Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aurora Barone    16/01/2010    2 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Yoko:
“Sai...la tua faccia mi è familiare...” affermò Tsubasa osservandomi attentamente, era un 'osservatrice molto attenta, poi lo fece anche la sorella, ma dalla sua espressione capì che non aveva lo stesso sguardo attento di Tsubasa.
Io nel frattempo rimanevo in silenzio con il fiato sospeso, avevo paura che Tsubasa ricollegasse la mia immagine a quella di qualche giornale, riconoscendomi in quanto figlia di Keitawa scappata di casa, mentre Reika cambiò discorso focalizzando l' attenzione delle amiche da un'altra parte.
Dentro di me la ringraziavo nonostante mi avesse salvato inconsapevolmente,così parlarono per un bel po' di tempo di qualche ragazzo e dei soliti discorsi futili di cui si parlava così per passare allegramente la ricreazione, prima di quell' indesiderato ritorno in classe.
Dovevo ammettere che erano abbastanza simpatiche, ma rimanevo sempre ben attenta a non lasciar trapelare troppo di me, ma per mia fortuna non appena mi veniva posta una domanda, c'era Reika che incominciava ad attaccare bottone discostando l' attenzione su di me verso di lei, per un attimo ebbi l'impressione che lei fosse al corrente di tutto, poi storsi il naso pensando che fosse semplicemente egocentrica.
Quando le sue amiche tornarono nella loro classe poiché era suonata la campana, mi guardò con un espressione di complicità e poi mi sussurrò all' orecchio “ So, perfettamente che sei Yoko Keitawa...”
“No ti sbagli!” urlai agitata.
“Non preoccuparti, sono sempre stata una persona che tiene la bocca chiusa...” affermò sorridendomi.
“Il punto è che ti sbagli, non sono lei!” affermai continuando a negare, non potevo di certo fidarmi del resto era pur sempre un'estranea.
“D'accordo non importa, tanto negherai fino all'ultimo....” affermò affabilmente.
“Perchè non sono chi credi!” continuai ad insistere per spingerla a credermi.
Lei fece spallucce dicendo che non aveva più intenzione di parlarne , perché tanto rimaneva delle sue idee,dopo un po' entrammo in classe beccandoci una bella sgridata, insomma non male come primo giorno, beccarmi una sgridata in piena regola da un professore nuovo e sopratutto di matematica.
Sottolineo matematica, dato che ero sempre stata in guerra con questa materia, sin da bambina. Addizioni, sottrazioni,moltiplicazioni, espressione, equazioni, disequazioni, insomma non ci ho mai capito nulla e quel professore quando mi rimisi a sedere mi osservava con insistenza, mentre io tentavo di non fissarlo tenendo le dita incrociate, sperando che non mi chiamasse alla lavagna.
In men che non si dica, lo vidi alzarsi dalla cattedra e avvicinarsi al mio banco, io finsi di perdermi in calcoli vari osservando l' esercizio, quando in realtà non avevo la più pallida idea di cosa fosse e di come si risolvesse.
“Qualche difficoltà signorina Akiyame?” chiese osservando il mio foglio bianco.
“No, assolutamente...” affermai, ormai arcistufa di farmi spiegare le cose, lo avevo fatto in passato con il mio ex professore, ma era stato tutto fiato sprecato, non ero portata per quella materia, dopotutto era un handicap che mi portavo da anni.
“Allora non le dispiacerà venirlo a risolverlo alla lavagna!” affermò con quella risatina soddisfatta e maligna.
Gli si leggeva negli occhi e dal resto del suo viso, lui era il classico professore perfido, lo compresi subito, ancor prima di quella richiesta, non appena rientrai in classe con Reika, sia per la sua sfuriata esagerata,dopotutto la campana era suonata da ben pochi minuti e sia per quell'insolito silenzio tombale,nelle altre ore avevo udito schiamazzi e risatine, mentre nelle ore di quel professore non si udiva neppure il ronzio di una mosca.
