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Autore: Akane    06/07/2005    1 recensioni
alla conferma di ciò che pensava qualcosa gli si muove dentro, parte dalle viscere, gli contrae fino allo spasmo lo stomaco, gli sale su fino in gola artigliandogli il collo, cerca di bloccarlo, di non far uscire questa specie di esplosione che ha paura di non poter fermare e controllare, ce la mette tutta ma alla fine vince lei: il ragazzo tanto musone che l'unico sorriso che fa è un ghigno di sfida per combattere, ora scoppia in una fragorosa risata senza freni,
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LASCIA CHE SIA

*non state sognando, quello che vedete è veramente il quinto cap della mia fic yaoi su One Piece con protagonisti ZoroXRufy. È diviso in 2 capitoli, il pezzo che ho pensato. Mi era venuta voglia di scriverci in questi giorni così eccoci qua. Io non sono all’altezza di scrivere avventure assurde, avvincenti, incredibili tipiche del manga, ma sono capace di scrivere dei rapporti che legano i personaggi, di amore, amicizia….così eccomi qua a farlo.

La dedico a Asuka che le è sempre piaciuta molto, questa fic.

Ovviamente c’è un bel rating alto per il prossimo cap, questo si mantiene normalmente PG13 dal momento che è yaoi…e avevate dubbi? Non mi resta che augurarvi buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO 5:

GELOSIA

Anche quel giorno si poteva godere di una giornata di sole stupenda. Il cielo limpido e terso non vantava nemmeno di un nuvola, un venticello fresco rendeva respirabile l’aria pulita che sapeva di mare. Ci si poteva proprio rilassare, si stava bene e in pace col mondo in generale.

E questo poteva valere per tutti tranne che per uno il cui umore era dettato da una cosa in particolare.

Ma prima di parlare di lui sarebbe bene parlare della causa andando in cucina.

La cucina era il regno incontrastato di una persona…ma si poteva dire anche di due, pensandoci bene…il primo era l’indiscusso Sanji, il cuoco che cucinava come un Dio. Il secondo era Rufy, il capitano che si ingozzava come uno che stava perennamente per morire di fame.

Anche contro la volontà del biondo, i due passavano molto tempo insieme se non altro per mangiare quello che veniva cucinato(cioè uno cucinava e l’altro mangiava). Del resto era inevitabile con uno con lo stomaco di quel calibro…per tutti non c’era nulla di male se non il fatto stesso che la maggior parte del cibo veniva divorata prima che potesse essere toccata da altri.

Mentre i due stavano lottando in cucina per la supremazia e la sopravvivenza dei viveri, gli altri membri della ciurma erano fuori intenzionati a farsi ognuno i fatti propri non entrando in quel caos che regnava nella stanza causa del casinista Rufy. Quasi tutti.

Così era presto spiegato il comportamento musone di Zoro, cioè musone più del solito.

Sembrava proprio che avesse sempre un motivo per arrabbiarsi!

Non era facile essere fidanzati con lui, la sua dolce metà finiva sempre per passare per lo più il suo tempo a decifrare i suoi malumori, cosa decisamente difficile, tutto sommato, trattandosi dello spadaccino più scontroso e freddo di tutti i tempi.

Certo, freddo fino ad un certo punto!

Zoro al momento stava seduto precisamente in un angolo della cucina, seduto sulla panca con la gamba piegata appoggiando la caviglia sul ginocchio dell’altra, il giornale in mano vecchio di parecchi mesi, un aria imperturbabile che pareva scolpita in una statua greca, i corti capelli spettinati, i muscoli trattenuti a stento dalla maglietta chiara a maniche corte.

E gli occhi verde azzurri fissi sulle righe che conosceva a memoria ed ora detestava.

Impenetrabile era sminuire il suo sguardo, come anche provare a parlare del suo stato d’animo, per nulla facile.

A dire il vero si poteva riassumere tutto in una semplice parola:

Gelosia!

Prevedibile conoscendo un po’ il duro musone.

