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Autore: madamina    18/01/2010    2 recensioni
Nel Cuore di ognuno di noi ci sono zone d’ombra. Sentimenti e desideri che non ci si aspetterebbe e di cui, a volte, non si è neanche a conoscenza, ma che sono più vivi che mai e aspettano solo l’occasione giusta per riemergere. E questo vale anche per la dolce e diligente Hermione Granger che, nella magica notte di Natale, si troverà a fare i conti con una parte della sua personalità che non conosceva.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poker Face – Light & Darkness

La neve cadeva soffice al di là del vetro e col suo candore ammantava qualunque cosa di un'aura di serenità, anche le spettrali sagome degli alberi della Foresta Proibita. Perfino il Platano Picchiatore sembrava una placida creatura in attesa del risveglio primaverile per potersi di nuovo coprire di fiori e di vita.

Hermione osservava rapita quel panorama dove ogni cosa era ovattata, come sospesa in una dimensione onirica, esattamente come i suoi sensi. Era circondata dal silenzio visto che erano davvero pochi i ragazzi che come lei avevano deciso di restare ad Hogwarts per le vacanze di Natale. Un silenzio interrotto solo di tanto in tanto da rumori misteriosi provenienti da chissà quale anfratto segreto dell'antico castello. E da qualche rara voce che però presto si dissolveva in lontananza. Aveva scelto appositamente un luogo isolato, per poter contemplare quello spettacolo in completa solitudine, alla ricerca di una parte di sé che sentiva di avere troppo a lungo tenuto sopita, ma che al tempo stesso aveva paura di riscoprire.

Se ne stava seduta su uno dei sedili di pietra ai lati della grande finestra, con i libri appoggiati accanto a lei. Il corridoio stava sprofondando nel buio via via che il sole si abbassava sempre di più dietro la spessa coltre di nubi che da qualche giorno lasciavano cadere la neve su tutta Hogwarts.

Hermione tirò un profondo sospiro e l'aria gelida le penetrò dentro, facendole sentire un lieve bruciore ai polmoni. La sensazione di freddo era amplificata dalla dura pietra su cui era seduta e che accarezzava distrattamente con una mano, seguendone tutte le venature e gli spigoli, ormai arrotondati dal tempo e dall'uso.

Alle narici le arrivò il fresco profumo della neve, che si mescolò rapidamente con l'aria umida del corridoio, e che le riportò alla mente il sapore particolare ed il lieve solletico che quella sostanza così fredda ma al contempo soffice provoca sulla lingua quando la si assaggia.

Ricordò con tenerezza la sensazione di ritrovarsi distesa in quella coltre bianca che si modellava al suo corpo, quando una volta sdraiata, muoveva gambe e braccia per disegnare un angelo.

La neve, così candida, morbida ed apparentemente così innocente, ma anche così letale se sottovalutata. No, decisamente la neve non era pura, ma subdola ingannatrice. Apparente rifugio di giochi infantili, eppure anche spietata mietitrice, dalla devastante potenza a cui è impossibile opporsi. La neve, gelo e fuoco racchiusi in uno stesso elemento. La neve, il suo elemento. Lei così candida, eppure così dannatamente oscura.

Non si era neanche accorta di aver chiuso gli occhi, persa nei suoi pensieri, finché non sentì i rintocchi del grande orologio che la avvertivano di affrettarsi, o avrebbe fatto tardi per la cena in Sala Grande, il cenone di Natale.

Si alzò di scatto, prese i suoi libri ed iniziò a correre verso le scale, cercando di fare il più in fretta possibile. Non voleva arrivare tardi anche se non aveva alcuna voglia di stare in compagnia, ma se avesse tardato, avrebbe dovuto subire il fuoco di domande di Harry, Ron e Ginny che erano rimasti ad Hogwarts insieme a lei.

Giunta davanti all'imponente porta dagli stipiti in pietra finemente lavorati della Sala Grande, lanciò un'occhiata all'interno ad abbracciare tutto l'ambiente, scorgendo al tavolo di Serpeverde Draco Malfoy circondato dalla sua immancabile corte, che chiacchierava serenamente con il suo amico Nott seduto accanto.

