-Se
il mondo dovesse finire, chi
vorresti al tuo fianco?-
Due
lenti scure celarono lo scintillio
perplesso degli occhi dell’Entomologo.
-Rei,
perché le tue domande mancano
sempre di logica?- proferì, fissando scontento il cugino.
-Tu
non preoccupartene e rispondimi- lo
sfidò Rei, sedendosi con un salto sul davanzale della
finestra.
La
figura scura del ragazzo, in netta
contrapposizione alla nivea luce lunare che lo delineava nello sfondo
notturno
con una sinfonia di riflessi argentei, sarebbe parsa poetica a
qualunque animo
artistico, specie se aggiunta a quella punta di mistero che i grossi
occhiali a
forma di farfalla conferivano al viso celato.
Se
solo non ci fosse stato quell’assurdo
sorrisetto sghembo a rovinare l’armonia del tutto…
-Non
vedo il senso nel rispondere a
domande che ne sono prive- sentenziò Shino.
-Potresti
fare un favore al tuo
cuginetto- tentò Rei, inscenando la sua migliore
rappresentazione del cucciolo
adorante.
La
fronte dell’Entomologo si corrugò
spaventosamente, esplicando un’irritazione non indifferente.
-Vogliamo
parlare del mio cuginetto?-
cominciò Shino, con una pericolosa punta di acredine nella
voce. –Nell’ultima
settimana sono stato costretto a monitorarti costantemente come non
farebbe
neppure la tua ombra. Ciononostante sei riuscito ad infilarti in ogni
genere di
situazione assurda, da cui io, con fatica e sudore, sono stato
obbligato a
tirarti fuori-
-Ho
aggiunto un po’ di sale alla tua
vita, dovresti ringraziarmi- sorrise immancabilmente il ragazzo.
Se
c’era una cosa in cui Rei eccelleva,
era il rivoltare completamente una situazione affinché gli
fosse favorevole: lui
non sbagliava le dosi nel preparare la cena, era il libro che aveva un
errore
di stampa; lui non dormiva a occhi aperti, stava semplicemente
riposando la
mente affinché fosse più scattante in seguito.
E
mille altri esempi che un cervello
umano non sarebbe stato capace di catalogare.
-Sai
che non ti risponderò-
-Sai
che ti farò dannare finché non mi
avrai risposto-
Shino
si volse con mortale lentezza
verso il cugino.
Non
stava scherzando: quell’inquietante
mezzo ghigno che gli increspava le labbra era il chiaro ed allarmante
segnale
che non stava affatto scherzando.
E
Rei riusciva ad essere una calamità
naturale anche solo respirando… non osava immaginare cosa
sarebbe stato in
grado di fare se la sua natura diabolica di fosse messa in moto al fine
di
distruggere la sua stabilità psichica. Le bibliche piaghe
d’Egitto sarebbero
state bollate come “innocui scherzetti puerili” a
confronto.
-Rei,
sei un…-
Il
dizionario dell’Aburame vacillò: come
definire il cugino? Qualunque paragone con il regno animale o
mitologico era
assolutamente impossibile: era sicuro che Rei sarebbe riuscito a
mandare al manicomio
Satana in persona, se si fosse impegnato.
Non
c’era nessuno più…
più… più Rei
di lui!
Le
spalle si afflosciarono mentre le
labbra, sconfitte, formularono sinteticamente la risposta:
-Non
vorrei nessuno-
La
testa del cugino si reclinò, in una
buffa esternazione di perplessità.
-Nessuno?-
-Nessuno
dovrebbe mai testimoniare la
fine di un Aburame- decretò Shino, altero. –Ne va
dell’onorabilità del Clan-
-Ma
se il mondo dovesse finire, a chi
mai potrebbe raccontarlo quel disgraziato?- obiettò Rei,
dondolandosi
pigramente all’indietro.
-E’
una questione di principio, di
valori immutabili del Clan- argomentò Shino, sicuro che
simili concetti fossero
stati cancellati molto tempo prima dal dizionario del cugino.
–E smettila di
dondolarti-
-Perché?-
la faccia di Rei sembrò
assumere la forma di un gigantesco punto interrogativo, mentre il busto
proseguiva imperterrito la sua oscillazione.
-Perché
siamo al secondo piano- lo
informò Shino.
Possibile
che il cugino fosse talmente
irresponsabile da voler sfidare non solo lui, ma persino le leggi della
gravità?
Domanda
stupida.