Io rimasi seduta nel mio banco fingendo di non averlo sentito, ma lui insistette e incominciava anche ad innervosirsi, mentre il resto della classe mi guardava rimanendo in silenzio, si senti un lieve brusio di fondo, ma non ebbero neppure il tempo di completare una parola perché il professore incominciò ad urlare “Kirai e Yohnami!” loro sorpresi osservarono il professore discolpandosi, dicendo che non erano stati loro a parlare.
Il professore li sgridò dicendo “Siete dei veri bugiardi, riconosco perfettamente le voci di ognuno di voi...”
Poi la sua attenzione si soffermò di nuovo su di me “Allora Akiyama vuoi venire a fare quest' esercizio che ti aspetta con grande trepidazione!” disse con sarcasmo.
Mi alzai rassegnata, sapendo di non avere alcuna speranza se non quella di fare una figuraccia tremenda davanti a tutti.
Camminai a passi lenti per perdere tempo, ma il professore mi metteva fretta dicendo “Su su muoviti che l' esercizio ti aspetta...”
Arrivata davanti alla lavagna, mi sentii in una sorta di palcoscenico con tutta la classe che mi osservava in silenzio, poi notai il biondino, poggiare le scarpe sopra il banco con un' espressione strafottente,mentre Reika gli faceva dei cenni con le mani per dirgli di togliere i piedi dal banco.
“Kirari Uriyo togli le scarpe dal banco!” urlò il professore isterico.
Lui lo ignorò, dopo un po' il professore andò verso il suo banco e lo fece alzare a forza, tirandolo per un' orecchio.
“Stammi a sentire, io non sono comprensivo, non me ne importa nulla se a casa tua sei abituato così,qui sei nel mio territorio e ti comporti come dico io!” urlò stringendogli forte l' orecchio fino a farglielo diventare paonazzo.
“D'accordo ho capito...” affermò il biondino per fargli allentare la stretta che gli doleva e si rimise a sedere nel banco senza più poggiare le scarpe sul banco.
Era uno di quei professori severi e rompi scatole, però il suo metodo risultava abbastanza efficace, era riuscito ad ammansire persino quel biondino indisciplinato.
“Allora quest' esercizio...Akiyame...” affermò il professore notando la lavagna bianca che osservavo in silenzio,dopo un po' udii un suggeritore, era Reika, ma venne subito scoperta dal professore.
Aveva un udito e una memoria eccezionale, come faceva a riconoscere le voci dei suoi alunni così alla perfezione?
Fortunatamente sembrò non trovarci gusto a perseguitare una come me, dato che mi ostinavo a non scrivere nulla alla lavagna, preferivo astenermi anziché provarci,dopo un po' chiamò un'altra ragazza con il quale ci si divertii parecchio,dato che aveva scritto una marea di calcoli insensati e sbagliati.
Mi faceva un po' pena,alla sua età si divertiva a prendere in giro i propri alunni quattordicenni,poi si dava tante arie da saputello evidenziando gli errori e risolvendolo lui, come se fosse così scontato il procedimento da non aver neppure bisogno di spiegarlo perché era così chiaro da spiegarsi da se, poi scrisse sul registro qualcosa, dopo un po' il suo sguardo si soffermò di nuovo su di me e quella ragazza poi disse “Voi due farete il corso di recupero di matematica...”
“Fantastico ci mancava pure il corso pomeridiano”pensai sbuffando,mentre il professore dettava altri esercizi.
Dopo quell' agonizzante ora, vidi comparire una professoressa di media statura con una fioca voce, quasi soporifera e che veniva contrastata da quella degli alunni, poi successivamente vidi altri professori, era buffo come tutti quei professori fossero differenti, c'era quello severo e mentecatto, quello burlone che si confonde tra gli alunni e la professoressa indifesa che non si sa far rispettare.
Non appena suonò la campanella tutti conservarono i libri e uscirono a razzo, io persi un po' di tempo perché non mi ero neppure accorta che l'ora fosse suonata, tanto ero persa nei miei pensieri.
Pensavo ad un modo per potermi vendicare di Kyo dopo una bellissima trovata come quella di farmi frequentare la scuola, ma non sapevo davvero cosa inventarmi, ma primo o poi avrei trovato un modo per fargliela pagare cara, ne ero certa.
Presi i libri e li infilai a casaccio nella cartella, poi uscii fuori dalla classe aspettando Kyo, doveeva venirmi a prendere lui almeno così aveva detto.
