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Autore: Schwarzweis    19/01/2010    8 recensioni
Che cos'ha ispirato Law a desiderare di essere un pirata, a volere la libertà?
“Perchè ci tieni tanto?”
Sogghignò, dopo un attimo passato in silenzio, “Sei geloso dei miei orecchini?”
“Non li togli mai.” confermò Kidd, decisamente contrariato.
One Shot su Trafalgar Law, con pair Kidd/Law e presenza di Donquixote Doflamingo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Supernova, Trafalgar Law | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 “Non osare romperli, Eustass.”
Una solida minaccia da parte sua, mentre tentava di levarsi di torno Eustass Kidd che si ostinava a dargli perenne fastidio.
Si trovavano nella camera di una locanda, spoglia e vuota se non per un letto a due piazze ed una scrivania inutilizzata. C'era stata una rissa appena due ore prima, e avevano procurato non pochi danni al locale sottostante. Ma tra loro finiva sempre allo stesso modo, era diventata una routine piacevole, maniacale, seduttiva. Era eccitante consumare del sesso con lui perchè, seppur in qualche assurdo modo, erano in parità, erano pura energia, c'era un segno di sfida in ogni loro gesto e nessuno dei due pensava mai a cosa sarebbe successo dopo, oppure a cosa sarebbe diventato il loro legame. Non importava a nessuno, non gli importava affatto.
Però in quel momento il rosso gli stava dando davvero sui nervi: lui con la sua infantile insistenza, attuata solo per instaurare un'altra buona rissa. La routine prevedeva l'automatica sparizione di entrambi subito dopo la notte - o mattina, qualunque ora fosse - passata insieme, dopo una bella dormita quindi avrebbero dovuto lasciarsi e partire per mari, come al solito. A volte purtroppo non succedeva, ed erano le rare volte in cui si mettevano addirittura a parlare o a farlo di nuovo.
Quel giorno era una di quelle volte.
Si era fissato con i suoi orecchini, quell'idiota si stava divertendo a muoverli con il suo particolare magnetismo e i suoi lobi si erano stufati di assecondarlo.
Rischiava di rompere quegli anelli d'oro, e se ci fosse riuscito non si sarebbe accontentato soltanto di ucciderlo dolorosamente.
 “Se fossero di oro vero non si romperebbero.” disse Kidd, prendendogli bruscamente la testa tra le mani e leccando la parte inferiore delle sue orecchie.
Sentì un brivido salirgli lungo la schiena, e lo mascherò. Non l'avrebbe passata liscia questa volta.
 “Non m'importa, smettila!”
Alzò le mani per metterle sulla sua faccia, per spingerlo via, ed il pirata sbuffò storcendo le labbra.
 “Quante storie per degli stupidi orecchini!”
Non erano solo delle inutili cianfrusaglie come lui continuava a sostenere. Erano di più: erano un ricordo, una promessa velata.
Erano le sole cose che aveva che appartenevano all'uomo che odiava di più tra tutte le persone che conosceva e che aveva conosciuto.
Appartenevano all'uomo che l'aveva portato a desiderare di essere un pirata.



Successe poco più di quattordici anni prima - forse tredici - e si trovava con suo padre in un'isola nel North Blue per degli incontri importanti.
O almeno, lui li riteneva importanti, Law invece li considerava noiosi e privi di motivo; pieni di adulti che per la maggiorparte parlavano di soldi, pieni di 'pezzi grossi' o pieni di gente con alte cariche nel Governo Mondiale. Li detestava, e molti di loro avevano facce brute, volti noti per loschi affari e un aspetto spaventoso.
Fortunatamente per loro, Law era poco loquace da quando la madre era morta e si limitava ad alimentare il proprio odio verso gli altri nei suoi pensieri, smascherandolo solo con gesti e malefatte incredibilmente ingegnose e criminose. Ma quello non era il momento per farlo, il padre l'avrebbe sicuramente diseredato e le cose non sarebbero andate per il verso giusto. Era un eccellente opportunista. Avrebbe mentito con stile, comportandosi come un bambino qualsiasi nella parte alta della società. Li avrebbe sfruttati e usati a suo piacimento per ottenere qualcosa di molto simile alla fiducia.

