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Autore: vannagio    18/01/2010    10 recensioni
Avete voglia di ascoltare la mia storia? Devo avvertirvi: non ci sarà nessun lieto fine per me. Nessun vampiro bellissimo o licantropo muscoloso si innamorerà di me. È la mia storia: la storia di una sfigata, che ha vissuto ai margini di una favola fantasy, famosa in tutto il mondo. La storia di Yvonne Brown.
Le vicende di Edward e Bella raccontate dal punto di vista di una loro compagna di scuola, ma non solo...
Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Lauren Mallory, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Twilight Saga: la saga dal mio punto di vista'
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Un’occasione: Time of your life!

Ci siamo quasi, non è vero?

Sto arrivando alla fine di questa storia strampalata.

Erano passati alcuni mesi e finalmente l’anno scolastico era giunto al termine: era arrivato il giorno del fatidico Ballo di Fine Anno.

Beh… “fatidico” non per me, visto che non avevo invitato nessuno, che nessuno aveva invitato me e che non avevo intenzione di andarci!

Quei mesi erano passati con una lentezza indescrivibile. Avevo desiderato con tutta me stessa che l’anno scolastico finisse, per lasciarmi alle spalle quei mesi di pura follia e dimenticare. Finalmente il mio desiderio era stato esaudito. Senza la scusa della scuola, la possibilità di incontrare Edward e Bella si sarebbero ridotte a zero, dato che i due piccioncini non uscivano mai, neanche fossero due vecchietti di novant’anni (Ops! Dimenticavo: Edward lo è, eccome se lo è!).

Avevo già progettato di passare le vacanze estive da mia zia a Phoenix. Con tutto quel sole, sarebbe stato impossibile incontrare un vampiro e non desideravo altro che trascorrere giornate normali, con persone normali e soprattutto umane!!!

Dopo le disavventure con i Cullen e James, la mia passione per le storie di vampiri era diminuita un poco, per non dire scomparsa del tutto. Non riuscivo a guardare nemmeno le repliche di True Blood, tanto ero rimasta traumatizzata da quella storia, quindi decisi di dedicare la mia attenzione ad un’altra figura classica del genere Horror: il Licantropo.

Non fate commenti, per favore… non sapevo nulla di Paul & Co. in quel periodo.

Giorno, dopo giorno ero riuscita a ritrovare il mio equilibro nella routine della vita quotidiana: scuola, casa, studio, litigi con mia madre, chattata con Manuel, serata con Lauren.

Lauren…

Eravamo diventate inseparabili.

Quando penso a come sia nata la nostra amicizia, non riesco a credere che, in fondo, sia tutto merito di Bella Swan. Non abbiamo niente in comune, eppure andiamo d’amore e d’accordo: io chiudo un occhio sulla sua superficialità e sulla sua natura pettegola, che a volte contagia anche me, e lei fa finta di non notare la mia innata asocialità e i miei orrendi (secondo lei) gusti musicali!

A volte però è capace di farmi saltare i nervi, come quando si coalizza con mia madre e mi costringe a fare cose che nemmeno in punto di morte farei di mia spontanea volontà!

Volete un esempio?

Andare al Ballo Studentesco di Fine Anno.

“Cerca di capire, Yvonne! Se Conner dovesse rivelarsi un idiota coma Tyler, non sarò costretta a scappare via dal ballo. Ci sarai tu a consolarmi e a tenermi compagnia!” stava dicendo lei, mentre mi truccava.

Lauren sarebbe andata al ballo con Conner e se prendete la pagina 409 dell’epilogo, ne avrete conferma.

…con la coda dell’occhio mi accorsi di […] Lee e Samantha, e Lauren, che ci osservava, insieme a Conner…

Non era particolarmente attratta da lui, ma visto che non aveva trovato nessuno di suo gradimento e che Tyler era ancora convinto di dover andare al ballo con Bella (povero idiota!), Lauren aveva scelto il minore dei mali: Conner Non-Ricordo-Il-Cognome, grande amico di Ben. In realtà gli somigliava un po’, solo che era più alto, per fortuna di Lauren.

“Bene, sono contenta di sapere che stasera sarò utile a qualcuno. Non capisco che cosa centri questo, con il farmi indossare un vestito che mi fa sembrare un salame!” replicai arrabbiata.

“Tesoro, non è vero che sembri un salame… secondo me assomigli più ad un Confetto! La mia piccola Confettina!” strillò mia madre eccitata, dandomi un pizzicotto sulla guancia.

“Questo dovrebbe confortarmi?” sbuffai inviperita.

“Non farla tanto lunga. È un ballo! Ci divertiremo!” esclamò Lauren sorridendo.

“Se tenevi tanto alla mia presenza al ballo, perché non hai impedito a mia madre di comprare questo orrore, quando siete andate insieme a fare shopping a Port Angeles?” bisbigliai, approfittando del temporaneo allontanamento di mia madre dal bagno.

“Non è colpa mia se ti sei impuntata a non venire con noi!” sussurrò lei scocciata.

“Ma io avevo detto che non volevo andare al Ballo! Voi due avete deliberatamente ignorato il mio volere e senza consultarmi, avete comprato questo… questo… non saprei neanche come definirlo!” mi trattenni dall’urlare.

“Secondo me ti sta bene e poi io eseguo solo gli ordini…” rispose lei, senza guardarmi.

Aveva un bel coraggio a dire che quel vestito mi stava bene.

Certo! Con il suo bellissimo abito blu notte e le sue sciccose scarpe argentate (riciclate dal ballo precedente), cosa vuoi che gliene importi se io faccio la figura del salame o del confetto! pensai furiosa.

“Visto che il vestito ti piace tanto, perché non facciamo cambio?” chiesi sarcastica.

“Non dire sciocchezze, abbiamo taglie diverse… e vuoi stare un po’ ferma, per favore?” replicò lei irritata, mentre passava un filo di matita intorno ai miei occhi con il rischio che me ne cavasse uno.

