Ciao a tutti! Lo so che devo
terminare la mia ff, ma mi è uscita di getto questa one-shot… Fatemi sapere
cosa ne pensate! J
Nessuno avrebbe mai potuto
aspettarsi grandi sorprese da un Grifondoro;
gli appartenenti a questa casa si potevano identificare facilmente, così leali,
così coraggiosi, sempre disponibili verso gli altri, tutti così odiosamente
perfetti.
Si poteva dire lo stesso quell’anno? No. Nessuno studente di Hogwarts
avrebbe potuto definire il carattere dei Grifoni solare e positivo,
perché proprio il loro rappresentante più esemplare viaggiava decisamente
contro tendenza; Potter era sempre stato identificato
come l’incarnazione stessa di Godric Grifondoro, così coraggioso, popolare, sempre pronto a
mettersi nei guai per aiutare qualcuno, incurante della sua stessa vita.
Anche se la
scuola era iniziata solo da poche settimane, tutti gli studenti avevano capito
che qualcosa era cambiato, inevitabilmente. Potter
aveva decisamente cambiato stile.
Per esempio erano molto rare le
occasioni in cui lo si poteva ammirare ridere con i
propri amici, come si vedeva spesso un tempo; anzi, quest’anno
sembrava aver perso ogni attrattiva nello stare con gli altri, persino con
quelle sue eterne appendici, quel Weasley e quella Granger. Non che loro non tentassero di stargli vicino,
questo no, ma era come se Potter avesse creato una
barriera intorno a sé, un muro incrollabile, che nessuno era ancora riuscito a
penetrare.
Spesso Silente lo chiamava nel suo
ufficio, dal quale usciva sempre molto scosso e spossato, quasi che avesse combattuto contro un’orda di centauri lì dentro.
Era sempre ricevuto anche da un altro professore, un lupo mannaro, a quel che
si diceva, che aveva già insegnato al castello.
Nonostante questo, era innegabile
che Harry Potter era cambiato, in maniera definitiva, probabilmente, anche se
nessuno ne aveva compreso il motivo.
La sala comune ormai era vuota, Ron e Hermione erano andati a
dormire, lanciandogli, come di consueto, ormai, uno sguardo apprensivo, senza
però aver il coraggio di dire niente; del resto ci avevano già provato e
cos’era successo? Si aspettavano una scenata bella e
buona, con tanto di lancio di libri e cose simili e invece lui li aveva
lasciati sbalorditi, guardandoli a lungo con quei suoi occhi ormai diventati di
ghiaccio, senza replicare nulla se non un misero “mi dispiace, non posso farne
a meno, rassegnatevi.”, lasciandoli lì, davanti al fuoco, da soli, senza
parole.
Che altro
avrebbe potuto fare? Certo, avrebbe potuto dire la verità per quel suo strano
comportamento, avrebbe potuto dire che si comportava così per evitare che venissero uccisi, per farli allontanare da lui in modo tale
che fossero al sicuro, avrebbe potuto dire che avrebbe dovuto uccidere Voldemort, mettersi al suo stesso livello, se non voleva
fare una brutta fine…
Lui non poteva
dir loro la verità, doveva proteggerli… da lui.
“Ciao Harry.”
Harry si
spaventò; era così assorto nei suoi pensieri da non essersi accorto che Ginny era scesa in sala comune e che si era seduta a fianco
a lui.
“Mi sembra un po’ tardi per una
passeggiatina notturna.” Odiava risponderle così,
odiava porre una così profonda distanza tra di loro,
ma non poteva metterla in pericolo, non doveva lasciarsi andare.
“Potrei dire lo stesso.”
“Se hai voglia
di farmi una predica puoi anche tornare a letto, non ho assolutamente voglia di
starti a sentire.”
“Perché
mai dovrei farti una predica? Semplicemente non ho sonno e non mi sembra di
dover chiedere il tuo permesso per rimanere a leggere davanti al fuoco.” Rispose lei, calmissima, sedendosi di fianco a lui e
immergendosi nella lettura di un libro.
Harry
rimase lì, immobile, guardando le fiamme danzare nel camino, salire in alto,
sempre più in alto, per poi scomparire. Ginny… era
difficile rimanere impassibili di fianco a lei, così impetuosa e allo stesso tempo così calma, così abile nel comprendere
cosa fosse giusto dire o fare con lui, quasi avesse capito cosa lo tormentasse;
era difficile ammetterlo, ma ormai era da parecchio tempo che non la
considerava più solo al sorellina di Ron…
Rimasero lì seduti in silenzio, immersi ognuno nei propri pensieri per
parecchio tempo, finché Harry non si alzò e le diede
la buonanotte.
“Per quanto ancora andrai avanti
con quest’aria da duro?”
Harry si irrigidì “Mi sembrava di averti detto di non voler prediche.”
“Non è una predica, semplicemente
una domanda.”
“Niente che ti riguardi.
Buonanotte.”
A quel punto anche lei si alzò
“Credi davvero che se continuerai in questa commedia ti lasceremo stare? Credi
che non ti staremo vicini? Credi di poterci proteggere in questo modo,
allontanandoci da te?”
