e poi uscì dalla stanza. Non era niente di che, probabilmente una bolla di sapone che sarebbe scoppiata subito. Ma Matias capì il mio umore e non appena fummo di nuovo soli mi abbracciò dolcemente, avvolgendo il mio corpo nelle sue braccia.
-Tranquilla Patty, questa cosa si risolverà come niente.- disse rassicurandomi. -Ci saranno altre cose, nella tua vita, che invece saranno ben più difficili da affrontare, ma io resterò con te, anche se non dovessi esserci fisicamente..- si stava riferendo ad una faccenda rimasta in sospeso, ma non avevo voglia di parlarne. Lui capì persino questo. Occupò la mia mente facendo ben altro. Prese la coda dei miei capelli e li sciolse, poi mi tolse gli occhiali appoggiandoli sul comodino. -Chiudi gli occhi e prova a sentire la tua vera essenza. Che non porta occhiali, né i capelli legati in trecce. E tanto meno apparecchio..- disse sfiorando con un dito le mie labbra. Comparve nella mia mente l'immagine di una ragazza dai capelli biondi, lisci, gli iridi marrone lucente, una bocca sensuale, con il labbro superiore rigonfio e sporto in un quasi sorriso, le ciglia lunghe che le contornavano gli occhi, la pelle chiara, quasi pallida. Quando riaprii gli occhi l'immagine si sfocò fino a sparire, e mi accorsi che aveva posato le sue mani sulla mia fronte, facendo una leggera pressione. -E' così che sei veramente, sempre, almeno agli occhi di chi, comunque appari, ama la tua esistenza.- mi disse poi, lasciandomi libera. -Bella, anche tu, sei bella e non lo sai.- rimasi immobile.
-Ma perchè dici queste cose?- gli domandai agitata. Restò con un'espressione normale.
-Semplicemente perchè è la verità.- rispose chiaro. Io annuii anche se non ero per niente sincera. -E adesso a cosa stai pensando?- mi chiese sorridendo.
-Sinceramente?- domandai a bassa voce. Lui annuì facendosi serio. -Pensavo alle elementari.- risposi sincerissima. Matias aggrottò le sopracciglia, non capiva cosa intendevo. -Sì, alle elementari, quando si era tutti uguali.. quando non rischiavi di perdere un'amica per litigare per un ragazzo.. si giocava a rincorrersi, a nascondino, qualsiasi cosa andava bene.. e anche se sempre mi è mancato un papà.. era più facile affrontare giorno dopo giorno con un sorriso.. non si guardava se uno era maschio.. o femmina.. se era bello.. o brutto.. non c'era l'ansia che invece qui in città mi accompagna ogni mattina.. ho pianto più qui che tutti gli anni che ho vissuto a Bariloche..- lui annuì, mi voleva abbracciare di nuovo, ma io lo scansai gentilmente. -Promettimi una cosa..- gli dissi serissima.
-Dimmi..- mi disse guardandomi a sua volta, e sentii una delle mie mani finire preda tra le sue.
-Promettimi che nonostante il tempo che passerà e quello che ci succederà.. tu con il calcio, io con la musica.. e che qualsiasi ragazza che avrai- provò a ribattere ma io continuai -non ci separerà.. mai.- enfatizzai molto su quel avverbio di tempo. Lo guardai serissima in volto. Pretendevo forse troppo, ma non mi importava, perchè io gli avevo chiesto solo il minimo, essendo la sua migliore amica. Eppure nonostante le mie leggere paure, Matias annuì non appena ebbi finito di parlare, con molta più decisione di me.
-Certo, non dovevi neanche chiederlo, pensavo che fosse chiaro..- scossi la testa facendo un minuscolo sorriso leggermente triste. No, non poteva dare per scontata una cosa del genere, non con me almeno. Altrimenti mi dimostrava ancora una volta che non aveva ancora capito come ragionavo: con la perenne sensazione che qualcuno, chiunque, da sua sorella a mio padre, un giorno decidesse di "abbandonarmi" e non volermi più bene.. più volte dopo tutto era capitato che qualcuno si arrabbiasse con me senza che io sapessi il perchè.. o avesse comunque un perchè. -Se ti ho detto che ti proteggerò..- stava per dire per sempre -sempre- disse invece, stupendomi, tanto che sollevai appena appena un po' di più le palpebre. -e perchè ho intenzione di farlo. Anche quando non avrai più bisogno del mio aiuto.- mmh.. riflettei. Sarebbe mai arrivato quel giorno? Ne dubitavo, se voleva trovare a tutti costi qualcuno che necessitasse di costante controllo, apprezzamento per non far calare la sua autostima sotto i piedi e condannarsi a sopportare continue lagne.. doveva scegliere me.
-Adesso però forse sarebbe meglio se mi andassi a cambiare..- dissi impappinandomi come accadeva quasi tutte le volte che ero con lui, almeno una volta su tutta la giornata. Arrossii quando mi guardò, ancora una volta stupidamente, perchè i suoi erano gli occhi di un buon amico, non certo di un qualsiasi ragazzo, bramoso di vedere qualcosa da poi raccontare ai suoi amici, naturalmente ingigantendo la cosa.. che sciocchi pensieri che mi passavano per la mente! Gli sorrisi imbarazzata e lui mi ricambiò, dolce, come sempre da sempre.
-Sì, ti aspetto sotto in salotto.- si alzò in piedi e io lo osservai uscire, desiderando che non se ne andasse. Anche pochi minuti separata da lui per me erano un tormento. Mi guardai per un secondo intorno, poi decisi cosa indossare, niente di speciale, in fondo, sapevo che non erano certo i vestiti a fare colpo su di lui.. per fare breccia nel suo cuore bisognava avere un carattere deciso.. che ultimamente io assumevo spesso, senza volerlo.. Maglietta monocolore pantaloncini corti di jeans. Scesi le scale velocemente, avevo raccolto i capelli in una coda, anziché le solite noiose trecce. Lo vidi seduto sul divano, con un espressione assorta, davvero buffa. Fui tentata di arrivargli alle spalle e gridare "buh!" ma alla fine lo ritenni una cosa troppo infantile e stupida.. quanto volevo essere di nuovo così! Sospirando lo raggiunsi, non mi sedetti, rimasi in piedi davanti a lui. -Ce ne hai messo di tempo!- scherzò lui. Chissà poi perchè aveva voluto aspettarmi.. qual'era il suo scopo? Ma era così carino che.. lasciai perdere. Sorrisi solamente, in parte ero talmente falsa.. -Non costringerti a mostrarti felice.. non almeno con me..- mi disse e non so come, mi mise seduta accanto a lui, la mia testa sulla sua spalla. Era troppo dolce, per essere il mio migliore amico.
-Io.. io.. posso solo dirti grazie..- fu come se gli avessi rivolto il peggiore degli insulti. Non si alzò in piedi, forse voleva rimanermi accanto, ma mi ferì comunque. Il suo sguardo divenne vacuo, lo guardai bene negli occhi, erano più scuri del solito, potevo giurarlo. E automaticamente il mio sguardo si spinse anche sull'anello: della stessa esatta tonalità. -Che.. che c'è?- gli domandai, non mi aspettavo una reazione da parte sua.. si arrabbiava sempre per un non nulla.
