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Autore: sushiprecotto_chan    20/01/2010    1 recensioni
Non avrebbe fatto tutta quella strada se non fosse stata un’emergenza.
Sapeva che quel giorno Gai era in missione e Tenten a Suna, da Kankuro e Temari, quindi la scelta era stata soltanto una.
Di solito era la sua compagna di squadra ad avere quel ruolo – occuparsi di Lee, fargli forza e magari rifilargli anche qualche cazzotto – quindi il problema per lo Hyuuga era ora.
Preso da non sapeva quale forza era corso a cercare Lee, ma – altra cosa assolutamente fuori dal mondo – non aveva pensato a cosa fare appena lo avesse trovato. Così semplicemente gli aveva rifilato la coperta presa al volo da casa sua – dove gli era venuta quest’idea non lo sapeva, ma l’aveva fatto; perché l’aveva fatto? – e l’aveva raggiunto, sedendosi accanto a lui.
« N-Neji? »
« Che c’è? »
« Ma sei malato?! Tutto bene?! »

[NejiLee (friendship o pairship, a discrezione del lettore)] [Comica, Introspettiva, One-shot]
Questa fiction partecipa al One Hundred Prompt Project diretto da BlackIceCristal.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'About Lee's Pairings'
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Titolo: Orgoglio.
Fandom: Naruto.
Personaggi/Pairing: Neji Hyuuga, Rock Lee; NejiLee, accenni LeeSaku.
Disclaimer: I personaggi e la storia (ahimé) non mi appartengono, ma sono solo e soltanto di proprietà di Mashashi Kishimoto. La fiction non è stata scritta a scopo di lucro, bensì per piacere personale nell’idolatrare questo pair.
Avvertenze: One-shot, Sounen-ai, OOC (spero il meno possibile).
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico (‘somma XD).
Rating: Verde.
Introduzione: Non avrebbe fatto tutta quella strada se non fosse stata un’emergenza. Sapeva che quel giorno Gai era in missione e Tenten a Suna, da Kankuro e Temari, quindi la scelta era stata soltanto una.
Di solito era la sua compagna di squadra ad avere quel ruolo – occuparsi di Lee, fargli forza e magari rifilargli anche qualche cazzotto – quindi il problema per lo Hyuuga era ora. Preso da non sapeva quale forza era corso a cercare Lee, ma – altra cosa assolutamente fuori dal mondo – non aveva pensato a cosa fare appena lo avesse trovato. Così semplicemente gli aveva rifilato la coperta presa al volo da casa sua – dove gli era venuta quest’idea non lo sapeva, ma l’aveva fatto; perché l’aveva fatto? – e l’aveva raggiunto, sedendosi accanto a lui.

Note Autrice: Ebbene sì, si tratta di un dialogo surreale fra i miei pupilli. XD
E… sì, lo so, è per l’appunto surreale ed in certi punti sfiora il limite dell’OOC. Cioè… Neji. XD Ha la parlantina pronta e ride. Ride. Inquietante.
Comunque sia, spero possa piacervi – e non sorvolare i limiti dell’obbrobrio, per lo meno. E’ la prima NejiLee che pubblico e, essendo questa la mia coppia preferita, sarei felice se mi diceste cosa ne pensate.
Grazie. <3 Ah, prima di dimenticarmene: questa fiction partecipa al One Hundred Propt Project con la parola “Orgoglio” (lo so, potrebbe centrare di più ma dopotutto è l’argomento su cui si basano tutti i malsani ragionamenti di Neji, quindi…) ed è dedicata a Clasaru ed in generale a chi apprezza questa coppia che, sebbene molto strana, nella mia fantasia Narutiana se la fa da padrona. <3 Contando anche la LeeTen ovviamente!
Per la cronaca, l’One-shot può essere anche legata a “Il Bracciale” (la mia fiction Lee/Tenten risalente a qualche tempo fa) non per la storia, ma per il genere. Trattasi in fatti di One-shot perennemente idiota con situazioni perennemente surreali e sull’assoluto fluff dove vi sono accenni Lee/Saku e dove il dolce “fino alle carie o quasi” regna. Ma voi non badateci. ù_ù Bon; va bene, ora la pianto e vi lascio leggere in pace.
