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Autore: Tonomine Asuka    18/01/2010    4 recensioni
[2 capitolo] Quel ragazzino mi aveva chiamata diverse volte quel giorno, voleva festeggiare l'ultimo dell'anno insieme a me, in quel locale considerato ormai da pochi clienti fissi. Ad essere sincera l'idea non mi garbava neanche un pò, fuori faceva un freddo cane e visto che, quando mi decisi a rispondergli, erano già le nove di sera, pensai di darmi per ammalata. A volte il mio comportamento è davvero insopportabile, mi chiedo come faccia Shin a restarmi sempre vicino, deve essere un santo. Lo conobbi in prima superiore...
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.

Quel ragazzino mi aveva chiamata diverse volte quel giorno, voleva festeggiare l'ultimo dell'anno insieme a me, in quel locale considerato ormai da pochi clienti fissi. Ad essere sincera l'idea non mi garbava neanche un pò, fuori faceva un freddo cane e visto che, quando mi decisi a rispondergli, erano già le nove di sera, pensai di darmi per ammalata.
A volte il mio comportamento è davvero insopportabile, mi chiedo come faccia Shin a restarmi sempre vicino, deve essere un santo.
Lo conobbi in prima superiore, ero appena arrivata in classe e l'unico posto libero era proprio accanto a lui, mi accolse con un sorriso davvero troppo solare per i miei gusti, sembrava fingesse di essere felice. Per me farmi degli amici non è mai stata una cosa molto importante, avrei preferito starmene per i fatti miei: guardare fuori dalla finestra la strada che passava davanti al nostro istituto, le macchine fermarsi a quell'incrocio schizzofrenico dove il semaforo passava dal verde al rosso con tempi davvero assurdi, e pensare a cosa mangiare appena tornata a casa.
La campanella della ricreazione suonò con un minuto di anticipo. Immediatamente mi alzai sul posto e con passo veloce marciai fuori da quell'aula dai muri bianchi con tutta l'intenzione di raggiungere il distributore di merendine, prima che fosse preso in ostaggio da tutti gli altri ragazzi che avevano la classe su quello stesso piano. Qualcosa però, o meglio qualcuno, mi bloccò prima di riuscire a inserire le monete.
- Ciao! - Era proprio lui.
- Ciao... - Risposi senza ricambiare tutto quell'entusiasmo.
- Sono il tuo compagno di banco -
- Lo so. Per la maggior parte delle lezioni non hai fatto altro che disegnare sul diario. Scommetto che sei un fannullone -
Inserii quei pochi averi personali e poi digitai una coppia di numeri. Il venticinque corrispondeva a una barretta di cioccolato, il trenta a un tubetto pieno di piccoli cioccolatini dalla forma ovale, il quattordici a un kinder fiesta. Forse non sembra ma sono una persona molto golosa. Optai per l'ultimo numero di quella lista che mi ero fatta in testa, e in seguito presi anche una lattina di coca cola.
- Non sono uno che fa i compiti volentieri, però non sono neanche quello che se ne frega totalmente. Io ci tengo ad arrivare fino alla fine delle medie -
- Capisco - Il primo sorso è sempre il migliore. Senti la lingua pizzicare e un brivido percorrerti la schiena, chissà se solo io provo questa sensazione quando butto giù quel liquido gasato.
- Tu di dove sei? -
- Sono di questa città -
- No intendevo.. -
- So cosa intendevi, credevo riuscissi a capire la sfumatura tra le mie parole -
- Non vuoi dirmelo? - A volte pensavo fosse stupido, dico sul serio.
- Sono i miei occhi che ti hanno incuriosito? -
- Bè...anche -
Era un ragazzino davvero strano, con un caschetto troppo perfetto, sembrava un fungo con le gambe, e vestiva sempre con colori troppo brillanti, mischiava il viola con il verde, per i miei occhi era un orrore ma non potevo infierire troppo dal momento che erano i suoi gusti.
Un chiaccherone, lo capii subito, quindi mi ritrovai faccia a faccia con una scelta.
Se gli avessi dato corda lui avrebbe cominciato ad essere sempre più invadente, se avessi preso le distanze forse avrei potuto vivere una giornata più serena e tranquilla in solitaria. Non c'era neanche bisogno di starci a perdere tanto tempo su questo interrogativo, tuttavia, qualcosa mi diceva di non dargli le spalle.