Hermione trasse l'ennesimo sospiro, poi mettendo un piede davanti all'altro fece il suo ingresso nella scintillante Sala Grande, riccamente addobbata per l'occasione e si diresse con passo deciso verso il tavolo di Grifondoro, dove i suoi amici erano già seduti ad attenderla. Raggiunse la panca e si sedette con grazia, e solo allora levò lo sguardo per guardare attorno a sé. Centinaia di candele dorate fluttuavano sopra la sua testa, stagliandosi contro il cielo notturno coperto da dense nubi, che coprivano la luna.

L'odore del vischio, appeso in grande quantità alle pareti, solleticava piacevolmente il naso, mentre una dolce melodia dai lontani echi ancestrali distendeva gli animi dei ragazzi che si trovavano lì insieme a lei.

Un lieve battito di mani attirò l'attenzione degli studenti sul palco dei professori, dove il corpo docente fece il suo ingresso per poi raggiungere il proprio posto al tavolo.

Solo il preside Silente rimase in piedi e raggiunse il leggio, da dove pronunciò un breve discorso di auguri, dando poi inizio al banchetto vero e proprio.

Hermione avrebbe preferito essere da tutt'altra parte, ma come aveva imparato a fare negli ultimi tempi, finse di essere perfettamente a suo agio e partecipò anche a qualche discussione.

Presto la cena ebbe fine ed i ragazzi raggiunsero i propri dormitori dove avrebbero potuto continuare i festeggiamenti tra amici. Lei si sistemò su di una poltrona di fronte al camino, astraendosi totalmente da tutto ciò che la circondava. Non aveva voglia di unirsi alla gioia degli altri, alla serena spensieratezza che almeno per una sera sembrava aver pervaso tutti, perfino Harry, in genere sempre così preoccupato e serio.

Non sentiva quindi le risate dei ragazzi, il rumore della carta dei regali che veniva lacerata, il tintinnio dei calici con cui si continuavano a fare brindisi con bevande più o meno lecite.

Non vedeva il sorriso sui volti dei suoi compagni, i festoni che addobbavano la Sala Comune, le luci multicolori che creavano bellissimi effetti sulle pareti.

I suoi occhi erano fissi sulle fiamme che danzavano davanti ai suoi occhi, sprigionando il calore che le aveva imporporato le guance e che le scaldava la pelle, ma non riusciva a penetrarle l'anima. Nascosta agli occhi di tutti dallo schienale della poltrona, rimase lì ferma, persa nei suoi pensieri, fin quando non si accorse di essere rimasta completamente sola.

Tutti i suoi compagni erano andati a dormire, e non vedendola avevano probabilmente pensato che avesse già raggiunto il suo letto e fosse sprofondata nel mondo dei sogni.

La perfetta Hermione Granger, dedita solo allo studio e ligia ai suoi doveri…

Le venne un mesto sorriso alle labbra. Quanto poco la conoscevano i suoi amici.

Lentamente infilò il pesante mantello nero e si diresse verso l'uscita della Sala Comune. Una volta uscita nel buio del castello, tese i sensi pronta a percepire qualunque presenza, ma nulla di strano la mise in allarme, e così iniziò a scendere, a percorrere corridoi, ad attraversare sale, guidata solo dalla fioca luce della sua bacchetta e dalla voglia di ritrovare un luogo che l'aveva spaventata ma che ora l'attirava come una falena con il fuoco.

Ci volle parecchio tempo perché infine giungesse dove desiderava e per prima cosa si assicurò che non ci fosse nessuno altre a lei, dopodiché sigillò l'entrata.

La stanza era esattamente come la ricordava. Quadrata, abbastanza piccola e molto polverosa, totalmente piena di mobili, eccezion fatta per alcuni armadi sgangherati addossati alla parete opposta a quella da cui era entrata. Qualche ragnatela pendeva pigra dal soffitto, ma per il resto era totalmente spoglia, neanche un quadro appeso alle pareti. Sembrava quasi una cella, e non era detto che in un passato ormai lontano non fosse proprio quello il suo uso.

La sua attenzione fu catturata però da un grande oggetto che giaceva al centro della stanza, coperto da un telo liso in più punti, annerito dallo sporco e dal tempo. L'oggetto era alto e piatto, e alcune cuspidi tendevano in più punti il telo.

Hermione sollevò una mano tremante con cui afferrò la stoffa, che dopo un profondo sospiro tirò via.