Sayonara! <3 







 

Orgoglio.




 

La strada ormai era completamente deserta. Doveva essere passata persino la mezzanotte.
Lee si appoggiò ad una panchina, stremato. Sapeva che allenarsi fino a quell’ora – sempre di più, sempre di più, ignorando i muscoli che urlavano, la stanchezza che si faceva sempre più insistente – non era stata affatto una buona idea, ma da parte sua non era riuscito a fare nient’altro.
Nulla che compensasse quel vuoto che sentiva dentro. Aveva fallito.
Sapeva bene che Sakura non lo amava, che lo avrebbe rifiutato, che se scambiava qualche parola con lui al mattino – sorridendo; quanto era bello il suo sorriso? Glielo avrebbe rivolto ancora una volta? – era per ringraziarlo di averla salvata quella volta all’esame dei chuunin, che teneva troppo a Sasuke e Naruto per considerarlo veramente… ma alla fine ci aveva provato. Senza una vera speranza, con sola determinazione ed interiore volontà, ci aveva provato.
Ed, ovviamente, era stato rifiutato.
Il ragazzo si sistemò meglio, guardando il cielo.
Aveva freddo. Inevitabile per un comune mortale che si era allenato fino allo stremo solo per allontanare i pensieri ed aveva fatto notte, ma la cosa ancora lo stupì. Si sorprese anche del fatto di essere talmente stanco da non poter più alzare un muscolo.
Sorrise fra sé. “Sono messo davvero così male?”
Poi sentì dei passi che lo raggiungevano da dietro. "Lee."
Si voltò, non senza difficoltà. Davanti a lui vi era Neji. Subito cercò di ristabilirsi un minimo – un orgoglio ce lo aveva anche lui e comunque non voleva farsi vedere in quello stato dal suo rivale.
"N-Neji? C-Che ci fai qui a quest’ora?" Lo Hyuuga sospirò.
"Proprio quello che stavo per chiederti. Cos’è, vuoi ammazzarti d’allenamenti?"
"Non era proprio questa, l’idea, ma…"
"Oggi sei sparito dal pranzo, all’una e mezza."
Lee lo guardò, con mille interrogativi in testa.
"Eh?"
"Hai parlato con Sakura?"
Il moro gli rigirò la domanda, sempre più stupito. "Ti stai preoccupando per me, Hyuuga?"
Con sua ultima e più profonda sorpresa, Neji si sedette vicino a lui. "Non dire cose che neppure capisci. Ero solo interessato."
"Uhm."
Con un ultimo sospiro, il ragazzo gli buttò addosso una coperta.
"Se domani sarai raffreddato, sai come riuscirà bene la missione!" si giustificò. Neji non sapeva cosa lo aveva portato lì, esattamente.
Per una volta aveva messo da parte ogni riguardo ed era corso a cercarlo. Era stato per colpa di Shikamaru, che aveva incontrato all’Ichikaru, insieme a gran parte degli altri compagni.
“Hai visto Rock Lee?” gli aveva chiesto. Alla sua risposta negativa, gli aveva riferito di “starci attento” e che credeva che probabilmente “poteva essere stato scaricato da Sakura”. Conoscendo cosa era successo durante la giornata e come si era comportato l’amico, per lo Hyuuga era stato facile fare due più due.
Non avrebbe fatto tutta quella strada se non fosse stata un’emergenza. Sapeva che quel giorno Gai era in missione e Tenten a Suna, da Kankuro e Temari, quindi la scelta era stata soltanto una.
Di solito era la sua compagna di squadra ad avere quel ruolo – occuparsi di Lee, fargli forza e magari rifilargli anche qualche cazzotto – quindi il problema per lo Hyuuga era ora. Preso da non sapeva quale forza era corso a cercare Lee, ma – altra cosa assolutamente fuori dal mondo – non aveva pensato a cosa fare appena lo avesse trovato. Così semplicemente gli aveva rifilato la coperta presa al volo da casa sua – dove gli era venuta quest’idea non lo sapeva, ma l’aveva fatto; perché l’aveva fatto? – e l’aveva raggiunto, sedendosi accanto a lui.