Chiunque
sfidi un Aburame farebbe meglio
a buttarsi, cosparso di formaggio, in una colonia di ratti a digiuno:
in questo
modo guadagnerebbe una fine più rapida ed indolore.
Ovvio
che per uno scapestrato che non
esitava ad infastidire gli stessi componenti del Clan la
gravità apparisse come
un’inezia da stuzzicare.
-Non
preoccuparti- assicurò Rei,
altalenando con più vigore sul davanzale. –Mi dici
sempre che ho la testa dura,
no? Se dovessi cadere, sarebbe il suolo a farne le spese, non il mio
cranio-
-Questo
è ovvio, visto che la tua testa
è unicamente osso- confermò a bruciapelo Shino.
–Ma forse il tuo collo, le tue
braccia, le tue gambe o la tua spina dorsale non vantano la medesima
resistenza. E hai una vaga idea di chi
dovrà assisterti se diventi paralitico?-
Rei
mugugnò come per effetto di un
intensa attività cerebrale mentre la sua schiena si stendeva
diagonalmente.
-C’è
una bella luna, sai?- proruppe
all’improvviso, sporgendosi all’indietro con le
testa per osservare meglio
l’astro notturno.
-Non
potresti guardarla dalla finestra
come fanno tutte le persone normali?- domandò Shino,
cercando di non far
trapelare dalla voce l’ansia che gli provocava la vista del
cugino così esposto
al pericolo di una caduta.
-Oh,
no, perderebbe gran parte del suo
fascino- affermò Rei, inclinandosi ancora di più,
così che i capelli neri
ricadessero nell’aria come tende corvine smosse dalla brezza
notturna.
Poi
gli eventi si succedettero con la
spaventosa velocità di un battito di ciglia: tutto il corpo
di Rei oscillò
nella perdita dell’equilibrio, ed un grido strozzato di
spavento si fece strada
tra le labbra dell’Aburame. Contemporaneamente, i muscoli di
Shino scattarono
con la velocità che lo aveva reso famoso nel mondo dei
ninja: le gambe
raggiunsero in un attimo la finestra, e le braccia andarono a serrarsi
attorno
alla schiena di Rei, tirandolo all’interno della stanza, al
sicuro da quei
pericolosi metri di caduta libera.
Non
aveva previsto però che Rei si sarebbe
addossato a lui a peso morto, facendo rovinare entrambi a terra.
Gli
occhiali degli Aburame vennero
scaraventati sul pavimento con un penoso rumore secco, che parve quasi
una
protesta delle lenti maltrattate.
Shino
impiegò qualche secondo per districare
stomaco e polmoni, attorcigliatisi per l’urto e per il peso
di Rei che li
opprimeva; utilizzò i medesimi istanti in cui il suo
apparato respiratorio si
ricordò in che modo inalare aria per comporre il rosario di
improperi che
avrebbe snocciolato al cugino, le cui spalle saltellavano per i
singhiozzi
trattenuti.
Ma
le lacrime di pentimento non
avrebbero certo funzionato con lui: il consanguineo meritava di pagare
per
l’enorme spavento che gli aveva fatto prendere e…
Non
stava piangendo.
Quello
scapestrato stava ridendo.
-Fregato!-
esultò Rei, posizionandosi
comodamente con le mani congiunte sul petto del cugino.
Un
formicolio intenso ai palmi avvisò
Shino che ogni cellula del suo corpo esigeva l’esecuzione
immediata dell’essere
che sostava sul suo torace. Tuttavia, prima che l’istinto
attuasse il suo piano
omicida, la razionalità intervenne diplomaticamente facendo
notare che, se Rei
non fosse morto sul colpo, sarebbe toccato a quelle stesse membra che
lo
volevano vedere in un mare di sangue accudirlo vita natural durante.
L’agghiacciante prospettiva convinse alla calma il sangue
ribollente di
malvagie intenzioni.
-Tu
sei il maestro degli scherzi
stupidi- articolò Shino, marcando ogni parola di acredine.
-Se
tu fossi un tantino più
comunicativo, non sarei costretto a ricorrere a questi mezzi per
provare quanto
tieni a me- protestò Rei, adagiando il mento affilato sui
dorsi delle mani.