Ma aspettando vidi il biondo passarmi accanto, non appena lo incrociai mi guardai attorno, il cortile della scuola era ormai deserta, così ebbi un brutto presentimento e accelerai il passo allontanandomi prima che mi potesse vedere, ma dopo un po' lo vidi incrociare il mio sguardo.
Si avvicinò verso di me e io incominciai a correre disperatamente, ma dopo un po' mi resi conto che ero finita in una parte del giardino dove non c'era più uscita,insomma mi ero fregata da sola.
Ancora una volta ero riuscita a lasciarmi soggiogare da un uomo, anzi questa volta era ancora peggio, era un mio coetaneo.
“Lasciami in pace!” urlai spaventata mentre lo vedevo avvicinarsi.
“Andiamo...non è che chieda chissà che cosa...è soltanto una palpatina...” disse ridendo.
Lo spinsi per terra con tutta la forza che avevo in corpo, non vedendoci più dalla rabbia e dal timore che potesse succedere ciò che era successo con il mio patrigno, lui cadde per terra, ma subito dopo si rialzò, ma in quel momento ne approfittai per scappare,dopo un po' mi tirò per un braccio.
Tentai inutilmente di liberarmi ma la sua stretta era troppo forte, poi mi spinse contro il muro dove non ebbi alcuna possibilità di liberarmi e allora mi misi a gridare , lui mi mollò uno schiaffo per zittirmi, ma io continuai a gridare più forte con tutta la voce che avevo in gola sperando che ci fosse ancora qualcuno a scuola che potesse udirmi per venire in mio soccorso.
Dopo un po' udii dei passi farsi sempre più vicini e veloci, lui allarmato si voltò per vedere di chi si trattasse, riconobbi quel viso e quegli color carbone, si trattava di Kyo.
Kyo incrociò lo sguardo del biondo che continuava a stringermi il polso e lo fulminò con il solo sguardo, il biondo lo guardò come se non fosse successo nulla chiedendogli “C'è forse qualche problema?”
“Non mi piace picchiare i ragazzini, non ci provo affatto gusto,quindi un consiglio personale, lasciala in pace e non ti succederà niente!” lo intimò Kyo con quell' espressione severa e cattiva che teneva spesso suo padre.
“Non ti dare tutte queste arie,soltanto perché sei più grande di qualche anno!” affermò il biondino.
Kyo si avvicinò dicendogli beffardamente “Sei soltanto un nanerottolo!”
Ma lui ferito nell' orgoglio si avvicinò a Kyo mollandogli un pugno sullo stomaco.
Io osservai Kyo preoccupata, mentre riceveva il colpo, con un' espressione dolorante si toccò lo stomaco, poi scoppiò a ridere dicendo “Era una finta!Non sei affatto un granchè, era tutto qui?”
Il ragazzo era pronto a sferrargli un altro colpo , mentre Kyo continuava ad umiliarlo ridendo continuando a ricevere colpi, sembrava come se ci fosse abituato a ricevere pugni da non provare più dolore, poi gli mollò un pugno sullo stomaco e lo spinse per terra.
“Sei noioso...” affermò sospirando, poi la sua espressione divenne seria e gli disse “Fallo un'altra volta e non sarò più tanto gentile! Ci siamo ben intesi?”
Il biondo non aveva alcuna intenzione di rispondergli e allora Kyo si alterò e gli schiacciò la gamba con il piede, mentre lui stava cercando di rialzarsi.
“Ok, ho capito...” affermò il biondo scocciato.
Lo vidi avanzare verso di me, chiedendomi se era tutto ok, io gli risposi di si, anche se un po' scossa dalla situazione e dal modo in cui si era avventato contro il biondino ribelle.
Così incominciammo a camminare, dopo un po' mi disse di salire su una macchina, se quella si poteva chiamare automobile, era un vero rottame.
“Che cos'è questa macchina?” chiesi con un espressione sbalordita.
“L' ho comprata oggi, in un mercato dell' usato, mi è costa pure poco...un affare no?” disse ridendo.