"N-Neji?"
"Che c’è?"
"Ma sei malato?! Tutto bene?!" Rock Lee quasi ululava.
L’altro sentiva precisamente le quattro lineette di fastidio che gli erano balzate in volto, e si trattenne a stento a dargli un rustico ma perfettamente funzionante pugno in mezzo alle scapole. "E perché dovrei esserlo! Idiota!"
"Okay, stai bene." Rimasero in silenzio per qualche minuto, gustando i sapori ed il silenzio della sera. Poi Neji ricominciò a parlare.
"Senti, se vuoi puoi anche non parlarne, però –" Lee lo interruppe, voltandosi verso di lui e sorridendogli.
"Sono stato rifiutato da Sakura."
"Eh?"
La voce dello Hyuuga era uscita lieve, più sorpresa di quello che avrebbe dovuto sembrare. Sorpresa che gli era uscita non tanto per la notizia che Lee fosse stato scaricato dalla rosa – quello alla fine era il fatto che aveva indovinato immediatamente, e la causa del suo essere lì in quel momento – quanto invece le reazione di Lee: glielo aveva riferito subito.
Dopo lo scontro con Naruto i due avevano migliorato decisamente i loro rapporti, ed erano perfino riusciti a diventare amici; col tempo Neji aveva avuto modo di conoscere meglio Lee, ed aveva imparato ad apprezzarlo, ogni giorno di più; tuttavia, mai avrebbe pensato seriamente che sarebbero arrivati a quel punto – forse una piccola parte di lui (di cui non avrebbe mai ammesso l’esistenza, ovviamente) un po’ lo sperava, anche se senza troppe fondamenta. Si stavano parlando, faccia a faccia, da soli, mentre intorno a loro vi era un’atmosfera rilassata, e Lee gli stava rivelando per primo cosa gli era successo – senza contare il fatto che Neji quel giorno si era precipitato da lui cercandolo dovunque con nessuna reale ragione se non la preoccupazione (preoccupazione, cavolo!) per il suo compagno di squadra. Doveva stare decisamente sognando.
"Neji? Tutto bene?"
"O-Oh. Sì. Certo. Lo immaginavo."
Lee gli mise il muso. "Grazie, eh."
"Ehm. Non in quel senso. E poi è per questo che ti sono venuto a cercare. Ebbene?" Il moro gliela diede per buona, continuando il suo discorso.
"Per una volta mi ha preso sul serio. Mi ha rifiutato però non mi ha affatto riso in faccia. Non è… non è stato male, alla fin fine. Meglio di quello che immaginavo. Sembrava dispiaciuta." Alla parola “dispiaciuta” Neji trattenne a stento una smorfia dal disappunto: tutto quello gli sapeva molto d’ipocrisia.
Ma si trattenne, ed istigò il compagno a continuare. "E quindi?"
"E quindi l’ho ringraziata, le ho detto di non preoccuparsi e poi sono venuto qui vicino per allenarmi…"
"…fino agli stenti." gli terminò la frase lo Hyuuga.
Lee era leggermente arrossito. "Non era questo il piano, te l’ho detto."
"Oh, sì, perché il piano era dichiararsi a Sakura e poi vivere per sempre felici e contenti con lei, certo." L’altro guardò in basso.
"Scusa." tentò di riparare Neji, per preservare un minimo di tatto nei confronti dell’altro. "Uhm. No, hai ragione tu. Solo… volevo provarci, capisci? Per…" qui il moro cercò le parole adatte "terminare la questione. Una volta per tutte."
Lo Hyuuga lo guardò. "No, ti capisco."
Per un attimo ancora rimasero in silenzio, osservandosi. Dopo tutti quegli anni era strano dirlo, ma quella era la prima volta che i due manifestavano in quel modo quello che pensavano realmente all’altro.
Forse per la mancanza degli altri due membri della propria squadra, forse per desiderio nascosto di dire qualcosa di più al compagno con cui non si era mai riusciti a chiarire a parole le cose, ora erano lì. A guardarsi negli occhi. E la cosa provocava loro un sentimento di tranquillità non male, tra l’altro. Lee provò a riavviare il discorso, osando chiedere quello che mai avrebbe mai domandato a Neji se non fossero stati in un momento favorevole.
