I labirinti di Amon-Ra
Yuugi, seduto sul divano con le spalle incurvate
davanti e le gambe che dondolavano leggermente poco sopra il pavimento di
legno, coperto da un ampio tappeto violaceo, sentiva brividi
di agitazione lungo tutto il corpo. Mancava così poco! Ancora qualche minuto e
avrebbe riavuto il suo doppio! Stava fermo, con la mani
in grembo, cercando di controllare l’eccitazione, se non altro per rispetto a
quella ragazza che, in quel momento, si sentiva come lui. Intanto, la tempesta
di sabbia infuriava ancora, facendo sentire i suoi rintocchi sulle finestre
chiuse del salotto.
«Minaguchi, esci o no?»
Anzu bussò nuovamente alla porta blu dell’ultima stanza in fondo al corridoio,
chiusa a chiave. Mancava solo lei, e dire solo era un eufemismo, perché, senza
Miyon, non si poteva fare davvero nulla.
«No» fu la secca risposta della ragazza, da dentro
la stanza.
«Cosa?!» Jono-Uchi iniziò a
battere la porta con calci e pugni. «Esci immediatamente da lì, razza di…» Si metteva pure a fare i capricci, quella ragazzina
presuntuosa e viziata? Non era proprio il momento. «Se
non esci, fondo la porta!»
«Vaffanculo!» esclamò, non proprio a torto, Miyon,
senza tuttavia alzare la voce.
«I tuoi metodi sono alquanto discutibili» disse
Malik, prevenendo la risposta di Jono-uchi. «Non è
certo così che la convincerai» Incrociò le braccia sul petto. «Lascia fare a
me»
«Dovrei fidarmi?» domandò sospettoso il biondo,
guardandolo di sottecchi con i suoi occhi nocciola. «Dopo tutto
quello che hai fatto a Battle City, non puoi
pretendere che io ti abbia perdonato così facilmente»
«Jono…» Anzu gli mise una mano sulla spalla. Ci
mancava soltanto una rissa in un momento così delicato.
Malik non si scompose minimamente. «Non mi importa ciò che pensi di me» replicò tranquillo. «Resta il fatto che questa è casa mia e se ti ordino di
andare di sotto, devi obbedire» Mugugnando per la rabbia e l’umiliazione,
Jono-Uchi, non senza tirare un ultimo calcio alla porta, se ne andò al primo
piano, dagli altri amici che erano rimasti con Yuugi, seguito da Anzu.
«Miyon, sono io» Malik si avvicinò alla porta e vi
poggiò delicatamente una mano sopra. «Ascolta, c’è
ancora un pochino di tempo… Rilassati. Sappi che… Se hai bisogno di parlare, io
sono qui»
Per qualche minuto, tutto rimase silenzioso. «Per
favore, mi porteresti un Aulin, o un Mesulid?» chiese infine Miyon.
«Si, certamente» Allora stava male! Ecco perché si era svegliata con un pessimo umore e non aveva
voluto vedere nessun per tutta la mattinata. Scese
velocemente di sotto e, dopo soli cinque minuti, tornò a bussare alla
porta, ancora rigorosamente chiusa. «Se apri uno spiraglio, te lo passo» Aveva
in mano un bicchiere, dentro cui si stava lentamente
sciogliendo la bustina di Aulin, e un pacchetto di crackers, poiché quella medicina andava presa a stomaco
pieno e non solo l’orario di pranzo era passato da un pezzo, ma lei non aveva
neppure mangiato qualcosa. «Ti ho portato anche-»
La porta si aprì totalmente e,
dietro di questa, apparve Miyon. Era pallida, con delle occhiaie
profonde e le labbra asciutte e screpolate. Probabilmente non aveva dormito.
Indossava ancora il pigiama azzurrino, con la gamba destra sporca del sangue
rosso delle mestruazioni. Non aveva ricambio, perché non credeva di rimanere
fuori casa per più di una notte e perché non aveva voluto chiedere nulla in
prestito, né a Anzu né a Isis. «Grazie» Prese
delicatamente il pacchetto e, apertolo, si infilò
lentamente metà cracker in bocca, masticando debolmente.