“E' orribile! E poi tu mi sembravi uno di quelli che ama le macchine sportive...” affermai ricordando la macchina nera che aveva a Tokyo.
“Così ti piacciono gli uomini con i macchinoni!” affermò ridendo.
“No, solo che mi pare strano che tu abbia acquistato questo catorcio!” affermai stranita.
“Vedi non ho i soldi per permettermi una bella macchina e poi alla fine è soltanto un mezzo di trasporto...chi se ne importa!”
“Aspetta abbiamo avuto i soldi per un hotel di lusso, per affittare quella casa e per tante spese anche facoltative e adesso non hai soldi per comprarti una macchina decente?” gli chiesi sospettosa.
“Cioè i soldi ci sono, ma non sono soldi miei perciò...”
“Che vuoi dire?” gli chiesi confusa.
Lui non mi rispose e cambiò discorso dicendo:
“Quindi questo primo giorno di scuola non mi sembra essere andato un granchè” affermai riferendosi al biondo.
“No, ti sbagli a parte quell' incidente, c'erano tanti bei ragazzi...” affermai sorridendo, pensando che magari si sarebbe ingelosito,ma dato che stava guidando non riuscivo a vedere bene la sua espressione del viso.
“Vorrai dire tanti mocciosi come quello lì...” affermò irritato.

Kyo:
Ricevetti una chiamata dal padre di Yoko, gli dissi che avevo fatto come mi chiedeva avevo accompagnato Yoko a scuola e risposto a tutte le sue richieste,poi mi colse in fallo dicendomi che sarebbe venuto quel giorno stesso per vedere come ci eravamo sistemati.
Temevo che le cose adesso mi potessero sfuggire di mano, del resto il padre di Yoko non sapeva della relazione che c'era fra me e la figlia e di certo non l' avrebbe accettata, ma Yooko non sapeva neppure che quello era suo padre quindi non si sarebbe creata alcun problema a rapportarsi affettuosamente con me.
Dopo un po' diedi un ' occhiata all' orologio, aspettavo con ansia che si facesse l'ora in cui uscisse da scuola, mi mancava, del resto eravamo sempre stati insieme di mattina, di pomeriggio, di sera,insomma sempre accanto e adesso stare lontani anche un secondo poteva essere un incubo.
Dopo un po' Toshio entrò nella mia stanza,aveva un espressione che non preannuncia nulla di buono, dopo un po' incrociai quegli occhi carichi di affetto che non avei mai ricambiato.
“Che c'è?” affermai seccato, non lo ero veramente, però dovevo sembrarlo altrimenti se fossi stato troppo gentile, mi avrebbe di sicuro frainteso.
“Kyo volevo chiederti...ma tu la ami Yoko?” affermò con un espressione spaurita come se temesse la mia risposta.
“Non credo che questi siano affari tuoi!” affermai infastidito, perché non ero in grado di rispondere a quella domanda, perché avevo troppa paura di far chiarezza sui miei veri sentimenti.
“Se mi dici chiaramente che la ami, ti lascerò perdere e me ne farò una ragione” affermò avvicinandosi pericolosamente a me.
Sembrava una ragazzetta spilungona che si avvicinava a me,io indietreggiai, mentre lui continuava ad avvicinarsi cercando di raggiungere la mia bocca con le sue labbra.
“Smettila!” dissi spingendolo via con violenza.
Con un espressione mortificata e ferita uscii dalla stanza senza dir nulla, dopo un po' comparve Takahashi chiedendomi perché Toshio stesse piangendo disperatamente.
Avrei tanto voluto non esistere in quel momento, del resto non facevo altro che far soffrire gli altri,nonostante non lo volessi, non appena qualcuno/a si innamorava di me, io lo facevo soffrire per un motivo o per un altro.
Gli spiegai con imbarazzo la situazione del resto ce l' aveva scritto in faccia che era infatuato di Toshio, perciò pensai che fosse un suo diritto essere al corrente di ciò.
“Ah, pensavo fosse qualcosa di più grave...” affermò sollevato.
“E questo non sarebbe grave?” gli chiesi stupito.
“No, perché io sono molto meglio di te...e primo o poi se ne accorgerà anche lui” disse con arroganza.