Passò qualche minuto seduto vicino al buffet, punzecchiando noiosamente il proprio maglione e osservando circospetto ogni persona che si avvicinava: per la maggiorparte anziani con vestiti costosi accompagnati da battute di pessimo gusto, ma nessuno di loro attirò la sua attenzione.
Diede un colpetto alla sedia con uno dei suoi piedi che non toccavano nemmeno il pavimento, mettendosi a fissare il padre che stava discutendo con qualcuno di affari importanti. Terribilmente noioso.
Distolse lo sguardo ed improvvisamente le persone presenti nella stanza si fecero più chiassose, parlottando con voce sommessa e nervosa indicando ogni tanto le alte porte vicino a loro. Quando queste si aprirono fecero la loro comparsa due sole figure, senza contare i vari Marines armati di guardia attorno a loro.
Non si stupì più di tanto: non sapeva di trovarsi di fronte ad un Vice Ammiraglio, sapeva che stava guardando un'anziana signora con camicia e cravatta mentre avanzava con calma nella sala da pranzo, così evidentemente sicura di sé che per un attimo provò una certa stima per lei.
Fece un sorrisetto divertito quando la guardò meglio: era scocciata e non sembrava affatto che volesse rimanere a lungo in quel posto pieno di leccapiedi.
Probabilmente aveva pensato che sarebbe potuta diventare una buona preda quando scivolò giù dalla sua sedia e si avvicinò alla confusione che si era creata lì vicino, calpestando il marmo delle piastrelle della villa.
Aspettò alcuni secondi facendosi spazio tra la folla, dove capì che quella donna si chiamava Tsuru, o qualcosa del genere; e capì che doveva essere una persona molto importante.
 “Fai il bravo questa volta, Doflamingo.” raccomandò severa Tsuru pochi attimi dopo.
Attese ancora, ormai curioso come un comune bambino piuttosto che ansioso di fare sfoggio della sua falsità gratuita, e poi aprì stupidamente la bocca. La seconda persona dietro di lei era decisamente un colosso, dotato di una statura che per niente si addiceva ad una persona normale e umana, e poi camminava in un modo assurdo. Ancora più assurdo era quel che indossava, cioè un giubbotto decorato con un sostanzioso boa piumato rosa, che ai suoi occhi risultò non poco ridicolo e anti estetico. Era biondo, aveva diverse collanine e braccialetti e portava dei pantaloni a pinocchietto, scuri e con strisce rosse. Si chiese per quale strano motivo portasse due paia di occhiali: bianchi e arancioni, strani, sui suoi occhi, mentre gli altri erano un paio di occhialoni d'aviatore neri, sulla sua testa.
Forse l'aveva fissato un po' troppo, e probabilmente se ne era accorto. Aveva inchiodato il suo ghigno su di lui, si era avvicinato. Sentì un brivido lungo tutta la sua colonna vertebrale: faceva paura. Faceva davvero paura, era una sensazione strana e mai provata prima, come se stesse emanando qualcosa di invisibile.
 “C'è qualcosa di interessante da fissare, ragazzino?”
Anche la sua voce era spaventosa, ed erano diventati come invisibili quando le persone vicine a loro stavano tornando a chiacchierare normalmente.
 “Io... no... niente...” balbettò, colto alla sprovvista. Quell'uomo da vicino sembrava ancora più terrificante.
Doflamingo avanzò di qualche passo, abbassandosi per guardarlo smuovendo le piume del suo boa, come un gigante che studia ciò che schiaccerà più tardi.
 “Sai, oltre questi mari ci sono individui ancora più strani di me, fuffufuffufu” sogghignò, come se gli avesse letto nel pensiero, anzi, pensò che non ci voleva di certo un genio per percepire il suo stupore anche a miglia di distanza: si capiva dall'espressione che aveva assunto.
Rimase a fissarlo senza dire una parola, cercando di calmarsi. Doveva essere particolarmente egocentrico, perchè continuò subito a parlare gesticolando verso alcune signore.
 “Questo posto è pieno di stolti, non credi anche tu? Quanti individui malleabili, così facili da sfruttare come pedine,”
Annuì lentamente ma non capì esattamente dove volesse andare a parare, lo vide alzare la mano sinistra per poi muovere due dita, indicando le donne di prima.
