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Autore: kiku77    18/01/2010    6 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte…grazie infinite per le vostre risposte…non so che dire…negli ultimi capitoli non avevo scritto niente di mio, perché ho sempre paura di “disturbare” sia voi che la lettura del capitolo… non lo so bene come spiegare…. Ma assolutamente non l’ho fatto perché non vi sia riconoscente o perché non mi interessino i vostri commenti! Anzi! Vado a controllare se c’è una recensione più volte al giorno e se vedo che non ci sono vado subito in paranoia….( sono fatta un po’ così!).

Come ho già detto, immaginando quanto la vita di ognuna sia presa da tutt’altre cose, vi sono ancora più grata se riuscite a recensire perché, io per prima (che lavoro e studio) rubo il tempo per dedicarmi alla scrittura di notte….., quindi so cosa vuol dire”non avere tempo”…

Sto cercando di pubblicare ogni giorno anche per questo, per ringraziarvi di leggermi e dell’attenzione che mi state dando; e anche per una questione di rispetto. Certo non nascondo che un po’ sono stata aiutata dal fatto che anche questa volta praticamente la storia mi “esce” da dentro molto velocemente, però è anche vero che non mi piace far passare troppo tempo tra un cap e l’altro: si spezza la tensione, ci si distrae e poi credo che sia deludente per chi legge. Almeno per me come lettore lo è ( detesto le attese…: sto seguendo alcune ff che non vengono aggiornate da molto e questo mi dispiace…., mi delude…!).

Makiolina: questa intro era in modo particolare per te!Penso l’avrai capito quanto m’interessi quello che hai da dire: non mi risparmi niente e apprezzo molto la tua onestà critica. Nel cap precedente volevo anticiparlo io che non ti sarebbe “piaciuto” il confronto tra Sanae e i bambini sulla fatina… penso di aver capito bene cosa intendi quando dici “sdolcinato” . Il che mi piace! Cioè mi piace pensare che magari tu non ti ritrovi molto con queste cose: sei coerente, segui una linea e la mantieni. E’ una bella qualità! Non perderla… Arriveranno presto dei capitoli dove, a parere mio, non c’è proprio niente di dolce… come in tutte le cose c’è sempre una sorta di compensazione fra gli estremi. Grazie per tutto quello che hai scritto!

Reggina: grazie mille per avermi scritto! Sono felice che Kumiko sia un personaggio in cui in parte ti ritrovi… a dirti la verità io in cucina faccio pena; ma volevo dare a Kumiko un talento che fosse sia creativo, che pratico ( quindi molto fisico) e concreto, ( per intenderci, non ho mai pensato di inserire un talento artistico nel vero senso della parola – pittura, scultura, musica ecc…); nutro molta ammirazione e stima per chi ha una passione per il cibo ed è una cosa che credo aumenti  molto la capacità di osservare i colori, le forme e ovviamente esalta i nostri sensi!

Hitomichan: Ciao! Che belli i tuoi commenti! No.. non sei per niente fuori di testa… penso che per molte, Genzo sia proprio il tipo ideale: bello e dannato…. ( ma perché amiamo farci così male?)… beh qualche Genzo in giro c’è ( ahimè più di qualche…) chissà che non ne incontri uno quando meno te l’aspetti…..! Tsubasa…sì Tsubasa arriva sempre dopo… ma è così limpido… è il personaggio che rappresenta la trasparenza!

FlaR: grazie ancora per quello che hai scritto… anche a me piace più questa storia che quella precedente. Mi permette di andare più a fondo con i personaggi. Sono perfettamente in sintonia con la tua considerazione sulla scena della fatina: era quello l’intento; poter spiegare a due bimbi in modo non traumatico che Sanae darà loro un fratellino  o sorellina.

Miki87: Grazie mille per aver recensito e non ti scusare! E…. IN BOCCA AL LUPO per l’esame! Grazie anche per i commenti che hai fatto sui personaggi!

Purple: ciao…non ti devi assolutamente scusare! Sono io che chiedo scusa un po’ a tutte …grazie comunque per la tua recensione. Sono contenta che questo sviluppo “lento” sia stato ben interpretato!