Lo Specchio delle Brame apparve davanti a lei.

Quello che vide questa volta non la spaventò, ma anzi le diede quasi sollievo. In fondo era quello che desiderava nel più profondo della sua anima e non aveva senso continuare a mentire in quel modo con sé stessa. Forse poteva valere la pena con gli altri, ma non con sé stessa.

Una Hermione fasciata da un lungo ed elegantissimo abito scuro, dal taglio decisamente provocante e con una generosa scollatura, la guardava con sguardo altezzoso, con occhi scintillanti esaltati dai preziosi gioielli che adornavano il sinuoso collo, le esili braccia e le delicate orecchie. Un monile particolarmente elaborato si snodava per tutto l'avambraccio sinistro, armonizzandosi con un tatuaggio di cui però non si riusciva a distinguere il disegno. Accanto a lei un ragazzo dalle fattezze eteree, dallo sguardo fiero ed altero, vestito in modo impeccabile, anch'egli di nero, le teneva una mano sulla spalla con fare possessivo. Ai loro piedi un elfo strisciando portò loro un vassoio con dei calici di argento che entrambi presero, cacciando la miserabile creatura in malo modo, scambiandosi poi un ghigno d'intesa, di chi è abituato a tutto ciò, e bevendo lascivamente il contenuto della coppa, per poi riportare lo sguardo arrogante sulla loro spettatrice. Si trovavano entrambi in una dimora nobiliare, lussuosa, ma soprattutto piena di storia e di tradizioni antiche, la casa di una famiglia dalle nobili radici con secoli di sangue puro alle spalle.

 

L'Hermione dello specchio apparteneva di diritto al mondo magico.

L'Hermione dello specchio non aveva bisogno di dimostrare niente a nessuno.

L'Hermione dello specchio era stata accettata da tutti senza doversi conquistare nulla.

L'Hermione dello specchio era una Purosangue.

 

Dopo aver passato parecchio tempo a contemplare la scena, l'Hermione reale raccolse da terra il lurido pezzo di stoffa e con un abile colpo di bacchetta lo rimise al suo posto sospirando pesantemente. Dopodichè voltò le spalle allo specchio e dopo averla sbloccata attraversò la porta diretta al suo dormitorio.

Nella stanza ormai deserta calò il silenzio, finchè dal nulla apparve la sagoma del preside Silente che guardò la sagoma di Hermione allontanarsi per poi osservare lo specchio coperto dal telo. Era rimasto molto colpito da ciò che aveva visto.

Era fermamente convinto che lo specchio avrebbe mostrato una ragazza solare, gioiosa, accanto ai suoi amici finalmente vincitori sul Male, circondata dalle persone più care. E invece aveva assistito allo spettacolo di tutto ciò che il cuore di Hermione Granger custodiva gelosamente, ben nascosto dietro una maschera ottimamente costruita e tenuta su con estrema perizia.

Una sfilata di ombre dove normalmente ci si sarebbe aspettato di trovare la luce.

La dannazione in un'anima che tutti ritenevano candida.

Una sferzata di gelo dove avrebbe dovuto esserci calore.

Silente scosse dolcemente la testa.

Che diritto aveva lui di giudicare?

Tutti abbiamo nel cuore delle zone d'ombra.

Ognuno dentro la sua anima racchiude luce e oscurità.

 

Madame's Space: Bene, eccomi tornata con una nuova ff, questa volta basata sul personaggio di Hermione. Mi sono sempre chiesta se Hermione sia fino in fondo la brava ragazza che mostra agli altri e mi sono risposta di no. Da lì è venuta l'idea per questa storia, originariamente pubblicata su Lumos.it e che vi ripropongo qui su EFP, dove sono pubblicate tutte le mie altre ff.

Colgo l'occasione per ringraziare chi in passato ha recensito, aggiunto tra le preferite o le seguite le mie storie, o anche semplicemente letto senza lasciare traccia del suo passaggio. In particolare sono molto colpita dallo spirito di sacrificio di flopi, che si sta leggendo e commentando tutte le mie storie XD.

Beh non mi resta che chiedervi di lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate di questa nuova idea che il mio cervello ha partorito…

 

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K.Rowling, che ne detiene tutti i diritti. La storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale.

  
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