- Giappone. Soddisfatto? -
- Cool -
Appoggiò una mano sulla mia spalla, e con espressione angelica mi chiese di assaggiare la merendina.
- Non ho i soldi. Per favore, solo un angolino e basta -
- Io lo sapevo che finiva così. Non sperare di scroccare da me sempre qualcosa da mangiare! -
- Va bene. D'accordo, ma adesso dammene un pezzettino... - Appiccicoso come una gomma sotto la suola delle mie scarpe.
- No -
- Eh? -
- Ho detto di no, e adesso levati! -
Forse quella volta esagerai un pò, gli detti una gomitata al petto e lui indietreggiò con aria offesa. Sperava che dopo quel breve scambio di parole saremmo diventati grandi amici? Ingenuo, è sempre stato un ragazzino dal cuore troppo buono. Sono rari al giorno d'oggi, e credo siano proprio le persone come me a distruggerne la purezza. Tornai a sedermi al mio posto, lui mi seguì a ruota e, dopo avermi superato, allontanò il banco di tre centimetri dal mio. Che comportamento infantile, c'era da aspettarselo.
Era una battaglia persa in partenza, non mi sarei mai scomposta dinanzi ai suoi capricci, al massimo gli avrei detto in faccia di contnuare pure quanto voleva, finchè non si sentiva soddisfatto della sua recita. Non avrebbe ricevuto alcun applauso, ma solo qualche occhiata da parte mia, ovviamente, del tutto indifferente. 
Non mi parlò più per tutte le tre ore seguenti, e al suono dell'ultima campanella della giornata, quella che tutti aspettano con disperata impazienza, non accennò minimamente a raccogliere le sue cose per rimetterle nello zaino, restò immobile come una statua di ghiaccio. Che cosa voleva dimostrare così?
- Che fai? - Gli chiesi.
- Puoi restare? -
- Se hai qualcosa da dirmi perchè non farlo subito? -
- Non voglio che qualcuno ci ascolti - Tutti i nostri compagni stavano scappando verso la libertà, anche l'insegnante forse non vedeva l'ora di togliersi dai piedi.
- Se non mi sbrigo perderò l'autobus -
- Aspetterai quello dopo -
- Non ne ho voglia di starti a sentire -
Rischiò di inciampare per colpa della sua stessa sedia, lo spigolo del tavolo andò a battere contro il suo fianco, e tutto perchè voleva bloccarmi afferrandomi di nuovo il braccio.
- Per favore! - Alzò la voce, aveva un'espressione incredibilmente seria.
Io non sono una persona dal cuore completamente di pietra, quindi devo ammetterlo, era riuscito a colpirmi, non mi aspettavo un gesto tanto determinato e nemmeno uno sguardo tanto sincero. Non riuscivo a immaginare che cosa avesse di così importante da dirmi, così lasciai cadere la mia cartella a terra e scavalcandola mi misi a sedere sul mio banco, accavallando le gambe come un'adulta.
Un silenzio imbarazzante calò fra di noi, io potevo sopportarlo senza battere ciglio, ma si vedeva che lui non era affatto come me. Vagava con gli occhi nella stanza, sperando forse di vedere apparire sulle pareti le perole giuste per incominciare a darmi una spiegazione. Timido, impacciato, insistente, le persone così non sono le mie preferite, però era divertente vederlo così in difficoltà.
Aspettai circa quattro minuti prima di sentirlo balbettare qualcosa. La mia pazienza iniziò a vacillare.
- Ehm... -
- Sì? - Inarcai un sopracciglio.
- Volevo dirti che... -
Questa scena stava mettendo a dura prova i miei nervi.
- Insomma! Non farmi perdere altro tempo, dimmi che cosa vuoi, parla! -
Da quando ci siamo conosciuti non è cambiato poi molto. Nonostante gli rispondessi male o cercassi di prendere le distanze, lui continuava a seguirmi, senza mai rinunciare a quel sorriso o a quell'ostinazione nel volersi prendere cura di me.