Quello che successe poi non riuscì a spiegarselo. Una delle due signore, mentre discuteva con l'amica, afferrò il coltello da cucina che era sul tavolo ed urlò, tagliando la gola all'altra. Scalpitò spaventata dicendo che non voleva farlo, che la sua mano si era mossa da sola. Era una scena orribile, gli venne da vomitare nel vedere tutto quel sangue sul pavimento chiaro della stanza imbrattare tappeti e tovaglie.
Delle persone esclamarono terrorizzate, altre tentarono di aiutare e di portare via il corpo della vittima il più velocemente possibile. Solo per non rovinarsi la festa.
Deglutì, l'uomo davanti a lui stava ridendo, era stato Doflamingo? Com'era possibile?
 “probabilmente anche tu sei come loro, fuffufu.” gli disse, sogghignando e voltandosi di nuovo.
Law si portò le mani alle orecchie, sfiorando i suoi quattro orecchini d'argento e tirandoli. Non voleva farlo!
Era andato contro la sua volontà, le sue braccia non gli obbedivano, facevano quello che comandavano le dita dell'uomo alto di fronte a sé, si stava rendendo ridicolo da solo.
 “No! No,” insistette provando a smettere di tirarsi le orecchie, stringendo gli occhi e allargando le labbra come un bambino capriccioso che sta per mettersi a piangere, ma lui era forte, “io non sono come loro!”
 “Dimostramelo.”
Come avrebbe potuto farlo, non lo sapeva di certo. Doflamingo stava ridendo di lui, in quel momento, e anche per qualcos'altro che non definì.
 “Dimostrami che la nuova generazione sarà all'altezza.” continuò, facendogli stringere la presa sugli anelli di ferro e rischiando di fargli male alle dita.
 “È ciò che farò! La smetta adesso!” piagnucolò subito dopo. Ma era veramente quello che voleva fare: dimostrarsi differente dal padre, da quella gente bigotta. Voleva fare qualcosa di grande, voleva più gloria. Era per questo che quell'uomo ce l'aveva con lui?
Si bloccò improvvisamente non appena sentì i propri orecchini rompersi sotto i suoi polpastrelli: non era argento. Erano falsi, e Doflamingo se n'era accorto, non sapeva assolutamente come.
Esplose in una fragorosa risata, quella particolare e snervante risata sadica.
Di colpo smise di tirarsi le orecchie in quel modo patetico: non aveva più il controllo su di lui, l'aveva lasciato di proposito e si sentiva libero, finalmente.
Si tolse gli orecchini ormai in pezzi, un po' sconsolato perchè si era affezionato a quei poveri anellini argentati che gli erano anche costati una fortuna.
 “Fuffufuffufuffu, ragazzino, qual'è il tuo nome?” chiese Doflamingo, con un tono che fece sembrare la sua domanda un ordine.
L'uomo alzò le mani, non per un altro comando, non per usare altri burattini, ma le alzò sulle proprie orecchie, toccando quattro anelli d'oro posizionati nello stesso punto dove li aveva lui.
 “Trafalgar Law.”
Il suo braccio destro si mosse nuovamente da solo, Doflamingo gli fece tendere il palmo della mano verso l'alto e poi si tolse gli orecchini d'oro, impugnandoli e mettendoli tra le sue dita. Le chiuse un attimo dopo.
 “Trafalgar Law, oltre questo muro ci sono grandi cose, grandi uomini, leggende,” disse ad alta voce, sghignazzando, e gli ricordò un pazzo, “questo mondo è ancora pieno di tesori nascosti e terre inesplorate.”
Però quel pazzo l'aveva affascinato con il suo discorso; dalle sue parole trasmetteva dei sogni, dei desideri sugli avvenimenti futuri.
 “Nella Grand Line?” chiese ansioso, con gli occhi aperti, blu e scintillanti che viaggiavano già con la fantasia sugli oceani, sul loro profumo di libertà. Non si era mai accorto veramente di quelle cose.
 “Sì, nella Grand Line ci sono i sognatori, Trafalgar Law, fuffufuffufu. Pirati che rischiano la vita ogni giorno per ottenere ciò che vogliono, per portare avanti questa era!”
Lo ipnotizzò come un vecchio matto racconta le sue storie a dei ragazzini, gli aveva fatto venire quella voglia irrefrenabile di avere un sogno, di avverarlo come meglio poteva tra le avventure, nei mari. Non ci era mai arrivato, forse quella era la vera libertà. Avrebbe odiato fare il medico, imprigionato in quattro mura, non lo sarebbe mai diventato sul serio. Sarebbe partito, un giorno, forse.
