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Autore: nous    18/01/2010    0 recensioni
lei fuggiva dai demoni che l'avevano privata della speranza. lui era un figlio abortito ogni giorno da una madre lontana. entrambi cercavano qualcosa. quel qualcosa non era di questo mondo e ciò li rendeva due esistenze inconsapevolmente legate. (titolo tratto dall'omonima canzone dei subsonica)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap1 LIVIDO AMNIOTICO

°

Il sapore del sangue in bocca, la guancia pulsante, il petto che si gonfiava  e svuotava più velocemente del dovuto. L’adrenalina  si diffondeva in tutto il corpo e dava alla testa. Le gambe non le tremavano più e ed erano pronte a partire in uno scatto che l’avrebbe portata oltre l’oscurità di quel parcheggio illuminato da tre lampioni. Con un sorriso di sfida, si fiondò oltre il buio, senza pensieri e senza il tempo di farli. Si sentiva come un’animale braccato che regala alla follia quelli che potrebbero essere i suoi ultimi istanti. Non aveva più la voglia si subire, non aveva più voglia di combattere, aveva solo voglia di scappare. Il suo muscolo cardiaco lavorava veloce, le gambe seguivano il ritmo del sangue. Il vento in faccia le faceva bruciare la guancia.

Sapeva che scappare non era che un prendere tempo, non le avrebbe mai dato la salvezza. I suoi demoni le sarebbero stati alle costole ovunque fosse andata e la solitudine in questi casi non era amica. Ma nemmeno la gente lo era. Allora era maglio scappare, verso la luce, verso le case, verso qualcuno. Tutto, purchè i suoi polmoni abbiano la possibilità di trattenere ancora aria.

Non la seguiranno in eterno: prima o poi, sarebbe arrivato il giorno e allora sarebbe potuta stare tranquilla, fino al tramonto. Purtroppo quelle notte di persecuzioni erano eterne. Avrebbe avuto voglia di gridare, ma nessuno ci avrebbe fatto caso, l’avrebbero ignorata.

I muri di quella casa erano ricoperti del suo sangue, del suo vomito, delle sue lacrime e tutto aveva il sapore di vergogna ed indifferenza. Odiava il perbenismo di quella massa, che aveva sempre girato lo sguardo dall’altra parte davanti al suo volto livido. Ora c’era solo lei, la strada che scorreva sotto la sua corsa e l’aria che le pareva di fuoco. Nemmeno questa volta gli altri le avrebbero prestato attenzione.

I suoi demoni l’avrebbero attesa per divorarla in altre notti, ma davanti a quel luogo non l’avrebbero mai attaccata, non lo avevano mai fatto, purtroppo.

Quasi vent’anni passati a respirare, di cui dodici con il fiato corto per le lacrime soffocate. Ora, come allora, si stava tenendo tutto dentro. Da tempo si era promessa che quei demoni non avrebbero più goduto nel terrorizzarla. Quel silenzio che tanto temeva e che non era mai stato rotto dai suoi singhiozzi, adesso era affollato dai suoi pensieri. Almeno per stanotte non sarebbe più stata toccata, per ora la dose di dolore ricevuta era più che sufficiente.

Avrebbe spettato lì il mattino, all’ombra di quell’ insegna, di quelle parole che non le avevano mai teso una mano. Senza prove, aveva imparato, non c’era nessun colpevole. Lei, che era diventata una testimonianza vivente, non aveva mai avuto nessun valore. Quel veleno, che le avevano fatto scorrere dentro, l’aveva nutrita e drogata. Non capiva, ma accettava di continuare ad ignorare. I demoni l’avevano affogata nel buio e lei aveva rinunciato alla luce ed accettato la sua condanna. I suoi carnefici portavano la maschera di colui a cui avrebbe dovuto dare amore, ma lei era solo avvelenata e assuefatta. Quella morte liquida ce l’aveva nel sangue, nei pensieri, nelle grida…Tentava di trattenere tutto, ma quell’odio che provava era più forte della morale amorale insegnatale per il suo silenzio. Quando per la prima ed unica volta scappò via da loro, si accorse di essere rimasta solo una bambina morta anni prima, tra le lacrime non versate e i sorrisi non fatti. Per dodici anni aveva represso i sogni, forse mai avuti, per  poi scoprire che al di fuori del suo mondo ancora  c’era la luce. Questo la faceva sperare di essere i grado di desiderare tutto quello che le era stato rubato.

 Pensare a ritroso apriva vecchie e dolorose ferite. Asciugandosi il sangue dal labbro, sotto quel neon, aveva la certezza si non poter fare sanguinare la sua anima ancora.

L’aria non le era ancora tornata dentro.

 

I temi di questo racconto, diviso in quattro parti, sono un pò forti, per lo meno io li reputo come tali. per quasto motivo ho scelto di mettere un raiting giallo. Se ritenete che debba alzarlo o abbassarlo fatemelo sapere e provvederò. Grazie. OGNI RIFERMINTO A PERSONE REALI E FATTI REALMENTE ACCADUTI è PURAMENTE CASUALE.

nous

   
 
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