The Lady and the Tramp
Aveva
soltanto sette anni, ma era già una ragazzina abile e
scaltra,
dotata in ugual misura di una grazia innata e una testardaggine fuori
dal comune.
Hanabi
Hyuga era una di quelle persone che generalmente venivano definite
vincenti, per
il semplice
fatto che quando si metteva in testa qualcosa, riusciva nei suoi
intenti.
Umile
e rispettosa all'occorrenza, ma sempre ben consapevole del posto che
le spettava (ovvero, un gradino sopra la maggior parte degli altri),
con qualità in abbondanza, e un temperamento focoso piegato
dalla
disciplina, Hanabi non aveva mai avuto nulla da invidiare alla
sorella maggiore, nulla.
Eppure
quel giorno dovette a malincuore ricredersi.
Qualcosa,
scoprì, purtroppo c'era.
Ogni
tanto lo aveva visto passare di sfuggita sotto casa.
La
prima impressione era stata anche piuttosto neutra, in
realtà. Un
ragazzo più grande e in un certo senso carino, tutto qui.
Ma
quel pomeriggio, quando la sorella rincasò dall'accademia,
Hanabi,
che era andata ad aprirle, si ritrovò davanti proprio Kiba
Inuzuka,
che abbassò gli occhi su di lei con un sorrisetto nervoso. Soltanto
poche ore prima era stato assegnato alla squadra numero otto, insieme
a Hinata e a un certo Shino. La piccola Hanabi si innamorò
un
pochino di lui fin da subito, quando scorgendola il suo sorriso si
distese con un moto di sollievo. Era evidente dalla sua espressione
che si aspettava di incontrare il padre, Hiashi Hyuga, famoso per la
sua indole iperprotettiva nei confronti delle figlie.
-
Ma dai, allora questa è la tua sorellina? Come si chiama? -
-
Ha-Hanabi - rispose Hinata con un leggero sorriso, comparendo
timidamente da dietro di lui - V-Vado a preparare del tè,
a-accomodati pure. -
-
Ehi, ciao principessa, - la salutò Kiba chinandosi sulle
gambe - Ma
come siamo carine... ah beh, d'altra parte somigli un sacco a tua
sorella, non c'è da stupirsi! -
Hanabi
lo fissò di rimando con gli occhi lillà
spalancati, arrossendo suo
malgrado e stringendosi imbronciata nel kimono. Stava tentando di
fare un complimento a lei, o uno indiretto a Hinata? Il
ragazzo ridacchiò imbarazzato e le spettinò i
capelli sulla nuca, e
la bambina allora prese coraggio e tentò a sua volta di
accennare un sorriso, anche se ancora restia a dargli troppa confidenza. Kiba
tuttavia era innamorato della sua timida e ingenua compagna di
squadra, e sebbene la trattasse come il più dolce dei
fratelli, alle
volte il suo sguardo osava chiedere di più. Nel modo in cui
la aiutò
a versare il tè e rise nel vederla arrossire per i
complimenti alla
sua cucina, tra una sorsata e l'altra, Hanabi lo capì
subito. Cercò
di attirare l'attenzione, sforzandosi di farlo voltare di nuovo dalla
sua parte, ma Kiba continuava a fissare Hinata, mente la ragazza
balbettava qualcosa riguardo a Naruto, torturandosi le mani in
trepidazione. Alla più piccola restò soltanto una sgradevole
sensazione alla bocca
dello stomaco, una sorta di insolito fastidio misto a frustrazione.
Non
aveva mai provato niente di simile prima, e non sapeva come
comportarsi.
Oh,
e così, Hinata aveva qualcosa che lei non possedeva,
dopotutto.
L'adorazione
nello sguardo del giovane Inuzuka era tutta sua.
E
Hanabi ne fu irrazionalmente gelosa.
I giorno. Ore 9:35
Si
richiuse la porta di casa alle spalle e fece per incamminarsi come
era solita fare ogni mattina, ma si bloccò ad un
sonoro commento, accompagnato da un lungo fischio d'approvazione.