Mentre lo osservavo con occhi gelidi, nella mia testa cercavo di far ordine su alcuni aspetti della sua persona che, senza neanche rendermene conto, avevano come perforato la mia corazza. Non lo conoscevo, eppure nel più remoto angolo del mio cuore, stava già cominciando a germogliare qualcosa di cui forse mi sarei pentita, un giorno o l'altro.
Iniziando a ciondolare con le braccia, si avvicinò ancora un pò e dopo un bel respiro profondo a pieni polmoni, finalmente vidi un'aria più decisa dipingersi sul quel grazioso faccino da schiaffi. Ancora un passo, ed ecco le labbra incorniciare una frase di senso compiuto.
- Diventiamo amici? -
- Amici? - Una persona normale forse non avrebbe esitato, io invece mi limitai a starmene zitta. Non ero per niente sicura di voler accettare, quindi senza neanche degnarlo di una risposta mi detti una mossa, andando a raccogliere la cartella ancora abbandonata sul pavimento. La porta dell'aula era aperta, e sul nostro piano si potevano notare ancora degli studenti chiaccherare sulle scale.
Non si mosse neanche di un millimetro. L'avevo affondato.
Chiunque nella sua stessa situazione mi avrebbe mandato a quel paese, lui invece restò pietrificato sul posto, perchè?
Mi nascosi dietro il muro, volevo spiare la sua prossima mossa. Si sarebbe  messo a piangere? Giuro che se lo avesse fatto gli avrei tirato un pugno in piena faccia. Non sopporto i piagnucoloni!
Non mi dava l'impressione di stare per fare una sceneggiata, aveva uno sguardo tranquillo, come se non fosse successo nulla. Mi allontanai di nuovo, cercando nelle tasche dei miei pantaloni qualche spicciolo. Non bastavano per quello che volevo prendere, allora cercai nell'altra tasca; a quel tempo non tenevo i soldi dentro un portafoglio, dato che mi portavo sempre e solo poche monete, preferivo spargerle per le mie tasche. Guarda caso c'erano altri venti centesimi in quest'ultima, pura fortuna.
Stavo per fare una buona azione, qualcosa di cui mi sarei pentita, ma anche no.
Il mio obiettivo era il tubetto coi cioccolatini, aveva un nome preciso ma non ricordo proprio quale fosse. Non costava molto, quindi non potevo dire di star cacciando via dei gran soldi, qualche centesimo in meno non mi avrebbe cambiato, fortunatamente, la vita. Quelle macchinette sono infernali perchè è molto più facile che la merendina resti bloccata al suo posto invece di caderti davanti, però io avevo la soluzione, un calcio e un pugno e addio problema, non l'avevo mai fatto, avrei potuto anche fallire.
Preso in mano quel coso mi voltai per tornare in classe, ma ovviamente lui era già uscito di scena. Lo ripescai subito, bastò guardare verso le scale, il suo caschetto ciondolava ma non si scomponeva, come se ogni ciocca fosse incollata all'altra. Avrei potuto mangiarmeli io quei cioccolatini, però la sua faccia continuava a disturbare la mia mente. Lo avevo appena conosciuto, cavolo! Ci eravamo parlati pochissimo, quasi niente, era un perfetto sconosciuto, eppure...mi stava simpatico?! 
Accellerai il passo e bloccandomi in cima alle scale chiamai il suo cognome, lo avevo memorizzato all'appello. Mi ero presa questo disturbo solo perchè era un nome giapponese, tutto qui, la cosa aveva sorpreso un minimo anche me.
- Nakamura! - Il nome per noi giapponesi è una questione molto importante, se si chiama una persona per nome significa che c'è un forte legame, amicizia, parentela, amore e tutte queste cose qua. Bè...non era proprio il nostro caso.
La mia voce rieccheggiò per tutto il secondo piano, dove era ospitata la nostra aula, ma lui fece finta di niente! Ero assolutamente certa che mi avesse sentito, e poi non credo ci fossero due Nakamura in quell'edificio, quindi non c'era nessuna scusa che potesse proteggerlo dalla mia ira. A pensarci adesso, il mio comportamento non aveva senso, lo avevo maltrattato fino a quel momento, e ora desideravo scambiare ancora qualche parole con lui?  