Poi ricordai una cosa che aveva detto poco prima…

“Che cosa vuol dire che esegui solo gli ordini? Quali ordini e di chi?” domandai sospettosa.

“Ho detto questo? Non ricordo…” rispose lei, con sguardo falsamente ingenuo.

“Lauren?” avevo la capacità di minacciarla semplicemente pronunciando il suo nome, ma in quel caso non ebbi fortuna, perché tornò mia madre, che attirò la mia attenzione. Aveva una macchina fotografica in mano.

“Siete pronte? Facciamo qualche foto, così la mandiamo alla Prozia Yvonne!” annunciò.

“Quasi finito, zia” rispose Lauren, ma quando si voltò nuovamente verso di me, non c’ero più. Avevo approfittato della loro distrazione, per rinchiudermi in camera: mai e poi mai avrei permesso a mia madre di immortalare quello schifo che avevo a dosso, né tanto meno di pubblicizzarlo ai parenti!

Dopo qualche ora di puro delirio, trascorsa con quelle due pazze sclerotiche, Conner suonò il campanello. Come era successo con Tyler, anche lui aveva ricevuto l’ordine di andare a prelevare mia cugina a casa mia.

“Al meno è puntuale” feci notare a Lauren, guardando l’orologio che segnava le sette di sera in punto.

“Sei sicura di non voler venire con noi? Andare al ballo da sola non è un pochino…?”

“Patetico?” completai la frase per lei.

Lauren sorrise imbarazzata.

“Preferisco essere la sfigata-che-va-al-ballo-da-sola-perché-non-è-riuscita-ad-invitare-nessuno, piuttosto che la sfigata-che-regge-la-candela-perché-non-è-riuscita-ad-invitare-nessuno” dissi con una smorfia.

Per gli altri la differenza tra le due opzioni poteva essere minima, ma per me era più che sufficiente.

“Ci vediamo al ballo allora?” chiese titubante, come se avessi intenzione di darmela a gambe (in fondo l’idea non era male!).

“Si, vai pure” la rassicurai.

Fui tentata di scappare: avrei potuto prendere un cambio di vestiti e far finta di andare al ballo, in modo che mia madre non si insospettisse. Dopo essermi cambiata in macchina, sarei stata libera di andare dove volevo…

Già! Forks: la metropoli delle mille opportunità!

Niente da fare! Non avevo altre alternative, anche perché Lauren non me lo avrebbe mai perdonato, se fossi mancata a quello stupido ballo.

Partì con il mio maggiolino verde mela, decisa a non pensare a cosa avrei dovuto sopportare quella sera. Quando arrivai, il parcheggio della scuola era già pieno di auto tirate a lucido.

Intravidi un giovane dai capelli ramati, splendido nel suo abito nero, provare a convincere una piccola e stupida oca, stipata in un abito costoso, ad uscire dall’auto.

…Edward scese dall’auto e venne ad aprirmi la portiera. Mi offrì la mano. Rimasi testardamente seduta al mio posto, a braccia conserte… (epilogo, pagina 403)

Lottai con tutta me stessa per non guardare ulteriormente e proseguì verso l’entrata della palestra, dove si sarebbe tenuto il ballo.

Una volta dentro, cercai di individuare Lauren tra la folla.

I Cullen stavano dando un’ampia dimostrazione di quanto fossero bravi a non attirare l’attenzione su di loro!

…Guardai la pista da ballo, al centro si era formato uno spazio vuoto in cui due coppie piroettavano con grazia. Gli altri ballerini restavano ai margini della sala, per fare spazio: tutti temevano il confronto con tanto splendore… (epilogo, pagina 403)

Emmett e Jasper sembravano due bellissimi principi, intenti a ballare con le loro regine. Alice si muoveva leggiadra e aggraziata come una libellula, mentre Rosalie era semplicemente indescrivibile. Danzavano a ritmo di valzer, anche se la musica era tutt’altro che lenta. Sembravano usciti da un libro di fiabe, o dell’orrore… dipende sempre dai punti di vista.

Sorrisi, ripensando ai momenti che avevo condiviso con loro, poi la voce di Lauren attirò la mia attenzione.

“Yvonne, da questa parte!” mi chiamava, sbracciandosi, accanto ad un Conner un po’ scocciato. Forse non aveva capito che ci sarebbe stata una terza incomoda quella sera…

Infine, la coppia più bella del mondo fece il suo teatrale ingresso nella palestra.

Edward era… beh… inutile dirlo… potete immaginarlo da sole. Quel vampiro sarebbe riuscito ad apparire bellissimo, anche se fosse stato ricoperto di melma puzzolente. Naturalmente dovete cercare di allontanare dalla vostra mente l’immagine di Robert Pattison. Avete mai fatto caso al vestito orrendo che gli hanno fatto indossare nella scena del ballo, con la cravatta annodata malamente? Alice non avrebbe mai permesso una cosa del genere! Ma ritorniamo al ballo, quello vero…

Vidi gli sguardi estasiati che le ragazze del primo anno rivolgevano ad Edward. Erano molto simili alle occhiate innamorate che le fan dedicano ai poster di Robert, anche se non ne comprendo il motivo...

Osservando quelle ragazzine e riconoscendomi in alcune di esse, pensai: Come si comporterebbero, se sapessero che il loro idolo è solo un verginello centenario, senza nessuna esperienza sulle spalle?

Non riuscì a trattenere una risata, ripensando al giorno che avevo scoperto quella sconcertante verità.

Poi mi accorsi di Bella e di come non sembrasse affatto la solita Bella!

“Le sorelle Cullen l’hanno rimessa a nuovo!” costatò Lauren con una smorfia.

“Sembra che qualcuno le abbia cancellato la faccia, per poi ridisegnarla completamente” aggiunsi io con cattiveria.