-Il
suicidio non mi sembra un test
intelligente da fare- contestò Shino, fissando con
disapprovazione
l’espressione sorniona del cugino.-Volevi sperimentare in
anticipo la fine del
mondo, per caso?-
Il
ghigno di Rei si addolcì in un
sorriso quando le sue labbra si piegarono a mormorare:
-Non
pensi però che sarebbe triste
essere soli, alla fine di tutto?-
Shino
rimase oltremodo spiazzato dal
repentino cambio di discorso operato dal consanguineo che, come la sua
natura
perversa gli suggeriva di fare, approfittò immediatamente
della falla nella
corazza del cugino per insistere:
-Dire
di non avere nessuno di tanto caro
con cui voler condividere gli ultimi istanti, è come dire di
non aver mai
vissuto- una delle mani si districò dall’intreccio
di dita e andò a posarsi sul
cuore dell’Aburame sottomesso. –E’ come
dire di non aver mai provato dei
sentimenti-
-Rei,
mi sto stancando…- provò ad
ammonirlo Shino, ma Rei proseguì, imperterrito come un carro
armato:
-Se
arrivasse la fine del mondo, vorrei
averti al mio fianco, Shino. Non vorrei dividerti con nessuno-
Shino
fece finta di non aver colto il
significato reale di quell’affermazione: era troppo profondo
per essere
sopportato così, all’improvviso. Era come buttare
un carico di pietre sulla
schiena di un mulo stanco e pretendere che le trasportasse.
-Egoista-
lo etichettò, tentando di
divincolarsi. –E se io non volessi restarti accanto?-
-Ti
costringerei- asserì Rei, come se
calpestare la volontà altrui fosse la cosa più
ovvia del mondo.
-Egocentrico-
brontolò Shino, cercando
di scrollarsi quei chili di Aburame in più di dosso e,
specialmente, di
allontanare quella maledetta mano dal suo sterno: poteva irrigidire i
muscoli
facciali, poteva mantenere costante il tono della voce, ma non poteva
controllare i battiti del cuore.
E
quei traditori stavano rivelando in
maniera piuttosto imbarazzante ai polpastrelli di Rei quale fosse il
reale effetto
che la sua vicinanza sortiva sul cugino apparentemente indifferente.
Quel
tentativo non sfuggì agli occhi
chiari che lo fissavano dall’alto. Con un gesto dalla
studiata lentezza,
l’Aburame più sfacciato mosse la mano libera
andando ad afferrare quella del
cugino e, senza mai distogliere lo sguardo da quello finalmente
scoperto del
giovane, andò ad appoggiare il palmo recalcitrante sul
proprio petto.
Rei
accolse la notizia con un sorriso,
Shino con un increspamento appena accentato delle labbra, celato
dall’ampio
colletto; i recettori nervosi stavano comunicando ai due ragazzi una
novità che
avrebbe ispirato i poeti e fatto storcere il naso ai cinici: i loro
cuori
scandivano un ritmo quasi identico, testimone di una medesima emozione.
Il
palmo di Rei percorse lentamente il
torace del cugino in senso verticale, passando dalla clavicola e
sfiorando
appena il collo con le dita, prima di andarsi a posizionare sul
pavimento a
fianco della testa dell’Aburame, permettendo al ragazzo un
migliore appoggio quando
fece per chinarsi sul consanguineo.
-Non
avevi detto che volevi avermi solo
per te alla fine del mondo?- sottolineò Shino, polemico come
sempre.
Rei
sospirò come divertito da una
replica assurda ed infantile.
Lasciò
libera la mano di Shino in modo
da poter afferrare con le dita il largo bavero della maglia del cugino,
facendolo scivolare in basso in modo da scoprire la bocca,
deliziosamente
serrata in un’espressione imbronciata.
-Quando
mai ho detto che ti avrei voluto
solo per me unicamente in quel
momento?- ghignò sardonico.
Le
labbra e gli occhi di Shino si
indurirono in quella che, agli inesperti, sarebbe parsa
un’espressione di puro
odio; solo Rei sapeva che ciò che intorbidava quelle iridi
così raramente
scoperte non era affatto rancore, semplicemente un amore che il cugino
avrebbe
preferito elargire ad una persona meno problematica del sadico ragazzo
che lo
sovrastava.
Rei
avvertì i polsi del cugino
accucciarsi dietro la sua nuca, mentre le dita si perdevano nei capelli
morbidi.
-Sei
un opportunista, Rei-
Shino
non poté esimersi dall’ostentare
ancora una volta la sua –finta- disapprovazione per quanto il
cugino stava
facendo.
-Non
sei tu quello che sta ottenendo ciò
che vuole senza muovere un dito e senza neppure essere costretto a
cedere un
po’ del suo orgoglio per ammettere di essere innamorato?- lo
sfidò Rei,
fermandosi a pochi millimetri dalle labbra del cugino. –Chi
sarebbe
l’opportunista?-
-Rei,
ti ho mai chiesto dei favori
irrealizzabili?- sbuffò Shino, aggirando la domanda.