Non saprei dare una spiegazione logica a tutto questo, so solo che presi quel tubetto e lo lanciai sulla sua testa prima che finisse di scendere tutte le scale. Alzò lo sguardo verso di me, la sua espressione era un misto di rabbia e incomprensione, e dopo qualche secondo, eccolo puntare con gli occhi il mio "regalo". Corsi come una stupida, ma poi mi resi conto che non sapevo cosa dire. 
- Che significa? - Domandò sorpreso.
- Nulla -
- Come sarebbe "nulla"? -
- Non voglio avere nessuno sulla coscienza. Alla ricreazione sembravi sull'orlo di restarci secco -
- Ah è così eh? -
- Dovrai ridarmi i soldi che ho speso -
- Che?! Ma credevo fosse un regalo per farmi capire che ora...siamo amici -
- Non montarti la testa! Non voglio tornare sull'argomento -
- Va bene...Sei davvero strana -
- Lo so -
- Prima mi maltratti e adesso ti aspetti che dimentichi tutto? -
- Guarda che se da oggi deciderai di non parlarmi più, sarai liberissimo di farlo. Credi forse che me ne importi qualcosa? -
- Ehm...sì? -
- Invece ti sbagli. Che tu ci sia o non ci sia per me...non cambia niente -
- Allora mi dici perchè mi hai dato questo? -
- Perchè mi andava... -
- D'accordo! - E adesso perchè sorideva di nuovo? - Accetto il regalo -
- Non è un regalo. Ti ho detto che dovrai ridarmi i soldi -
- Che autobus prendi? -
Come faceva a restare così calmo? Gli stavo rispondendo male, peggio di una strega, eppure continuava a voler sostenere una conversazione.
- Il...il ventuno -
Appoggiando una mano sulla mia spalla, mi disse che anche lui prendeva quel mezzo di trasporto per tornare a casa, che coincidenza assurda, vero?
Io non penso che il destino sia già scritto, credo piuttosto che esso muti ad ogni nostra azione, tuttavia per quante volte io cambiassi atteggiamento nei suoi confronti, lui restava sempre lì accanto a me, solo in quelle occasioni, il mio pensiero vacillava incerto.

La notte dell'ultimo giorno dell'anno, decisi solo dopo un'ora cosa fare. Gli inviai un messaggio, potevo già vedere la sua espressione soddisfatta e compiaciuta, ancora una volta avevo deciso di accontentarlo. Indossai i primi vestiti che vidi abbandonati sul divano, e controllando per bene di avere anche le sigarette con me, oltre alle chiavi di casa e al cellulare, uscii controvoglia.
Arrivata in piazza rimasi incantata a guardare l'albero che faceva da padrone a tutto il centro, era proprio un bello spettacolo, ero sicura che lo avrei trovato ancora più incantevole con una bella sigaretta accesa fra le labbra. Ovviamente non potevo non essermi dimenticata l'accendino in casa, sono così disordinata da farmi schifo da sola.
Fu allora che vidi una persona seduta sulle scale, completamente sola. Forse stava aspettando il suo ragazzo, forse attendeva una chiamata da parte dei suoi amici, non sapevo la ragione che la spingeva a starsene così rannicchiata su quel gradino, peciò decisi di avvicinarmi solo per chiederle se aveva un accendino, ma quando vidi il suo sguardo mi sentii come trafitta da una lama.

Il nostro incontro fu completamente diverso da quello che ebbi con Shin, i tuoi occhi erano vuoti e il tuo volto completamente privo di espressione.
Sembravi un cucciolo smarrito, abbandonato al suo destino.
Quando le grida della gente iniziarono a diventare troppo forti per le mie orecchie, capii che il nuovo anno era già intorno a noi. Non avrei mai immaginato di vedere i tuoi occhi riempirsi di lacrime e il tuo corpo essere scosso da sussulti e singhiozzi. 
In un primo momento non sapevo che cosa fare, anche se ero una sconosciuta, mi avresti permesso di stringerti? E se quel gesto ti avesse fatto soffrire di più? Iniziai a pormi dubbi e incertezze che non erano proprie del mio essere. Mi sembravi sul punto di romperti, svanire di fronte ai miei occhi e morire per colpa del tuo dolore. Inginocchiandomi provai ad allungare le mie braccia, e quando fui abbastanza vicina, ti avvolsi con trasporto.