Il suo vestito era magnifico. Chissà quanto era costato… conoscendo Alice, non meno di duemila dollari…

I due si unirono agli altri Cullen sulla pista da ballo e cominciarono a danzare. Mi correggo: Edward ballava, mentre Bella se ne stava appollaiata sui suoi piedi, come un’oca in procinto di deporre un uovo.

Pian piano anche gli altri studenti si fecero coraggio e cominciarono a ballare.

“Yvonne? Ti dispiacerebbe molto se…?”

Lauren lasciò in sospeso la domanda, guardando nervosamente Conner e poi la pista da ballo.

“Andate: non devi farmi da balia, capito?” risposi, cercando di sorridere.

Lei bisbigliò un grazie e trascinò Conner nella mischia.

Ed eccomi lì, a fare la figura del pastello, del confetto o del salame (fate voi). Guardavo la folla di ballerini scoordinati e impacciati, che cercavano di non sfigurare accanto ai Cullen. Angela e Ben erano dolcissimi insieme, anche se lei dove chinarsi un po’ per baciarlo. Anche Mike e Jessica non erano male come coppia, ma notavo che il biondino, di tanto in tanto, lanciava occhiate furtive verso Bella. Poco più in là, Lauren e Conner danzavano rigidi come assi di legno.

Non molto tempo dopo, i miei occhi furono catturati da un’alta figura, che sembrava fuori posto in mezzo a quella moltitudine di ragazzi vestita a festa. Si stava dirigendo verso Bella ed Edward.

Per poco non mi venne un infarto: assomigliava molto a Paul, ma non era lui. Ripresi fiato. Era un ragazzo alto e dinoccolato, ma dal fisico abbastanza sviluppato; aveva capelli lunghi e neri, simili a quelli di Paul prima che li tagliasse. Studiai il suo volto per qualche minuto, poi lo riconobbi: era Jacob Black.

Lo dicevo io, che quel ragazzo, una volta cresciuto, sarebbe diventato uno schianto, ma non pensavo che a La Push i ragazzini crescessero così rapidamente! pensai ammirata, mentre guardavo Bella ballare con Jacob.

Dov’è finito Edward? pensai.

“Alla tua destra…” sentì sussurrare.

Edward, appoggiato alla parete, si trovava a pochi metri di distanza da me e fissava la sua Bella, danzare (si fa per dire) con Jacob. Fui sorpresa di notare che il mio cuore non aveva cominciato la sua folle corsa alla vista di Edward. Forse la guarigione dal famoso “Mal di Cullen” era vicina?

Potete andare a rivedere la citazione che avevo inserito nel prologo (epilogo, pagina 406).

… Edward, imperturbabile, osservava la mia espressione. Una studentessa del secondo anno vestita di rosa se lo stava rimirando timida, ma lui non se ne accorse…

Naturalmente Bella non ricordava che non ero una studentessa del secondo anno, ma una sua compagna di corso. Allo stesso modo non aveva capito che Edward faceva solo finta di non essersi accorto di me…

“Come stai?” chiese, muovendo appena le labbra.

“Bene” risposi vaga.

“Non ti diverti molto, vero?” domandò.

“La musica non è un granché” commentai per sviare il discordo.

Lui accennò un sorriso.

“Vai da lei… non vorrai farti soffiare la ragazza, vero?” sussurrai e in effetti, Edward non sembrava desideroso di lasciare Bella, in balia di Jacob, per il tempo di un’altra canzone.

Guardai il vampiro riappropriarsi della sua ragazza umana e il futuro licantropo allontanarsi come un cane bastonato (in questo caso il paragone è perfetto!). Sembra quasi il riassunto del finale del film “New Moon”!

Non volendo rimanere con le mani in mano, decisi di sfogare i miei problemi e la mia frustrazione sul cibo e mi avviai verso il tavolo del buffet. Afferrai un tramezzino e cominciai a mangiarlo con rabbia.

Accidenti a me e quando mi sono lasciata convincere ad andare a questo stupido ballo!

“Si può sapere che cosa ti ha fatto di male quel povero tramezzino?” chiese qualcuno alle mie spalle. Mi irrigidì all’istante.

Conoscevo troppo bene quella voce, ma sembrava così fuori posto in quel contesto…

Non può essere lui… che cosa ci fa lui qui? Che cosa ci fa al Ballo di Fine Anno, nella palestra, nella mia scuola, nella mia cittadina?

Mi voltai e quasi non credetti ai miei occhi.

“MANUEL!!!!” urlai e senza pensarci due volte gli saltai letteralmente a dosso. Lui riuscì a sorreggermi senza cadere ed evitammo così, di fare la figura degli idioti. Nonostante il pericolo scampato, Manuel rideva come un matto. Cercai di ricompormi e lo lasciai andare, prima che Jessica Stanley iniziasse a ricamarci sopra ed inventare storielle.

“Ma… ma… che diavolo ci fai qui? Io… io… non mi sembra di averti detto che sarei andata al ballo!” chiesi, con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.

Non riuscivo a crederci: Manuel era lì, di fronte a me. Finalmente ci eravamo incontrati e… e… ed io indossavo uno stupido vestito rosa!

Dannazione! imprecai.

“Carino il vestito!” commentò ridendo, squadrandomi dalla testa ai piedi, come se stesse facendo una radiografia.

Storsi la bocca ma non mi offesi.

“Ti facevo più basso, lo sai?” domandai, dedicandogli un’occhiata più approfondita.

In altezza mi superava di dieci centimetri. Era proprio come lo avevo visto in foto: capelli castani lunghissimi, sciolti e ribelli, come si conviene ad un musicista rock, piercing ovunque… avrei voluto vedere i tatuaggi, ma l’elegante abito scuro non lo rendeva possibile.

“Anche il tuo vestito non è niente male! Dove lo hai preso?” chiesi curiosa, sapendo che le sue finanze erano limitate. In effetti, non poteva permettersi neanche il viaggio fino a Forks, dove aveva trovato i soldi?

