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Autore: likeasong    18/01/2010    2 recensioni
-Perdonami, non mi sono presentato. Sono J.. Justin.- disse il moro, allungando una mano verso di lei. Lily prese la sua mano riluttante e si presentò, mentre fissava per la prima volta negli occhi il suo vicino, le sembrò quasi di averlo già visto, ma sicuramente era un’allucinazione dovuta alle luci del bancone. Prese a giocherellare con il bicchiere fra le sue dita: faceva sempre così quando sentiva che c’era qualcosa che non andava.
New York. I Jonas sono cresciuti e cambiati, ma nuovi incontri trasformeranno la loro vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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@abigailw13 grazie mille! *_* ben presto vedrai come si evolverà la storia dei Jonas e dei loro comportamenti u_u
aaah sì era questa la storia che ti dicevo, in cui una della protagonista si chiamava come te ;D
@Shakermaker sono contenta che ti piaccia come tematica! ;D non a tutti piace quando il personaggio è OOC xD
grazie mille! *_*
grazie anche a chi mi ha tra i preferiti o tra le seguite.
e grazie anche a coloro che leggono, ma non commentano xD cosa credete? me ne accorgo delle visite =DDDD
anyway, un commento non fa mai male ;D


Capitolo 3
Good boys go bad
I know your type
Boy, you’re dangerous
Yeah, you’re that guy
I’d be stupid to trust
But just one night couldn’t be so wrong
You make me wanna lose control
Cobra Starship Ft. Leighton Meester - Good Girls Go Bad
L’odore dell’alcool penetrava nelle narici e inebriava i sensi dei presenti: quel profumo a metà tra l’aspro e il dolce, tra libertà e dipendenza, tra rischio e paura, tra moralità e proibizione.
La giovane donna si fece spazio tra le persone fino ad arrivare al bancone, illuminato da faretti bianchi e fucsia che offuscavano la vista. Non era il suo tipo di locale, ma, per colpa di Jenny e Abigail, lo frequentava da così tanto tempo che ormai era diventata un’abitudine recarsi in quel posto per un drink.
Si sedette su una sedia all’angolo del bancone e posò la borsa sulle gambe, mentre cercava con gli occhi il barista: era il classico uomo sulla cinquantina che ti aspetti di trovare nei bar di periferia e non in pieno centro di New York. Lily, tra una serata e l’altra, aveva appreso la sua storia, scoprendo che aveva ereditato la passione per le bevande alcoliche dal padre, il quale aveva superato l’era del proibizionismo facendo quel lavoro illegalmente.
Aprì la carta dei cocktail e scrutò la lista in cerca di qualcosa di nuovo, anche se alla fine prendeva sempre il solito.
-Mi scusi!-
Di fianco a lei, un uomo cercava da un pezzo di attirare l’attenzione del barista, senza ottenere i risultati sperati. Lily ci aveva fatto caso appena seduta, ma aveva deciso di lasciarlo perdere: sarà stato il classico novello, che non sapeva come funzionavano le cose da quelle parti.
Accigliò il sopracciglio, guardandolo di sottecchi e scuotendo senza farsi notare la testa: in fondo, le faceva pena.
Alzò la testa e fissò il barista, facendogli segno di venire verso di lei: -Bob, due Martini. Uno per me e uno per il signore qui presente.-
L’uomo si voltò verso Lily e la fissò corrucciato: -Potevo riuscirci anche da solo ad ordinare.-
A parlare fu più il suo orgoglio maschile che la sua bocca collegata al cervello.
-A me non sembrava.- constatò Lily, non degnandolo di uno sguardo. Si aspettava almeno un “grazie”, ma, si sa, che quando una donna ferisce l’animo di un uomo non ci si può aspettare nulla in cambio.
Bob posizionò i bicchieri di fronte ai due e se ne andò, lanciando un’occhiata interrogativa a Lily.
-Sei nuovo di qui?- gli chiese. Ora che aveva fatto un atto gentile nei suoi confronti, tanto valeva intrattenere una conversazione.
-Sì, prima frequentavo un bar negli Harlem.- spiegò  -Piccolo e indiscreto.- sussurrò così piano che Lily fece fatica a sentirlo.
-E perché sei qui allora?- continuò la donna, non capendo il significato della sua risposta.
-Mi ci sono imbattuto per caso.- disse vagamente.
Lily decise non chiedere altro: non era decisamente un tipo di tante parole e non aveva voglia di continuare una conversazione in cui solo lei poneva le domande.
Mentre sorseggiava il suo Martini, lanciò occhiate fugaci al suo vicino e notò che i suoi occhi guizzavano su ogni persona del club, come se stesse cercando qualcuno.
Lily tené a freno il suo desiderio di curiosità che le nasceva dentro: se c’era una cosa necessaria per il suo lavoro era quella caratteristica, ma al di fuori era davvero stressante non poter sapere tutto quello che voleva.
-Perdonami, non mi sono presentato. Sono J.. Justin.- disse il moro, allungando una mano verso di lei.
Lily prese la sua mano riluttante e si presentò, mentre fissava per la prima volta negli occhi il suo vicino, le sembrò quasi di averlo già visto, ma sicuramente era un’allucinazione dovuta alle luci del bancone.
Prese a giocherellare con il bicchiere fra le sue dita: faceva sempre così quando sentiva che c’era qualcosa che non andava.
-Allora, Lily, deduco che dovrei ringraziarti per avermi ordinato da bere.- disse Justin, alzando un sopracciglio.
-Che intuito.- sbottò. “Se sta cercando di provarci con me, è partito con il piede sbagliato.”
Il giovane uomo si girò verso di lei e la squadrò. –Scusami. Non volevo offenderti. È che sono stato preso da un attimo di irritazione: non capita tutti i giorni che una donna batta un uomo.-
-Dovresti imparare a scendere dal tuo piedistallo, allora. Il mondo sta cambiando e tu sei rimasto fermo ad alcuni decenni fa.- disse secca Lily, cercando nella borsa il portafoglio.
-Lascia stare. Te lo offro io.- si precipitò a dire Justin, bloccandole il polso con la mano.
Lily lo fissò prima negli occhi e poi spostò lo sguardo sulla sua mano: non era normale quel brivido che aveva sentito lungo la schiena. Decisamente no. Doveva uscire da lì e allontanarsi da quello strano individuo il più presto possibile: c’era qualcosa di sbagliato in lui, ma la sua mente al momento non voleva decifrare quale fosse il problema.
Spinse con forza la porta del locale e si incamminò a passo veloce verso la via dove c’era il suo appartamento, ma si rese conto che era ancora molto lontana. Rallentò abbastanza da riprende il fiato, quando sentì la sua voce che la chiamava.
-Ti prego, fermati.-
Lily non seppe quale parte del corpo ascoltò, ma in quel preciso momento si fermò e si girò verso la figura che le veniva incontro. -Cosa c’è?-
-Ti posso riaccompagnare a casa? A quest’ora ci sono tipi poco raccomandabili in giro.- chiese con il fiatone.
Lily lo guardò accigliato. -Stai parlando di te stesso?-
-Io non sono chi tu pensi che io sia.-
-E cioè?-
-Un maniaco, un ladro o chicchessia.- disse, alzando gli occhi al cielo. -Ricominciamo da capo. Va bene? Piacere, io sono Justin e volevo ringraziarti per avermi ordinato da bere.-
Lily esitò, ma poi gli strinse la mano: il suo cervello aveva deciso di non collaborare. -Piacere, io sono Lily e volevo ringraziarti per avermi offerto da bere.-
Si incamminarono fianco a fianco lungo le vie. Arrivarono sotto il portone della casa di Lily e cadde un silenzio imbarazzante.
Fu Lily a rompere il ghiaccio. -Beh, allora ci vediamo.- disse imbarazzata.
Justin si dondolò sui talloni e poi decise di sporgersi verso di lei in un goffo abbraccio e si allontanò nella notte newyorkese.