-Non faccio queste cose per ottenere un "grazie". Le faccio perchè lo voglio.- chiarì secco. Possibile che riuscisse a farmi complimenti usando un tono talmente duro da farli sembrare.. non proprio insulti, ma ramanzine? Lo sapevo anche io che il suo fine non era quello, ma.. che pretendeva da me? Non ero speciale come lui, doveva accettarlo.. doveva saperlo. -Ma so che tu l'hai detto con ingenuità..- tornò a guardarmi, nuovamente era dolce. Mi accarezzò una guancia, soffermandosi poi sulle labbra. Sentivo il suo sguardo puntare dritto lì e non capivo un bel niente. Che senso aveva per un ragazzo osservare con così tanta brama la bocca della sua amica? Eppure, nonostante fossi la persona più stupida del mondo, me ne rendevo conto, sapevo che non era una mia illusione, non stavo travisando niente. Chiuse gli occhi. Le sue dita erano ancora sulla mia bocca, appena percettibili. Non so perchè. Ma fu come se mi baciasse, la sensazione che provai fu esattamente quella. Serrai le palpebre anche io, troppo presa da quel sciocco momento. Mi convinsi che ci stavamo davvero baciando, e quando un suono mi fece riaprire gli occhi, scoprii che avevo torto, ma non di molto. Il viso di Matias era talmente vicino al mio che se avessi sporto le labbra un po' più in là, averi incontrato le sue. Mi alzai in piedi, senza arrossire. I nostri non erano certo comportamenti da amici, ma era meglio non pensarci. Aprii la porta e quando lo vidi, rimasi davvero sorpresa, ma non so come la interpretò lui.
-Lucas!- esclamai. -Ciao, che fai qui?- posai una mano sulla porta semi aperta e l'altra sul mio fianco. Mi sorrise, a lui veniva naturale farlo. Automaticamente lo feci anche io, non sapevo perchè reagivo in quel modo.
-Sono solo venuto a trovarti..- rispose, semplicemente, mentre gli facevo spazio per farlo entrare. Sentii un brivido nel nano secondo che ci sfiorammo, ma lo attribuii al freddo.. peccato solo che fosse ancora estate.. arrossendo e sperando che lui non lo notasse richiusi la porta e approfittai di quel momento per prendere fiato.
-Ok, è venuto anche..- non conclusi la frase, che si annullò pian piano così com'era nata, finendo nel silenzio. Non c'era nessuno seduto sul divano e Lucas per fortuna non mi aveva sentita. Mi sorrise rimanendogli vicino finché non capii che stava aspettando un mio segno di farlo sedere. Non ero più abituata a queste "buone maniere", ormai Matias era di casa, entrava ed era come a casa sua.. non che fosse maleducato, tutt'altro, piaceva molto ai miei genitori ed in generale.. ma.. non so.. mi sembrava.. da poco era diventato.. libero, tranquillo, rilassato, si sentiva perfettamente a suo agio in ogni angolo di casa mia.. l'esatto opposto a scuola: stava tutto il tempo per i fatti suoi a riflettere e non appena qualsiasi suo amico gli si avvicinava, se ne usciva con qualche frasetta sospetta, almeno per me e l'altro se ne andava con un'espressione delusa. A me dispiaceva, ma non riuscivo a fare molto. Cioè, non ci provavo nemmeno. Mi sentivo stupidamente in colpa per come stava male, come se avessi una qualsiasi responsabilità. Mi sedetti accanto a lui con un sospiro triste. Mi sorrise, voleva tirarmi su, anche lui l'aveva capito.. come Matias.. gli volevo molto bene, lo conoscevo da poco.. ma era riuscito fin da subito a comprendere la mia anima.. la mia "essenza" direbbe Matias..
-Ma.. hai messo..- osservai la sua espressione stupita, gioiosa, incredula.. compresi anche senza sentire il continuo del suo discorso -..l'anello!- non si stava riferendo a quello blu cambia colore che in questo momento era infatti rosso.. ma a quello con una pietra minuscola a forma di cuore. Mi prese la mano e l'avvicinò al suo corpo per guardarla meglio. -Sì.. l'hai messo davvero!- non seppi fornirgli una risposta. Non avevo il coraggio di spezzargli ancora una volta il cuore. Lui stesso aveva detto "se no saremo comunque amici come sempre" ma non era così facile. Anche io accettavo di mal grado di essere solo la migliore amica di Matias.. anzi, lo continuavo ad accettare anche adesso.. ma non certo convivevo facilmente con la cosa. Dovevo evitare di commettere gli errori che invece Maty aveva fatto con me. -Questo significa che..- non so perchè, da quel momento non connessi più, non lo vidi quasi prendermi per le spalle e farmi avvicinare in modo vertiginoso al suo corpo. Non mi resi conto che una sua mano si era posata sulla mia guancia, non arrossii, non sentii il fiato mancarmi.. i miei occhi erano fissi nei suoi, ma non li guardavano realmente.. non continuavano a passare da un punto all'altro con frenesia. -è un sì.- e dopo quelle sue ultime parole il mio cervello riprese a funzionare, ma era tardi. Le sue labbra si posarono sulle mie zittendo una mia possibile protesta. Vidi Lucas chiudere gli occhi, rimasi con i miei spalancati, aspettavo che mi lasciasse libera. Sentivo la dolcezza che provava e il bene che mi voleva, ma non lo ricambiai perchè comunque quello che volevo a lui, non sarebbe mai stato sufficiente. Ma pensai che non se ne era reso conto, dato che quando si staccò mi sorrise, perso nelle sue fantasie e illusioni che avrei spezzato come niente.
-Lucas, io..- cominciai, ma non riuscii a concludere, stavolta non per colpa mia. Sentii una musica diffondersi nella stanza e lo vidi prendere qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni, lo vidi, il suo cellulare. Premette un pulsante e disse poche parole a bassa voce. Quindi la sua attenzione tornò tutta su di me.
-Scusami Patty, ma adesso devo andare, mi hanno chiamato a casa.. ciao!- non potei ribattere niente e me ne rimasi immobile mentre la sua bocca si premeva sulla mia per pochi secondi interminabili. Non riuscii ad alzarmi in piedi, vidi di sfuggita la sua sagoma andare verso la porta, aprirla, richiuderla. Mi presi la testa tra le mani, dimentica completamente di un piccolo dettaglio non molto importante.. invece lo era. Sentii la presenza di una mano sul mio ginocchio. Distrattamente senza muovermi di un solo millimetro la attribuii a Lucas, che stupida che ero. Solo dopo qualche secondo, senza che parlasse, capii che il ragazzo che mi stava accanto era un altro. Guardai tra le fessure create dall'intreccio delle mie mani e lo vidi vedermi. Deglutii mentre lui snodava le mie braccia con espressione.. non felice, non triste.. tesa. -Matias.. ma che fine avevi fatto?- fu tutto quello che riuscii a chiedergli nel mio stato. Lui prese la mia mano dopo averla tenuta qualche secondo tra le sue e la appoggiò delicatamente sulla superficie del divano.
