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Autore: Seki    20/01/2010    2 recensioni
Lo sguardo fisso su quelle lettere, incise nel marmo bianco, che compongono il tuo nome, mentre le mani stringono convulsamente i fiori che ho tra le mani…
Gilbert Beilshimdtin
Quanti mesi sono passati? Quanti anni? Quanti secoli?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note:  ok, dato che ieri era il compleanno del sommo Gilbert ho deciso di postare questo scempio…

È una fic deprimente e senza un senso logico, dato che quando l’ho scritta ero, giustamente, depressa, ed era conservata nel cassetto degli orrori da un sacco di tempo, ma dato che sono masochista ho deciso di pubblicarla XD

Come sempre ho la dannata paura che siano tutti OOC, e se è così chiedo umilmente perdono e vi chiedo anche di farmelo notare prendendomi a randellate….magari la prossima volta ce la faccio a scrivere qualcosa in IC XD

Di nuovo PrussiaxUngheria!!  XD sono fissata…

Non betata

Il Nome di una Nazione

 

Sono qui…

Di fronte alla tua lapide…

Lo sguardo fisso su quelle lettere, incise nel marmo bianco, che compongono il tuo nome, mentre le mani stringono convulsamente i fiori che ho tra le mani…

Gilbert Beilshimdtin

Quanti mesi sono passati? Quanti anni? Quanti secoli?

Eppure leggere il tuo nome mi fa ancora effetto.

Mi sembra incredibile che tu sia scomparso...

Sembra passato poco o niente dalla prima volta che ti ho incontrato: tu, il più potente degli stati teutonici, eri ancora un bambino, eppure la tua potenza era già incredibile.

quante volte mi hai protetta?

Sembra ieri che ti attendevo ai confini austriaci, armata e pronta a tutto, pur di proteggere i territori di Austria-san dalle tue invasioni, Prussia, pronto a conquistare la Silesia, o solo per fare un dispetto a lui o a me

quante volte abbiamo combattuto?

Non sembra così lontano l'ultimo periodo della tua vita, Germani dell'est, quando il muro separava da tuo fratello e la Russia devastava le tue terre.

quante volte hai pianto sul mio petto?

eppure così tanti anni sono passati...

Mi sfugge una lacrima, e un'altra, e un'altra ancora, e le mie labbra si incurvano in un sorriso, perché sono sicura che se tu fossi qui a vedermi, mi prenderesti in giro, dandomi della scema, per poi stringermi tra le tue forti braccia e consolarmi, baciandomi i capelli e sussurrando idiozie al mio orecchio fino a farmi ridere...

Quante volte ci siamo amati?

-Ungheria...- conosco questa voce.

Mi asciugo gli occhi con il dorso della mano, sfregandoli forte, per non mostrarmi debole davanti all'unica persona che a il diritto di esserlo.

-Germania-san...- gli sorrido nel voltarmi verso di lui...o almeno ci provo, ma non sono molto sicura che il risultato sia quello sperato.

-Come stai?- gli chiedo, anche se posso perfettamente immaginare come si senta...

in realtà, non so semplicemente cosa dire...Non mi aspettavo di incontrare qualcuno, ne di essere vista in un momento così debole...sono una Nazione, non posso essere debole.

ma forse avrei dovuto considerare la possibilità di incontrare Germania...dopotutto eravate fratelli.

-Esattamente come te...- mi risponde, rivolgendomi un debole sorriso, tirato ed imbarazzato.

Abbasso gli occhi e, senza sussurrare una parola di più, mi giro nuovamente verso la tua lapide e poso a terra i fiori che ho in mano -sono gigli, ti piacciono?- mentre l'ex Sacro Romani Impero mi si avvicina.

restiamo in silenzio: nessuno di noi sa cosa dire...o forse non c'è proprio nulla da dire, perché già troppe parole sono state sprecate.

-Non pensavo di trovarti qui...- la voce profonda di Germania è arrochita più del solito, come se non fosse stata usata per molto tempo -..credevo che i tuoi rapporti con Prussia non fossero dei migliori...-

Lo guardo sorpresa. Credevo che, fra tutti, Germania fosse l'unico che non si facesse problemi ad usare il vero nome del fratello.

I miei occhi incontrano quelli azzurri e freddi del tedesco -così diversi dai tuoi, rossi e caldi- e capisco: noi siamo Nazioni, non ci è permesso avere momenti di debolezza, non ci è permesso avere una vita normale, non ci è permesso provare dei sentimenti...In cambio del nostro potere, per il bene della nostra gente, non ci è permesso nemmeno avere un nome...

Sorrido tristemente...conosciamo fin troppo bene queste restrizioni, vero amore?

-Il rapporto fra me e Gilbert era solo complicato...-

il tedesco mi guarda sorpreso, senza capire quello che intendo, senza capire perché, fra i tanti nomi di suo fratello, ho scelto di usare l'unico che nessuno aveva mai osato solo sussurrare.

Distolgo gli occhi dai suoi, e poso il mio sguardo sull'orizzonte davanti a me..perché noi abbiamo diritto come tutti ad una vita normale, dopotutto.

-Come sta Feliciano?- gli chiedo, tranquilla, nella speranza che riesca a capire quello che il mondo mai deve sapere.

-Bene...- risponde, dopo una lunga pausa, e anche lui si volta ad osservare il tutto e il niente.

Sorrido, spontaneamente, e questa volta sono sicura che la piega che hanno preso le mie labbra è quella giusta. ha capito.

-Dagli un bacio da parte mia e digli che verrò a trovarlo, per favore...-

-lo farò- mi risponde, in un sussurro appena udibile.

Annuisco. -Grazie- 

è tempo di andare.

-Buona giornata...Ludwig- mi volto e mi avvio verso l'uscita di questo comunissimo cimitero, dove riposa la Prussia, la Germania dell'Est, l'impero teutonico...dove riposa Gilbert Beilshimdtin, perché, alla fine, per me, ancor prima di tutto questo, eri semplicemente Gilbert, il ragazzo un po’ idiota e pieno di se che mi ha rubato il cuore...

-Ungheria!- Mi blocco, mentre la voce autoritaria di Ludwig mi chiama, e volto lo sguardo verso di lui.

-Grazie...Elizaveta...- lo guardo sorpresa per un secondo, poi sorrido e annuisco, prima di riprendere la mia strada.

Noi siamo nazioni, abbiamo degli obblighi e delle restrizioni dalle quali nessuno sarà mai in grado di liberarci, ma prima di tutto siamo persone, e questa è una cosa che nemmeno l'autorità di un capo di stato, di un imperatore o di un re può portarci via.

 

   
 
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