Lo scrutai notando quel fisico da buttafuori, quelle braccia muscolose e la sua imponenza, io al confronto ero un nanerottolo, ma orgoglioso per com'ero non glie l' avrei mai data vinta così dissi “ Saresti meglio di me, solo per un po' di muscoli in più!”
“Un po' di muscoli in più...” disse ridendo, abbassando la manica della sua maglietta per farmi vedere meglio quei muscoli.
“Come se contasse solo l'aspetto fisico, contano anche altre cose...” affermai, tentando di fregarlo su un altro punto.
“Ma io infatti quando dicevo che sono meglio di te non mi riferivo di certo ai muscoli, sei tu che hai dedotto che parlassi dei muscoli...io mi riferivo al carattere...”
Dopo un po' uscii dalla stanza per andare a consolare Toshio, io dopo un po' uscii di casa, pensando che fosse una buona idea comprarmi una macchina, di certo non era comodo spostarsi a piedi, dopotutto la scuola di Yoko era lontana, così feci un giro in varie concessionarie, ma le macchine avevano dei prezzi da capogiro, non che non avessi i soldi per potermi permettere macchine costose, però quei soldi erano del padre di Yoko e non mi sembrava corretto approfittarne troppo.
Dopo un po' adocchiai un mercato dell' usato pieno di cianfrusaglie, in mezzo a vestiti, mobili e tante altre bancarelle, vidi un signore che vendeva un pezzo di plastica tutto ammaccato, dopo un po' guardandolo meglio, mi resi conto che era un automobile.
Comprai quell' affare, assicurandomi che funzionasse, per partire partiva, ma andava a due all'ora, ma dopotutto non potevo permettermi di più di quella macchinina fracassata.
Arrivato a scuola di Yoko con quel catorcio di macchina, scesi da esso, cercandola, ma non vidi nessuno nel giardino di quella scuola, così preoccupato incominciai a cercarla dopo un po' sentii un urlo ed ero certo che appartenesse a Yoko, ma non era facile capirne la provenienza.
Dopo un po' quando sentii il secondo urlò allora capì da dove provenisse e in ran fretta raggiunsi il luogo da cui provenisse.
Vidi un ragazzino con dei capelli tinti di un biondo ossigenato, con quell' espressione corrucciata con il quale voleva sembrare minaccioso, poi vidi Yoko spaventata che tentava di liberarsi dallla sua mano che gli stringeva con forza il braccio, allora lo fulminai con lo sguardo.
Lui chiese “Qualche problema?”
“Non mi piace picchiare i ragazzini, non ci provo affatto gusto,quindi un consiglio personale, lasciala in pace e non ti succederà niente!” lo intimai, non avendo alcuna voglia di ricorrere alla violenza su un ragazzetto dell' età di Yoko.
“Non ti dare tutte queste arie,soltanto perché sei più grande di qualche anno!” affermò quel fastidioso nanerottolo.
Mi avvicinai dicendogli beffardamente “Sei soltanto un nanerottolo!” del resto a vederlo mi faceva solo pena, se la prendeva con le ragazzine indifese per sentirsi forte, era soltanto il solito bullo gradasso con il quale avevo avuto spesso a che fare sin da bambino.
Colpito nell' orgoglio si avvicinò a me e mi diede un pugno, lo lasciai fare divertito., certo che non sarebbe stato un granchè, infatti fu una sorta di carezza, del resto era un quattordicenne, che si metteva contro un ventiduenne.
Non era di certo come quand' ero piccolo che i quattordicenni me le davano di santa ragione, dato che ai tempi ero anch'io un quattordicenne. Sentii un lieve fastidio allo stomaco e finsi di provare un profondo dolore per prendermi gioco di lui, quando lo vidi con quell' espressione soddisfatta, gli dissi la verità “Era una finta!Non sei affatto un granchè, era tutto qui?”
Il ragazzo era pronto a sferrarmi un altro colpo , mentre io continuava ad umiliarlo ridendo continuando a ricevere colpi del tutto deludenti, sapevo perfettamente che mi sarebbe bastato poco per fargli veramente male, ma non volevo fargliene, perché dopotutto era soltanto un ragazzino e non era arrivato a far nulla di male a Yoko, del resto non sembrava neppure avere delle cattive intenzioni, non so il suo sguardo non sembrava di un cattivo ragazzo, forse un po' problematico, però secondo me aveva soltanto voluto far un po' il gradasso per mettere paura a Yoko, ma le sue intenzioni non erano davvero quelle di farle veramente del male.