-
Toh, guarda chi si vede! Buongiorno, principessa! - la giovane,
sorpresa, lasciò scorrere gli occhi intorno a
sé e infine lo
notò, sul lato opposto della strada che sventolava un
braccio verso
di lei con un sorriso birichino. Kiba Inuzuka era venuto a casa sua
insieme a Hinata qualche altra volta in tutti quegli anni, anche se
non molto spesso.
In
ogni caso, Hanabi aveva sempre fatto in modo di evitarlo, riuscendoci
puntualmente con successo.
Ci
aveva messo davvero poco a inquadrarli, tutti e tre i componenti del
team otto. La timidona, il tizio solitario e lo scemo. E no, Kiba non
era il tizio solitario, tanto per chiarire.
Era
un gran casinista, un rompiscatole di prima categoria, e sì,
uno
scemo. E comunque a sette anni era una cosa fin troppo
normale
prendersi una sbandata per qualcuno di più grande! Almeno
adesso poteva affermare con sicurezza di essere rinsavita, e
ciò era molto confortante visti i precedenti.
-
Hinata non c'è, - rispose perciò freddamente, non
dandosi neanche
troppa pena per fingersi gentile.
Lui
lo era forse stato? Non le aveva semplicemente sbattuto in faccia i
sentimenti per un'altra?
Beh,
d'accordo, lui non poteva sapere, ma non era una
scusante
valida! E che come minimo le stesse alla larga, insomma!
-
Lo so. Ma io dicevo a te, - replicò lui strizzando un occhio
- Sei
cresciuta, eh. L'ultima volta che ti ho vista eri un cosino alto
tanto così. -
Hanabi
non si degnò nemmeno di rispondergli, incamminandosi a passo
spedito
lungo il marciapiede, esageratamente indignata.
-
Ehi, stai andando in accademia? Se vuoi ti accompagno! Che ne dici,
ti va se ti faccio compagnia? - domandò lui con tono allegro.
-
No, grazie, non mi va di farmi vedere in giro con te, sfigato, -
rispose lei lapidaria, aumentando il passo e lasciandolo indietro a
bocca aperta.
II giorno. Ore 9:00
Non
si era anticipata di mezzora a causa sua.
Non
ci aveva pensato neanche per un momento, figurarsi, aveva altro da
fare, lei!
E
non ne era affatto intimorita! Era soltanto... molto
irritata,
ecco. Incredibilmente irritata.
Aveva
diciassette anni ormai, accidenti, non cinque! Poteva benissimo
affrontare la situazione in modo maturo, e composto, e...
-
Buongiorno, principessa! -
Credette
di aver fatto un salto di almeno sei centimetri.
La
sua faccia prese fuoco, rendendosi conto di esser stata colta a
sgattaiolare fuori casa di soppiatto proprio dal soggetto che stava
tentando di non incrociare.
-
Stai cercando di evitarmi, per caso? - chiese Kiba venendole
incontro, con Akamaru che scodinzolava dietro di lui - Ti ho forse
fatto qualcosa per cui dovresti avercela con me? -
-
E tu invece, cosa fai, mi pedini?! Si può sapere che vuoi? -
ribatté
lei arrabbiandosi, e dimenticando per un attimo ogni tipo di
formalità o contegno.
-
Mmh. Niente. Solo che... ieri passavo di qui, ti ho vista, e ho
pensato... ehm, - ridacchiò, grattandosi la nuca con una
mano.
Le
sopracciglia di Hanabi si inarcarono, segno che tirava una brutta
aria, e forse non sarebbe stato saggio insistere.
-
Ti va di uscire con me, stasera? -
Appunto.
-
Prego? -
-
Uscire, hai presente? Mangiare qualcosa, fare due chiacchiere... -
-
Hai voglia di scherzare? - replicò esterrefatta.