Quasi senza volerlo,
inaspettatamente, rispose “E’ l’unico modo che ho per sapervi al sicuro.”
“E credi
veramente che potremo mai essere al sicuro? Harry,
tuoi amici o no saremo sempre in pericolo finché Voldemort non sarà sconfitto! Per tutti gli ippogrifi, non capisci che anche senza di te noi siamo in
pericolo? Io sono una Weasley, Harry
e non so se te ne ricordi, ma siamo pubblicamente il disonore dei maghi, i babbanofili per eccellenza! E neanche Hermione
è tanto al sicuro, essendo la studentessa più brillante di Hogwarts,
grifondoro e per di più gabbana di origine!
Te lo vuoi mettere in testa che tu non ci metti in pericolo più di quanto non
siamo già?”
Harry si
voltò a guardarla. Non voleva ammettere che aveva ragione,
non voleva esporli a un rischio maggiore…
“Non capisci, Gin, non capisci… Io non posso rischiare, non posso vedervi morire, come….”
“Com’è successo a Sirius.”
Harry annuì; lo sapeva, il vero problema era quello, sapeva di essere stato la causa della morte del suo padrino, sapeva che se fosse stato meno arrogante, più responsabile, più maturo, Sirius sarebbe stato ancora lì, a prenderlo in giro, magari, a consigliarlo, a raccontargli aneddoti su suo padre… magari arrabbiato, frustrato e rinchiuso, ma ancora vivo.
Si sedette di schianto sulla poltrona. Per la prima volta da così tanto tempo sentiva il desiderio di parlarne con qualcuno, nonostante per tutta l’estate avesse evitato di rispondere quando Hermione e Ron gli chiedevano qualcosa al riguardo.
“Ne vuoi parlare?” Quasi avesse
capito che era il momento giusto…come
faceva, maledizione?!
“E’ che…sei sicura di volerlo sentire? Se sei stanca possiamo rimandare…”
“Hai già rimandato troppo, io sono qui per te.” Gli rispose con un sorriso.
Harry sospirò e prese a parlare. Non omise nessun particolare, le raccontò tutto, le spiegò quello che Sirius era per lui, cos’era successo l’anno appena trascorso, le raccontò perfino della profezia. Lei rimase ad ascoltare, senza interromperlo, sino alla fine.
“Sai qual è la cosa peggiore, adesso?- concluse lui- nonostante Silente abbia provveduto a ristabilire la sua memoria, nonostante la Gazzetta del Profeta abbia rettificato quanto scritto su di lui, nonostante il Ministero stesso si sia scusato pubblicamente per questo errore, nessuno sembra crederci. A nessuno importa veramente, erano così abituati a trovare in lui un capro espiatorio che anche adesso non lo vogliono riabilitare…per l’opinione pubblica Sirius Black rimarrà sempre un assassino. E io non posso fare nulla…”
Ginny scosse la testa “Quando ti accorgerai che tu non sei una persona qualsiasi? Nonostante ti dia fastidio tu sei e rimarrai Harry Potter…sei troppo importante perché la gente non ti ascolti. Devi solo farti ascoltare…”
“Forse hai ragione….forse ho trovato anche un modo! Domani ne parlerò con il professor Lupin, sentiamo cosa mi dirà...”
Ginny…la piccola Ginny era stata in grado di penetrare la corazza che aveva eretto intorno a sé…solo lei era stata in grado…
“Grazie Ginny…grazie di tutto…”
Lei sorrise, all’improvviso imbarazzata, quasi avesse perso tutto il coraggio che l’aveva animata fino a quel momento.
“Si…niente, Harry, di nulla! Ora…ehm…sì, andrò a dormire, ok? Buonanotte Harry.”
“ ’Notte Gin.”
Per la prima volta, da mesi, riuscì a dormire senza svegliarsi nel cuore della notte con il cuore in gola, preda di sogni angosciosi.
La mattina dopo Harry si svegliò molto presto, con un piano ben preciso in mente; doveva parlare con il professor Lupin.
Nonostante fosse molto presto Remus non si sorprese di trovare Harry nel suo studio, non era la prima volta che capitava; quello che lo lasciava stupito era l’espressione insolita nei suoi occhi, uno sguardo determinato, deciso, quasi sereno, nonostante fosse innegabilmente presente una profonda malinconia.
“A te non dà fastidio Remus?”
Harry lo aveva sorpreso di nuovo; mai aveva accettato di chiamarlo per nome, fin dal suo ritorno al castello aveva sempre voluto mantenere le distanze.
“Che cosa?”
“Vedere la memoria di Sirius continuamente infangata, non poter far nulla per mostrare al mondo la persona che era!”
“Certo che mi dà fastidio, ma non posso cambiare l’opinione della gente.”
“Forse tu no, ma io sì. Potresti chiedere a Silente il permesso per fare un’intervista?”
Remus lo guardò allibito; era davvero lo stesso Harry che si trascinava cupo per i corridoi da settimane?
“Va bene Harry, farò in modo che Silente organizzi tutto.”
“Grazie Remus.”