“Sei noioso...” affermai sospirando, poi la mia espressione divenne seria,venendo colto dal dubbio, pensando a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi arrivato prima, forse nulla oppure il peggio. “Fallo un'altra volta e non sarò più tanto gentile! Ci siamo ben intesi?” gli dissi pensando a ciò che poteva succedere che non volevo neppure considerare.
Il biondo non aveva alcuna intenzione di rispondermi,così gli pestai la gamba con forza, mentre lui stava cercando di rialzarsi.
“Ok, ho capito...” affermò il biondo scocciato.
Mi avvicinai a Yoko per accertarmi delle sue condizioni, era tesa, doveva essere ancora scossa dopo quella situazione, così le sorrisi tentando di confortarla, poi la invitai a seguirmi,mentre raggiungevamo quell' automobile ammaccata.

“Che cos'è questa macchina?” chiese con un espressione sbalordita.
“L' ho comprata oggi, in un mercato dell' usato, mi è costa pure poco...un affare no?” dissi ridendo notando quella sua espressione sbalordita e allo stesso tempo sconcertata.
“E' orribile! E poi tu mi sembravi uno di quelli che ama le macchine sportive...”
“Così ti piacciono gli uomini con i macchinoni!” esclamai divertito.
“No, solo che mi pare strano che tu abbia acquistato questo catorcio!” affermò stranita.
“Vedi non ho i soldi per permettermi una bella macchina e poi alla fine è soltanto un mezzo di trasporto...chi se ne importa!”
“Aspetta abbiamo avuto i soldi per un hotel di lusso, per affittare quella casa e per tante spese anche facoltative e adesso non hai soldi per comprarti una macchina decente?” mi chiese incredula.
“Cioè i soldi ci sono, ma non sono soldi miei perciò...”
“Che vuoi dire?” mi chiese confusa.
Di certo non potevo spiegargli che quei soldi mi erano stati dati per badare a lei e che me li aveva dati suo padre, quindi preferii non risponderle e fare il vago, mentre mi decidevo a mettere in moto quella macchina.
“Quindi questo primo giorno di scuola non mi sembra essere andato un granchè” affermai riferendomi al biondo mentre guidavo.
“No, ti sbagli a parte quell' incidente, c'erano tanti bei ragazzi...” affermò sorridendo.
“Vorrai dire tanti mocciosi come quello lì...” affermai irritato incominciando a confondermi,ecco perfetto avevo sbagliato strada grazie a questa sua frase.


Yoko:
Tentai di capire se la sua irritazione fosse gelosia o meno, del resto ad una ragazza piace un po' di gelosia “nel proprio ragazzo”,ma la sua espressione non lasciava trapelare niente, era troppo concentrato sulla strada, per pensare a quello che avesi detto,così insistetti con un po' di imbarazzo con quella storia.
“Davvero dei bei ragazzi, un ragazzo mi ha pure chiesto se potevamo frequentarci...” dissi per attirare di più la sua attenzione.
“E tu che gli hai risposto?”mi chiese curioso.
“Che ci dovevo pensare” affermai facendo la vaga.
“Ah,capisco...” affermò freddamente.
Dopo un po' ormai arrivati a casa, salimmo in casa e Kyo mi guardò con un espressione confusa, poi mi disse che a casa sarebbe venuto quel politico di nome Nageshi a trovarci, non capivo davvero cosa legasse Kyo a quell'uomo.
Poi per nulla soddisfatta del suo comportamento gli chiesi con un po' di imbarazzo“Non ti da fastidio che io abbia detto a quel ragazzo che ci dovevo pensare?”
“Fastidio? Perché ?” chiese come se non avesse idea di cosa stessi parlando.
“Perchè...pensavo che tra me e te ci fosse...” dissi non avendo il coraggio di proseguire quel discorso, ero troppo imbarazzata perché ero la sola ad aver creduto che tra di noi ci fosse un legame particolare.