“Un regalo…” rispose vago.

“Mi vuoi spiegare che cosa ci fai tu qui?” domandai nuovamente.

“Dopo… prima devi farmi vedere il tuo caro Edmund” disse lui, osservando la folla.

“Si chiama Edward…” lo corressi, alzando gli occhi al cielo.

“Fa lo stesso… chi è? Dov’è?” chiese ancora Manuel.

“Sei passato all’altra sponda per caso? Vedi quel ragazzo con i capelli rossi? Quello che balla con la ragazza con il vestito blu?” lo indicai.

“Oh, si, lo vedo!”

Dopo un attimo di contemplazione, aggiunse “No, non è il mio tipo… però lei è carina…”

Gli diedi un pugno sul braccio, fulminandolo con lo sguardo. Era inammissibile che il mio migliore amico trovasse carina Bella Swan.

“Stavo scherzando, non fare la scontrosa!” si difese lui, ridendo e massaggiandosi il braccio.

Era così strano poter parlare con lui dal vivo: forse stavo sognando? No, era tutto reale! In un attimo avevo dimenticato tutta la rabbia e l’astio verso Lauren e mia madre. Dopo tutto Manuel aveva un talento naturale per rallegrarmi, per quale motivo dal vivo doveva essere diverso? Adesso che avevo un’ottima compagnia, l’idea di essere andata al ballo non mi sembrava più tanto brutta.

“Di un po’: ha organizzato tutto Lauren, non è così?” chiesi improvvisamente, studiando la sua espressione. “No, Lauren non centra nulla” rispose lui, riempiendosi un bicchiere con l’aranciata. “Non c’è qualcosa che assomigli vagamente ad una bevanda alcolica?”

Sbaglio o sta cercando di cambiare argomento?

“è un ballo studentesco, che cosa ti aspettavi? È stata mia madre, allora?” domandai ancora, riportando il discorso dove mi interessava. Stavo diventando impaziente, perché non mi raccontava tutto e la faceva finita?

Manuel scoppiò a ridere.

“Tua madre: la donna più bigotta dello stato di Washington, che organizza la mia venuta qui, a Forks?” chiese sarcastico, cercando di non strozzarsi con l’aranciata per le risate.

“Uffa! Perché devi fare il misterioso: voglio sapere!” mi lamentai, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione ferita.

“Chattare con te era divertente, ma dal vivo sei ancora più buffa!” commentò Manuel, divertito dal mio comportamento infantile.

“Non deviare il discorso!” dissi, con sguardo minaccioso.

Era incredibile come mi sentissi a mio agio con lui. Avevo sempre pensato che, vedendolo per la prima volta, avrei provato imbarazzo, non avrei saputo cosa dire e mi sarei dimostrata goffa ed impacciata. Invece non fu così.

Mi sembrava la cosa più naturale del mondo parlare con lui. Era come se stessi avendo una normale discussione al telefono o al computer con Manuel. Questa volta però, non c’era nulla a separarci: né lo schermo del computer, né la cornetta del telefono, né i chilometri di strada.

In quel momento non c’era alcun ostacolo tra di noi ed era bellissimo poter collegare il tono giocoso della sua voce, che conoscevo da anni, al suo viso e alle espressioni che apparivano su di esso.

“Sediamoci” propose Manuel, capendo che non avrei mai smesso di insistere.

Trovammo un tavolo libero. Dopo aver preso posto, Manuel tirò fuori, dal taschino interno della giacca, due lettere. Me ne porse una.

“Aprila” mi esortò e cominciò a raccontare.

“Stamattina il postino mi ha consegnato questa busta. Non aveva mittente. Dentro ho trovato due biglietti aerei e una lettera stranissima. Puoi leggerla, se vuoi” mi incoraggiò alla fine.

Gli rivolsi uno sguardo stupito. Cercavo di capire dove volesse arrivare, ma come al solito la curiosità ebbe la meglio.

La lettera era stata scritta a mano, con una calligrafia elegante ed ordinata, che sembrava provenire dall’Ottocento. Un sospetto si fece strada nella mia mente. Con mani tremanti, cominciai a leggere a voce alta, sicura che a causa della musica, solo Manuel avrebbe udito la mia voce.


Gentile Signor Manuel Smith, (l’incipit formale la diceva lunga)
mi chiamo Edward Cullen. (come volevasi dimostrare…)
Non so se ha mai sentito parlare di me ma io so che Lei è un caro amico di Yvonne Brown.
Yva mi ha aiutato molto in questi mesi: se non fosse stato per lei, molto probabilmente non mi troverei qui, a scriverLe questa lettera.
Vorrei sdebitarmi con Yva, ma lei non vuole nulla in cambio, a parte essere lasciata in pace. Non riuscendo ad accontentarmi di ciò e sapendo che voi due non avete mai avuto la possibilità di incontrarvi, ho deciso che il mio regalo per Yva sarà Lei stesso.
Nella busta troverà due biglietti aerei: uno di andata e uno di ritorno. La data del ritorno, potrà deciderla Lei. Per venirLe incontro, nel caso volesse prolungare la Sua permanenza a Forks, ho prenotato una camera a Suo nome in un albergo del paese. Mi sono preso la libertà di affittare una macchina, che Le verrà consegnata all’aeroporto di Port Angeles: ho pensato che con un’auto avrebbe potuto muoversi più agevolmente. Naturalmente, sia l’albergo che la macchina in affitto sono già stati pagati.
Stasera nella palestra del Liceo Superiore di Forks, si terrà il Ballo Studentesco di Fine Anno. Sono convinto che Yvonne sarebbe felicissima, se Lei le facesse una sorpresa andando a quel ballo.
È libero di rifiutare, ovviamente, ma spero che Lei voglia farmi la cortesia di accettare, in modo che io possa provare a sdebitarmi con Yva, anche se le sarò eternamente grato e non potrò mai considerare interamente saldato il mio debito.
Con la speranza che Lei voglia farmi questo grande favore,
Distinti saluti, Edward Cullen.