Da quel giorno gli studenti notarono un ulteriore cambiamento nel più illustre dei Grifoni; ricominciò ad abituarsi alla compagnia altrui, lo si vedeva di nuovo in giro per la scuola in compagnia di coloro che lo avevano sempre sostenuto dal suo arrivo al castello, per non parlare di quello strano comportamento con la minore della famiglia Weasley. Entrambi si trattavano quasi freddamente davanti ad altri, per poi essere continuamente sorpresi davanti al fuoco parlare, ridere, scherzare o…stare in silenzio…
Nessuno comprese il motivo di questo cambiamento fino al giorno dell’uscita di quel particolare numero della Gazzetta del Profeta:
INTERVISTA A HARRY POTTER
TUTTA
LA VERITA’ SU SIRIUS BLACK
Sorprendendo
tutta la comunità magica, il Bambino-che-è-sopravvissuto
ha rilasciato spontaneamente una dichiarazione al nostro giornale, per far luce
su un’incresciosa vicenda che segna dolorosamente il suo già tragico passato.
Egli
stesso dichiara: “Ho ritenuto che fosse necessario agire per impedire che
l’opinione pubblica macchi ulteriormente la memoria di un uomo coraggioso come Sirius Black. Era stato rinchiuso ad Azkaban,
senza processo, con l’accusa di aver consegnato i miei genitori a Voldemort e di aver ucciso Peter Minus e tredici babbani; durante
la scorsa estate il Ministero ha sostenuto la sua innocenza, ha dimostrato come
sia stato lo stesso Minus, ora Mangiamorte
al servizio di Vodemort, a tradire i miei genitori e
a compiere quella strage per cui era stato invece
incriminato Sirius Black.
Nonostante
tutto ciò, voi, tutti voi che state leggendo il giornale comodi
nelle vostre case, non credete nella sua innocenza, preferite chiudere gli
occhi davanti alla verità e continuare a credere a stupide menzogne piuttosto
che ammettere di aver sbagliato a giudicare un uomo; non sono qui per
dimostrarvi i vostri errori, sono qui per mostrarvi l’uomo coraggioso che la
comunità magica ha perduto.
Negli
scorsi mesi è stato detto e scritto molto, troppo, su Sirius,
ma si sono omessi particolari che ritengo fondamentali per la comprensione
della sua personalità; è stato nascosto il fatto che Sirius Black fosse il migliore amico di mio padre, James Potter, è stato nascosto
che fosse stato nominato mio padrino, è stato nascosto che fuggì da Azkaban perché riteneva che io fossi in pericolo, è stato
nascosto che per quasi tre anni è stato presente nella mia vita, mi è stato
accanto come avrebbe fatto un vero amico, un fratello, un padre. Questo era Sirius Black per me. Lo è stato e lo rimarrà
sempre, nonostante sia morto nel giugno scorso, proprio per salvarmi la vita.
Sirius Black rimarrà nel cuore di tutti coloro che
lo hanno conosciuto come un uomo straordinario, non privo di difetti, è ovvio,
ma erano proprio quei suoi difetti a renderlo la persona speciale che era…
Quella suo modo di agire sempre così impulsivo, l’ironia che non lo abbandonava
mai, l’insofferenza verso tutto ciò che non comprendeva, l’amarezza per il
destino che lo aveva segnato, quella sua…bè, c’è da
ammetterlo, immaturità, a volte, come se volesse godere quegli anni di
giovinezza che gli erano stati strappati… Tutto ciò lo rendeva Sirius Black.
Una
volta ho letto su un libro babbano che solo ciò che viene realmente amato muore davvero; se è così, purtroppo Sirius Black è veramente morto, perché è stato amato da
molti, da tutti quelli che hanno creduto in lui.
Ho
voluto concedere quest’intervista non per essere
compatito, come spesso accade, per il mio triste destino… Non voglio sentire
dai lettori i soliti commenti sulla mia sfortuna. Voglio che la memoria di un
uomo non venga più infangata, voglio che riflettiate
su quanto ho dichiarato, senza liquidarlo su due piedi perché detto da un
povero ragazzino scorbutico sull’orlo della pazzia. Riflettete sull’uomo che
era Sirius Black, non dimenticatelo.”
Nel castello questo articolo venne accolto in vari modi; molti espressero la loro solidale pietà verso il bambino sopravvissuto, altri lo liquidarono come uno dei tanti articoli strappalacrime. I più, però, cercarono di capire, smisero di giudicare per partito preso e impararono a riflettere un po’ di più sulle loro parole.
L’atteggiamento di Harry rimase lo stesso, determinato, deciso, malinconico, a
volte scontroso. Ma da quel momento si sentì in
qualche modo più sollevato. Non poteva portare indietro Sirius,
non poteva cancellare il dolore e il senso di colpa per la sua perdita, ma fu
felice per aver agito, per non essersi fatto da parte. Non si
illudeva per il futuro, lo vedeva ancora cupo e misterioso, ma sapeva
che avrebbe potuto migliorare un po’ le cose, se avesse avuto il coraggio di
farsi avanti, il coraggio di agire. Non da solo.