-
Ma no, io volevo solo... dico sul serio... -
-
Che cosa ci fa Shino vestito da donna in mezzo alla strada?! -
esclamò lei sbarrando gli occhi e portandosi una mano alla
bocca.
Kiba si voltò di scatto, allibito.
Ma
non c'era nulla. Nessuno Shino, e nessun vestito da donna,
fortunatamente. Ma quando si girò di nuovo a chiedere
spiegazioni,
Hanabi era scomparsa.
Un
sorrisetto snervato gli increspò le labbra, mentre si
infilava le
mani in tasca e faceva cenno col capo ad Akamaru di incamminarsi.
-
Direi che è un no bello deciso, eh? -
III giorno. Ore 9:30
-
Buongiorno, principessa. Volevo sapere se ci avevi ripensato... -
-
Ma non hai nient'altro da fare, tu, a quest'ora? Non so, sotterrare
un osso, o andare a spulciarti da qualche parte? -
-
Oh, noto che siamo di buonumore stamattina! Ti offro la colazione?
Così magari mi spieghi dove la nascondi tutta questa
aggressività
sotto quel visino d'angelo... -
-
Ho già fatto colazione, per tua informazione. E ti sarei
grata se ti
allontanassi, così da non farmela rimettere. -
-
Ah ah. Sei uno spasso, davvero, ma fai sei sempre così con
tutti? -
-
No, ma tu mi stimoli. -
-
Oh. Ti stimolo? - fece lui
ammiccando - Buono a sapersi. -
-
Mi stimoli il riflesso del vomito. Punto, - puntualizzò lei
ruotando
gli occhi esasperata.
IV giorno. Ore 9:35
-
Buongiorno, principessa! Come stai? -
Un
lieve sorriso che lei non si curò di nascondere.
-
Stavo molto bene, fino a un attimo fa, grazie tante. -
-
Ma perché ce l'hai tanto con me? Che ti ho fatto? -
-
Non mi piaci, va bene? È così difficile da
capire? -
-
Ma se nemmeno mi conosci! -
-
E neanche ci tengo a farlo, pensa un po' che coincidenza! -
-
Mi arrendo. -
-
Come? -
-
Le ho provate tutte. È evidente che... mi sono perso
qualcosa. -
Hanabi
sbuffò e fece per andarsene, ma poi si disse che forse era
meglio
finirla lì una volta per tutte.
-
Sinceramente, ma tu credi davvero che io muoia dalla voglia di
diventare il ripiego di mia sorella? Non puoi avere lei, e quindi la
tua seconda scelta ricade su di me perché oh, ma
come siamo
carine? Oppure perché, toh, ma tu guarda, siamo
identiche?
Lascia che ti chiarisca la situazione, okay? Se tu sei ancora
pateticamente cotto di Hinata e lei non vuole saperne di te, beh,
sappi che non è un buon motivo per chiedermi di uscire. Cosa
ti
aspetti che faccia? Che mi accontenti da fare la sostituta, e poi,
cos'altro? Magari potrei anche mettermi a balbettare, cosa ne dici,
eh? -
Kiba
la fissò battendo le palpebre, come se stesse faticando a
raccapezzarsi, ma quando tentò di ribattere Hanabi lo
interruppe
spazientita.
-
Te lo sto chiedendo per favore. Sparisci e basta. -
V giorno. Ore 9:32
Rimase
ferma sulla soglia a guardarsi intorno, giusto un po' spiazzata.
-
Buongiorno, Hanabi, - la salutò Hinata sorpassandola con un
piccolo
cenno del capo.
-
B-Buongiorno, - replicò lei esitante, un vago rimescolamento
allo
stomaco.
Era
una stupida anche solo a perder tempo a pensarci.
Buongiorno, principessa!
Ma dannazione a lui, non era la stessa cosa.
XI
giorno. Ore 15:00
Kiba
stava sonnecchiando per i fatti suoi su una panchina, quando se la
vide spuntare davanti a braccia conserte.