-Perchè?- domandò lui come se avessi posto il quesito più stupido che potessi pensare. -Ti sono mancato?- cambiò quindi le carte in tavola, assumendo un tono tra il dolce e il rammarico. Compresi che aveva visto tutto, non sapevo bene da quale postazione, ma era sicuramente andata così. Ecco, trai pure tutte le conclusioni che vuoi. Non ti dovrebbe importare con chi mi bacio o meno! Siamo amici! E solo perchè tu sei stato il primo a baciarmi.. non hai il diritto di scegliere al mio posto.. o la pensi davvero così? Quante cose che avrei voluto chiedergli.. mi limitai a sospirare. Non potevo rispondergli con la verità. Ma lui mi guardò profondamente negli occhi e mi obbligò a farlo.
-Sì. Ogni secondo che siamo lontani, sai di mancarmi come se non avessi la mia voce..- sapeva benissimo che cantare era la cosa alla quale tenevo di più.. cosa mi avrebbe risposto a questo punto? Avrebbe raggirato la cosa come al solito? Mi avrebbe confusa? Speravo solo che non mi baciasse.. fin'ora avevo ricevuto 4 baci e nessuno di questo era stato positivo.
-Anche tu..- rispose invece, contro ogni mia supposizione. Le sue parole furono un sussurro che mi raggelò il sangue nelle vene e mi fece chiudere gli occhi senza più riuscire a riaprirli. Sentii che si avvicinava.. tremavo ormai. Le sue braccia circondarono le mie spalle, poi premette la mia testa sul suo petto e mi sentii inondata dal suo profumo. -E riuscirò a convincertene.. questa è una promessa..- no, perchè rovinare tutto con quel termine? Promessa è la migliore premessa per stroncare qualsiasi amicizia o amore. Distrugge famiglie e ha già accumulato litri di lacrime infinite.. non volevo che anche "quello che c'era tra di noi qualsiasi cosa fosse" facesse quella fine. Scossi debolmente la testa, quanto la vicinanza con lui mi permetteva.
-No..- negai debolmente, fui sicura che mi avesse sentito, ma che fece finta di niente. Forse era la cosa migliore in questo caso, anche se io non ero capace di ignorare i problemi.. sembrava quasi che provassi un'attrazione verso di loro e loro verso di me, non potevo farne a meno e loro senza di me non esistevano. Magari mi ero addirittura affezionata ad alcuni di essi.. ok, i miei pensieri stavano degenerando e la mia testa era ancora tra la spalla e il petto di Matias.. certo questa cosa non poteva essermi d'aiuto.. no, non ce la potevo fare. -Scusa.. Matias.. ma non mi.. sento molto.. bene..- non balbettai ma lasciai tra quasi una parola e l'altra almeno cinque secondi di silenzio che non passavano certo indifferenti per una che aveva la fama di chiacchierona come me. Però non stavo mentendo: nonostante amassi all'inverosimile essere tra le sue braccia.. mi sentivo contemporaneamente male.. quasi preferissi non vivere questo momento piuttosto che sapere che prima o poi si sarebbe concluso. Ero proprio una stupida, ma questa non era una novità. Per una volta non comprese qual'era il senso delle mie parole e fraintese tutto. Lentamente sciolse quella specie di abbraccio, stavo quasi per ricominciare a respirare, illusa. Ma poi mi fece sedere meglio e quindi posò la sua mano sulla mia fronte. Sì, avevo la febbre, ma non era certo per malattia o cause simili. La mia era una febbre d'amore, una malattia, un'ossessione, una follia. Qualcosa di sbagliato che mi ostinavo a voler perseguire.
-Sei calda..- furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, mentre con sguardo terrorizzato osservavo il suo, che da in tensione era passato ad essere in apprensione.. per me. Potevo anche negarlo con me stessa, se la cosa mi faceva piacere, ma davvero teneva a me. Punto. -Anzi, direi bollente..- quel termine mi ricordò senza volerlo.. l'altro ragazzo, l'altro problema della mia vita, quello che mi faceva sentire come il mio migliore amico si era probabilmente sentito quando era con me, sempre. -Stai male, perchè non me lo hai detto, sarei tornato un'altra volta..- ah, lo volevi davvero sapere? E allora ti dico perchè, tanto non potrò mai shockarti tanto quanto tu, me. Presi forza, deglutii, dovevo farcela.
-Perchè non voglio che tu vada via..- vocina triste più espressione tra il dolce, il far sentire in colpa e lo sguardo da bimba addolorata. Perchè a me non starebbe bene "un'altra volta", no, io voglio adesso, voglio sempre e solo adesso, l'attuale non il dopo. -Perchè sei tu a farmi stare male, Matias..- che cos'avevo detto? Perchè avevo pronunciato una simile frase? Un secondo dopo aver aperto la bocca la richiusi non riuscendo più a reggere il suo sguardo, abbassai il mio alle scarpe torturandomi le mani.
-Lo so.- sentendo la sua risposta non riuscii a trattenermi da riposare gli occhi su di lui, non erano neri o comunque scuri come quando era arrabbiato.. piuttosto erano sempre i soliti "normali" chiari che amavo tanto, ma più lucidi, quasi stesse per piangere. Cos'avevo combinato, ero riuscita a ferirlo, e dire che sembrava una roccia, a parte per come si era comportato da straccetto all'inizio con.. Antonella.. ma io ero riuscita a fargli un buco nel petto e dovevo rimediare, prima che mi ritrovassi io a dover consolare lui.. invece che il contrario così come era sempre successo.
-No, Maty- speravo che l'uso di un diminutivo-vezzeggiativo potesse essermi di aiuto -non volevo dire quello che tu stai pensando!- non aveva mai smesso veramente di guardarmi, ma sentii i suoi occhi trafiggermi molto di più. -E' colpa mia, tutta colpa mia- aggrottò le sopracciglia ma comprese che non avevo ancora finito -sei troppo..- che aggettivo usare? Ognuno avrebbe creato nella sua mente un'idea diversa e non volevo che accadesse questo. Gentile? Ma lo era sempre. Interessato a me? Ne avevamo già parlato e la conclusione era stata: scusami se mi importa di te! Più sguardo duro e sensibile allo stesso tempo. Uguale me stramorta. Compresi che il termine che si adattava perfettamente ce l'avevo davanti agli occhi da sempre e che era il più facile. -..buono..- la sua espressione indecifrabile si sciolse in un minuscolo piccolo sorriso -nei miei confronti e mi fai sentire..- ok, mancava poco, soltanto due parole.. ce la potevo fare.. presi un respiro solo -in colpa!- avevo finalmente sputato fuori tutto e adesso aspettavo solamente una delle sue solite uscite alla "oh, Patty" abbraccio, me che perdeva il senso della ragione..
-Sei una sciocca! Ancora di più di stamattina! Non puoi veramente pensare una simile cosa!- le sue urla mi spaventarono a tal punto che senza rendermene conto il mio subconscio aveva spostato il mio corpo dall'altro estremo del divano. Ma non sembrò affatto infastidito dal mio gesto, anzi, gridò più forte e a piena voce. -Se non ti volessi il bene che ti voglio ti prenderei a sberle fino a quando non riprenderesti a pensare in modo sensato!- non si doveva preoccupare di doverlo fare. Già solo dicendolo mi aveva dato quello che faceva più male, di schiaffo: quello emotivo. E se ne rese conto, ma non sembrò soddisfatto appieno. Ma io lo precedetti, altrettanto nervosa, ma non abbastanza da stare al suo livello.