Sollevai gli occhi dal foglio di carta e li posai su Manuel, impaurita da una sua possibile reazione a quella lettera.

“Di un po’: il tuo caro Edmund ha ricevuto una botta in testa, quando era piccolo…?” chiese Manuel serio.

“Cosa?”

Ero troppo scioccata dal contenuto di quella lettera, per comprendere a pieno quello che stava domandando.

“Non è normale che un diciassettenne si esprima in questo modo. Avevo il dubbio che ti fossi innamorata di un novantenne, per questo ho voluto vederlo in faccia poco fa!” scherzo lui, mentre le sue labbra si allargavano in un sorriso bonario.

Emisi una risata forzata, poi deglutendo a fatica, riuscì a trovare la forza di parlare.

“Quindi… hai accettato il suo invito? Per questo motivo sei qui, stasera?”

“All’inizio pensavo che fosse solo uno scherzo. Poi nella busta ho trovato l’indirizzo e il numero di telefono dell’albergo. Ho fatto una chiamata e mi hanno confermato la prenotazione. Mi sono detto che era un peccato sprecare l’unica possibilità che avevamo per incontrarci. Inoltre non volevo che il povero Edmund spendesse un capitale inutilmente… così ho fatto la valigia e sono partito. Come scritto da Eddy, la macchina in affitto mi aspettava all’aeroporto di Port Angeles” raccontò Manuel.

“Che tipo di macchina?” chiesi ansiosa.

Conoscendo i gusti di Edward in fatto di auto, non potevo aspettarmi nulla di buono…

“Una Porsche” rispose lui, con l’espressione di chi non riesce a credere ad una tale fortuna.

“Per poco non ho avuto un infarto… credevo che ci fosse stato un errore. Per un attimo ho pensato di prenderla e non portarla più indietro, ma naturalmente era affittata a mio nome: il tuo Edwin si è messo al sicuro!” ridacchiò, perso nelle sue fantasie.

Una Porsche? Si è proprio mantenuto sul discreto… pensai.

“Oh, mio dio!” esclamai con enfasi, affondando il viso tra le mani.

Come faceva Edward a sapere di Manuel? Non gli avevo mai parlato di lui…

Poi… una folgorazione: Alice!

Ne avevo parlato con Alice, quel giorno che era venuta a nome di Edward, per chiedermi che cosa desiderassi come regalo. Il vampiro era rimasto in ascolto e doveva aver sentito i miei discorsi su Manuel. Se non ricordavo male, Alice aveva avuto una visione in quella stessa occasione. Probabilmente aveva visto Edward scrivere la lettera o comprare i biglietti aerei…

“Ma il bello deve ancora venire!” esclamò Manuel, riportandomi al presente.

“Che cosa intendi?” domandai, incredula che potesse esserci dell’altro.

Manuel indicò la seconda busta, che era rimasta sul tavolo.

Avevo paura a chiedere di chi fosse.

“Nella camera di albergo, prenotata a mio nome, ho trovato il vestito che indosso e questa busta. Sull’abito c’era un bigliettino, firmato da una certa Alice” e così dicendo mi lanciò un piccolo foglietto rettangolare, color pesca.

Un messaggio, scritto con una calligrafia sottile e sbarazzina, diceva:


Ciao Manuel,
questo abito è stato comprato appositamente per te dalla sottoscritta, quindi non devi aver paura: so già che ti starà d’incanto. Ho occhio per questo genere di cose!
Felice di averti reso più fashion…
Bacioni, Alice.

Alice non era normale e mai lo sarebbe stata!

Inorridita da quel messaggio, tornai a fissare Manuel. Sembrava turbato…

In effetti, ricevere dei baci, via lettera, da una perfetta estranea, non era il massimo della normalità. Per chi non conosceva Alice, quel messaggio poteva sembrare opera di un folle! Sorrisi forzatamente, sperando che Manuel abbandonasse quell’espressione scioccata.

“Per caso, ricordi di aver dato una mia foto ad una pazza, di recente?” chiese lui sarcastico, fissandomi intensamente.

“NO!!!” strillai imbarazzata, non sapendo come giustificare quello che a lui sembrava una follia.

“Volta il foglio” ordinò.

Sul retro del biglietto c’era un altro messaggio, scritto con la stessa calligrafia di prima:


Sono sempre io, Alice!
Mi ero dimenticata di dirti che non essendo riuscita a trovare la tua taglia di pantaloni, sono stata costretta a stringere un po’ la cinta. Sei troppo magro! Sei sicuro di mangiare abbastanza?
Ad ogni modo, sei fortunato: sono una sarta eccezionale, modestamente… adesso i pantaloni sono perfetti.
Mi raccomando: non fare aspettare Yvonne e divertiti stasera!
Ancora bacioni, Alice.
P.S.: ti consiglio di portare il tuo lettore mp3, la musica non ti piacerà!

Era ufficiale: Alice Cullen aveva bisogno di uno psicologo o forse era più opportuno uno psichiatra?

“Mi spieghi come diavolo faceva a conoscere la mia taglia?” domandò lui, preoccupato e rosso in volto per la vergogna.

Fu difficile trattenere le risate, di fronte all’espressione atterrita di Manuel. Non gli risposi: che razza di scusa potevo inventare? Fortunatamente Manuel sembrava più interessato a terminare il suo racconto, piuttosto che avere delle risposte.

“Rimane solo l’ultima busta” disse.

La presi, chiedendomi quale altra pazzia dei Cullen potesse contenere e la aprì.

C’era un altro biglietto:


Speriamo che il nostro regalo sia di vostro gradimento!
Tanti saluti ad Yvonne,
Rosalie, Emmett e Jasper.
P.S.: non tentare di fregarti il regalo o ti verremo a cercare anche in capo al mondo (e non è un modo di dire…).
N.B.: Carlisle ed Esme si sono offerti di pagare i biglietti aerei ed un eventuale albergo.