"Anche tu hai provato a terminare una questione, in passato?" L’altro annuì.
"Con la mia famiglia, intendi? Sì." disse "Quando ho scoperto la verità sul conto di mio padre. Quando Hiashi me ne ha parlato. Per la prima volta ho sentito che potevo darmi pace sulla questione, che sarebbe stato il desiderio di mio padre. Prima… prima che Hiashi mi parlasse non avevo mai sentito nulla di simile. Non ero mai riuscito realmente a chiudere la questione, sebbene odiassi il Clan con tutto me stesso." Lee continuò ad osservarlo.
"…Poi, l’ho chiusa anche con te. Più o meno. Ed Hinatasama. Specialmente Hinatasama." aggiunse Neji, come se quelle parole fossero dovute. Lee sorrise, mentre l’altro si voltava verso di lui.
"E con tutto il team."
"Con tutto il team, sì."
Il ragazzo continuò a sorridere, mentre lo Hyuuga si appoggiava meglio alla panchina. Otto anni passati a massacrarsi, ad odiarsi ed a guardarsi storto. Nove anni in qualità di rivali.
Lee cominciò a ridere. "C-Che… Cosa c’è ora?"
"Niente." l’altro continuava a sghignazzare "Stavo solo pensando… beh, sì, anche Gaisensei e Kakashisensei hanno cominciato così. Si tratta davvero di una maledizione." Neji sospirò, tranquillizzato. Gaisensei e Kakashisensei. Quelli che, a forza di darsele, erano diventati migliori amici.
“Migliori amici, eh…?” Cominciò a sorridere, poi il suo sorriso si allargò, tanto da diventare una pura risata.
Mentre il riso per Lee diventava forte fino alle lacrime, un pensiero gli attraversò la mente, divertendolo: “Devo essere proprio andato di mente, oggi.” Per una volta, la cosa non gli dispiaceva affatto.
Appoggiò i gomiti sulla panchina, godendosi quella sensazione piacevole senso di appartenenza. Avrebbe voluto che diventasse un'abitudine.
"Tu non hai proprio intenzione di andartene di qui, eh, Lee?"
L’altro sorrise, diventando da “abbastanza” pacato al solito Lee di sempre, con gli occhi infuocati.
"Beh, si sta bene. E poi, la forza della giovinezza…!"
Neji riprese la sua espressione di ghiaccio, comprendendo realmente il perché Tenten avesse così tanta voglia di prenderlo a botte, quando lo ritrovava a fare pazzie simili.
"La tua cosiddetta “forza della giovinezza” non serve proprio a niente, in situazioni del genere. Potevi prenderti una bella polmonite, ne sei perlomeno minimamente consapevole?" L’altro sbuffò.
"Sempre il solito" borbottò "ma scommetto che tu non ce l’avresti fatta, a resistere così tante ore al freddo. Non l’avresti mai fatto."
"Logico che non l’avrei mai fatto! Ho un minimo di buon senso, io! E poi sai perfettamente che sono mille volte più resistente di te. Come se potessi battermi!"
Ormai il nervoso aveva avvolto completamente Lee. "Nejiii…!"
Si alzarono entrambi, pronte a darsele, poi il moro si bloccò di colpo, lo sguardo perso. Neji lo riuscì a prendere un secondo prima che cadesse a terra rovinosamente.
"Te lo avevo detto, razza d’idiota." fece, sospirando.
Lee si lasciò appoggiare nuovamente sulla panca, ormai del tutto calmo – e quasi dispiaciuto. “Certo che uno spavento può fare miracoli” pensò Neji, fra se e se. Passò un minuto buono prima che uno dei due ricominciasse il discorso.
Lo sguardo vitreo dello Hyuuga restò posato sulla nuca del compagno per tutto il tempo.
"Neji…" fece Lee, dopo un po’. "…Non lo dirai a Tenten e a Gaisensei, vero?"
L’interpellato sospirò, facendo un sorriso sghembo. "Paura di venir picchiato a sangue o incitato ad un ulteriore allenamento?"