Malik si appoggiò allo stipite della porta,
osservando la schiuma biancastra nel bicchiere colorato. «La pancia ti fa così
tanto male?»
Lei annuì, arrossendo visibilmente, dando così un poco
di colore a quel visetto pallido. «E’ sempre così. Ah, ringrazia tua sorella
per gli assorbenti» Le erano venute in anticipo di più di una settimana.
«Non c’è problema» Diede
un’occhiata all’orologio. «C’è ancora una mezz’oretta di tempo, se dopo
vuoi sistemarti un po’…» Si bloccò, pensando che, forse, non aveva detto una
cosa troppo carina.
Miyon lo ascoltava distrattamente. Aveva gli occhi
persi nel vuoto. Finalmente, addentando un altro cracker, gli chiese «Conosci
la principessa Antares? Pare sia
vissuta al tempo di Yami…»
«Mai sentita» Malik scosse la testa. «Però, a dire la verità, noi custodi delle tombe non sappiamo
molti particolari del passato… Perché?»
«Posso parlarti sinceramente, vero?»
Lui deglutì. «S-si,
certo…»
«Se ieri e oggi non sono
stata molto di compagnia, non è solo per le mie cose» spiegò Miyon, mentre
spezzava un altro cracker ancora. «Yami non mi parla più. Si rifiuta di
comparire quando lo chiamo. Ho persino provato ad entrare nella sua stanza
dell’anima, ma era sbarrata»
«Perché?» si accigliò
Malik. «Credevo che tu e il Faraone aveste un buon
rapporto…»
«Lo credevo anch’io» assentì lei. «Però, ha smesso di parlarmi. E lo ha fatto da lunedì
mattina, ossia dopo aver parlato con Bakura… Mou
hitori no Bakura»
Malik lo ricordava bene. Erano stati amici, se così
si poteva definire il loro rapporto, quando lui aveva cercato di uccidere Yami.
Adesso, non era sicuro del comportamento. In pratica, mou
hitori no Bakura si era rifiutato di parlargli. Forse,
lo considerava un traditore. «Ma… Tu hai provato a
chiedere a Bakura cosa…?» No, lui non era certo il tipo che ti dicesse le cose
con tanta facilità.
«Si, naturalmente» Miyon sospirò. «Mi ha detto che
sono la reincarnazione di questa principessa egiziana Antares
e che anche tu lo pensi»
«Non è proprio così…» mormorò in imbarazzo Malik.
«Solo, pensavo… Penso che anche tu possa essere collegata al passato… Ma sulla
tua identità, ho buio assoluto»
Miyon ingoiò l’ultimo cracker. «Però,
se Bakura gli ha detto solo questo, perché Yami si rifiuta di parlarmi?»
«Forse…» iniziò lui. «Dipende dal rapporto che
questa principessa aveva con il Faraone. Questo Bakura non te l’ha detto,
immagino, ma a lui di sicuro si»
«Ci ho pensato anche io» annuì Miyon. «E ho considerato tre ipotesi»
«Dimmi pure» la incoraggiò Malik.
Lei scoccò un’occhiata alle scale, dalle quali
spuntava la testa bionda di Jono-Uchi. Si avvicinò fino a sfiorargli l’orecchio
con le labbra screpolate. «Se ti va» gli sussurrò.
«Possiamo parlarne dopo, in privato?»
«S-si, non ci sono
problemi…» avvampò lui.
«Bene» Finalmente Miyon sorrise. Gli prese dalla
mano il bicchiere e bevve d’un fiato la medicina.
«Torno fra un attimo» Si rinchiuse nella stanza, da cui uscì dieci minuti dopo.
Si era cambiata in fretta, perciò non indossava niente di complicato, ma solo
un paio di jeans chiari e un maglietta rosa con il
disegno di un micio. Però si era pettinata, legando i
lunghi capelli in una coda alta e, grazie anche ad una leggera spolverata di
cipria che le nascondeva le occhiaie e il volto pallido, era più ordinata e
meno sciatta di prima. Stava veramente bene, perciò Malik glielo disse.
«Grazie» sorrise lei, precedendolo nel corridoio. «Adesso dobbiamo andare,
vero?»