La calligrafia era sinuosa e molto appariscente, proprio come la proprietaria della mano, che aveva scritto il messaggio.

Tirai un sospiro di sollievo: in confronto alla lettera di Edward e al bigliettino di Alice, il messaggio di Rosalie poteva considerarsi quasi normale, se si sorvolava sulla minaccia, è ovvio!

Controllai la busta, ma il presunto regalo non c’era.

“Non temere, non l’ho rubato. Desidero vivere qualche anno in più. L’ho messo al sicuro, non volevo rischiare di perderlo…” spiegò Manuel, che aveva assunto un’aria molto solenne.

“Di che regalo si tratta?” chiesi, sperando che non fosse qualcosa di troppo esagerato o sfarzoso.

“Due biglietti…” rispose lui serio, come se stesse parlando della fame nel mondo.

“Per dove?” domandai preoccupata.

“Vorrei conoscere Rosalie, Emmett e Jasper per ringraziarli, pensi sia possibile? A proposito, che razza di nomi sono Emmett, Jasper, Carlisle ed Esme?”

Manuel parlava a raffica: questo significava che aveva qualcosa di scioccante da rivelare.

“Biglietti per dove?” chiesi nuovamente, mentre sentivo il nervosismo crescere dentro di me.

“Non sono biglietti aerei…” rispose lui.

“Vuoi venire al punto, per favore?” domandai impaziente.

“Sono due biglietti per un concerto…” sparò a bruciapelo.

“Un concerto?” ripetei, come un pappagallo dall’aria molto stupida.

“Non un concerto qualsiasi ma Il Concerto…” mi corresse Manuel, con sguardo solenne e grave.

“Stai scherzando, non è vero?” chiesi, capendo subito a cosa stesse alludendo.

Il mio cuore cominciò a battere a ritmo di “Viva la Gloria” dei Green Day, per l’emozione.

Lui scosse la testa: sembrava difficile per Manuel rimanere fermo sulla sedia.

“Secondo te, quando mi sono ritrovato tra le mani due biglietti per il Mega Concerto Estivo dei Green Day in California, che cosa ho fatto?” domandò, non riuscendo a mantenere ferma la voce. Il suo entusiasmo trapelava da ogni sillaba.

“Come minimo sei svenuto, perché tra non molto è quello che capiterà a me!” esclamai, pallida in volto.

Stavo per svenire, era vero, ma sentivo anche una gran voglia di saltare sul tavolo e cominciare a gridare di gioia.

“Appunto!” confermò lui. Sprizzava gioia da tutti i pori.

“è assurdo! Quei biglietti erano introvabili!” esclamai, facendomi aria, sventolando un tovagliolo di carta. Sentivo molto caldo. Tutte quelle novità mi avevano fatto andare in iperventilazione.

“Puoi dirlo forte! Si può sapere che cosa hai fatto? Hai salvato la vita a Edmund, alla sua ragazza, alla sua famiglia?” domandò Manuel, incredulo di fronte a tanta generosità.

Non puoi capire quanto ci sei andato vicino, pensai sorridendo, ma poi un pensiero funesto spazzò via il mio entusiasmo.

“Una cosa è sicura: io non andrò a quel concerto!” e per poco non scoppiai a piangere per la disperazione. Avevo a disposizione due biglietti, per i quali un qualunque fan dei Green Day avrebbe dato un occhio pur di possederli ed io non potevo usarli.

“Perché?” urlò Manuel, offeso da una tale bestemmia.

“Mia madre non acconsentirà mai!” spiegai sgomenta.

“Non puoi farti condizionare per sempre la vita da lei” replicò Manuel.

“Non dipende da me…” cercai di giustificarmi, abbassando lo sguardo.

“Ti sbagli, dipende da te, eccome! Decide sempre tutto tua madre: la macchina da comprare, di andare da sola a Phoenix per assistere tua zia, il vestito per il ballo… ha per fino cercato di indirizzarti verso il ragazzo che lei preferiva! Fin quando pensi di continuare così? Dipende solo da te. Sei tu che devi porre fine a questa storia e far valere le tue ragioni!”

Manuel aveva perfettamente ragione, ma stavamo parlando di mia madre…

“Ti cedo il biglietto: puoi darlo a Lilian se vuoi ed andare al concerto con lei” proposi cupa.

Manuel scoppiò a ridere.

“Lilian odia i Green Day, mi manderebbe all’inferno se le proponessi una cosa del genere e comunque sui biglietti ci sono i nostri nomi, non possono essere ceduti. Forse i tuoi amichetti temevano che non ti avrei portato con me” ipotizzò, pensieroso e divertito.

“A proposito di Lilian, dov’è? Sono impaziente di conoscerla” chiesi guardandomi intorno, come se la ragazza dovesse spuntasse dalla folla da un momento all’altro.

“Non c’è… a dire la verità, non sa nemmeno che sono partito” spiegò Manuel, grattandosi la testa imbarazzato.

“Che cosa?” chiesi meravigliata. Non era da Manuel comportarsi in quel modo.

“Da un po’ di tempo a questa parte, non parliamo molto: litighiamo e basta” spiegò impacciato.

“Mi spiace!” dissi, sincera.

Manuel alzò le spalle.

Tornai a fissare la lettera di Edward e i biglietti dei suoi fratelli. Cercavo di dare un significato alla pazzia dei Cullen che avevano organizzato tutta quella storia per me, per ringraziarmi! Era incredibile… non sapevo come comportarmi: rifiutare era impensabile… non avrebbero potuto farmi dei regali più graditi di quelli: il concerto dei Green Day e soprattutto Manuel.

Cercando di non dare nell’occhio, asciugai le lacrime di commozione e dissi “Usciamo? Ho bisogno di prendere una boccata d’aria, o finisce che svengo sul serio!”