Di nuovo grazie a tutte e scusate se vi ho portato via dell’altro tempo, ma ci tenevo a scrivere qualcosa a ciascuna oltre alla riflessione iniziale.

Buona lettura!

__________________________

 

 

Sul dondolo, la Signora Wakabayashi prendeva un po’ d’aria, mentre Sanae le leggeva qualcosa.

Michiko dormiva; Kumiko, Hayate e Daibu erano seduti al tavolo della cucina impegnati a giocare con vari tipi di carta. In realtà Kumiko, con la scusa di farli giocare per tenerli buoni, stava preparando le roselline e i fiori colorati da mettere sulla torta alla panna per Genzo. Era il suo compleanno e alla sera avrebbero cenato tutti insieme festeggiando con la torta e una bottiglia di spumante o di champagne. Facevano tutto senza nascondersi perchè Genzo, insieme a Tsubasa, era partito presto al mattino per incontrare il presidente del Barcellona.

Le donne erano riuscite a tenere il segreto quindi sarebbe stata una bella sorpresa.

Impegnata a disegnare e ad arricciare la carta velina, ad arrotolare il verde dei gambi e a stendere i fili che dovevano sembrare pistilli, Kumiko si lasciava trasportare dai suoi pensieri. Nei pochi momenti in cui era riuscita a dormire, aveva sognato la sua pasticceria e il suo tavolo da lavoro, così liscio e pulito….i suoi mestoli, le teglie profumate e le vetrine piene di sapori buoni.

Aveva sperato che con la notizia di una nuova vita, in quella casa l’umore sarebbe cambiato e ci fosse stato modo di parlare con lui, di chiarirsi, di scambiare almeno due parole, senza aggredirsi.

Ma non era cambiato niente. Sembravano veramente due mondi troppo lontani, come due orizzonti che non potevano incontrarsi in un qualsiasi punto del pianeta. Eppure, nella violenza di quella notte, lei l’aveva sentito così vicino….”forse è solo una cosa fisica…” pensò…” sono attratta da lui solo perché è un bel ragazzo …” “ eppure io…più che stare con lui, toccarlo…io vorrei ascoltarlo…vorrei che mi dicesse cosa c’è dentro quel suo sguardo così scuro….perchè mi sembra di riconoscerlo…” pensò ancora.

Le vennero in mente le parole di Sanae alla sua domanda nel vivaio ” che cosa succede se vuoi qualcosa che non puoi avere?”….lei aveva detto ” non lo fare…se hai ancora un po’ di amor proprio…non lo fare…ci si dispera…..” Ed era così che si stava sentendo: era disperata dentro. Non una disperazione fatta di scenate o gesti plateali; la sua era una disperazione più discreta,  più arida. Era un sentimento che non si tramutava in parole, che non aveva un suono per poterlo tradurre in una canzone o  in un colore. Era qualcosa che somigliava all’indifferenza e l’indifferenza è ancora peggio della malattia.

Sperò di diventare come il foglio di carta che stava tagliando: sottile, poroso, quasi ruvido. Qualsiasi cosa faceva, il foglio rispondeva ai comandi: si piegava, si stracciava, si lasciava lacerare. Cambiava la sua forma, ma nell’essenza sempre carta era. Pensò che l’unica via per sopportare il suo rifiuto, fosse quello: piegarsi, lasciarsi strappare, lacerare, umiliare. Sempre vuota, sempre asciutta e sterile sarebbe rimasta.

 

 

Questa volta il colloquio fu molto più lungo ed articolato. Il procuratore questa volta c’era. E il Presidente aveva dietro i suoi avvocati e i suoi collaboratori. Una volta fatto il punto della situazione e chiarite alcune clausole, discussero un po’di cifre, ma fu facile trovare un accordo. Al pomeriggio firmò il contratto. Era ufficialmente il nuovo portiere del Barcellona. Fecero subito una breve dichiarazione alla stampa e Genzo espresse in modo molto formale la sua gratitudine e la sua contentezza per essere arrivato in un club così prestigioso.

Davanti ai flash dei fotografi e alle telecamere cercò di fare qualche sorriso, ma chi lo conosceva sapeva benissimo che si era dovuto sforzare. A lui, non importava molto il calcio in quel momento.

Appena finito ripresero l’aereo per tornare ad Amburgo.