Scesero al piano di sotto, dov’erano attesi da una
specie di consiglio della sacra rota, o, peggio,
dell’inquisizione. Mancava all’appello Kaiba, ma di questo Miyon fu estremamente sollevata. Rivelare a tutti che aveva sporcato
ovunque per le mestruazioni non era il modo migliore per incominciare un
rapporto.
Anche se si era ripromesso di
stare calmo, Yuugi non vi riuscì e saltò giù dal divano in preda
all’eccitazione. «Finalmente!»
Miyon lo guardò, sentendosi in colpa per aver
pensato troppo solo a sé stessa, quindi allargò le mani, facendogli segno di
avvicinarsi ancora. Quando la distanza fu minore di un
metro, lei si chinò e appoggiò le mani ai lati del puzzle, che lui portava
ancora al collo. È così che Malik le aveva detto di
fare. Il puzzle si illuminò, facendo comparire
l’occhio del sole sulla fronte di lei. Quindi l’occhio
scomparve, trasferendosi per qualche secondo sulla fronte di Yuugi. Quando il puzzle smise di brillare, davanti a lei si trovava
Yami, nel corpo del suo partner.
«E adesso?» disse seria
Miyon rialzandosi, prima che i suoi amici potessero esultare dell’avvenuto
trasferimento. «Cos’hai da dirmi?» La sua voce
sembrava più pericolosa del vento che fischiava contro le finestre,
trasportando rossi granelli di sabbia. Yami la guardò tristemente, quindi
abbassò lo sguardo e scosse la testa. Miyon si morse il labbro. «Sei un
bastardo!» Percorse con il braccio la distanza che li separava e gli diede un
sonoro schiaffo sulla guancia, prima di correre via, quasi inconsapevolmente,
verso la stanzetta buia dov’era custodita la botola della casa dei custodi delle tombe. Mou hitori no Bakura
osservò la scena senza dire nulla, perciò nessuno avrebbe potuto dire,
deducendolo dalla sua espressione, se fosse
soddisfatto oppure no.
Malgrado lo stupore generale, Yami,
con la guancia rossa, non si sentiva affatto umiliato. «Probabilmente me lo
meritavo…» disse all’indirizzo di Malik, che lo stava guardando con
disapprovazione.
«Decisamente» disse questi,
quindi, con un cenno alla sorella, seguì Miyon. La trovò appunto in quella
stanza, con gli occhi viola bassi e coperti dalle ciocche di capelli che
lasciava scendere a caso.
«Non si fida di me…» mormorò lei, che lo aveva
sentito arrivare. «Perché…? Cosa mi interessa
di 3000 anni fa! Adesso io… Io…»
Quasi per una reazione involontaria alle sue
lacrime, Malik le si avvicinò e le fece affondare la
testa nelle pieghe della sua maglietta nera, non preoccupandosi che le potesse
bagnarla. «Adesso sfogati pure… Piangi quanto vuoi e poi…» le mormorò
dolcemente, accarezzandole i morbidi capelli. «Poi riprenditi e sorridi»
Miyon si staccò subito, ma non per
il fatto che fosse in imbarazzo. Lui aveva ragione,
non aveva senso piangere in questo modo assurdo. «Si…» Si asciugò gli
occhi umidi con il palmo della mano. Fortuna che non si era passata la matita
nera!
Malik avvampò, stupendosi del fatto di essere
diventato così sdolcinato. Cercando di riprendersi da quella strana fase
romantica, si avvicinò alla botola e la aprì. «Allora, mi stavi dicendo, sulle
tre ipotesi?»
«Ah, si, giusto» Miyon lo seguì mentre lui iniziava a
scendere le ripide scale che portavano nei sotterranei di quella che un tempo
era la sua casa. «La prima è la più semplice. Potrei essere stata sua sorella»
«Vero» annuì Malik accedendo
una torcia. «A pensarci bene, un po’ gli somigli… Voglio dire, hai gli occhi
dello stesso colore…»
«Però, se fosse così, non
dovrebbe sentirsi talmente in imbarazzo da non parlarmi più… Non credi?»