“Ci sto… mi ci vuole una sigaretta!” replicò lui annuendo.

Mentre raggiungevamo l’uscita, scorsi Lauren che ballava con Conner. Non erano più impacciati e rigidi come prima. Sembravano molto… sciolti! Erano abbracciati troppo stretti, per affermare che fossero solo amici. Lei mi vide e mi salutò con la mano, strizzando l’occhio.

“Sei sicuro che Lauren non centri nulla?” domandai poco dopo a Manuel.

“Boh… io non ci ho capito niente. Pensavo che tu avresti potuto rispondere alle mie domande, ma francamente adesso non mi importa molto: mi basta essere qui” rispose lui, sorridendo.

Arrossì leggermente e distolsi lo sguardo.

C’era una sola panchina libera: ci sedemmo ed in silenzio iniziammo a contemplare il cielo stellato.

“Sei stato fortunato: hai beccato l’unica serata senza pioggia e nuvole” commentai.

Manuel non rispose, era troppo concentrato ad accendersi una sigaretta.

“Quella pazza... come si chiama?”

“Alice?” suggerì io.

“Proprio lei… aveva ragione: questa musica fa veramente schifo!” esclamò Manuel, riferendosi alle canzoni che il DJ aveva scelto per il ballo. Cominciò a frugare nelle tasche dei pantaloni e ne estrasse un microscopico lettore mp3.

“Non mi dire che hai seguito il consiglio di una pazza!” lo presi in giro.

“Sai bene quanto sono esigente in fatto di musica e non ho voluto rischiare…”

Cosi dicendo, mi passò una cuffia, mentre l’altra la tenne per se. Poi fece partire la canzone: “Good Riddance - Time of Your Life” dei Green Day.


Another turning point, a forks stuck in the road
Time grabs you by the wrist, directs you where you go
So make the best of this test and don’t ask why
It’s not a question, but a lesson learned in time


It’s something unpredictable, but in the end is right,
I hope you had the time of your life…


Un’altra svolta, il bivio bloccato per strada
Il tempo ti afferra per il polso, ti porta dove stavi andando
Allora prendi il meglio di questo testo e non chiederti perché
Non è una domanda ma una lezione appresa nel tempo


É qualcosa di imprevedibile, ma alla fine è giusto
io spero che tu abbia avuto tempo nella tua vita…

Questo cantava Billie Joe Armstrong e forse Manuel aveva scelto di proposito quella canzone. Parlava di una svolta, di una decisione da prendere, di un bivio… Time of your life… l’occasione della tua vita… un’occasione…

“Sai che cosa penso, Manuel?”

“No, ma credo che me lo dirai presto!” scherzò lui.

“Hai ragione! Voglio andare a quel concerto! Non mi importa quello che dirà mia madre. Alla fine del mese compierò diciotto anni e andrò a quel concerto, a costo di scappare da casa!” annunciai decisa.

“Questa non voglio perdermela, tua madre chiamerà l’FBI!” replicò lui, sorridendo e facendo uscire nuvolette di fumo dalla sua bocca.

“Vuol dire che fuggirò sotto falso nome. Che cosa ne pensi di Whatername?” chiesi, voltandomi verso di lui.

Il mio sguardo risoluto era fisso sul suo.

Gli occhi di Manuel mi scrutavano intensamente. Gettò il mozzicone di sigaretta a terra e lo spense con la punta dello stivale.

“È perfetto, ma Whatername potrebbe sentirsi sola, St. Jimmy le farà compagnia!”

I miei occhi si allargarono per lo stupore.

“Vuol dire che verrai con me al concerto?” domandai.

“Certo! Avevi dei dubbi?” rise lui.

“Sei il migliore!” esclamai contenta.

“Un complimento? Chi l’avrebbe mai detto? È un giorno da ricordare!” scherzò, appoggiando la schiena allo schienale della panchina.

Senza vergogna mi accoccolai sul suo petto e lui circondò le mie spalle con il braccio.


… It’s something unpredictable, but in the end is right,
I hope you had the time of your life…

Rimanemmo abbracciati ad osservare il cielo, fino al termine della canzone.

Un attimo di silenzio…

…e un ritmo, improvvisamente più veloce ed energico, annunciò l’inizio di una nuova canzone: “St. Jimmy”, la preferita di Manuel. È un pezzo che dà energia: l’equivalente musicale di una scarica di adrenalina.

Ci guardammo negli occhi, sorridendo complici.

Senza dire nulla, ci alzammo e cominciammo a saltare, ballare e cantare come due invasati.

Visti dall’esterno, certamente, non facevamo una buona impressione: un ragazzo e una ragazza che ballavano in modo sconnesso, senza musica, con le cuffie del lettore mp3 ancora nelle orecchie. Due pazzi in preda ad un attacco epilettico…

Una coppietta, offesa dalla nostra esuberanza, che forse aveva rovinato un momento di intimità, ci rivolse un’occhiata scocciata ed infastidita.

Non mi importava!

Ero felice: finalmente ero davvero felice!

***

Nota di Yvonne:

Chiunque di voi non gradisca questo finale, può anche andare a farsi friggere il sedere, perché io lo adoro!

La vostra Yvonne Brown!

________________________

Nota autore:

Ecco fatto! Adesso manca solo l’epilogo. Cosa ne pensate di questo capitolo, siete contente o deluse? Stupite o soddisfatte di aver già previsto tutto?

Non ci sono molte precisazioni da fare sul capitolo. Il mega concerto estivo dei Green Day in realtà non esiste...

Se avete dei dubbi chiedete pure… ma ricordate che manca ancora l’epilogo.