Provando a penetrare un po’ l’invalicabile apparenza del ragazzo, d’altronde, c’era un muro alto, forte, di cemento armato contro cui si sbatteva facendocisi male.

Non si perdeva una virgola di quel che dicevano e facevano il suo ragazzo e il suo amico.

- Zoro…vieni, non hai fame? Sanji ha fatto una cosa buona, non so cos’è ma è molto buona!-

Spontaneamente allegro Rufy si rivolse al ragazzo in disparte che pareva non calcolare nessuno, due lampi color mare si posarono in quelli sinceri e vispi del moro che aveva la bocca stracolma.

- non azzardarti! Via uscite che mi date fastidio, se la mangiate tutto voi poi non ce n’è per la mia dolce Nami e la splendida Nico Robin!-

Sanji provò a difendere circa invano il suo territorio coi suoi modi sgarbati, trattandosi loro di ragazzi.

- non ho fame!-

Rispose lapidario Zoro.

A queste parole gli occhi scuri di Rufy si spalancarono fissandolo come fosse un alieno. Per lui era incomprensibile, impensabile che qualcuno rifiutasse il cibo di Sanji.

- ma scusa, allora perché sei qua? Non sai cosa ti perdi…-

L’ingenuità era ancora forte in lui.

Sanji gli lanciò un occhiata stranita senza capire se dicesse sul serio o scherzasse.

Poi capì che era serio!

Per evitare spargimenti di sangue, aveva notato benissimo lo sguardo di Zoro, preferì cacciarli a forza dalla cucina. Potevano litigare quanto volevano, ma non lì dentro.

- via via via…fuori di qua! Mi infastidite!-

Non ebbero quindi il tempo di far nulla poiché si trovarono fuori dalla stanza, anche se di fatto lo spadaccino non aveva fatto nulla!

Con in mano le sue tre spade, Zoro si avviò sul ponte della poppa della nave, quello normalmente più isolato ‘abitato’ da lui, ci andò senza dire una parola.

Rufy al contrario era rimasto a giocare un po’ con Chopper e Usopp come facevano spesso.

Non si poteva essere sicuri se l’umore dello spadaccino fosse guasto oppure normale, ma uno fra tutti l’aveva capito.

Sanji, poiché principalmente la gelosia del ragazzo era dovuta lui.

E probabilmente aveva capito qualcosa anche Nico Robin poiché lei era parecchio sveglia.

Eppure nessuno osava avvicinarglisi.

O quasi.

- non dovresti essere geloso!-

Fu la voce composta, fredda e dannatamente calma della donna mora a destarlo dalle sue riflessioni.

Il ragazzo spalancò gli occhi per poi assottigliarli puntandoli su di lei. Fra lui e Nico Robin non era mai corso molto buon sangue. Non litigavano, tanto meno si contrastavano in modo particolare…semplicemente lui non si fidava di lei, aveva accettato il suo arrivo in maniera del tutto personale, e non l’aveva combattuta solo per volere del suo capitano. Se Rufy si fidava allora lui si sarebbe fidato del capitano. Ma mai del tutto di lei. Aveva il sesto senso, ma soprattutto era diffidente di natura, ed era per questo suo lato che non era mai stato fregato, non aveva preso cantonate assurde.

Tuttavia preferiva non star solo con la mora, tanto meno parlarci…specie per la similarità dei caratteri.

Si scambiarono un lungo sguardo artico con la differenza che lei con le labbra sorrideva mostrando una calma fuori dal comune, lui invece era talmente serio e imbronciato da far scappare chiunque.

- cosa hai detto?-

Lei accentuò il sorriso gentile senza farlo arrivare agli occhi azzurro gelo.

- ho detto che non dovresti essere geloso, proprio tu…sei il primo che conosce il legame che c’è fra tutti voi…non ha senso, lo sai?-

Zoro si stizzì, suscettibile com’era, tanto da alzarsi in piedi in fretta stringendo i pugni.

