Fin dove arriva il vento, arriva il
mio cuore.
Ed eccomi tornata con una nuova fanfic! Eheheh
xD Mi dispiace ma non vi lascio più stare u_ù Sta “cosa”
m’è venuta fuori durante l’ora di arabo .-. Fatemi
sapere che ne pensate U_U un bacio ^_^
Era un giorno di sole. Finalmente dopo
tanti mesi di tour, ero tornato a casa. Mi dispiaceva non poter stare con la
mia famiglia. Mi stavo per sedere nel dondolo, quando la vidi. Era bella, di
una bellezza non comune. Era sdraiata sull’amaca, i capelli
rosso cupo erano sparpagliati sul cuscino e incorniciavano un viso
pallidissimo. Per un attimo pensai che era lei la mia
ragazza ideale, infondo a me piacevano le dark. I suoi occhi erano chiusi, l’espressione
del viso molto rilassata. Mi fermai ad osservarla. Mi sedetti
sulla poltrona di legno. Chissà se le sarei mai piaciuto. No, non credo. Infondo
chi vorrebbe mai un ragazzo che sembra una donna? Nessuno, ne
tantomeno lei. Chissà quanti pretendenti le andavano dietro. Sapevo bene che
fra noi non ci poteva mai essere nulla, forse nemmeno l’amicizia. I suoi grandi
occhi si aprirono e si voltarono a guardarmi. Erano nocciola, proprio come i
miei, solo che i suoi erano più profondi. Mi sorrise e mi salutò con la mano.
Che dovevo fare? Meglio salutarla? Si, le buone
maniere mia madre me le aveva imparate. La vidi alzarsi e venire verso di me. Le mie guancie avvamparono. Avevo pensato a diversi
modi per scappare in casi come questo. No, non potevo metterlo in atto. Avvicinandosi
a me, si morse le labbra. Io l’avevo detto a mia madre di comprarci un
appartamento senza giardino e case accanto! Si sporse verso di me, appoggiando
le braccia sulla mia ringhiera. Indossava un sorriso smagliante tinto di rosso.
Non mi ero accorto del rossetto e nemmeno del trucco nero. Le sorrisi pure io,
cercando di nascondere il crescente imbarazzo. Si mise a ridere notando che ero
solo in boxer. Arrossii.
“Ehi! Piacere, io sono Yle, la nuova vicina! Tu dovresti essere Bill, giusto?”
Mi passai una
mano fra i capelli lunghi, ero evidentemente imbarazzato. Cioè, un divo della
musica che si imbarazza vedendo la propria vicina di
casa, sorridergli in quel modo… Ma dove si è mai sentito dire? Faccio un
sorriso sforzato e annuisco. Il ciuffo le cadde davanti agli occhi, lei lo tirò
indietro con una mollettina, sbuffando. La fissai
incantato. Dio, era stupenda!
“Ti posso offrire qualcosa?”
Per dire quella frase mi dovetti prendere di coraggio. Lei mi sorrise
soddisfatta e impaziente, chissà se mi aveva riconosciuto. Ma credo di si.
“No, non posso… Mi dispiace!”
Il sorriso sulle nostre labbra si spense. Peccato, ci rimasi male. Cercai di
fare finta di niente, ma non ci riuscii. Un ragazzo uscì nel giardino e l’abbracciò da dietro. Aveva lunghi dread
biondi che gli cadevano sulle spalle e sul petto. La prese in braccio, lei
sorrise e lo strinse forte. Me ne andai per togliere il disturbo. Entrai di
nuovo a casa e trovai Ilaria e Tom abbracciati. A
quanto pareva, ero l’unico a non avere una ragazza. Mi odiavo per questo. Ero
amato dalle fans e con uno schiocco di dita ne potevo avere centinaia ai miei
piedi, ma io volevo la ragazza giusta. E non c’era di certo fra le fans. Mi rassegnai all’idea di rimanere solo e condurre uno
stile di vita come quello del mio professore di matematica delle superiori. Secondo
me, quell’uomo
era destinato all’infelicità… Chi poteva volere un uomo troppo serio? Di certo
non le ragazze di quel tempo. Infondo, non era poi così vecchio.
Guardai l’orologio. Volevo andarmi a fare una passeggiata, ma fra poco era ora
di pranzo. Non conveniva. Sarei dovuto tornare subito e avevo bisogno di
passare un bel po’ di ore in compagnia di me stesso. Salii le scale con le
spalle curve e canticchiando fra me e me “1000 meere”.
Dovevo conoscerla a tutti i costi. Aprii la porta della mia stanza. Come al solito era ordinatissima. Adoravo Ilaria
quando metteva tutto a posto. Forse passare del tempo con lei mi avrebbe fatto
bene. Chissà, d’altronde la potevo considerare la mia migliore amica e sapeva
tutto di me. Forse, parlarne
con qualcuno mi avrebbe fatto ragionare. Mi affacciai alla finestra. Tutto intorno
era calmo. Mi piaceva la tranquillità. Mamma era fuori con Gordon e non si
sentivano le urla contro Tom il “nullafacente”. Mi
stesi sul letto e rimasi a guardare il soffitto. Fin quando Ila
non mi chiamò per il pranzo. Mi alzai dal letto e mi diressi di nuovo a spalle
curve verso la cucina. La mia bocca non proferì una parola durante
tutto il pranzo. Sentivo gli sguardi di tutt’e due addosso.
“COSA VOLETE CHE MI GUARDATE IN QUESTO MODO?!?!?!? SONO UN MALATO DI PESTE PER CASO?!?!?”
Lo urlai con tutta la voce che avevo in gola. Mi alzai e me ne andai seguito da
Tom. Mi voltai verso di lui e lo guardai storto.
“Gira a largo che non è aria..!”