-No…-
-Te
ne chiedo uno ora: taci, per
cortesia-
Rei
eseguì l’ordine recuperando il suo
iniziale ghigno ferino, trovando un’occupazione
più piacevole del dialogo per
la sua bocca.
Non
era la prima volta che baciava il
cugino, ma gli piaceva comportarsi sempre come se non lo avesse mai
fatto
prima, come se non conoscesse le reazioni del consanguineo: attese
paziente
quei pochi secondi in cui le labbra dell’altro Aburame
rimasero ermeticamente
serrate, in un estremo quanto menzognero tentativo di ostentare
un’indignazione
inesistente.
Poi
Rei ebbe finalmente il consenso di
approfondire il contatto: la bocca di Shino si schiuse, in un invito
troppo
allettante per essere ignorato.
Mordicchiò
il labbro inferiore del
consanguineo per comunicargli la fine del bacio, poco prima di
staccarsi per
fissarlo da quella posizione privilegiata che nessuno, a parte lui,
poteva
vantare tra le sue esperienze.
Più
che dalle labbra, ora rosse e
bagnate, la sua attenzione venne calamitata dagli occhi del cugino,
così rari
da poter ammirare senza le lenti scure come scudo.
Non
avrebbe saputo dire esattamente
quanto a lungo rimase a fissare le iridi del consanguineo: il tempo
sembrò
quasi assumere una dimensione acquosa, impossibile da scandire,
impossibile da
intrappolare in un orologio, impossibile da definire… e
tremendamente bella da
vivere.
Un
minuto, un’ora o tutta l’eternità,
non importava: l’unica cosa che Rei ricordava era il colore
magnetico delle
iridi del cugino, che lui poteva finalmente sondare sfogliando le sue
memorie,
leggendo i suoi pensieri, toccando i suoi sentimenti.
Ora
capiva perché Shino li teneva sempre
nascosti; girare senza occhiali da sole sarebbe stato come mettere un
forziere
ricolmo di gioielli su un terrazzo incustodito: chiunque avrebbe
cercato di
allungare le proprie sudice zampe per avere una parte di quel bottino
succulento.
-Che
stai facendo?-
Il
richiamo dell’altro Aburame non poté
celare del tutto una vibrazione irritata: Shino detestava essere
osservato
troppo a lungo; come ogni buon Entomologo, preferiva fare la parte
dello
scienziato piuttosto che quella della cavia.
La
consueta malizia cedette
momentaneamente il posto ad una dolcezza sconcertante quando Rei
bisbigliò:
-Sei
bello, Shino-
Normalmente,
lo scatto sarebbe stato celato
dai fidatissimi occhiali, ma, in quell’occasione,
all’irriverente Aburame fu
concesso di vedere con sconcertante chiarezza gli occhi del cugino
spalancarsi
per la sorpresa.
-Sei
un idiota, Rei- bofonchiò l’Entomologo.
-Ti
stai dando del racchione da solo, lo
sai?- lo prese in giro il consanguineo.
-Rei…-
-Lo
so, lo so- cedette l’interpellato,
tornando ad abbassarsi sul corpo steso sotto di lui. –Devo
stare zitto…-
-Tanto
lo so che non rinuncerai mai a
dar fiato alla tua bocca- si risentì Shino, accartocciando
le labbra in un’espressione
imbronciata.
-Probabile-
asserì Rei, ghigliottinando
ogni possibile risposta del cugino andando a solleticare con la punta
della
lingua il percorso della carotide.
La
bocca scese lungo il corpo del
ragazzo, mentre le mani si adoperavano a rimuovere ogni intralcio di
tessuto: i
bottoni lasciarono le asole in modo che i lembi della maglia potessero
essere
spalancati, consentendo un’agevole discesa della bocca,
impegnata con dovizia a
stuzzicare ogni lembo di pelle che veniva alla luce.
Le
dita di Shino si contrassero quasi
volessero affondare nel pavimento ligneo quando le labbra del cugino
andarono a
succhiare la parte più scura dei suoi pettorali; il busto si
inarcò, soffocando
a stento un sospiro poco elegante, mentre la lingua del compagno
ripassava la
linea degli addominali.