"Degli allenamenti no!" s’infiammo subito l’altro, calmandosi poi di colpo "…dell’essere picchiato a sangue un po’ di più." Il sorriso di Neji ormai si era trasformato completamente in un ghigno.
"Non hai tutti i torti, dopotutto. Tenten se lo sapesse la riterrebbe la volta buona per tirare fuori gli shuriken da trenta chili."
"Lo so!" sussurrò Lee, mentre si teneva la gamba destra, dolorante.
Il moro sospirò nuovamente.
"A proposito di questo." fece poi "Ucciderebbe anche me se sapesse che ti ho lasciato qui fuori al gelo, col rischio di prenderti un raffreddore o peggio. Non ti va di andare a casa?"
La bestia verde sembrò rifletterci, mentre osservava distrattamente una foglia dell’albero che stava sopra di loro. "Mi accompagni tu?"
Neji sospirò, per quella che l’altro immaginò fosse la millesima volta. "Se lo desideri."
A quella risposta, il sorriso di Lee a quel punto pareva essersi stirato tanto da ricoprire tutta la superficie della bocca – e questa volta non aveva nemmeno tentato di nasconderlo perché tanto lì c’erano solo lui e Neji. Questi lo prese il più delicatamente possibile, attento a non urtare nulla. Appoggiò la parte destra del compagno sulla sua parte sinistra e mise il braccio di Lee intorno al suo collo.
Mentre camminavano – piano, non si sapeva mai quale parte del corpo della bestia verde potesse essere il più sensibile – lungo le vie vuote della periferia di Konoha, Neji pensò che sì, insomma, tutto quello non poteva definirsi del tutto un male. Si ripeté per la millesima volta che doveva essere impazzito, quel giorno, a preoccuparsi in quella maniera per una persona che infondo aveva odiato per anni, e che durante quelli aveva tentato di farne sparire l’esistenza, e che tuttavia… Si domandò come mai aveva fatto ad arrivare fino a quel punto con il team e con la sua famiglia, in che maniera era riuscito a cancellare tutti quei – quattro?, cinque?, otto? – anni. In che modo era riuscito a ridiventare – o, per lo meno, a diventare – amico di Rock Lee? Era qualcosa alla quale non riusciva a dare una risposta, complicata o banale che fosse, come se durante tutto quel tempo lui non avesse fatto altro che dormire, aspettando che ogni cosa che aveva sempre – segretamente, in fondo, conservata solo e soltanto nella parte della minuscola parte del suo cuore che dopotutto credeva di poter avere un’altra scelta, un altro sentiero oltre a quello intrapreso – desiderato riuscisse a raggiungerlo.
L’idea di poter stare lì semplicemente con Lee tutto ad un tratto gli piacque. Ed improvvisamente comprese la fortuna donata dalla situazione. Per una volta entrambi avevano lasciato perdere il loro orgoglio, l’idea di trovarsi davanti al loro rivale, la capienza del loro ego ed il bisogno di dissimulare il tutto – la situazione e gli stati d’animo, ad esempio.
Si erano mostrati l’uno di fronte all’altro, senza la reale pretesa di cambiare l’accaduto e nemmeno quella di desiderare apparire qualcosa di diverso agli occhi del compagno. Il moro sorrise. Era una buona cosa.
"Neji" lo chiamò ad un certo punto Lee, visibilmente stanco ed eppure resistente. Lui gli diede segno di ascoltarlo.
La bestia verde sorrideva piano mentre pronunciava quelle parole.
"Ti va di prendere un tè da me?"
Lo Hyuuga sorrise a sua volta, continuando a trascinare l’altro. "Va bene."
Per una volta entrambi avevano lasciato perdere il loro orgoglio, l’idea di trovarsi davanti al loro rivale. E il bello era che non era ancora finita; ci sarebbero state certamente altre occasioni, altri momenti per parlare. Ci sarebbero state missioni, incertezze, decisioni, felicità e delusioni da condividere, e la cosa a Neji non dispiaceva minimamente.
Avrebbe voluto poterglielo dire, un giorno. Dopotutto, aveva tutta la vita per farlo.
   
 
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