Malik chiuse la botola. «In
effetti no, ma non possiamo scartarla a priori. Le altre due?»
«Le ho pensate appunto per questo motivo
dell’imbarazzo» spiegò Miyon. «Però magari mi sbaglio… Magari sono io che, nel
passato, ho fatto qualcosa di sbagliato e adesso lui mi odia…»
«No, non credo» Malik le si
affiancò mentre percorrevano il corridoio alla luce della torcia. «In
quel caso, te l’avrebbe detto direttamente. È fatto così, si trova meglio ad
affrontare i nemici piuttosto che gli amici» Con Kaiba, che era un suo acerrimo
avversario, aveva parlato con più tranquillità di quanta non
ne avesse avuta con Yuugi a proposito della stessa questione.
Miyon annuì. «Secondo la seconda ipotesi, potrei
essere sua figlia»
«Sua figlia?!» Malik sputò fuori il fiato che aveva
in gola. «M-ma come?» Non si immaginava
proprio il Faraone nelle vesti di… papà!
«In fondo, Yami avrà più o meno diciassette anni e,
che io sappia, nel passato si sposavano molto presto…»
riflettè lei. «E potrebbe essere in difficoltà,
poiché lui avrebbe dovuto darmi il buon esempio e
invece si è comportato come me, se non peggio»
«Oh, immagino…» Lui scosse la testa, ancora
incredulo. «Sai che ho paura a sentire la terza?»
«No, è più tranquilla…» lo rassicurò lei, anche se
Malik faceva fatica a fidarsi. «Potrei essere sua madre!»
«Ecco, appunto…» Lui si massaggiò le tempie per la
frustrazione. La cosa peggiore di tutto ciò era che quelle ipotesi non erano
affatto irreali. Anzi, erano quasi più probabili della prima,
più probabili del fatto che lei fosse la sorella del Faraone.
Giustificavano l’imbarazzo di Yami e il titolo di principessa. «Continuando
così, però…» disse cercando di trattenere un sorriso. «Ci sarebbero infinite
ipotesi… Potresti essere sua cugina, sua zia, sua nonna…»
«…si, e poi!» iniziò a ridere Miyon. «Sua bisnonna,
sua nipote, sua prozia, sua nuora…»
«…sua suocera!» Malik si tenne la pancia dolorante
per il troppo ridere. «Questa si che sarebbe una
giustificazione al fatto che non ti voglia più parlare!» Poi, gli venne in
mente un’altra cosa e deglutì tristemente. «Hai scartato un’ultima ipotesi…»
«Quale?» chiese Miyon stupita. Aveva passato la notte
a pensarci e non credeva di aver potuto omettere qualcosa.
«Potresti essere sua moglie» disse veemente Malik.
Lei rimase così tanto scioccata che non riuscì più a
dire nulla, anche se provò ad aprire la bocca un paio di volte. Non le era
venuta in mente una cosa così semplice. Perché? Perché
non aveva mai pensato a Yami come… a un fidanzato! E, ne era sicura, la cosa era reciproca. «Se vuoi, forse c’è un
modo per conoscere qualcosa»
Miyon si riscosse. «Davvero? Qual è?»
«I labirinti di Amon-Ra»
disse orgoglioso lui. «Io so percorrerli, anche se non sono molto bravo»
ammise.
«I labirinti di Amon-Ra…» ripetè lei. «A cosa servono?»
«Mi consentono di vedere ciò che una persona
desidera conoscere» spiegò velocemente Malik. «Se vorrai sapere il legame che
ti unisce al Faraone, posso provare…»
«Oh, si, è una buona idea!»
esultò felice Miyon. «Ma, se è così, perché non l’avete mai utilizzati
con Yami? Anche lui è senza memoria»
«Non funzionano sugli spiriti» Malik aprì la porta
di una stanza. «In realtà, sono un po’ pericolosi»
confessò. «Perciò preferirei che tu non ne facessi
parola con Isis e Rishid. Loro non mi approverebbero»
«Allora… Forse è meglio lasciare perdere…» Non le
sembrava il caso di fargli rischiare qualcosa, in fondo si conoscevano così
poco.
