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Autore: Bibby    17/01/2010    6 recensioni
Se qualche mese fa mi avessero chiesto che cosa avrei fatto in futuro, io avrei avuto una risposta idilliaca e perfetta più che pronta: avrei terminato il liceo, col mio fidanzato Andy, sarei andata alla Brown, con Andy, mi sarei sposata, con Andy, e sarei diventata una di quelle casalinghe ricche sfondate che passano il tempo con le amiche single e scatenate facendo a gara a chi ha la Louis Vouitton più bella, facendole schiattare di invidia per avere un marito così perfetto. Già, stupendamente perfetto, come la mia vita, e anche -modestia a parte- come me: Charlie Wright, diciassette anni, figlia di un imprenditore e di una pop star degli anni ottanta morta di overdose quando avevo tre anni, mediamente carina, ma nonostante questo fidanzata dalla prima elementare con Andy Brown, uno dei bellissimi gemelli Brown, i due ragazzi più affascinanti dell’istituto. Che cosa avevo da lamentarmi? Boh, questo non lo so, ma il mio destino doveva essere segnato da qualche parte nel cielo, perché quella sera, a casa Brown, tutto incominciò a cambiare...
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

 

 

La mattina dopo, dovetti impiegare ogni minima parte della mia forza di volontà per alzarmi dal letto, liberandomi dall’abbraccio nel quale Jess mi aveva inconsciamente intrappolato durante il sonno.

Le mie valige erano fuori dalla porta, perfettamente chiuse e sistemate per opera di Beck, così, non mi restava che prepararmi e uscire di casa, dove uno chauffeur alle dipendenze di papà mi attendeva per condurmi all’aeroporto.

Essendo pronta ormai da una decina di minuti, decisi che avrei aspettato ancora un po’ prima di uscire di casa - erano infatti ancora le nove del mattino e il mio volo era a mezzogiorno- e mi sedetti sul letto, contemplando Jess che dormiva beato.

Per un momento, pensai di mandare all’aria tutto e mettermi con quell’angelo che mi dormiva accanto anche se sapevo che non mi avrebbe mai amata, infischiandomene dei pettegolezzi e di quello che la gente avrebbe detto e non facendo una piega quando Mel avrebbe mostrato a suo padre il mio video davanti a mezza scuola. Forse non sarebbe stato male.

Mi diedi mentalmente dell’egoista, dicendomi che per una volta dovevo essere io a sacrificarmi per gli altri, per Jess ed Andy e la loro famiglia, che io avevo spietatamente distrutto.

Mi imposi di pensare che dopo tutto la Francia non sarebbe stata tanto male, avrei potuto frequentare una scuola d’arte lì e magari trovarmi un fidanzato francese e sorridente, disposto ad amarmi con tutti i miei difetti, la mia anima gemella, insomma.

Purtroppo, ogni pensiero sul futuro non faceva che rendermi più insopportabile l’idea della separazione e più guardavo il volto di Jess, immobile e sereno, più mi rendevo conto di quanto sarebbe stata dura, anche se lui non mi amava, io non potevo impedirmi di provare qualcosa per lui, malgrado questo fosse stupidamente assurdo e irrazionale.

E in effetti l’amore era così, assurdo e irrazionale, come Jess.

Improvvisamente, mi travolse un fortissimo desiderio di posare le mie labbra sulle sue, un’ultima volta, magari nell’assurda speranza di ritrovare quella forza che mi serviva per andare via.

Mi avvicinai piano, un po’ spaventata all’idea che avrei potuto svegliarlo, e, chinandomi su di lui, posai lentamente le mie labbra fredde sulle sue, perennemente bollenti.

Era incredibile come quel contatto così dolce e casto riuscisse a sconvolgermi interamente, a destabilizzare la mia mente, che ormai si era completamente scollegata dal corpo e a far andare il mio cuore a mille, tanto che per un secondo, quando anche le sue labbra risposero al mio bacio, fui certa di scoppiare.

Avevo svegliato Jess, ed ora mi ritrovavo a baciarlo, senza nessuna spiegazione, malgrado sapessi che questa era la cosa più sbagliata da fare.

Presa dal desiderio, mi ritrovai sdraiata su di lui, ad approfondire quel bacio che non avrei mai dovuto dare. Posai le mie mani sul suo petto, lasciandomi stringere dolcemente da un Jess mezzo addormentato, che però sembrava perfettamente consapevole di ciò che stava accadendo: come al solito, io ero l’unica a non capire mai nulla.

Continuai a baciarlo con trasporto, mettendo le mie mani nei suoi capelli morbidi e, dopo aver abbandonato le sue labbra calde, iniziando a mordicchiargli il collo, non curandomi delle lacrime che avevano iniziato a scendermi lungo il viso.

Jess, però, se ne accorse e interruppe quel contatto, sollevandosi a sedere e guardandomi fissa negli occhi.

-Questo cos’era?- Mi chiese, piacevolmente sorpreso, accarezzandomi con una mano le lacrime che solcavano la mia guancia.

Io abbassai lo sguardo, intimidita, e facendomi forza risposi alle sue parole: - Era un bacio d’addio, Jess. Alle dodici ho un volo per Parigi.- Mormorai, asciugandomi con la manica le lacrime che non riuscivo a far cessare.

-Te ne vai?- Mi chiese, con uno sguardo che sembrava sinceramente dispiaciuto, ma io non vi badai, sapendo che nei suoi occhi si celava solo l’irritazione per aver perso il suo giocattolo preferito.

-Sì, ma per favore, non avvertire Millah, la chiamerò io appena arrivata.- Dissi, gelida, uscendo dalla camera e lasciando la porta socchiusa, nell’assurda speranza che lui mi rincorresse e mi dicesse di restare. Ovviamente non lo fece, ed io salii in macchina senza voltarmi indietro, non provando nemmeno a trattenere i singhiozzi che mi riempivano il petto.