-E allora perchè non lo fai?- solamente questa domanda, classica, stra vista, stra sentita, stra detta da attori e persone reali.. eppure.. due secondi dopo che avevo parlato mi ritrovai le sue mani sulle mie guance e lui a qualche centimetro. Erano comunque troppo pochi quelli che ci separavano..
-Sei troppo fragile, ti spezzi come niente.- non era una presa in giro, altrimenti l'avrei tollerato.. ma era tremendamente serio, questo doveva farmi paura, ma sapevo che aveva maledettamente ragione.. -Silenzio, non negare.- continuò quello che sembrava più un monologo, spostando la mano in modo che il suo pollice mi impedisse almeno un minimo di muovere le labbra. -Comincia a renderti conto della tua situazione- era matto, questo era sicuro, ora dovevo capire come comportarmi.. sorridere e annuire non mi ispirava.. perchè la sua era una pazzia di un genere più raffinato e quindi complicato -anche solo un battito di ciglia potrebbe ucciderti, sei conscia di questa cosa?- scossi la testa. -Brava!- si complimentò con me.
-So di essere.. casinista e combinare spesso pasticci..- arrossii al pensiero, ma lui non ci badò per nulla. -Ma non fino a questo punto..- sbattei le ciglia, la stavo mettendo sul ridere.. non volevo litigare con lui. Scosse la testa con rabbia e mi ritrovai distesa sul divano con Matias sporto su di me quasi fosse sopra di me. Le nostre bocche a qualche millimetro, i suoi occhi puntati nei miei e i nostri nasi che si toccavano.
-Cosa ti ricorda questa situazione?- mi domandò quindi, sfiorando le mie labbra ad ogni lettera che pronunciava. Mi sforzai di pensare, forse se glielo avessi detto mi avrebbe lasciata libera.. ma non mi veniva proprio niente di niente. In un lampo eravamo di nuove seduti ad una lontananza ragionevole. -Il campeggio, sciocchina.- disse quasi ridacchiando. La sua spiegazione accese subito una lampadina nella mia testa, ma era più che altro un lampeggiante. Infatti la sua spiegazione arrivò prima che la mia perspicacia si pronunciasse. -Ti ho salvato la vita, quel giorno. E vorrei non doverlo rifare..- non c'erano doppi sensi in questa frase.. era quello che sembrava, non potevo ribattere dicendogli che allora era vero che non teneva a me al punto di dover rischiare la vita per salvare la mia.. -In quel momento, quando ti ho vista annaspare tentando di riemergere, non mi sono sentito triste, non ero agitato come forse sarei dovuto.. no, per qualche secondo la mia mente si era concentrata solo sulla possibilità di perderti e ho sentito che se fosse successo, avrei perso qualcosa io, con te se ne sarebbe andata una parte di me.. lo so, era presto, ci conoscevamo da pochissimo, ma in fondo questo non è un dato fondamentale quando si parla di amore- che termine aveva usato? Si apprestò a correggersi. -o di amicizia.- ok, va bene, ma perchè mi aveva rivelato una simile cosa? Annuii solamente perchè non ce la facevo a chiedergli ancora qualcosa. -Ma non so perchè ti dico queste cose che non fanno altro che confonderti solamente di più le idee, vero?- sorrise accarezzandomi una guancia.
-Sì.. io ancora non mi sento proprio bene..- riuscii a dire in un lieve sussurro.
-Lo so, forse sarebbe meglio se ti mettessi a letto..- no, ormai mi ero alzata e non volevo provare a riaddormentarmi, non sarebbe servito, non era certo un calo di zuccheri il mio problema.
-Però se puoi per favore non te ne andare..- lo supplicai facendo scattare la mia mano verso la sua spalla. Lui ne approfittò subito per abbracciarmi piano.
-No, mai.- un'altra fantastica promessa. Un'altra. Non dissi nulla. Lo strinsi anche io, appoggiai la testa sul suo petto e rimanemmo immobili per almeno dieci minuti. Io non volevo spostarmi di un solo millimetro e lui mi lasciò fare. Riaprii gli occhi che avevo tenuto chiusi per aumentare il benessere che provavo ed ebbi quasi l'impressione di essermi addormentata. -Stai un po' meglio?- mi domandò dolce accarezzandomi la schiena. Non volevo occultare la verità.
-Sì, un pochino..- risposi separandomi da lui ma restandogli comunque vicina. -Lo so che te l'ho già detto tante volte ultimamente ma.. ti voglio bene..- gli dissi in un improvviso attacco da coccole. Lui mi sorrise e io mi sporsi verso di lui per dargli un bacio minuscolo sulla guancia. -Posso chiederti una cosa?- gli domandai quindi leggermente agitata. Matias annuì. -Per caso hai visto anche solo di sfuggita un ragazzo, nel momento in cui sono andata ad aprire e poi non c'eri più?- volevo saperlo. Volevo solamente che si innervosisse e interpretare, naturalmente travisando, la sua rabbia come sintomo di folle gelosia. Ma non potevo continuare a farmi del male da sola. Comunque ormai la domanda era stata posta e quindi non c'era più niente né da fare né da dire. Se non restare ad aspettare in questa trepidante attesa, snervante.
-Sì.- rispose solamente. Ma per fortuna non aveva ancora finito. Ne aveva di cose da dire, anzi. -Quello è Lucas.. chissà perchè.. me lo immaginavo diverso..- aveva ancora voglia di prenderlo in giro per quel bigliettino? Sbuffai e mi sembrò che la sua espressione si piegasse ancora di più verso il divertimento. Che desiderio intenso di cancellare quel sorriso.. sghembo naturalmente, dalla sua faccia.. prendendolo a schiaffi? Baciandolo? Semplicemente urlando fino a stordirlo? Niente di questo era da me. Ma lo era invece stare zitta a braccia conserte con un broncio da record. -Intendo dire di aspetto. Ragazzo carino.- ma il suo commento non lo era stato affatto. -Perchè non ci vuoi uscire insieme?- mi domandò, ma capii troppo tardi che era una domanda retorica, non molto rivolta a me. Mi zittì con un gesto brusco e affrettato, quasi offensivo. Ma non c'era tempo per prendersela. Non per quello almeno. -Hai paura?- paura. Sono stanca di questa parola. A 14 anni ci sono troppe cose che mi spaventano. Ma non ci ho mai pensato. Ho davvero una semplice paura nei suoi confronti? Non credo. Penso solo che sia inutile provare con lui, dato che.. che non è Matias. E non lo sarà mai. Punto. L'unico timore che provo è quello di fare del male a Lucas. Gli voglio bene, come ad un amico, ed è strano per me trovarmi dall'altra parte della bilancia.. essere io a dover spezzare il cuore di qualcuno invece che dover raccogliere i pezzi del mio.. Scossi la testa allora, con foga. -Pensi di essere troppo giovane per avere un ragazzo?- la pretesa che mi aveva chiesto prima l'aveva fatta con più disinvoltura, ma adesso vedevo i suoi occhi farsi leggermente più lucidi e guardai l'anello al mio dito, che stavolta era diventato più chiaro rispetto alla tonalità originale. In quel momento pensai alla cosa più sciocca su cui potevo riflettere, mentre chissà cosa passava per la mente del mio amico.. Ricordai la prima proposta che avevo ricevuto in vita mia, di fidanzarmi. Da Santiago, che avevo rifiutato, con quella banale scusa. E immediatamente la mia testa fece un collegamento con un altro evento, sempre riguardante la tematica del fidanzarsi. Anche Matias una volta me l'aveva chiesto... solo dopo avermi illusa, senza saperlo, la sua unica scusante, solo dopo aveva aggiunto "per finta". Feci quindi dopo almeno cinque minuti di totale silenzio, segno di no con la testa. -E allora cosa?!- chiese e mi accorsi che si stava spazientendo. Ci teneva così tanto a saperlo.