«Figurati!» sorrise lui, entrando nella stanza. «Non
ci sono problemi! Lo faccio volentieri»
Lei lo seguì, sentendo in fondo al cuore una strana
contentezza. «Oh, questa stanza…» Era la stessa in cui erano finiti la notte
fra la domenica e lunedì, quando avevano incontrato Bakura.
«E’ la mia stanza personale» ridacchiò lui,
soddisfatto. «Ha un sistema di allarme magico. Se vi
entra qualcuno in mia assenza, si riempie di lava»
«Ecco svelato il mistero…» pensò Miyon, ma preferì
non dirgli nulla della loro incursione notturna. «Bel trucco» si complimentò.
Malik tolse una pietra dalla parete laterale e ne estrasse una scatola in legno, talmente consumato da
temere che si sarebbe rotto da un momento all’altro. La aprì, tirando fuori tre
pacchetti avvolti con della stoffa rossastra. Erano tre
sottili anelli in avorio, che Malik, seduto a terra sulle ginocchia, dispose
a triangolo davanti a lui. «Vieni, siediti davanti a
me»
Lei obbedì, sistemandosi nella stessa posizione.
«Sicuro che sia tutto a posto?»
«Certo» Lui annuì più sicuro di quanto fosse in
realtà. Prese la stoffa rossa e gliela passo.
«Bendati. In questo modo, posso passare direttamente nei tuoi occhi le immagini
che evoco»
«Okay» Lei la prese e, nonostante l’odore di muffa e
di chiuso che quel tessuto emanava, se lo mise sugli occhi e lo legò ne stretto
con un doppio nodo dietro la testa. Si sentiva tranquilla, in
compagnia di Malik, per questo non aveva difficoltà a seguire le sue
istruzioni.
Lui le prese le mani bianche e le appoggiò sui tre
anelli, quindi si bendò alla stessa maniera e poi strinse le mani nelle sue.
«Hai paura?»
«La paura è il peggiore dei mali, quindi non si deve
avere paura» Lei stava citando Brown, tranquilla,
anche se aveva le mani sudate.
«Allora cominciamo» Malik premettete le mani così forte sui tre anelli che quasi le fece male.
Poi, l’aria si riempì di una sottile preghiera. I dischi di avorio
divennero incandescenti come cerchi di fuoco e la luce penetrò nuovamente negli
occhi di Miyon, nonostante lei li avesse chiusi e coperti dalla stoffa rossa.
«Amon, colui
che è
re degli uomini e degli dei
Amon, colui
che non è
La creazione e la distruzione
del mondo
Amon, il nascosto
Il segreto della vita e della
morte
Ra, il sole
La luce e l’oscurità sulla
terra
Ra, la potenza
Il caos e l’ordine nel cielo
Ra, colui
che riscalda
schiavo degli uomini e degli dei»
Dove sono? Che
posto è?
Non riesco a muovermi… Non riesco
a parlare…
Davanti a lei, vi era solo un freddo pavimento di
pietra grigia.
«Puoi alzarti
al cospetto della mia maestà» disse una voce gutturale e autoritaria. La
ragazza, attraverso i cui occhi Miyon ora vedeva, si alzò lentamente dalla
posizione inchinata, lasciando che i suoi lunghi capelli neri e biondi,
raccolti in tante minuscole treccioline, le scendessero a coprirle il seno, totalmente libero da
qualunque abito.
Davanti a lei,
assiso su un trono in legno dorato, stava un uomo
dall’aspetto severo, che la osservava con i suoi occhi neri, scuri e piccoli
come capocchie di spillo. La bocca carnosa era stretta in un rimprovero
silenzioso. Le ciocche di capelli scure che spuntavano dalla sua corona azzurra
come i turchesi di Hathor gli davano un’aria meno
curata, ma non meno regale. Il puzzle del millennio era tenuto, come una reliquia,
su una colonnina di legno di fianco a lui. L’aria attorno era immobile, ma
sapeva di caldo e di deserto. Era l’aria egiziana.
La ragazza
parlò. «Desidero sapere, maestà, se avete accettato la mia richiesta»
La mia voce…
Questa è la mia voce… Sono
io?
