Ragazze,
rieccomi tra di voi. Vi
chiedo scusa per avervi fatto aspettare tanto. Non voglio inventare
cazzate,
solo che il mese scorso è morto mio padre e non me la sono
più sentita di
andare avanti. Volevo addirittura cancellare le tre fic che sto
scrivendo, ma
non mi sembrava corretto nei vostri confronti.
Vi
chiedo di scusarmi se non mi sono
più fatta sentire, nemmeno per dirvi che avrei aggiornato al
più presto.
Capirò
se non vorrete più leggere la
fic, anche perché dopo tutto questo tempo credo sia svanito
tutto l’interesse
che potevate avere.
Vi
autorizzo ad odiarmi e maledirmi
come meglio credete perché sono stata davvero stronza a non
aggiornare per così
tanto...
Comunque
voltiamo pagina e
ricominciamo…
In
questo capitolo riprenderò un
paio di punti di cui si era parlato nei capitoli precedenti...per la
precisione
nel capitolo 25 e nel capitolo 38 (preciso la cosa almeno andate a
riguardarveli come ho dovuto fare io) =). Un abbraccio ragazze.
41.
E'
forte
il bisogno che ho di amare te
Lasciammo
Lydia e Gustav in ospedale,
promettendo loro di tornare il giorno seguente.
"Clare...io...posso
chiederti
una cosa?" domandai.
Lei
mi guardò, sorridente.
Dio
quanto mi era mancato il suo
viso.
"Dimmi
pure" rispose,
prendendomi per mano.
"Senti...visto
che settimana
prossima è San Valentino...che ne diresti di andare a
Parigi?".
"Parigi?!?"
chiese,
esterrefatta.
"Sì...ti
ricordi i biglietti che
ci hanno regalato Lydia e Gustav per Natale?".
Lei
annuì.
"Va
bene..." rispose
baciandomi.
Nel
week end Lydia venne dimessa
dall'ospedale e ci ritrovammo di nuovo tutti a casa insieme.
Bill
aveva ricominciato a fare da
balia al piccolo Michail che sembrava essere felicissimo.
"Tom...possiamo
parlare un
minuto?" chiese Clare.
La
guardai.
"Ehm...da
soli" aggiunse.
Ci
alzammo dal divano ed andammo
verso la cucina.
"Dimmi
pure".
"Beh
in questi giorni ho pensato
a quello che mi hai detto in ospedale...e mi sono soffermata spesso su
una tua
frase in particolare".
La
guardai negli occhi.
"Ok...vai
avanti" dissi,
incuriosito.
"Tu
hai detto che Michail
di certo non può fare affidamento su un padre come te".
Arrossii.
"Beh...sì...diciamo
che...insomma
io...vorrei adottare Michail...nel senso che...magari più
avanti...potrei...".
Fortunatamente
arrivò Bill a salvarmi.
"Sentite se
volete vi presto le mie
valige...sono mooooooolto capienti e potrebbero farvi comodo, visto che
pretendo un paio di souvenirs!" esclamò.
Io e Clara
non affrontammo più l'argomento,
almeno finché restammo a casa.
La mattina
del 13 febbraio salutammo tutti e andammo
alla stazione carichi di valige.
"Beh...si
parte!" esclamai.
"Sai
Tom...pensavo ad una cosa" disse
Clare guardando fuori dal finestrino mentre il treno lasciava la
stazione.
"A cosa?"
domandai.
"Beh...che se
quando fossi entrato in
negozio la prima volta mi avessero detto che ci saremmo ritrovati
insieme, su
un treno per passare S. Valentino a Parigi...non ci avrei creduto".
La guardai.
"Eppure -
continuò - non potrei non
amarti...sei perfetto" aggiunse arrossendo.
La baciai.
"Anche io non
potrei non amarti...è più
forte di me" dissi.
Ciao!
Madonna santa i capitoli sono
di una qualità scadentissima...dio santo che
schifezza...spero proprio che
possiate perdonarmi se vi ho fatto attendere tanto per poi presentarvi
un
lavoro simile...questo capitolo avrebbe potuto scriverlo anche un
lombrico e
forse sarebbe venuto meglio. Sono profondamente dispiaciuta per avervi
proposto
una cosa del genere. Mi dispiace tanto.
Comunque…bando
all’autocommiserazione…il
titolo l’ho preso da una canzone di Valerio Scanu
“Sentimento”…poi che dire…boh
spero che mi venga al più presto un po’ di sana
ispirazione.
Un
grande abbraccio a tutte.