-Te l'ho detto già prima, io non lo amo, per me è solo un amico.- chiarii guardando negli occhi mentre la mia voce usciva nervosa e trattenevo quasi il fiato prima di implodere. Matias scosse la testa.
-E' difficile restare solo amici di una persona che non sia del nostro stesso sesso..- commentò forse a parere suo in modo discreto.. ma secondo me non lo apparve affatto.. ero tentata di domandargli allora come faceva lui ad essere il mio migliore amico.. ok, si era innamorato a sua volta di me, ma non proprio, solo di una parte, della mia voce, ma nelle vesti di Cleopatra.. -Noi siamo una cosa diversa..- sussurrò appena, tanto che aggrottai le sopracciglia domandandomi se l'aveva davvero detto o se ero stata io a volerlo sentire. L'istinto mi spinse a guardare l'orologio rosa che portavo al polso. No. Era mezzo giorno e mezzo. Se ne doveva andare.. avrei tanto voluto che si fermasse a pranzo.. anche se non avevo uno straccio di fame.. zero assoluto.. Matias interpretò perfettamente la mia espressione. -Sì, è ora che vada..- disse alzandosi in piedi e io lo osservai ancora più smarrita. -Mi raccomando.. stai attenta..- il suo sguardo parlava al posto suo. Deglutii.
-Te lo giuro..- dissi mentre uscivamo dalla mia camera, superavamo il corridoio, che breve ci portava direttamente alle scale, quindi salotto e.. aprii la porta e lo guardai sparire. La richiusi e rimasi appoggiata per qualche minuto tentando di svuotare la testa da qualunque pensiero. Ma era impossibile. Dopo poco però rischiai di farmi male. La mia stupidità e confusione mentale mi aveva impedito di pensare che ovviamente quando qualcuno avrebbe avuto necessità di entrare, e io non mi sarei tolta dalle scatole, sarei caduta o sarei stata spiaccicata contro il muro. Due prospettive l'una più allettante dell'altra. Il profilo di mio padre si fece più distinto e vidi il suo sguardo di rimprovero. -Scusa papà, ero sovrappensiero..- dissi mentre ritrovavo l'equilibrio. Lui annuì, ancora agitato. Non era un buon segno. Non volevo più piangere, non almeno quando non era necessario.. e come aveva detto Matias, questa storia si sarebbe risolta in fretta, sarebbe presto sparita.. io me ne sarei dimenticata.. ma aveva anche aggiunto che invece altre cose sarebbero state più complesse e difficili da affrontare.. quasi volesse consigliarmi di risparmiare questi pensieri pessimistici per un momento veramente tragico.. ecco, stavo di nuovo pensando ad altro.. non mi sopportavo quando facevo così. Mi apprestai a raggiungere mio padre in cucina. Dovevo mangiare. Per lui. Non potevo farlo stare ancora più in pensiero. Lo vedevo che era in apprensione, anche se cercava di non darlo troppo a vedere, per me. Quante cose stupide che si facevano, nella vita, pensando di agire per il bene degli altri e invece, si sta facendo tutto per se stessi. Ma mascherando l'egoismo dietro ad un fin troppo scontato altruismo. Vidi la tavola apparecchiata solo per me. -Papà.. ma tu non mangi?- domandai con una vocina completamente da bambina. Lui rallentò il suo respiro e si voltò a guardarmi, cercando di sembrare interessato. Ma io sapevo dov'era la sua mente, c'eravamo entrambi, insieme.
-No, ho già mangiato a lavoro, piccola mia..- annuii e non pretesi altro. La mia mente era divisa in vari bivi, mentre ingurgitavo del cibo indesiderato. Il primo purtroppo era il solito: Matias. Chissà quando l'avrei rivisto. Ma perchè pensavo questa cosa? Sarebbe tornato presto.. sentivo che così non sarebbe andata. Lo ignorai e passai al secondo problema. Lucas. Adesso chissà cosa stava pensando. Che ero la sua ragazza, che gli avevo detto di sì. Stramaledetto anello.. allontanai anche questo e mi concentrai su quello che contava. Mamma. Stasera l'avrei rivista, mio padre me l'aveva.. promesso. Un'altra. Un'altra promessa. Oggi ne erano state fatte troppe. E' impossibile che tutte vengano mantenute.. no. Mi alzai in piedi e cominciai a lavare freneticamente il piatto, strofinando sempre lo stesso punto, quello che era solita fare anche mia madre Carmen quando era agitata. Avevo preso da lei. Sorrisi lievemente. Vidi un braccio abbastanza muscoloso passarmi accanto e strapparmi l'oggetto di ceramica dalle mani. -E' pulito.- disse, quasi volesse convincere sé stesso, non me. Feci segno di sì, che avevo capito e sospirai.
-Davvero è tutto a posto, non è successo nient'altro?- gli domandai, i dubbi mi stavano tormentando e parlarono loro al posto mio. Prima che riuscissi a trattenermi, a chiudere quella dannata boccaccia che mi ritrovavo. Non volevo farlo stare peggio! Possibile che qualsiasi buono proposito che mi facessi, alla fine non riuscivo a rispettarne neanche uno? Leandro, mio padre, si voltò, era estremamente serio, forse nemmeno quando aveva scoperto di essere mio padre, lo era stato così tanto. Mi prese una mano, che tra le sue due sembrò ancora più piccola e insignificante. Inutile, come in fondo mi sentivo spesso io.
-Sì, non è successo niente di peggiore.. è.. stabile..- sapevo cosa significava quell'aggettivo, volevo non saperlo, ma non potevo omettere a me stessa la verità. Lo abbracciai per qualche secondo, annuii, mi strinse forte, poi mi baciò i capelli e mi sorrise. -Ehi, non ti sei fatta le trecce stamattina.. come mai questo nuovo look?- arrossii al ricordo di quello che aveva fatto Matias, ma alzai le spalle come dire che mi ero semplicemente dimenticata di farle.