Il Faraone
chiuse i suoi occhi, concentratati, muovendo silenziosamente le labbra, come se
pregasse. Quindi li riaprì e guardò la ragazza come se
cercasse di scrutare nei suoi pensieri. «La risposta è si» disse infine, con la
sua voce severa e autoritaria. «Ti affido la custodia delle tombe degli
antenati»
A quella
risposta, la ragazza sorrise soddisfatta, stringendo
più forte l’arco che aveva in mano, e ringraziò con un piccolo inchino.
Custode delle tombe… Come Malik?
«Aspetta,
maestà!» L’uomo seduto per terra al fianco del Faraone si alzò, agitando la sua
lunga capigliatura nera, e pose le due mani in supplica sul braccio che il suo
sovrano teneva sul bracciolo del suo trono verde. «Non mi sembra una buona idea! La principessa Antares
è forte, abile e scaltra di cuore, ma… è… Bè, una
donna!» Le scoccò una rapida occhiata. «Forse sarebbe meglio affidare questo
delicato incarico a qualcun altro… Al figlio degli Ryuu, ad esempio…»
Ma che vuole, questo?
E poi, chi sarebbe questo Ryuu?
Non ci capisco niente!
Il Faraone si
alzò, scostando quel braccio con violenza, facendo cadere sul pavimento di
pietra l’uomo con un sonoro schianto. «Non lo permetto! Il sovrano sono io! Io,
Ra’djedef della tribù Heba. Non permetterò ad altre tribù di ottenere incarichi
importanti! Specie non ai Ryuu» Fece una pausa dopo
la lunga sfuriata. «Perciò sarà Antares,
di Heba, la nuova custode delle tombe» Lo guardò a
lungo, come se fosse uno scorpione. «Non osare mai più toccarmi»
A quel punto,
la principessa Antares sorrise ironicamente. «Mio
buon visir…» mormorò dolcemente, ma più tagliente di un coltello in selce.
«Dovrai abituarti alla mia femminilità, visto che sarò
io il prossimo Faraone…»
Ecco, brava!
Digliene quattro, a quel maschilista schifoso!
«Chi te lo
assicura?» chiese il Faraone, tornando a sedersi sul trono, visibilmente più
calmo.
«Il fatto che sono tua figlia, maestà» Il suo volto tornò serio. «Se mi affidaste il puzzle millenario, potrei allenarmi… I
figli delle altre tribù lo stanno già facendo»
«Ne parleremo
poi, Antares» tagliò corto il re. «Adesso vai, hai un
incarico da assolvere»
Visibilmente
seccata, lei rispose, battendo un piede per terra, «come Horus ordina»
Un leggero tremito, e il
mondo tornò nero e rosso, poiché Miyon aveva ancora gli occhi chiusi, coperti
dalla benda rossa.
Le mani premute sui dischi d’avorio bruciavano in un modo insostenibile.
Note di Akemichan:
Per il passato di questa storia mi sono ispirata alle
parole di Pegasus (almeno, quelle del manga, perché atta tv non credo che lo
dica), secondo cui gli oggetti millenari servivano a stabilire la supremazia
delle dinastie reali. “Heba” vuol dire “gioco” in
egiziano. Invece “Ryuu” è drago ^_- Questo dovrebbe
darvi degli indizi sulla verità del passato…
Per quanto riguarda i labirinti di
Amon-Ra, ne ho tratto spunto dal libro di Wilbur
Smith, che si intitola “il dio del fiume” (se la mia
memoria non fa cilecca ^^’’ se no si intitola “figli del Nilo”… Uno dei due,
comunque). Tra parentesi, è un libro molto bello a livello storico, ve lo
consiglio. Non so se i Labirinti di Amon-Ra siano una
sua invenzione o siano storicamente esistiti… Nei miei libri non ne ho trovato
traccia, però non si può mai dire. Comunque mi
sembrava giusto dirlo. In realtà, nel libro i suddetti labirinti servivano a
prevedere il futuro, non a rivedere il passato, ma io ne ho dato
un’interpretazione tutta mia ^^ Non mi ricordo nemmeno
se nel libro usasse i dischi d’avorio oppure no… ?_? Povera memoria mia…^^’’ In
ogni caso, mi sentivo in dovere di comunicarvi le mie fonti ^^ Al prossimo
venerdì ^^
Reviews:
Kelly: Ho dovuto pubblicare un giorno prima, perché venerdì scorso non potevo proprio,
perciò (dato che io odio i ritardatari è_é) ho
pensato che fosse meglio così. In ogni caso, ho idea che dovrai
aspettare un bel po’ prima di sapere chi è Miyon… :-P Lo rivelo solo nel
penultimo capitolo ^^ Non preoccuparti, fai con calma per la tua storia, io
aspetto. Buona fortuna per l’esame!