Cercava un controllo che sapeva di avere quando voleva…non accettava certi discorsi personali da una che per lui sarebbe inevitabilmente sempre stata una sconosciuta.

Soprattutto quelle parole…come osava capire al volo quel che gli prendeva?

- non ho certo bisogno di sentirmelo dire da te…-

Sostennero lo sguardo a vicenda, era un aria pesante e irrespirabile. Nessuno si sarebbe intromesso. Del resto quando due così parlavano era da stare attenti, non veniva fuori mai nulla di buono.

- come dici…ma il capitano ne risente…non ancora, ma appena capirà che hai qualcosa che non va lo sai bene cosa accadrà!-

Corrugò la fronte infastidito per la verità sacrosanta di quelle parole. Eppure lui lo sapeva…ma forse aveva bisogno di sentirsele dire….anche se quello certamente per lui non era il modo giusto.

Rufy era lento a capire certe cose, spesso gliele si doveva spiegare, ma appena le comprendeva sapeva rimediare…però quando si trattava di loro due era difficile trovare una soluzione subito. Sapeva benissimo, Zoro, che non sarebbe stato facile. L’aveva saputo da subito. Proprio per la particolarità di Rufy, per la sua purezza d’animo. Ma testardamente si era detto che non aveva scelta, così erano andati avanti.

- non so cosa farci!-

Stizzito e sempre più spazientito. Queste cose non erano per lui, le riflessioni e le contemplazioni…i combattimenti si, ma non questo.

- dovresti semplicemente parlarne con lui…-

Effettivamente sentendo lei sembrava facile, sembrava che il problema non esistesse…e forse nemmeno esisteva.

Ma gli bruciava ammettere di essere geloso, e poi non avrebbe nemmeno saputo cosa dirgli, come spiegarsi.

Sapeva che Rufy lo capiva sempre al volo, era un reciproco leggersi dentro in continuazione, senza nemmeno guardarsi. Avevano un feeling che difficilmente si acquistava in quel modo.

Era invidiabile, certo non per i loro amici.

Era anche cosciente che in realtà il problema non si poneva e si sentiva oltremodo stupido.

- parlarne…-

Ripetè fra se scettico. Cosa gli avrebbe detto? Come spiegarglielo? Lui non conosceva sentimenti come la gelosia o l’invidia.

- non sei capace?-

Glielo disse con un po’ di ironia di proposito, per provocarlo cosciente di averci preso.

- esatto!-

Breve, brusco, conciso.

Poi si voltò e prendendo le sue fedeli tre spade si allontanò borbottando scocciato:

- ah, lasciami stare!-

Così scese le scale di legno del ponte entrando in coperta nelle stanze sbattendo la porta violentemente.

Sicuramente si era fatto notare e se prima c’erano dubbi ora non più.

Era nero.

Temporale in vista?

Se lo chiesero i rimanenti che fissarono la porta chiusa.

“Geloso…maledizione, che fastidio….e di cosa poi? Se fosse una cosa sensata non esisterebbe…ovvio che deve essere stupida. Cosa gli dico? Sono geloso di chiunque ti si avvicini? Andiamo…è idiota da parte mia….meglio lasciar perdere…mi passerà….anche se non so come. Io ho fiducia in lui ma la gelosia è tutt’altra cosa, per questo la detesto. Insopportabile. Però non sono tipo da parlarne…e poi anche se gliene parlo che fa lui? Come si risolve? Mica possiamo uccidere tutti quelli che lo toccano, porco cane! Che fastidio, che seccatura. Non lo sopporto. E dipende tutto da me! Ma magari mi infastidisce solo il rapporto speciale che può avere con alcuni, quel rapporto speciale che riesce ad instaurare con gente incredibile dentro. ”

Zoro nella sua stanza sdraiato nel suo letto pensava guardando fisso il soffitto truce.

- Rufy, cosa gli hai fatto?-

Subito lo chiesero al suo fidanzato…effettivamente quando faceva così di solito era sempre colpa sua.