-Ok, papà, io pensavo di andare a portare a spasso Mati.. mi sono scordata di farlo stamattina..- già, non era proprio andata così.. diciamo che due ospiti "inaspettati" mi avevano tenuta impegnata fino all'ora di pranzo.. Lui annuì e io corsi su per le scale, cercando il mio cagnolino senza il quale non riuscirei a continuare ogni giorno di questi lunghi, anche se è solo un anno.. un anno che fa già parte della mia vita. Il mio Matias personale era agitato, tremendamente agitato, continuava a spostarsi da una parte all'altra del mio letto. Lo presi in braccio. -Che cosa succede Mati? Se in ansia per la mamma?- fece due abbai. No. -Allora cosa c'è, non hai voglia di uscire?- di nuovo no. -Ok.- gli risposi, prendendo il suo guinzaglio e la pettorina. Glieli misi e quindi uscii, salutando mio padre che sarebbe presto tornato a fare visita alla mamma. Volevo dirigermi al parco, era quello il solito percorso, ma questa volta l'ostacolo che incontrai era quello che stavo portando a spasso. Mati mi tirò verso una stradina che conoscevo alla perfezione, fin quando vidi la figura di una casa conosciuta quasi più della mia, apparirmi davanti. -Pe.. perchè mi hai portata qui?- domandai al mio cane, guardando negli occhi. Marroni quasi come quelli di Matias. Come ormai facevo sempre quando ero agitata, guardai l'anello, che però era del suo colore naturale. Mi rilassai. Possibile che credessi davvero che quel "coso" avesse il potere di proteggermi? Mah. Non sapendo che fare, tentai di cambiare strada, ma non voleva proprio saperne. Temevo che mi avrebbe costretta a entrare, non andava bene, lui era già stato da me e io non dovevo andare da Matias così presto. Nemmeno se fosse stato il mio ragazzo sarebbe stata una cosa conveniente. Era una esagerazione. Ma per fortuna le sue intenzioni erano diverse. Mentre la mia faccia si contraeva in un'espressione di stupore puro, Mati mi fece superare casa Beltran di almeno un quartiere. E ad un certo punto, ad un incrocio, si fermò e non si mosse più. Non era stupido. Non era un cane come tutti gli altri, questo l'avevamo capito. Sapeva scrivere. Anche leggere e usare il computer. Una volta mi aveva scritto che mi voleva bene. No, non era un cane comune. E allora decisi che mi sarei fidata di lui. Feci bene. Dopo qualche minuto di pausa, partì a razzo verso un punto preciso. I miei occhi distinsero una forma sfocata che apparteneva certamente ad una persona che si stava dimenando nel tentativo di rialzarsi. Quando la raggiungemmo non avevo più un briciolo di fiato, nonostante questo riuscii a gridare. -Giusy!- le porsi una mano che si affrettò ad afferrare e con inaspettata forza riuscii a sollevarla e rimetterla in piedi. Ma la cosa durò poco, per fortuna l’avevo previsto e riuscii a sorreggerla. Si era rotta qualcosa, la gamba, la caviglia, il ginocchio.. quel che era certo è che non poteva camminare.
-Patty! Non so cosa avrei potuto fare se non fossi arrivata tu!- mi disse e mentre mi chiedevo una cosa, mi rispose mostrandomi il suo cellulare. In pezzi accanto a lei. Io le feci un sorriso incoraggiante.
-Non devi ringraziare me, ma questo tipetto qui..- dissi riferendomi al cagnolino. Lei anche mi ricambiò, poi la sua espressione si fece tesa, ma non certo per il dolore. Sentivo, lo sapevo, ne ero sicura, che c’era qualcosa che non mi aveva detto. Qualcosa che non voleva dirmi. Qualcosa che dovevo assolutamente sapere. Poteva riguardare la sua famiglia, suo fratello.. ma certo. Come avevo fatto ad essere così stupida? Non ci avevo pensato, o forse non ci avevo voluto pensare. Quando Matias sarebbe partito, non sarebbe stato solo. Con lui se ne sarebbero andati anche i suoi genitori, naturalmente. E Giusy. Non potevo sopportare di perdere entrambi, neanche se ogni giorno ci fossimo sentite via chat, mail, cellulare, lettera, qualsiasi cosa che il mondo moderno aveva inventato per far sentire più vicine persone che non lo erano affatto. Perchè sarebbe stata un’illusione. Sapevo che non avrei mai smesso di volerle bene e lei nemmeno a me. Ma ero a conoscenza anche dei lati negativi, che erano troppi, di questa cosa. E non sarei stata solo io quella che avrebbe sofferto. Avevo capito tutto. Mati mi aveva portata qui perchè sapeva che avremmo trovato la mia migliore amica in questo stato, che l’avrei aiutata. Lei stava scappando. Aveva scoperto della partenza e non era stata d’accordo. Non voleva lasciare Guido. Dopo tutto era l’amore della sua vita, aveva ragione. Ma non aveva molte soluzioni. Forse voleva dirglielo per prima, non voleva che lui fraintendesse niente. Mi ripresi dai miei pensieri e vidi che Giusy mi stava guardando come se avesse capito che sapevo già tutto. -Te l’ha detto Matias?- le domandai mentre camminavamo a rallentatore verso una panchina qualsiasi o un posto dove comunque sarebbe stato possibile farla riposare così che io avrei potuto avere il tempo di chiamare qualcuno che la venisse a prendere. Non se la sarebbe presa con me, perchè sapeva che il suo piano, così, era fallito fin dal principio.
-No, non me l’ha detto lui..- rispose cupa, mentre io la guardavo in modo strano. E contemporaneamente, l’anello. Nero. Come la pece. Anche i suoi occhi, seppure erano sempre stati più scuri rispetto a quelli di suo fratello, ora erano neri come mai. La sua voce era tristissima, sembrava si sentisse in colpa per qualcosa.
-Ma.. ma.. ok..- basta domande. Presi il cellulare dalla mia tasca e composi il numero di suo padre. Mi aveva sempre fatto paura, per come si comportava, per i suoi modi austeri, per la sua severità, per un mucchio di ragioni. Ma avevo un grande terrore, molto più grande, che comandava sul resto e che mi obbligò a premere il pulsante della cornetta verde. Respiravo pesantemente, quasi ansante, mentre ascoltavo a orecchie tese il suono classico di uno squillo. Stava per concludersi la chiamata e partire l’odiosa voce registrata della segreteria telefonica, quando sentii l’impercettibile suono di una risposta.
-Pronto?- domandò una voce adulta, con un tono che serviva a intimorire il possibile inutile e scocciante disturbatore. Non mi feci spaventare, non avevo possibilità.
-Mi scusi signor Beltran se la chiamo, sono Patty, sua figlia Giusy si è fatta male e non riesce a camminare..- sicuramente stava pensando “di nuovo”. Prima Matias e ora anche lei, sembrava che la loro famiglia avesse addosso una specie di maledizione riguardo il rompersi gli arti inferiori.
-Che cosa? Dove siete?- ecco che tutte le teorie precedentemente formulate svanivano nel nulla, mentre la voce di un semplice uomo agitato, un padre in ansia per la figlia, si faceva largo tra le mille che urlavano nella mia testa ognuna una cosa diversa. Mi apprestai a rispondere, mentre la mia amica sembrava stesse vivendo una lotta interiore, contro qualcosa di soprannaturale che vedeva solo lei.