-
Pretendo una spiegazione. Prima mi assilli fino alla nausea e poi di
punto in bianco non ti fai più vedere?! -
Lui
si volse a fissarla come se fosse impazzita. Il che non era poi
così
lontano dalla realtà, considerò Hanabi.
-
Non mi starai mica venendo a dire che ti sono mancato, vero?
-
Hanabi
rimase a bocca aperta, ammutolendo.
-
Ti sono mancato? - insistette lui tirandosi a sedere.
La
ragazza non rispose, e lo sguardo di lui luccicò vittorioso.
-
E così, ti sono mancato... - concluse Kiba spudoratamente
soddisfatto.
-
No! - esclamò lei di colpo, avvampando - Assolutamente no!
Che
idiozia! -
-
E allora mi spieghi perché saresti qui? Sei stata tu a dirmi
di
sparire, giusto? È quello che ho fatto, mi pare. -
-
Sì, ma io, - esitò, prendendo fiato, cercando
freneticamente nella
sua testa una spiegazione plausibile, che (ne era certa!) fino a un
momento prima c'era, e doveva ancora
esserci. Ma Kiba la stava fissando in attesa, senza fare proprio
niente per alleviarle il disagio o toglierla dagli impicci, il
sorrisetto che non accennava a spegnersi nemmeno un po', anzi.
Oh, sapeva essere davvero odioso quando ci si metteva. -
Sono
qui per...! - tentò di nuovo lei, sforzandosi di riprendere
il
controllo - C'è una spiegazione più che valida,
ti dico che c'è!
-
-
Avanti, sentiamo allora, sono tutt'orecchi. -
Hanabi
prese un lungo respiro, dondolandosi avanti e indietro, e infine
andò
a sedersi accanto a lui, circondandosi le gambe con le braccia ed
evitando guardarlo.
-
Avevo sette anni e mi ero presa una cotta per te. In effetti avevo
anche dei gusti parecchio discutibili, a pensarci bene, - Kiba
ruotò
gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto - In ogni caso,
sappi che ero riuscita a passarci sopra, davvero, stavo anche
provando a innamorarmi di qualcun altro. Ma poi salti fuori di nuovo
tu, e ti metti a perseguitarmi in questo modo ridicolo e snervante! -
Hanabi si coprì il viso con entrambe le mani, gemendo - E ti
odio da
morire, Inuzuka, giuro che ti odio, perché io ci ho messo
interi
anni per cercare di dimenticarlo, ma a te sono bastati quanti?, sei
giorni?, per ricordarmi che sono ancora ridicolmente innamorata di
te! E ti odio, ti odio! Dio, se ti odio, non puoi nemmeno immaginare
quanto! E adesso scusami, ma devo andare a buttarmi giù da
qualche
ponte perché il mio orgoglio Hyuga me lo impone, - e Kiba si
lasciò
finalmente andare ad un sorriso privo di scherno, solo intenerito
all'inverosimile, fissandola arrossire nel suo broncio.
( molti giorni dopo ) Ore 7:35
-
Da bravo, adesso mollalo! Andiamo, lascialo andare! Obbedisci! E se
ti dessi un biscottino? Eh? Non lo vuoi un biscottino? -
Kiba
aprì un occhio, tirandosi a sedere fra le lenzuola con i
capelli
spettinati e un sorriso un po' scemo che gli si allungava sulle
labbra; ma non era del tutto colpa sua, perché svegliarsi e
trovare
la sua ragazza impegnata in un insolito tiro alla fune con un Akamaru
persino più giocherellone del solito, lo fece sentire bene,
incredibilmente bene, e sorridere era qualcosa di inevitabile.
-
Hai intenzione di intervenire oppure no?! - sbottò Hanabi
nella sua
direzione - Che so, magari potresti cominciare con l'ordinare al tuo
cane di restituirmi il mio reggiseno! -
-
Mmh, - borbottò lui grattandosi il mento pensieroso - Se
proprio ci
tieni a saperlo, stai molto meglio senza. -
Hanabi
ruotò gli occhi al cielo, sbuffando una risata.