-Sei già a casa?- esclamò sbalordito Nick al telefono con Joe.
-A quanto pare.- sbottò il fratello, seduto sul divano mentre cercava di trovare qualcosa da vedere in televisione. -Ma non è la domanda giusta, vero?-
-No, infatti. Perché sei da solo? Negli ultimi mesi mi ero abituato a vederti con una ragazza diversa ogni sera. E quando dico ogni sera lo intendo nel senso stretto della parola. Cos’è successo questa volta?-
Joe sbuffò e si passò una mano nei folti capelli neri. -Ho fatto un casino.- sospirò -Ho incontrato una ragazza ad un club in centro. Molto carina. Peccato che non so cosa si sia bevuto il mio cervello in quel momento e mi sono presentato con il nome di Justin.-
-Justin? Potevi sceglierne uno migliore.- ridacchiò Nick dall’altro capo del telefono. -Ma lei non ti ha riconosciuto?-
-No, è questo il fatto che non capisco. Però non mi convince: mi guardava con uno sguardo strano. Forse lo sospettava.-
-Se vuoi rivederla, quello che devi fare al più presto è dirle la verità o se lo verrà a sapere da sola, sarai ancora più fottuto.-
-Grazie dell’aiuto.- disse Joe scuotendo la testa e chiudendo la telefonata.
Si avviò verso il suo letto e per la prima, dopo parecchi mesi, si addormentò da solo.

Lily era ferma di fronte al computer, ancora con il cappotto addosso. Mentre saliva le scale aveva avuto un flash nella mente e l’immagine del cantante su cui avrebbe dovuto indagare le era passata davanti agli occhi. Aveva ricollegato ogni punto a Justin, o per meglio dire Joe, e ora non rimaneva che controllare se le sue ipotesi erano giuste.
Bastò cercare il suo nome su Google e un’immensa quantità di foto di Joe Jonas si presentarono davanti a lei. Maledisse mentalmente la poca luce del club e sentì uno strano bruciore arrivare dagli occhi. No, non poteva provare sentimenti per quel cantante. Era soltanto un altro, stupido articolo da fare per il giornale e lei non doveva mettere di mezzo le emozioni: poteva essere carino e simpatico questo Joe, ma rimaneva senz’altro un bastardo che non aveva neppure avuto il coraggio di presentarsi.
  
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