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Autore: Karyon    17/01/2010    6 recensioni
Mihawk inclinò il capo su un lato, lasciando che lo sguardo scivolasse lentamente sul corpo dell’altro, come per studiarlo
«Sei sempre stato anche stupido».

Accenni Shanks/Mihawk.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Drakul Mihawk, Shanks il rosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Freedom mutilated

C’era vento alto, quel giorno, vento odoroso di polvere rubata a terre lontane; e mare irrequieto, di quelli che urlano furiosamente lasciando pezzi di sé sulle coste erose.
Il mantello scuro ondeggiava silenziosamente, creando l’illusione che qualcosa, lì, ci fosse e non si trattasse solo di vuoto.
Shanks alzò la mano destra a toccarsi la spalla sinistra, poi lasciò che i polpastrelli scendessero fino a raggiungere il braccio – o ciò che ne restava.
Doveva ancora abiutarcisi ma, fortunatamente, nulla era mutato nella sua forza o nello spirito dei suoi compagni – eppure la mano tremò, solo un attimo, ad artigliare l’aria.
Poi un rumore metallico, eco di passi intrisi di sicurezza spietata, e una figura oscura ondeggiante al vento.
Shanks sorrise, mentre la mano ricadeva morbidamente sul fianco, e aspettò; occhi ambigui, celati dal largo copricapo scuro, si allontanarono dal cielo in tempesta per fissarlo, poi l’eco scomparve risucchiato dal vento.
«Dov’è finito il tuo cappello?»
Fu la prima cosa che lo sconosciuto gli disse. Il sorriso del Rosso si allargò ulteriormente: era tipico di lui riassumere in poche fondamentali parole ciò che poteva noiosamente trasformarsi in un discorso; dopotutto non erano mai piaciute le parole, a Mihawk.
«L’ho scommesso» replicò semplicemente, osservando l’incredulità che gli s’istillava lentamente nello sguardo. Non poteva aspettarsi altro da uno come lui, che dispensava vita a piccoli sorsi invisibili per chiunque altro.
Un ghigno sardonico fiorì infine sul viso pallido «Sei sempre stato un tipo strano, Shanks».
«Lieto che la cosa ti diverta» ribatté l’altro.
Anche le risate aspre, di quelle che non divertono, ma ti cadono dentro come lame sottili, erano rare. E di solito era lui a strapparsele via, stupendone lo stesso proprietario; tuttavia, sebbene quella potesse essere per Shanks una vittoria persino maggiore del combattimento, lo faceva unicamente perché sapeva.
«Sì, lo fa».
A Mihawk piaceva ridere, nonostante tutto.
Non aveva mai capito come un gesto così naturale, gli fosse anche così estraneo; come se il suo essere gli fosse scappato dalle mani, probabilmente intrappolato nella lama della Kokutou Yoru* che usava unicamente quando si sentiva libero.
Sostanzialmente era quello il motivo per il quale Mihawk amava combattere; e, di conseguenza, quello il motivo per cui era Shanks a sfidarlo tutte le volte – sebbene gli importasse poco di vincere. Mihawk non avrebbe mi ammesso quelle sciocche allusioni sentimentali che sfumavano nei loro scontri, ma i fendenti della Yoru erano portati con brutale e reale forza – e un ghigno, sempre, a svettare sulle labbra sottili.
Erano liberi quando combattevano, ciò bastava.
«Immagino ti sia arrivato il mio messaggio…» s’informò Shanks, mentre il palmo scivolava sull’elsa della spada.
«Il tuo bestione del mare stava per affondarmi» spiegò Mihawk, divertito.
«Se ti ostini ad andare in giro per i mari su una zattera!» Esclamò il Rosso, con la genuina schiettezza che lo caratterizzava.
Occhi di Falco rise «Tu prova a recapitarmi i messaggi in modo normale, una volta tanto» disse, nonostante sapesse che era impossibile: nessun essere umano poteva cercare Mihawk, era lui a trovare. Si scrutarono per un po’ senza emettere suono, poi due lame cozzarono improvvisamente, sul ruggito delle onde che diede il via.
I riflessi erano sempre stati un loro punto forte.
La lama nera della Yoru si abbassò fino a sfiorargli una ciocca rossiccia, poi si fermò.
«Dov’è il tuo braccio?» La voce gli scivolò addosso con una freddezza che non aveva nulla a che vedere con il vento; il suo sguardo profondo si piantò a leggergli dentro, impietoso.
Shanks rinserrò la presa attorno all’elsa e sorrise «Scommesso… insieme al cappello» spiegò. Era stimolante combattere con Mihawk, perché la loro forza in qualche modo si equivaleva. Tuttavia, sapeva di non poter reggere un vero combattimento di spada – non in quello stato.
La spada si abbassò, ma non lo sguardo ancora fisso sul quel punto del corpo «Perché?» Domandò, e fu un altro soffio gelido a passargli su per la spina dorsale.
«Per la Nuova Era» rispose il Rosso, sorridendo dolcemente all’immagine di un marmocchio piagnucolante stretto tra le sue braccia.
Mihawk inclinò il capo su un lato, lasciando che lo sguardo scivolasse lentamente sul corpo dell’altro, come per studiarlo.
«Sei sempre stato anche stupido» decise di dire, con voce calma – quasi tranquillizzante - ma stranamente distaccata; sembrava che stesse andandosene, con lo spirito prima che col corpo.
Rinfoderò la spada.
«I nostri scontri terminano qui» rifletté, dandogli le spalle.
Shanks rinfoderò la sciabola - che tremò, brevemente, tintinnandogli sul fianco. «Potrei combattere anche così» gli fece osservare, con voce sottile.
«Non sarebbe la stessa cosa» replicò aspramente Mihawk. «Combatteremo quando saremo costretti. Nel Nuovo Mondo».
«Non sarà la stessa cosa» si sentì dire, dopo un’esitazione, e annuì «Lo so».
Si divisero, quella volta, con la sensazione che qualcosa d’incompiuto fosse avvenuto, tra loro, scivolando furtivamente nelle loro menti. Si sarebbero incontrati, ancora, inevitabilmente, privati - seppur in minima parte – di una liberta misera, ma che apparteneva solo a loro e rinasceva ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano.
Shanks risalì sulla Red Force attraccata a largo, come sempre quando s’incontravano, e ordinò la nuova rotta; mentre si allontanavano, gli parve d’intravedere una barchetta a forma di bara che scivolava sulle onde, allontanandosi in direzione opposta.
Sorrise, ma di un sorriso strano, di quelli che preannunciavano battaglie future. Sicuro che, la volta successiva e quelle dopo ancora, nonostante quel suo distorto senso dell’onore, lo avrebbe convinto – costretto se necessario – a tornare liberi.