Incrociò
istintivamente le gambe quando
i polpastrelli del cugino andarono ad armeggiare con la zip dei
pantaloni, ma
le carezze amorevoli che il ragazzo elargì ai muscoli tesi
delle cosce e quelle
più lascive che fece scivolare sulla carne più
sensibile del giovane
soggiogarono la volontà delle ginocchia ostili,
convincendole ad allargarsi una
volta liberate dai pantaloni e dall’intimo.
-Sei
bello, Shino- ripeté Rei,
massaggiando la sessualità del compagno con i movimenti
esperti che avevano il
potere di ridurre i neuroni del malcapitato ad un’informe
massa indistinta.
-Lo
hai già detto- ansò Shino,
arpionandosi alle spalle del cugino mentre il corpo bollente prendeva a
tremare.
-Sei
bello- ribadì l’Aburame,
completando il lavoro sulla carne tesa.
Gli
occhi liquidi, le labbra ciliegia,
il corpo mosso dagli ansiti che uscivano ad intervalli spezzati dalla
bocca
socchiusa del ragazzo: era tremendamente bello, Shino, ancora di
più quando si
lasciava alle spalle la maschera di freddezza che lo contraddistingueva.
-Non
permettere mai a nessuno di vedere
questo lato di te- sussurrò Rei sulla fronte sudata del
cugino.
Le
gambe dell’Entomologo andarono ad
abbracciare il bacino dell’Aburame che lo sovrastava, mentre
le braccia
stringevano la presa attorno al collo così che Rei fosse
costretto ad
appoggiare l’orecchio alle labbra del consanguineo.
-E
tu non permettere a nessuno di
prendere il mio posto- sibilò Shino con un tono che voleva
essere
intimidatorio.
-Dubbio
inutile- affermò Rei, stringendo
a sé il corpo caldo del compagno. –Sai che alla
fine del mondo vorrei averti
con me… quindi starò al tuo fianco fino a quel
momento-
-Questa
è una minaccia- alitò Shino,
premendo più saldamente con le gambe sui fianchi del cugino.
-Ovviamente-
ghignò Rei, mordendo
malizioso la spalla del giovane. –Che ti aspettavi da uno
come me?-
***
La
Luna, che aveva visto la serata
nascere con un litigio, la vide concludere con l’unione di
due amanti.
Se
avesse assecondato la sua natura
femminile, probabilmente avrebbe chiamato a raccolta tutte le stelle
lì intorno
per assistere di nascosto a quella danza peccaminosa.
Se
avesse avuto un cuore, probabilmente
avrebbe battuto di vergogna per essere inciampata a quel modo
nell’intimità di
due innamorati, e palpitato di emozione nel leggere il sentimento
insito nel
continuo cercarsi degli occhi dei due, e l’affondare nelle
iridi dell’altro una
volta raggiunta la meta.
Ma
la Luna non fece nulla di tutto
questo: rimase appesa nel cielo nella sua quieta indifferenza, ad
osservare
placida i movimenti dei due giovani, senza capire perché le
braccia dei due
sentissero il continuo bisogno di circondare il corpo
dell’altro, senza
comprendere come le spinte del ragazzo corvino, all’apparenza
dolorose,
continuassero ad essere accettate, e addirittura incoraggiate, dal
giovane
steso sotto di lui, senza intuire quale fosse l’emozione che
spingeva gli Aburame
a darsi battaglia per poi unirsi come se non aspettassero altro da
tutta la
vita.
Non
lo capiva, ma quel sentimento era
talmente sincero che persino la sua scorza rocciosa lo
avvertì. Lo percepì
senza però poterlo condividere.
In
quel momento ringraziò i Numi di non
averle donato un’anima, poiché altrimenti le
lacrime avrebbero eroso i suoi
crateri.
Ciò
che aveva visto da quella finestra
nessuno avrebbe mai potuto donarlo a lei.
E
quel qualcosa era talmente bello che la
consapevolezza di non poterlo mai sentirlo nascere dentro di
sé le avrebbe
fatto versare tante lacrime che avrebbe sommerso il mondo.
Sei
bello, Shino.
E
tu sei un idiota, Rei. Ma sei bello, a modo tuo.
Amo questo pairing, lo adoro <3 e mi auguro di avervi fatto condividere almeno una biciola della sua bellezza.
Sperando di aver trattato in maniera adeguata questa splendida coppia,
Happy Birthday Shino!
P.S. a questo punto penso lo avrete capito, ma lo chiarisco ugualmente: la prima parte del titolo si riferisce alla sezione della one dedicata alla coppia, la seconda ai pensieri della Luna ^^