-Siamo nel quartiere dopo quello dove abitate voi, partendo dal parco.- gli spiegai. Ero incredibilmente fiera di me stessa. Chissà come mai, quando le situazioni si facevano davvero difficili e i problemi non mi riguardavano direttamente, ecco che mi trasformavo in una specie di “donnina”, improvvisamente capace di accudire un malato, di preparare qualsiasi cosa, di fornire un aiuto necessario in situazioni simili.. ma durante la “vita abitudinaria” non riuscivo ad essere così. Ok, non avevo mai dato grossi problemi a mia madre e adesso che avevo anche un uomo di casa la situazione era solo migliorata. Ma sebbene non facessi niente di male che potesse danneggiare i miei genitori e la nostra situazione, diciamo che nemmeno mi ero mai sforzata più di tanto per migliorarla. Non ero una snob, cresciuta tra la ricchezza come Antonella, anche se ora era finalmente scesa dal piedistallo e aveva affrontato la realtà di petto.. ma anche se ero una “campagnola”, come mi definiva giustamente lei, non ero una figlia utile. La mia presenza o meno non faceva cambiare niente di niente.
-Va bene, vi raggiungo subito, restate lì.- non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondere affermativamente, chiuse direttamente la chiamata. Sospirai, dovevo dire a Giusy quello che mi aveva detto suo padre, ma mi sembrò non fosse necessario. Da quando era così intuitiva? Sì, era un genio, la più intelligente che avessi mai conosciuto.. ma non tanto da spaventarmi!
-Allora, ti andrebbe di spiegarmi cosa diavolo volevi fare? Anche se penso di averlo già capito da sola..- con questa brillante introduzione la convinsi, per una volta, la prima, io, a cedere e dirmi la verità. -Siamo come sorelle, non ci devono essere segreti tra noi.. quante volte mi avrai ripetuto questa frase?- le domandai tentando di farla sentire in colpa e a giudicare dalla sua espressione stava funzionando alla grande. Continuai, non dovevo farmi sorprendere in nessun momento. -Dopo tutto, sai che qualsiasi cosa avessi avuto intenzione di fare, sai che io ti avrei appoggiata. Se quella cosa fosse servita a renderti felice..- fu quello, fu l’uso di quel termine che mi fece “vincere” la nostra sfida non dichiarata.
-Felice.. Patty.. non posso essere felice. Hai ragione a pensare che stessi andando da Guido. Sì, è esattamente così, volevo dirgli che cosa sarebbe successo tra poco.. ma non solo. Hai sbagliato, meglio, hai dimenticato una parte. Non avevo intenzione di partire. So che mio fratello non può non sfruttare quest’occasione, che dopo quello che gli era successo deve considerare un miracolo il fatto che l’abbiano richiamato.. ma non volevo comunque andare con lui, con loro. Io non posso separarmi da Guido! Non ci riuscirei mai. Lui è la mia vita, lo amo con tutta me stessa e mio padre adesso aveva persino accettato che fosse il mio ragazzo.- feci un sorriso triste rimanendo zitta. Non aveva ancora finito. -Comunque non dovrei parlare al passato. Perchè l’ho raggiunto. Gli ho parlato. Gli ho spiegato com’era la situazione, quello che provavo.. sono così fortunata ad averlo accanto..- fece un sorriso splendido, di quelli che faceva sempre lei e che facevano cascare ragazzi nel giro di due km circa. Ma poi tornò a quello sguardo triste e addolorato, profondamente. -Ma..- la sua voce si incrinò. -Ma lui..- capii che stava per crollare. -Ma lui mi ha detto..- mi avvicinai a lei al pelo. -Mi ha detto che sarebbe rimasto qui ad aspettarmi e che prima o poi sarei tornata indietro!- scoppiò a piangere davanti ai miei occhi. Josefina Beltran si appoggiò sulla mia spalla in lacrime, mentre io, la piagnona, l’abbracciavo tentando di consolarla. -Renditi conto, Patty!- urlò facendomi quasi fare un salto. -Prima o poi! Prima o poi!- continuò a ripetere quella frase arrivando al punto di farmi esplodere. Ma non potevo, non mentre lei stava così.
-Mi sembra strano.. non mi aspettavo una cosa del genere..- era tutto quello che ero riuscita a dire, ma per fortuna, lei non si arrabbiò con me. Era come se capisse che di più non potevo fare. Eh sì, ero limitata, non si poteva pretendere troppo da me. Per fortuna arrivò suo padre e quindi la nostra, o almeno, la mia attenzione, venne distolta da quei pensieri.
-Giusy, Patty!- Roberto Beltran scese velocemente dall’auto lasciando la portiera aperta. Poi prese sua figlia quasi in braccio aiutandola con nuova pazienza a raggiungere la vettura e farla sedere al posto posteriore. Quindi si voltò verso di me. -Patty, vuoi un passaggio a casa?- non feci passare molti secondi, vedevo che era nervoso e avevo forse anche un pochino di paura.
-No, la ringrazio..- risposi. Poi mi voltai verso Giusy. -Ciao..- la salutai tristemente. Lei mi ricambiò esattamente allo stesso modo, ma fece capire a suo padre che doveva dirmi una cosa importante, così mi avvicinai a lei.
-Patty, non temere, ti prometto che ci rivedremo presto..- no! Non quella parola! Non dissi nulla, annuii, con le lacrime agli occhi, lei se ne accorse ma non disse nulla. Poi la portiera si chiuse, la macchina partì e la mia migliore amica si allontanò sempre di più da me. Erano passati pochissimi secondi da quando era partita, ma già mi mancava. E mi mancava Matias, mi mancavano improvvisamente tutti. Mi sentivo sola, come se fossi stata abbandonata. Mi chinai ad accarezzare Mati. Lui si alzò in piedi e mi leccò la faccia.