Il moro guardò innocente i compagni senza capire, poi come era ovvio rispose dimenticandosi di mollare il naso di Usopp che stava tirando per vedere se era di gomma.

- ma io non ho fatto nulla…-

Un gocciolone sulla testa degli altri…effettivamente chiedere a lui era inutile.

- fammi il favore di andarci a parlare…già è intrattabile normalmente, figuriamoci così…-

Era stata Nami ad imporglielo poiché conoscendo i due sapeva che facendo fare a loro sarebbero andati avanti a lungo rendendo l’atmosfera pesante.

Fu con un pugno in testa che entrò irruento e senza chiedere, nella stanza di Zoro…che ormai condividevano da parecchio tempo.

Un gran rumore destò dai cupi e rabbiosi pensieri lo spadaccino, poi un uragano si piantò sul suo stomaco facendolo tossire per una mezz’oretta abbondante.

Quando si fu ripreso sapeva già chi era e con un misto di fastidio e indecisione lo fissò. Rufy steso comodamente su di lui, con il mento appoggiato nei palmi della mano e i gomiti sul petto lo guardava sorridendo contento per chissà quale motivo.

Non gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello che il malumore eterno di Zoro in quel momento potesse essere causato da lui. Anche perché per lui era impensabile, non aveva fatto nulla…anche se effettivamente era strano, in quei giorni, il ragazzo.

Poteva sembrare che il capitano non notasse certi dettagli e piccolezze ma in realtà non era così, le captava a modo suo.

Ora un sorriso sincero aleggiava sulle labbra del moro.

- Zoro, cosa c’è?-

In risposta ebbe del silenzio. Eccoci….cosa dirgli ora?

Ma perché non lo capiva da solo? Forse perché non leggeva nel pensiero?

- spostati, sei pesante!-

- ah si? Come mai? Normalmente non lo dici….sono pesante solo ora?-

Candido e spontaneo in modo quasi fastidioso per l’altro.

Non poteva essere veramente così.

In certi momenti il più infantile sembrava Zoro. Infastidito dalla sacrosanta verità e non sapendo cosa dire lo spinse giù di peso e sedendosi, ma senza guardarlo, sbottò:

- vai a chiederlo a Sanji, cos’ho…scommetto che lui l’ha capito!-

Poi prese la spada e dandogli la schiena l’aprì lucidando la lama in modo minuzioso e curato.

Si era ostinatamente chiuso.

Quando faceva così proprio non lo capiva…che c’entrava Sanji in tutto quello?

- ok! Ma se scopro che mi tradisci con lui ti uccido!-

Dicendo ciò sull’arrabbiato andante uscì sbattendo la porta.

Il silenzio lo accolse e nuovi pensieri lo invasero.

Sempre più fastidio, ma solo per se stesso.

Aveva il potere di rovinare tutto con una mare di sciocchezze. Si detestava ma era più forte di lui non reagire in quel modo.

Perché entrambi erano così testardi?

Era solo questo.

Testardaggine.

Ottusità.

Bisogno. Di cosa?

Di qualcosa che solo Rufy poteva dargli.

Certezze, sicurezze in quanto lui era fatto solo di quelle, le dava ma anche le pretendeva. E poi…si, insomma…voleva sapere.

Non era geloso di chiunque ma solo di particolarità che gareggiavano con l’esclusività del suo rapporto con lui.

Sapeva che in quel senso poteva stare tranquillo, ma a livello inconscio era impossibile trattenerlo. Era possessivo. Tutto parte di un caratteraccio terribile ed affascinante insieme.

Era di questa persona che Rufy si era innamorato. Solo di lui.

Riflessioni, ammissioni…razionalmente sapeva e non aveva mai avuto dubbi di nessun tipo sul fidanzato, ma impulsivamente, inconsciamente a volte si lasciava troppo andare.

Ognuno aveva i suoi difetti. Chi più chi meno.

L’importante era saper compensarli.

E poiché non era stupido avrebbe sistemato e controllato quel che ogni tanto gli sfuggiva.

FINE CAPITOLO 5

 

 

   
 
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