-
Guarda che non dovresti prenderla tanto alla leggera, perché
stai
rischiando davvero grosso, - aggiunse tornando a
sedersi a
gambe incrociate sul letto, accanto a lui, che le rispose con un
altro mezzo sorrisetto - Quando Naruto si è presentato a
casa nostra
per chiedere il permesso di uscire con Hinata, mio padre gli ha quasi
rotto il naso. Lo sai, vero, che significa che se per qualsiasi
ragione dovesse venire a sapere che ti sto frequentando, o se ancora
peggio dovesse trovarci insieme in questo stato, ti
staccherebbe la testa senza pensarci due volte? -
-
Mh. Sei carina a preoccuparti della mia incolumità, ma
secondo me
stai esagerando - bofonchiò Kiba facendo scorrere le labbra
sulla
spalla nuda di lei.
-
No, invece. Tu non conosci mio padre. A proposito, quali sono i tuoi
fiori preferiti? -
-
Perché? - domandò lui sorpreso.
-
Per sapere cosa dovrò portare alla tua tomba. -
-
Ma la smetti? Mi stai facendo innervosire! Vieni Akamaru, non siamo
graditi qui. -
-
Non ho detto questo! Kiba! Aspetta, dico solo che... ma che stai
facendo?! -
-
Perché, non si vede? Non lo sapevi che non si può
negare nulla a un
uomo condannato a morte certa? -
Hanabi
trattenne a stento un'altra risata, inarcando la schiena, la mano di
Kiba che le risaliva lenta una coscia.
Il
sorriso del suo ragazzo si allargò pericolosamente.
-
Awwn, giusto, quasi dimenticavo. Buongiorno, prin-
Ma
non poté concludere, perché gli arrivò
in faccia la propria
maglietta.
-
Okay, adesso però vattene e basta, sfigato. Avanti, smamma,
fuori di
qui! -
-
Tu sei pazza di me, ammettilo, - fece lui ammiccando.
-
Non ho più sette anni, Inuzuka, - replicò Hanabi
mostrandogli la
lingua.
-
Su questo devo darti ragione. Ho avuto modo di appurarlo, in effetti,
- asserì Kiba strizzandole un occhio - Ci si vede,
principessa. -
Suonava
talmente bene tra quelle labbra piene e irriverenti, l'augurio del
suo buongiorno, che ci mise qualche secondo a farsi passare
l'espressione sognante, e soprattutto ad accorgersi che Hinata la
stava fissando impietrita sulla soglia della camera.
-
P-P-P-Perché K-Kiba si è appena c-c-calato
giù dalla t-tua
finestra?! -
Hanabi
si strinse nelle spalle, ancora avvolta nel lenzuolo, e sorrise
pigramente alla sorella.
-
Cosa vuoi che ne sappia io? Sarà stato per la stessa ragione
per cui
ieri sera Naruto è entrato dalla tua... -
Hinata ebbe il buonsenso di non menzionare mai più quella faccenda.
~
Di Hanabi come personaggio si sa poco o niente, ma siccome tendo a immaginarmela come l'esatto opposto della sorella, ovvero sicura di sé, sofisticata, spavalda e sì, un pizzico altezzosa - insomma, la vera principessa di casa Hyuga è lei dopotutto! - accostarla a Kiba mi viene naturale x°D Li trovo tremendamente simili come caratteri, hanno un nonsoché di esplosivo <3 La frase scelta per il contest è << Buongiorno, principessa! >> dello splendido ''La vita è bella''. Il titolo riprende il film Disney omonimo, che in italiano sarebbe ''Lilly e il vagabondo''. Letteralmente ''Lady and the Tramp'' significherebbe ''La signorina e il vagabondo'' anche se Lady era proprio il nome della cagnolina nella versione inglese. Ogni riferimento alla componente canina del film NON è puramente casuale x°D Grazie per aver letto <3