Durante il viaggio non parlarono molto; Sanae aveva pregato Tsubasa di non lasciarsi scappare una parola sulla cena a sorpresa e lui, dalla paura di fregarsi, aveva detto veramente poco.

Dal canto suo Genzo era molto preso dai suoi pensieri più oscuri: sapeva che al più tardi il giorno dopo suo padre l’avrebbe chiamato per parlare del Barcellona e allora lui avrebbe colto l’occasione per dirgliene quattro a proposito di come si era comportato con sua mamma. Era molto teso. I confronti con lui erano stati pochi, ma tutti molto agitati.

Genzo, in un certo senso, si sentiva “tradito” da suo padre; lui, proprio lui, che gli aveva insegnato cosa fosse il rigore, cosa fosse l’attaccamento ai valori, alla disciplina, che lo aveva sempre un po’ criticato per la leggerezza con cui viveva i suoi vent’anni e al fatto che non avesse un rapporto stabile con una ragazza, ora si rivelava ai suoi occhi, come un uomo infedele e vigliacco.

Come aveva potuto essere così “falso”? Come aveva potuto lasciare sua madre e andare con altre donne? Sua madre era così bella…era la donna più bella che conoscesse ed era anche così intelligente. Genzo sapeva bene che se suo padre aveva avuto fortuna negli affari, buona parte del merito era senz’altro da attribuire a sua madre.

Gli venivano in mente tutti i discorsi, le prediche, le raccomandazioni. Si ricordava l’eloquenza con cui amava parlare della lealtà, della sincerità nei rapporti umani….ma quale lealtà? Ma chi credeva di prendere in giro? Ci era riuscito sì, ma poi, puntualmente la vita ti svela, ti spoglia delle tue certezze; ed ora lo stesso uomo che aveva sempre considerato un esempio, gli sembrava l’ultimo, fra gli ultimi.

L’odio nei suoi confronti aumentava ancora di più se guardava a se stesso e si confrontava con lui: si somigliavano molto. Anche lui, in campo era la persona più onesta del mondo e basava tutti i suoi rapporti sul rispetto; una volta fuori da quel rettangolo verde, lui cercava sempre una via di fuga….E non era onesto, non era leale; non era fedele.

 

Giunti all’aeroporto, si ritrovarono di fronte un gruppo di giocatori dell’Amburgo con una bottiglia in mano.

“Buon compleanno Genzo!” fece Kaltz.

Si salutarono tutti molto calorosamente anche se erano molto dispiaciuti della decisione del portiere di lasciare il campionato tedesco.

“Zitto zitto, ce l’hai fatta eh? Così invece di festeggiare solo il compleanno, festeggiamo anche la nuova squadra!” disse un altro.

“Ti abbiamo preparato una seratina con i fiocchi….” disse Kaltz dandogli uno spintone alla spalla.

Genzo era molto imbarazzato e sorpreso. Tsubasa capì di essere completamente nei guai…..

“No.. ragazzi quest’anno non è che mi senta molto di festeggiare….” disse Genzo quasi timidamente.

Ai suoi compagni non aveva detto niente di sua madre. Aveva spiegato che la casa in campagna era stata presa per passare le vacanze insieme a Tsubasa e alla sua famiglia.

“Ma come? Quando vedrai il locale…e le ragazze, mi ringrazierai….l’ho prenotato esclusivamente per noi….naturalmente sei invitato anche tu Tsubasa” disse uno dei ragazzi in perfetto inglese.

Tsubasa ormai non sapeva più che pesci prendere…..

“Ah ragazzi vi ringrazio molto, ma io è meglio che vada a casa…mia moglie mi sta aspettando, ma tu Genzo…se vuoi andare, vai pure……” che altro poteva dire?

Genzo non riuscì  a dire un parola: i ragazzi l’avevano praticamente trascinato in macchina senza che lui potesse dare altre spiegazioni.

“E adesso come glielo spiego alle ragazze?” si chiese Tsubasa, salutandoli con la mano.

 

“Dai dai Hayate sbrigati….mettiti qui, no no mettiti qua…” Sanae era così eccitata che non capiva più niente e più volte aveva fatto cambiare la posizione dei bambini per accogliere Genzo in casa.