Per quanto riguarda Paul… volevo difenderlo un pochino… Paul non sa che Yva conosce il segreto dei Cullen e naturalmente Sam gli ha vieto di raccontarle la verità! Ricordate, che solo i membri del branco e gli anziani conoscono la verità. Inoltre la Meyer ci fa capire che Paul ha uno scarso autocontrollo quando si tratta della trasformazione e quindi, avendo appreso da Sam (vedi cicatrici di Emily) quanto la sua natura da licantropo possa essere pericolosa, ha deciso di troncare i ponti con Yva. Sempre la Meyer racconta che Sam, dopo essersi trasformato per la prima volta, ha perso una settimana a ritornare umano, quindi potete immaginare quanto sia difficile per Paul controllare l’istinto di trasformarsi. Ho cercato di evidenziarlo nel capitolo precedente, ma non so se sono stata chiara… cmq Paul non voleva interrompere i contatti con Yva senza dirle niente… è vero, la sua spiegazione non era accettabile, ma il fatto è che ha cercato di non mentire più del necessario. “Non può funzionare”, “Potrei farti del male!”… è un licantropo, mica un orsacchiotto di stoffa!

Inoltre, se vi siete lasciate ammaliare dalla simpatia di Paul, allora vi consiglio di leggere una ff scritta da crazyfv, “Can you resist me?”. Carina, originale e con un Paul molto IC.

Un annuncio, prima di rispondere alle vostre recensioni. Come certamente sapete, Erika ha appena introdotto la possibilità di raggruppare sotto la voce “Serie” raccolte di ff che sono tra di loro connesse. Sfruttando questa opportunità, ho creato la serie “The Twilight Saga: la saga dal mio punto di vista”. Naturalmente, questa ff sarà la prima storia della serie. Contente? Adesso avete la certezza che scriverò un seguito!!!

Passiamo ai ringraziamenti.

Per __cory__: grazie per i complimenti. Rose è mitica, c’è poco da aggiungere a riguardo! Baci Vannagio!

Per crazyfv: avevi perso le speranze? Secondo te lasciavo la storia in sospeso a tre capitoli dal termine? Grazie per i complimenti! Bacioni Vannagio! P.S.: Complimenti per la tua ff su Paul e Rachel!!

Per XoXo__GossipGirl: ti piace il lieto fine o speravi in qualcos’altro? Grazie e tanti baci!

Per Kumiko_Chan: Sono contenta che Rose soddisfi sempre le tue aspettative. Hai ragione, se Rose si fosse dimostrata troppo sdolcinata con Yva, non sarebbe risultata credibie. Anzi, secondo me, ho esagerato anche troppo!! Jasper è un grande stratega, quindi era impossibile per Yva, vincere a scacchi contro di lui. Per quanto riguarda Paul… vedi sopra! Si, è vero, sei stata molto buona, quindi ti auguro di prendere altri sette in Greco! È così, anche io, tanti e tanti anni fa, frequentavo il liceo classico! E concordo con te: quando dico a qualcuno che ho frequentato il liceo classico sono due le razioni predominanti. O mi prendono per pazza e secchiona, oppure mi considerano una incompetente in matematica e materie scientifiche (questo accade quando una del classico si iscrive in una facoltà a materie scientifiche). Peccato che poi, puntualmente, proprio quelli che descrivono il “classicisti” impreparati a seguire materie scientifiche, superino gli esami con voti più bassi dei miei!!! Sono piccoli rivincite della vita… XD. Per quanto riguarda Eclipse, anche io ho apprezzato molto la parte che narra di Jasper e Rosalie. Se ci pensi, mentre Edward, Rosalie, Emmett ed Esme, in un certo senso sono stati “convinti” da Carlisle a seguire la via del “vegetarianesimo”, Jasper ci è arrivato da solo… anche lui è un personaggio molto complicato e profondo e come tale, snobbato dalla Meyer e dai registi dei due film! Che rabbia!!! Ti sto superando… ogni volta mi dilungo sempre di più! Grazie per i complimenti! Bacioni Vannagio!

Per Speir: ti ringrazio per questa recensione e per i complimenti. Come ho detto più volte, Yva dovrebbe un po’ rappresentare le ragazze normali… anche se le sue vicende sono un po’ inverosimili, lo ammetto! Grazie a te per aver seguito la mia storia. Davvero trovi la mia storia migliore di quella di Bella? Nei contenuti, forse, te lo concedo, ma è chiaro che sarebbe irrealistico e fantascientifico, pensare di paragonarmi anche solo per un istante alla Meyer. Non le darei il premio nobel per la letteratura, ma sa scrivere, questo è ovvio. Io sono solo una ragazza che ha trovato un bel passatempo… Baci, Bannagio!

Per _Giuls_: ciao e grazie anche a te. Come avrai sicuramente letto, il maggiolino fa la sua comparsa nel capitolo… sono contenta che il mezzo di trasporto di Yva, ti abbia messo di buon umore. Era un modo per rendere la figura di questa ragazza ancora più buffa. Per quanto rigurda il continuo… hai ragione,Yva, ormai studentessa universitaria, racconta la sua storia… però non penso che ambienterò il seguito nel futuro. Forse alla fine di tutto, potrei fare in modo che Yva vi faccia dare uno sguardo al suo furturo, alla sua vita lontana da Forks, ma è ancora presto per dirlo! Grazie ancora, baci Vannagio!

Per asheptus: grazie anche a te per i complimenti! La povera Yva è sfortunata, ma in qeusto capitolo sono stata clemente con lei, non credi? Si, Rose è grandiosa e pensare a quello che ha dovuto sopportare, mette i brividi! Grazie ancora, tanti baci, Vannagio!

Per C4rm3l1nd4: Caio cara! Garzie per i complimenti! Ti è piacuto il lieto fine? Anche tu fai parte del club dei "classicisti"? Bene, bene, più siamo meglio è!!! Bacioni Vannagio!!!

Grazie a LuNa1312 che mi ha agginuta tra i suoi autori preferiti. Sono molto lusingata, grazie ancora!!!

Grazie, grazie, grazie a tutti!

A presto con l’epilogo, Vannagio!

   
 
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