Stavo davvero cercando di consolarti, tuttavia mi sembrava quasi di ottenere l'effetto contrario.
Non ti avrei mai lasciata in quello stato, per questo decisi di portarti con me all'appuntamento con Shin. Dovevi distrarti, cercare di riprenderti, anche se molto probabilmente sarebbe stato più facile a dirsi che a farsi. I continui bisticciamenti fra me e quel ragazzino alla fine dettero i loro frutti, potevo finalmente ammirare un pò di serenità su quel faccino da brava signorina. Esatto, ti inquadrai subito come una persona estremamente educata, di buone maniere, troppo timida ma con una voce che sapeva catturare l'attenzione, anche quando non volevi. Sono rare le persone così, proprio come Shin, solo che lui al contrario di te è un demonio che non sa darsi una regolata!
Ancora adesso mi chiedo come riesca io a restare vicino a un soggetto simile e non più il contrario. Siamo amici e ormai il nostro legato si è rafforzato a tal punto da considerarsi quasi indistruttibile. Un cagnolino fedele, affezzionato e con un grande fiuto per i negozi dai prezzi bassi.
Giocare alla playstation invece di stare a camminare per le strade della città, sotto un cielo nuvolo, vittime di un freddo glaciale, a mio avviso era di gran lunga più divertente. Speravo proprio che tu accettassi di venire con noi, dimenticandomi per un attimo del casino che regnava nel mio appartamento. Ci impiegammo così tanto tempo perchè i mezzi di trasporto avevano smesso di girare alle dieci, e quindi ci trovammo di fronte all'inevitabile scelta di farci la strada tutta a piedi. Fu massacrante, in più avevo appena avuto un piccolo litigio con Shin, lo avevo fulminato con lo sguardo, perchè stava per dire qualcosa che avrebbe fatto scendere la catena della mia pazienza. 
Non sapevo come avresti reagito se quel ragazzino avesse terminato la frase, forse avevo solo paura di scoprirlo.
Fu grazie a te che riuscii a sbollire, la tua domanda sui regali, mi fece tornare alla mente ricordi per nulla spiacevoli, anche se la parte di me che canto la canzoncina di buon compleanno avrei preferito evitarla.
Come immaginavo, il disordine ti colpì negativamente, chissà cosa avrai pensato vedendo tutto quel casino, provai imbarazzo, una sensazione davvero sgradevole.
Cucinare insieme si rivelò essere un'esperienza piacevole e rilassante, non te la cavavi male, e non importa se il piatto che stavamo preparando era tra uno i più facili sulla faccia della Terra, basta poco per rovinare un piatto di pasta.
Il primo assaggio fu destinato a Shin, il quale ti fece i suoi complimenti accompagnando il sorriso con un piccolo applauso.
- Sono davvero buoni! -
- Grazie, ma il merito non è tutto mio. Tsuya ha pensato al sugo, io mi sono occupata solo della cottura degli spaghetti -
- Lo sai che quando è Tsuya a cucinare, dopo è praticamente impossibile riuscire a guardare la cucina? -
- Che cavolo stai dicendo? -
- La verità. Tu non hai uno straccio di femminilità, ecco perchè non riesci a trovarti un ragazzo -
- E chi lo vuole un ragazzo? Non ho tempo per queste cose! -
- A volte mi chiedo se tu sia davvero una donna -
- Come sarebbe a dire?! -

Vivere circondata da così tanta vivacità, per anni avevo pensato che fosse qualcosa di cui potevo anche fare a meno. Se ora la penso diversamento è merito di Shin, sono diventata un pò più tollerante, anche se spesso, a una bella conversazione preferisco la lettura di un romanzo. Più osservavo i tuoi modi di fare e più mi sembravi uscita da un racconto, troppo buona per essere vera, parlavi poco e ti scusavi in continuazione. Farti capire che per noi la tua presenza non era un fastidio o un disturbo sembrava un'impresa titanica, quasi impossibile.
Sospettavi così tanto della gente da non riuscire più a fidarti nemmeno di un saluto.