La tavola era bellissima: Kumiko aveva cucinato tante pietanze della tradizione giapponese e aveva apparecchiato con cura. La torta era venuta benissimo ed era molto profumata.

La signora Wakabayashi, per l’occasione, si era tolta la vestaglia e si era vestita per bene. Sanae l’aveva aiutata anche a darsi un po’ di trucco e la felicità di quel momento sembrava nascondere  la malattia.

Tutto era perfetto e pronto.

Quando Tsubasa aprì la porta e sentì gridare” Buon compleanno!”dai gemellini, vide nelle ragazze e nella madre di Genzo lo stupore e la delusione.

“Babbo ma dov’è Genzo?”

Tsubasa si mise una mano nella testa e spiegò loro dell’incontro all’aeroporto.

“Non sapevo che fare…..i suoi compagni hanno affittato il locale giù al fiume solo per lui….non me la sono sentita di dirgli della nostra cena….”

“Certo” disse la signora Wakabayashi”…hai fatto bene….”

Sanae si sedette a tavola e Kumiko diede una rapida occhiata alla sua torta. Le venne da sorridere e pensò a quanto proprio il destino le stesse remando contro. Non che una torta potesse cambiare le cose fra lei e Genzo, ma magari l’avrebbe un po’ addolcito.

Era tutto inutile ormai.

“Vorrà dire che gli porteremo la torta noi…” disse la signora.

Tutti la guardarono.

“Si…Kumiko tu hai fatto questa torta con tanto amore e ora gliela porterai……lui la deve assaggiare assolutamente…..è il nostro regalo per lui…..ci andrai vero?”

Kumiko guardò Tsubasa come a dire “ perché non gliela porti tu?” ma Tsubasa la guardava e con gli occhi le faceva capire che non poteva andare contro il volere di quella donna che ormai stava morendo.

“Ma sa..io non credo che a lui farebbe molto piacere…non è che ci prendiamo molto io e lui….” Provò a dire timidamente Kumiko per vedere se la donna rinunciasse.

“Oh… voi vi prendete anche troppo…è questo il problema…dagli tempo…lui non è abituato….forza…rimetti la torta nella scatola”

Kumiko non capì cosa avesse voluto dire la madre di Genzo, ma eseguì l’ordine e si avvicinò alla porta per mettersi le scarpe.

“Bisogna chiamare un taxi…eh intanto tu ti vai a cambiare….” disse ancora  “ perché non ti provi quel vestito che hai trovato ieri?”

Kumiko rimase un attimo ferma.

“Ah  perché mi devo anche cambiare?” chiese lei.

“Non credo che ti farebbero entrare così” disse Sanae invitandola a seguirla.

Salirono di sopra.

“Perché diavolo non sei intervenuta? Non ho per niente voglia di fare la figura della scema, in mezzo a tutti quegli snob dei suoi amici! “ sbraitò Kumiko nervosamente.

“e amiche….” aggiunse Sanae

“Cosa vorresti dire?” chiese Kumiko ancora più arrabbiata mentre si faceva spogliare da Sanae.

“Lo so che non ti piacciono molto le ragazze che frequenta Genzo….anch’io le detesto….ma mi dà fastidio che tu cerchi di evitarle perché non ti senti all’altezza”

Kumiko che nel frattempo si era infilata il vestito e le stava benissimo, disse” ma è la verità….io quella sera all’Hilton….” poi si fermò.

“Quale sera all’Hilton?” domandò Sanae

Kumiko prese la spazzola e si pettinò con forza i capelli dando il fermaglio a Sanae affinché glieli potesse raccogliere.

“Niente lascia stare…è una lunga storia ….te la spiegherò più avanti…..”

Scese le scale e i bambini la riempirono di complimenti.

“Wow!” disse Tsubasa” stai veramente bene”

Lei era molto nervosa e arrabbiata e lo ringraziò mandandolo al diavolo, cosa che fece ridere tutti.

“Prima mi dice che sto bene e poi mi ridete tutti in faccia…..tanto la figura la vado a fare io mica voi” pensava.

Il taxi era arrivato e lei prendendo la torta salutò e se ne andò.

“Divertiti!” disse la madre di Genzo.

 

   
 
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