Una specie di Shanks/Mihawk.
Vale dichiararmi sconvolta quasi quanto chi leggerà? Credo di no. XD
Sì, non avevo considerato le sordide implicazioni del mettermi al piccì stamane.
Però, essendo l’idea nata ad un orario improponibile (due di notte), non ho potuto non assecondarla. Capitemi.
Dunque, teoricamente la storia si svolge subito dopo l’evento di Fuusha, quando Shanks perde il braccio contro il Signore dei Mari, o come si chiamava il mostro. Da quel poco che Oda – dannato lui – si è fatto sfuggire,
Shanks e Drakul Mihawk sono vecchi amici/rivali nell’arte della spada;
inoltre sappiamo che, dopo la menomazione, il secondo non ha più voluto sfidarsi con il Rosso.
Ovviamente io ho ipotizzato, a parte una specie di relazione tra i due ma son dettagli,
la possibilità che i combattimenti fossero anche un “divertimento”, per entrambi, di sfidarsi ad armi pari, con forze eguaglianti e con lo stesso spirito di libertà. Vedo la menomazione di Shanks anche come una privazione di questi momenti – sia per lui, che per Mihawk intendiamoci.
Ho la sensazione che alcuni passaggi non siano chiari, o troppo nascosti come mio solito: Mihawk è un personaggio di cui si sa poco – quindi per quel che ne so, potrei essere totalmente OOC - tuttavia credo che, pur non dimostrandolo, la fine degli scontri on Shanks deve averlo minimamente segnato. Erano leggendari, dopotutto, come dice il maestro.
Il «Non è/ non sarà la stessa cosa» di entrambi, penso sia esplicativo (sempre che io abbia scritto cose sensate).
E buh, potrei dire altre millanta cose. XD

Per quanto riguarda le note, allora. La Kokutou Yoru è ovviamente la spada di Mihawk, una delle 12 Saijō Ō Wazamono, spade di ottima fattura.
Della spada di Shanks per ora non si sa molto, tranne che è una sciabola.

Beh, è piccola e spero non faccia taaaanto schifo.
Nel caso leggiate, spero possiate commentare, darmi qualche consiglio e le vostre opinioni in merito (L).
Buona lettura!
   
 
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