A questo mondo esistono anche persone cattive, persone che si ricordano di te solo quando gli servi o quando si annoiano, ormai sono pochissimi quelli che credono ancora nella vera amicizia, e sono proprio loro, quelli che rendono il mondo un pò meno marcio al giorno d'oggi.
Purtroppo in frigo non c'era molta roba da mangiare, mi ero dimenticata di fare la spesa il giorno prima, e ora restavano solo qualche barattolo di marmellata, tre uova, lattine di birra, maionese, arance e bottiglie d'acqua minerale. Con tutto quel cibo potevo campare ancora un pò, non ero così stupida da lasciarmi comandare dal mio appetito. 
Vedere il mio cagnolino tutto scodinzolante vicino a te mi fece nascere dei forti sospetti, si stava prendendo una cotta? Non aveva mai cercato così tante attenzioni da una sola persona,  nemmeno da me. Aveva solo sedici anni, viveva ancora nel mondo delle favole.
Mangiando con calma gli spaghetti al pomodoro, restai a fare da spettatrice a quella scenetta tutta sdolcinata.
- Quanti anni hai, Carlotta? -
- Diciannove -
- Vivi lontano da qui? -
- No. Per raggiungere casa mia basteranno venti minuti a piedi -
- Ma dai, cool -
- Tu invece? -
- Io abito in centro, però non passo molto tempo a casa -
- Come? -
- Non ho un gran rapporto coi miei genitori. Però c'è Tsuya che mi lascia dormire qui tutte le volte che voglio -
- Ah...ma... -
- Ognuno di noi ha un passatto un pò burrascoso. Io e Shin preferiamo non parlarne, scusaci - Ero sicura che anche Shin avrebbe preferito non toccare più quell'argomento.
- Capisco. Vi chiedo scusa -
- Smettila di scusarti Carlotta. Non ce nè motivo, credimi - Non volevo vederti così preoccupata.
- Sei una ragazza davvero dolce, sai? - Non perdeva occasione per farle un complimento, così si sarebbe fatto scoprire subito, che stupido.
- Ma dai Shin, io non sono poi così... -
- Invece sì -
- Bè...grazie -
- Devo fumare, a te dà fastidio? - Stavo per scoppiare a ridere, sembrava sul serio la scena di una telenovela!
- No... -
- La verità per favore -
- Posso resistere, e poi questa è casa tua -
- Sei davvero buona, ha ragione Shin -
Mi alzai da tavola, avvicinandomi alla grande porta scorrevole che dava sulla piccola terrazza del mio appartamento.
Accesi la paglia senza chiudere alle mie spalle l'uscio, ero curiosa di sentire che cosa avrebbe detto il ragazzino. Mangiarono le uova e anche l'insalata, parlando del tempo, di come avevano trascorso le giornate precedenti, ricordi dolci e amari.
- Cominciamo a sparecchiare? - Domandò lui.
- Sì. Ti aiuto volentieri - Risposta ovvia.
Spiando la situazione con la coda dell'occhio, rimasi stupita dal cambiamento improvviso da parte di lui, con me non gli era mai passato per la testa di darmi una mano a lavare i piatti! Non ero gelosa, però mi faceva incavolare tutto quell'essere sdolcinato e carino!
Sbuffando come una locomotiva, con il fumo che tra un pò mi usciva anche dalle orecchie, iniziai a saltellare sul posto, dove era finita la mia giacca? Sul divano? L'avevo appesa all'attaccapanni? Non riuscivo a ricordare. Sentii il rumore dell'acqua, che incontrando la superficie di un piatto finiva con l'addolcirsi. Si stavano davvero dando da fare, ne aprofittai per starmene ancora a fumare, non volevo rovinare quel momento di felicità che, nel cuore di Shin, stava cominciando a crescere e diventare sempre più forte. 
A pensarci bene il piccolino non si era mai fidanzato, non sapevo nemmeno che tipo di ragazze gli piacessero, anche se ora non c'era più bisogno di domandarselo. Gli piacevano le ragazze tutte acqua e sapone come te, che bella coincidenza. L'età era un problema? Non c'erano poi così tanti anni di differenza, però...Shin sarebbe stato in grado di sostenere una relazione seria? Di certo non ti saresti accontentata di una cosa leggera o superficiale, forse sognavi ancora di incontrare l'uomo perfetto, quello che non esiste.