 

-I passeggeri del volo S. Diego-Parigi delle ore dodici e trenta sono pregati di recarsi all’imbarco.- Una voce meccanica mi risvegliò dal doloroso torpore in cui ero precipitata, e, sforzandomi di darmi un contegno, mi asciugai gli occhi, ormai rossi per il pianto, con una manica e mi sedetti compostamente.

Quella era la seconda chiamata che facevano per il mio volo, eppure io ero ancora seduta su una poltroncina rossa, a piangere tutte le mie lacrime, nell’attesa che succedesse qualcosa.

Anche se in quel momento non l’avrei mai ammesso, speravo che accadesse un imprevisto qualunque che mi impedisse di partire, ma, come al solito, la fortuna non era dalla mia parte.

Decisi di aspettare altri trenta secondi, poi mi sarei imbarcata, lasciandomi alle spalle quel casino che era diventata la mia vita.

Ripensai a Beck, che si era commossa vedendomi uscire di casa, non l’avevo nemmeno salutata decentemente, poverina; si era sempre presa cura di me, come una madre, eppure io non riuscivo a comportarmi correttamente neanche con lei.

Poi il mio pensiero volò su Millah, sempre buona e sorridente, la migliore amica che potessi avere. Anche lei mi odiava, forse, dato quello che avevo combinato alla sua famiglia.

Suo fratello, Andy, invece, era forse l’unica cosa che mi sarebbe piaciuto dimenticare, quell’idilliaca parentesi della mia vita, conclusasi dolorosamente quando io avevo capito di non averlo mai amato, che stupida, in fin dei conti era sempre colpa mia.

Infine c’era lui, la persona della quale ricordare solo il nome mi faceva piangere, che avevo scoperto di amare con tutta me stessa. Egoisticamente, avevo sperato di essere ricambiata, quando non avrei mai potuto cambiare l’indole di un playboy  come lui. Avevo distrutto la vita di tutti, e ora fuggivo, come una codarda, illudendomi che così tutto si sarebbe sistemato.

-Ultimo avviso: la signorina Charlie Wright è desiderata al ponte d’imbarco numero 8.- Ecco ora quella stupida voce mi chiama anche per nome, pensai, mettendomi in piedi e guardandomi intorno alla ricerca di quel dannatissimo ponte.

-Charlie!- Una voce, preoccupata, quanto dolce, si fece strada alle mie spalle.

Istintivamente mi voltai, guardandomi attorno, ma non distinguendo altro se non volti anonimi e sconosciuti. Adesso avevo anche le allucinazioni.

-Charlie!- Di nuovo udii quella stupida voce, fin troppo conosciuta, accompagnata stavolta anche da una pacca sulla spalla. Mi girai indietro: stavolta non mi ero sbagliata, Jess era accanto a me, affannato probabilmente da una corsa, e mi guardava speranzoso.

-Cosa ci fai qui?- Mormorai, stizzita. Perché quell’idiota doveva sempre intromettersi nella mia vita.

-Ti impedisco di rovinarci la vita.- Rispose lui, risoluto, mentre io scossi la testa, infuriata.

-RovinarCI, eh? Sei uno stupido incoerente, Jess!- Urlai, colpendolo al viso e facendo per fuggire, quando qualcuno mi bloccò il polso.

-Charlie!- La mia migliore amica mi abbracciò, impedendomi di fuggire, come avrei voluto.

-Millah!- Sospirai, abbracciandola a mia volta e scoppiando a piangere come una fontana. Non volevo partire, sarebbe stato impossibile separarmi dalle persone che amavo e oltretutto non avrei risolto nulla.

-Non partire, ti prego!- Mi supplicò lei, tra i singhiozzi. Ecco perché non avevo voluto dirle nulla: sapevo che mi avrebbe pregato di non partire e che io non avrei saputo dirle di no, ci tenevo troppo alla nostra amicizia.

-Signorina Charlie!- Urlò Beck, improvvisamente comparsa, unendosi all’abbraccio. -Sono così felice che abbia deciso di non partire! Lo sapevo che se avessi informato la signorina Millah, lei non sarebbe andata a Parigi!-

-L’hai informata tu?- Chiesi, meravigliata, poiché pensavo che Jess non mi avesse ascoltata, facendo come al solito di testa sua.

-Be’ sì, quando sono entrata nella sua camera e ho visto il signorino Jess in lacrime come un bambino, ho pensato che dovevo fare qualcosa!- Mi rispose, lieta.

-In lacrime?- Mormorai, e poi mi liberai dalla stretta delle mie amiche, guardandomi intorno. -Jess!- Gridai, ma lui era già sparito tra la gente.

 

Angolo autrice:

Ciao! Dopo tanto tempo ho finalmente trovato la forza di aggiornare... Lo so che è stupido, ma sono molto rimasta ferita nel trovare un'unica recensione (tra l'altro della mia Capelli Gialli che ringrazio un sacco! :D) e da ipersensibile e immatura ho perso il coraggio di pubblicare.

E' una cosa idiota, me ne rendo perfettamente conto, ma mi ha mortificato davvero vedere che la mia storia non è nemmeno degna di essere commentata..T.T

Inoltre non è un periodo molto felice per la scrittura, ho voglia di scrivere ma non ce la faccio, però prometto di ritornare presto, anche perchè di qui a poco ci dovremo salutare, dato che quello che avete letto è il penultimo capitolo.

Spero che questa volta mi renderete più felice, scrivendomi i vostri pareri, che siano positivi o meno, non m'importa.

Baci

-Bibby-

   
 
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