Non disse niente, ora davanti a lui Doflamingo stagliava il suo ghigno orgoglioso, gli occhi sicuri dietro gli specchi arancioni che li coprivano, che mascheravano il suo secondo fine.
 “E tu, sei pronto ad avere un desiderio? Sarai in grado?” sghignazzò, per l'ennesima volta, "Dimostramelo! E quando sarai riuscito a realizzare tutto questo, potrai riportarmeli. Fuffufuffufu..."
Abbassò gli occhi sulla sua mano che impugnava ancora gli orecchini d'oro, riflettendo. Perchè stava dando retta ad un pazzo, probabilmente anche pirata? Non lo sapeva e non ci pensò più di tanto; era la cosa sbagliata, ma aveva sentito quel vuoto dentro di sé colmarsi con qualcosa di nuovo, fresco, potente, folle.
Alzò il capo per dire qualcosa ma Doflamingo se ne stava andando, seguendo la donna anziana di prima fuori dalle porte e fuori dalla villa. Magari non l'avrebbe incontrato mai più, anche se purtroppo si sbagliava.



Guardò Kidd negli occhi per alcuni secondi, quegli occhi ambrati così rari che magnetizzavano il suo viso ogni volta che rimaneva a fissarli per troppo tempo. A volte si fissavano così intensamente da mettere entrambi a disagio, perchè se i suoi occhi blu si mescolavano con quelli di lui, potevano pronunciare parole mai dette, e che non avrebbero mai dovuto dire. Se l'avessero fatto si sarebbero frenati, non era il momento, non ancora.
 “Perchè ci tieni tanto?”
Sogghignò, dopo un attimo passato in silenzio, “Sei geloso dei miei orecchini?”
 “Non li togli mai.” confermò Kidd, decisamente contrariato.
Si alzò dal letto raccogliendo la propria felpa e recuperando i suoi stivali sul pavimento di legno, rivestendosi davanti allo sguardo attento dell'altro. Poi si voltò nuovamente verso di lui, prendendo in mano anche la sua nodachi.
 “Loro sono una promessa. Non voglio toglierli.”
Vide gli occhi di Kidd spostarsi un secondo, per poi posarsi ancora su di lui, cercandolo, spiazzandolo con quella profondità che di rado possedevano.
 “Sei un idiota. Sei tu la promessa.”
Rimase lì all'entrata per diverso tempo senza dire una parola, praticamente inespressivo. Doflamingo aveva scommesso su di lui, non certo sui suoi orecchini. Ma non era così stupido da non averlo capito. Adesso però... lui aveva un'altra scommessa a cui pensare: la sua, la loro.
 “Alla prossima rissa, Eustass...”












E con questa shot celebro i 52+27 euro spesi ieri in doujinshi di Kidd e Law perchè sono completamente pazza e fissata.
L'avevo in mente da un po' di tempo, da quando Doflamingo è comparso nel Capitolo 0 e ho urleggiato per ore e ore per tutti i riferimenti Kidd/Lawosi presenti sulla sua testa (occhiali/orecchini).
Non è venuta esattamente come volevo, la fine del flashback non è soddisfacente nemmeno un pochino. Ma l'idea di un piccolo Law già cinico e bastardo coi traumi infantili mi pizzicava. Sì, ha già visto altri cadaveri prima della donna, o avrebbe avuto altre reazioni.
Più che altro ho paura di aver reso il fenicottero OOC, non è così facile da caratterizzare come sembra.
Law era ancora un bambino, e lui gli ha praticamente mentito. Ha scommesso su di lui, per qualcos'altro. E' un po' contorto ma basta un po' di immaginazione.
Tsuru, poi, anche nel manga/anime dice a Doflamingo di 'fare il bravo ragazzo', e mi ha fatta sorridere.
Niente riferimenti yaoi col Dofla. Lui sta con Kuma. (O al limite, con Crocodile.)
E ho messo il carattere 'Times New Roman' perchè, come ho notato da Karyon, è dannatamente più leggibile.

enjoy~
schwarzweis
  
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