Improvvisamente mi sentii il cuore battere forte, e l'ansia spingermi a camminare senza tregua avanti e indietro per il terrazzo. Che cosa avrei dovuto fare? Sostenerlo? Scoraggiarlo per evitargli una delusione? Tornare con i piedi per terra, dal momento che le mie erano tutte ipotesi azzardate sul momento?
Da quando mi preoccupavo così tanto per lui? Quella era la prima volta che temevo davvero per la sua felicità.
Consumata la sigaretta, tornai in sala, buttando ciò che ne restava nel piccolo cestino che stava sotto il lavello, dentro un mobiletto con doppio sportello. Avevate finito di riordinare, che bravi, e ora eravate comodamente seduti a tavola a chiaccherare.  
- Di che cosa state parlando? Scusate l'assenza -
- Shin mi ha chiesto che tipi di ragazzi mi piacciono -
- Eh? Da...Davvero? - Una domanda del genere era un chiaro segno della sua infatuazione?
- Ero solo curioso - Certo, come no.
- Ah, bè sentiamo. Anch'io sono curiosa -
- Mi piacciono i ragazzi decisi, determinati e molto gentili. Forti e che sappiano darmi sicurezza - Shin non sarebbe mai potuto entrare in una descrizione così. Era gentile certo, e anche se era solo un ragazzino sapeva menare le mani, però non credevo proprio fosse pronto per impegnarsi così seriamente.
- Un tipo del genere...credo esista solo nei film o nei manga - Furono le uniche parole che mi uscirono di bocca.
- Già...in effetti credo di essermi lasciata troppo condizionare dai fumetti -
- Secondo me qualcuno così esiste -
- Ma dai Shin, per esempio? - Non potevo credere alle mie orecchie.
- In questo momento non me ne viene in mente neanche uno, ahahaha - E allora facevi meglio a tacere!
- Che razza di stupido - Ringhiai.
- Ah! Invece uno lo so! -
- Davvero?! - Temevo di sentire la risposta.
- Io! -
Balzai accanto a lui, afferrandolo per la maglietta, strattonandolo con forza mentre cercavo di fargli uscire dalla testa tutte quelle cavolate.
- Shin tu sei completamente fuori! -
- Taci! Si vede che non mi conosci! Mi stai facendo male! -
- Ma se da quando ci conosciamo non facciamo che stare insieme! -
- Aiuto! Questa vuole uccidermi! -
- Non devi provarci, chiaro?! -
Detta in quel modo, sembrava quasi che ci fosse una qualche specie di competizione fra me e lui, ma non era assolutamente così!
Guardai negli occhi Shin per poi fissare anche te. Liberandolo, andai a stendermi sul divano poco distante da voi, senza più dire niente. Ridacchiai senza motivo, forse stavo cercando solo di farvi pesare meno quel silenzio imbarazzante. 
- Ehm...Tsuya? -
- Dimmi -
- Non dovevamo giocare a Guitar Hero? -
- Mi spiace. Ma ora...sono troppo stanca. Magari domani, quando torno dal lavoro -
- Va bene... -
Passarono diversi minuti prima che qualcuno trovasse il coraggio di dire qualcosa. La prima mossa fu proprio il mio amico a compierla, domandandomi come ci saremo sistemati per la notte.
- Bè...tu puoi dormire sul divano, io ospiterò Carlotta nella mia stanza -
- D'accordo. Vado a prendere dei panni -
- Sono nell'armadio -
- Sì -
Approfittai della sua assenza per chiarire il malinteso con te.
- Carlotta -
- Sì? -
- Prima non volevo dire che mi piaci in quel senso, stavo solo scherzando -
- Lo so, non preoccuparti -
- Io non ho certe tendenze -
- Non ci sarebbe nulla di male -
La tua risposta mi colpì.
- Tu...quindi non pensi che una relazione fra due ragazze sia sbagliata, giusto? -
- Io sono dell'idea che l'amore non possa essere definito tale solo se fra sessi opposti -

Shin tornò in quel momento, ma io non me ne accorsi. Stavo ripensando alle tue parole, e per un attimo...sentii come un brivido scendermi lungo la schiena. La tua voce rieccheggiò nella mia testa con incredibile armonia.
  
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