“Vedi... nella vita si possono presentare due situazioni una in cui si sceglie e l'altra in cui non si ha l'opportunità di scegliere, non mi piace che qualcuno stia con me solo perché non ha altra scelta, ma che stia con me perché sa cosa si prova stando con le altre persone e che tra le altre abbia scelto me...” affermò Kyo con naturalezza.
Mi aveva lasciato a bocca aperta, non mi aspettavo di certo una tale risposta, poi ammisi con imbarazzo che non era vera la storia del ragazzo.
Lui allora mi chiese il motivo per il quale mi fossi inventata una cosa del genere, io imbarazzata rimasi in silenzio, dopo un po' lo vidi avvicinarsi, eravamo in quella stanza con il letto a forma di cuore, ma ero certa che nemmeno questa volta sarebbe successo nulla, poi ripensai al biondino che mi stringeva il braccio e che mi guardava il seno.
Mi chiedevo se a Kyo non capitasse mai di voler toccare il mio seno, del resto sapevo che e a tutti faceva uno strano effetto vedermi tutto quel ben di Dio, che altre sopratutto della mia età non avevano, infatti più di una volta, finivo per sentirmi un mostro dato che mi ero sviluppata troppo presto.
La prima volta che vidi quei grossi cocomeri crescermi sul petto, incominciai ad usare delle fasce che me lo stringessero così forte da non farlo notare, ma finivo per ottenere l' effetto contrario, oppure dopo un po' queste fasce e questi reggiseni stretti stretti finivano per slacciarsi.
Era buffo, perché in televisione spesso avevo sentito parlare di ragazze che bevevano il latte credendo che facesse crescere il seno oppure di quelle che avrebbero voluto ricorrere alla chirurgia plastica per rifarsi il seno più grande, mentre io avrei fatto qualsiasi cosa per avere il seno di una misura più piccola.
Inoltre con quell' enormità, ero più soggetta ad essere importunata dai ragazzi, dagli uomini di mezza età e in più dovevo sorbirmi anche le invidie delle ragazze che avrebbero voluto quel peso al posto mio quando io ne avrei fatto volentieri a meno.
Era soltanto una seccatura quando correvo, quando camminavo quando facevo qualsiasi movimento sentivo questo peso e poi mi sentivo sempre gli occhi puntati addosso prima di tutto sul mio decoltè e poi si soffermavano sul mio viso, era una di quelle cose che mi dava maggiormente fastidio.
Inoltre ciò mi faceva sentire colpevole, come se fossi stata io stessa ad istigare il biondo a causa della prosperità del mio seno,dopotutto se non avessi avuto il seno così grande di sicuro non sarebbe arrivato a tanto pur di toccarmelo.
“Kyo mi chiedevo...che cosa ne pensi del mio seno?” affermai con imbarazzo.
“In che senso?” chiese in soggezione.
Ecco, non pensi che sia troppo grosso?” gli chiesi arrossendo.
Kyo abbassò lo sguardo verso il mio seno, ma io istintivamente me lo coprii con le braccia, lui mi disse per giustificarsi “Mi avevi chiesto un parere, così stavo analizzando la parte su cui me l' hai chiesto”
Smisi di coprire il seno con le braccia, ma non appena vidi il suo sguardo abbassarsi, il cuore sembrò scoppiarmi, poi disse a disagio “Non è troppo grosso... è perfetto...” poi dopo un po' mi guardò fisso dicendo “Perchè mi fai queste domande imbarazzanti?”
“Perchè è la parte del mio corpo che più detesto, del resto è colpa del mio seno se vengo sempre importunata” affermai ripensando al mio patrigno, al biondo e a tutte quelle volte che avevo sentito qualche commentino sgradevole su di me.
“Ma non è colpa del tuo seno, se ci sono un sacco di maniaci di questi tempi!”
“Kyo...tu vorresti ...” affermai con le guance rosse,non avendo il coraggio di finire quel discorso, poi aggiunsi “ toccarmele?” abbassando lo sguardo con le guance infiammate.
“Si...cioè no...cioè si, però...” affermò balbettando.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aurora Barone