-Grazie Mati, se non avessi te.. adesso penso sia meglio andare a casa.. tra qualche ora potrò andare a trovare la mamma!- cercavo di pensare positivo per quanto mi risultasse difficile solamente spingere il mio pensiero fino a lì. Evitare i problemi non serviva mai a niente. Ma nemmeno potevo sempre e solo pensare alle cose brutte che puntualmente mi capitavano o accadevano alle persone che amavo. E quindi la cosa non cambiava più di tanto. Controllai che il guinzaglio fosse ben agganciato e lentamente camminai verso casa. Quando superai la casa dove stavano le due persone non unite a me da sangue alle quali volevo più bene in assoluto nel mondo, sentii uno sguardo trafiggermi. Volevo voltarmi, non lo feci. Ma la sensazione rimase e quindi decisi di provare. Rimasi delusa, non c’era nessuno, non c’era sopratutto lui. Dopo dieci minuti vidi stagliarsi davanti a me la mia casa e affrettai il passo. Entrai e chiusi la porta quasi temessi di essere stata seguita da uno spirito invisibile. Lascai libero il mio cagnolino, quindi corsi su per le scale e mi tuffai sul letto, restando sdraiata a pancia in sotto. Il mio sguardo cadde sul libro posato sul comodino. Avevo abbastanza tempo per leggere qualche capitolo. E poi dovevo trovare il modo di far trascorrere il tempo più velocemente e distrarmi. Non c’era niente di meglio. Sporsi una mano per afferrarlo, ma un dolore fitto al polso rischiò di farmi cadere. Restai qualche secondo sbilanciata più verso il pavimento che non, poi mi rilassai e posai entrambi i palmi delle mani sul pavimento, facendo pressione per tirarmi su. Ci riuscii. Non avevo affatto rischiato la vita, eppure avevo il fiatone. Guardai l’anello di Matias e mi sembrò, anzi, fui certissima che si era ristretto. Provai a toglierlo ma non ci riuscii e soffocai un gridolino. Rinunciai quasi subito, ma non per quanto riguardava il libro. Non almeno finché esso non mi cadde in testa facendomi quasi svenire per terra e rimasi tramortita in uno stato di semi coscienza per almeno dieci minuti buoni. Non riuscivo più a muovere nessun arto, nessun muscolo in assoluto. L’unica azione che riuscivo a compiere era socchiudere le palpebre leggermente. Non provai a chiedere aiuto, non c’era nessuno a parte Mati, che chissà dov’era. E pur essendo un piccolo genio, non aveva abbastanza forza per aiutarmi a tornare in posizione eretta. Per fortuna, dopo aver pensato un solo nome e una sola persona, sentii la forza che mi rientrava nelle vene, come se riprendesse a scorrere insieme al sangue. Riuscii quindi a sedermi sul mio letto, ma non ricordavo come fossi caduta e la mia mente era di nuovo dispersa. Udii la porta del piano inferiore che sbatteva. Qualcuno era tornato a casa e questo qualcuno non poteva che essere mio padre. Guardai l’ora segnata sul display del mio orologio e mi resi conto che era trascorso molto più tempo di quello che credevo. Era finalmente ora di andare a trovare mia madre, avrei visto di persona come stava e non mi sarei più sentita in colpa per non aver creduto completamente a mio padre. Sapevo che anche in caso negativo non mi avrebbe detto tutta la verità, mi considerava ancora troppo piccola ed ero troppo fragile, insicura.. quanta ragione che aveva Matias sul mio conto e mi costava ammetterlo.
-Patty è ora di..- papà aveva spalancato la porta di camera mia ed era entrato, ma poi si era bloccato a guardarmi. Posò la sua mano sulla mia fronte. -Come ti sei fatta questo taglio?- mi domandò con tono non brusco ma certamente non dolce. Non volevo dargli altre noie, cavolo! Perchè ero sempre così dannatamente maldestra? Non ne facevo una giusta! Mentre mi davo della cretina ricordai che non gli avevo ancora fornito una risposta, che stava appunto aspettando. Mancava solo che battesse un piede, sarebbe stato perfetto, con le sue braccia incrociate e lo sguardo truce..
-Ehm, prima ho sbattuto contro lo spigolo del comodino..- mentii. O forse no, non potevo esserne sicura. Passai una mia mano su quel punto sentendo un leggerissimo dolore che riuscii a nascondere perfettamente, quasi fossi da sempre un’attrice. Poi la osservai sentendola umida e vidi.. il sangue. Mi sentivo svenire, ma non dovevo quindi facendo dei grandi respironi mi tirai in piedi e approfittando del momento che mi ero voltata verso l’armadio per cercare una giacchetta, dato che di sera faceva leggermente più freddo rispetto al giorno, presi un fazzoletto e mi pulii alla belle meglio. Poi mi voltai verso di lui. -Sono pronta, possiamo andare.- tentai di sembrare normale, non troppo. Annuì e scese le scale, io ero appena dopo di lui. Prima di uscire mi voltai verso il mio cagnolino e gli feci una carezza. -Ciao Mati, ci vediamo tra poco, non combinarne nessuna delle tue.. o delle nostre..- sembrò quasi sorridere, comunque sia abbaiò. Ma la cosa diede fastidio a mio padre che mi prese delicatamente per una spalla facendomi uscire di casa. Nonostante compiesse quei gesti con lentezza, riuscii ad apparire brusco ai miei occhi di bambina. Salimmo in macchina. Dopo poco raggiungemmo l’ospedale. Sospirai. Poi sbattei con forza la portiera. Speravo che con quel gesto avrei scacciato anche tutte le insicurezze e le brutte cose che stavano forse per capitare. Sciocca e solita illusa di sempre. Commisi quell’errore perchè mio padre Leandro se ne rese conto. Davanti alla porta della stanza della mamma, mi fermò.
-Su Patty, la mamma ha bisogno di vederti felice.. non fare quel faccino, altrimenti la farai solo preoccupare..- alle sue parole mi illuminai di colpo. Forse allora c’era davvero una luce, in tutta quell’oscurità che alleggiava sopra alle nostre teste ultimamente..
-Quindi.. quindi si è svegliata!- rischiai di essere sbattuta fuori, ma per fortuna zittii l’urlo sul nascere. Papà annuì con enfasi.
-Sì Patty. Te l’avevo promesso che sarebbe andata così.-

Spazio autrice:

Allora, sono o non sono stata veloce? xD il fatto è che ho avuto una grande ispirazione in questi giorni, ma zero tempo per scrivere.. ma stasera mi sono potuta permettere di scrivere ed ecco che.. (non di quante pagine o Noemi mi ammazza xD) ho pubblicato il nuovo cap, per voi. Prima di passare alle risposte alle recensioni, dedico questo capitolo alla mia Twin, :) vedrai che starai meglio! :)

girlstar: ciao, sono felice di trovarti anche qui xD e grazie a te per leggermi e continuare a farmi complimenti ^^ cmq ti do penso una buona notizia: ho in programma visto che questa sono già a tre cap in una settimana di postare entro la prossima settimana il nuovo cap di MP’sW. :) segui comunque anche questa se ti piace,

bimbetta snob: beh, se ti piace il Mati alla Edward continua a seguire e recensire e vedrai che verrai accontentata.. ma non dico quando.. xD

mileybest: già, fin troppo presto per me, no? xD comunque da una collega brava come te commenti così mi fanno schizzare alle stelle xD *.* ho visto che hai pubblicato anche tu una ff sovrannaturale, ma purtroppo non ho ancora avuto il tempo di leggerla.. :( riguardo all’altra, come detto a girlstar, spero di riuscire per domenica prossima a pubblicare.. sono ancora invasa da verifiche per una settimana e poi.. libertà! xD per quanto riguarda Anto e Bruno, ho in programma qualcosa per loro, ma tra qualche capitolo. Cercherò comunque di accontentare te, Noemi e tutte le fan Brunella.. xD

sabry99: grazie come sempre dei complimenti... allora, sì, Matias deve partire per la Spagna e Lucas sembra un po’ il Jacob della situazione... ma attenta a non farti ingannare dalle apparenze... xD continua a seguire e la tua curiosità verrà soddisfatta..

ricordati di me: ciao Twin ti voglio troppo bene!!! Hai visto che veloce che sono stata? Hai sbagliato solo di un giorno.. ieri proprio non ce la facevo a scrivere.. tutta quell’ansia.. e poi succederà tutto lunedì.. comunque per rallegrarti ti dico che le parti come Mati sono ispirate a chi vuoi tu xD, le parti con Lucas a chi ti ho detto oggi e le parti con Giusy.. ovviamente con te! Vedi di stare bene oppure... xD =*)

ci tengo a dire che siccome questo è un capitolo di transizione non mi è piaciuto molto, rispetto agli altri.. ma fatemi sapere il vostro parere..

al prossimo cap,
Angy=*)
  
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