Phoenix: Non preoccuparti, piuttosto mi dispiace che
tu abbia dovuto rovinarti gli occhi a leggerli, visto che sono
parecchio lunghetti ^^ Mi fa piacere che la storia ti
piaccia ancora ^^
Ayu-chan: Non preoccuparti, immagino
la pressione che hai avuto ^^ Ma ora è finita, per
fortuna di tutti ^_^ Tienimi acceso il falò! Parlando della storia… In quel
caso Malik aveva ragione, sua sorella continuava ad inveirlo
per nulla…^^’’ E aveva pure rischiato di essere strangolato da Yami…^^ Per
quanto riguarda Yuugi, non mi sta antipatico (ha pure
salvato Yami *_* Così vediamo solo lui…), però non è nemmeno tra i miei
personaggi preferiti, quindi cerco di dargli il giusto spazio e di rispettarne
il carattere… Mi dirai poi se ci sono riuscita ^_- Mi dispiace per Bakura, perché
mi sta simpatico (mi fa troppo ridere ^^), eppure nelle mie storie fa sempre la
parte del cattivo ù_ù Sarà che preferisco Seto *_*
Anche se gli ruberemo tutti i soldi e scapperemo alle Hawaii, lo stimiamo lo
stesso (che è colpa nostra, se lui è multimiliardario? ^^). Alla prossima ^^
*Lamù*: Mi spiace, ma per
scoprire la storia dovrai attendere ancora un pochino ^^ Sono cattivella oggi ^_-
Jaly Chan:
Ah, non preoccuparti ^^ Piuttosto, passato una buona vacanza? (certo che si,
visto che ha usato i miei soldi… N.d.Seto) Sappi che
nel caso decidessi di scrivere quella storia (non
incoraggiarla! N.d.Seto) io
la leggerò di sicuro (ma non ti faceva schifo questa coppia? N.d.Yami che fa da segretario) Si,
infatti ^^ Lo farei solo per far arrabbiare Kaiba :-P (ecco, lo sapevo… E tu
saresti una mia fan? Mi hai anche dato una parte piccolissima in questa storia N.d.Seto offeso) E’ perché preferisco Yami…^^ (ah ah, ben
ti sta N.d.Yami Nessuno ha chiesto il tuo parere! N.d.Seto) No, stavo scherzando ^^
E’ che tu devi occuparti della Kaiba Corp, altrimenti
come faccio a rubarti i soldi truccandoti il bilancio se tu non guadagni?
(appunto…N.d.Seto) Povero Yuugi! Ho dovuto farlo
addormentare in mezzo al corridoio perché avevo bisogno che li lasciasse da
soli…^^’’ (ç_ç sono tutti cattivi con me… N.d.Yuugi) Sono contenta che la fic
ti piaccia e che, soprattutto, ti piaccia Miyon perché in questi capitoli avrà
parecchio spazio (altre brutte figure? Basta! N.d.Miyon in sciopero) Non lo so ancora… *Akemichan
fa la cattivella* Però, dando spazio a Miyon, è come se… Ma è meglio che non
aggiunga altro ^^ Bye a presto ^^
Note di Akemichan (Ma come?
Ancora?! N.d.Tutti)):
Oggi vi porto una “chicca” che ho scoperto in internet l’altro giorno girovagando a caso (pochi ragazzi da quelle parti… N.d.Tutti). Ovviamente il copyright non è mio, ma di “kaiibasetou”. Sono degli stupidissimi test su Yu-Gi-Oh ^^! Se qualcuno avesse voglia di farli questo è il link.