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Autore: HamletRedDiablo    23/01/2010    3 recensioni
-Se il mondo dovesse finire, chi vorresti al tuo fianco?-
Medita bene la risposta, perché i suoi effetti potrebbero sorprenderti...
[Buon Compleanno Shino!]
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shino Aburame
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Se il mondo dovesse finire, chi vorresti al tuo fianco?-

Due lenti scure celarono lo scintillio perplesso degli occhi dell’Entomologo.

-Rei, perché le tue domande mancano sempre di logica?- proferì, fissando scontento il cugino.

-Tu non preoccupartene e rispondimi- lo sfidò Rei, sedendosi con un salto sul davanzale della finestra.

La figura scura del ragazzo, in netta contrapposizione alla nivea luce lunare che lo delineava nello sfondo notturno con una sinfonia di riflessi argentei, sarebbe parsa poetica a qualunque animo artistico, specie se aggiunta a quella punta di mistero che i grossi occhiali a forma di farfalla conferivano al viso celato.

Se solo non ci fosse stato quell’assurdo sorrisetto sghembo a rovinare l’armonia del tutto…

-Non vedo il senso nel rispondere a domande che ne sono prive- sentenziò Shino.

-Potresti fare un favore al tuo cuginetto- tentò Rei, inscenando la sua migliore rappresentazione del cucciolo adorante.

La fronte dell’Entomologo si corrugò spaventosamente, esplicando un’irritazione non indifferente.

-Vogliamo parlare del mio cuginetto?- cominciò Shino, con una pericolosa punta di acredine nella voce. –Nell’ultima settimana sono stato costretto a monitorarti costantemente come non farebbe neppure la tua ombra. Ciononostante sei riuscito ad infilarti in ogni genere di situazione assurda, da cui io, con fatica e sudore, sono stato obbligato a tirarti fuori-

-Ho aggiunto un po’ di sale alla tua vita, dovresti ringraziarmi- sorrise immancabilmente il ragazzo.

Se c’era una cosa in cui Rei eccelleva, era il rivoltare completamente una situazione affinché gli fosse favorevole: lui non sbagliava le dosi nel preparare la cena, era il libro che aveva un errore di stampa; lui non dormiva a occhi aperti, stava semplicemente riposando la mente affinché fosse più scattante in seguito.

E mille altri esempi che un cervello umano non sarebbe stato capace di catalogare.

-Sai che non ti risponderò-

-Sai che ti farò dannare finché non mi avrai risposto-

Shino si volse con mortale lentezza verso il cugino.

Non stava scherzando: quell’inquietante mezzo ghigno che gli increspava le labbra era il chiaro ed allarmante segnale che non stava affatto scherzando.

E Rei riusciva ad essere una calamità naturale anche solo respirando… non osava immaginare cosa sarebbe stato in grado di fare se la sua natura diabolica di fosse messa in moto al fine di distruggere la sua stabilità psichica. Le bibliche piaghe d’Egitto sarebbero state bollate come “innocui scherzetti puerili” a confronto.

-Rei, sei un…-

Il dizionario dell’Aburame vacillò: come definire il cugino? Qualunque paragone con il regno animale o mitologico era assolutamente impossibile: era sicuro che Rei sarebbe riuscito a mandare al manicomio Satana in persona, se si fosse impegnato.

Non c’era nessuno più… più… più Rei di lui!

Le spalle si afflosciarono mentre le labbra, sconfitte, formularono sinteticamente la risposta:

-Non vorrei nessuno-

La testa del cugino si reclinò, in una buffa esternazione di perplessità.

-Nessuno?-

-Nessuno dovrebbe mai testimoniare la fine di un Aburame- decretò Shino, altero. –Ne va dell’onorabilità del Clan-

-Ma se il mondo dovesse finire, a chi mai potrebbe raccontarlo quel disgraziato?- obiettò Rei, dondolandosi pigramente all’indietro.

-E’ una questione di principio, di valori immutabili del Clan- argomentò Shino, sicuro che simili concetti fossero stati cancellati molto tempo prima dal dizionario del cugino. –E smettila di dondolarti-

-Perché?- la faccia di Rei sembrò assumere la forma di un gigantesco punto interrogativo, mentre il busto proseguiva imperterrito la sua oscillazione.

-Perché siamo al secondo piano- lo informò Shino.

Possibile che il cugino fosse talmente irresponsabile da voler sfidare non solo lui, ma persino le leggi della gravità?

Domanda stupida.

Chiunque sfidi un Aburame farebbe meglio a buttarsi, cosparso di formaggio, in una colonia di ratti a digiuno: in questo modo guadagnerebbe una fine più rapida ed indolore.

Ovvio che per uno scapestrato che non esitava ad infastidire gli stessi componenti del Clan la gravità apparisse come un’inezia da stuzzicare.

-Non preoccuparti- assicurò Rei, altalenando con più vigore sul davanzale. –Mi dici sempre che ho la testa dura, no? Se dovessi cadere, sarebbe il suolo a farne le spese, non il mio cranio-

-Questo è ovvio, visto che la tua testa è unicamente osso- confermò a bruciapelo Shino. –Ma forse il tuo collo, le tue braccia, le tue gambe o la tua spina dorsale non vantano la medesima resistenza. E hai una vaga idea di chi dovrà assisterti se diventi paralitico?-

Rei mugugnò come per effetto di un intensa attività cerebrale mentre la sua schiena si stendeva diagonalmente.

-C’è una bella luna, sai?- proruppe all’improvviso, sporgendosi all’indietro con le testa per osservare meglio l’astro notturno.

-Non potresti guardarla dalla finestra come fanno tutte le persone normali?- domandò Shino, cercando di non far trapelare dalla voce l’ansia che gli provocava la vista del cugino così esposto al pericolo di una caduta.

-Oh, no, perderebbe gran parte del suo fascino- affermò Rei, inclinandosi ancora di più, così che i capelli neri ricadessero nell’aria come tende corvine smosse dalla brezza notturna.

Poi gli eventi si succedettero con la spaventosa velocità di un battito di ciglia: tutto il corpo di Rei oscillò nella perdita dell’equilibrio, ed un grido strozzato di spavento si fece strada tra le labbra dell’Aburame. Contemporaneamente, i muscoli di Shino scattarono con la velocità che lo aveva reso famoso nel mondo dei ninja: le gambe raggiunsero in un attimo la finestra, e le braccia andarono a serrarsi attorno alla schiena di Rei, tirandolo all’interno della stanza, al sicuro da quei pericolosi metri di caduta libera.

Non aveva previsto però che Rei si sarebbe addossato a lui a peso morto, facendo rovinare entrambi a terra.

Gli occhiali degli Aburame vennero scaraventati sul pavimento con un penoso rumore secco, che parve quasi una protesta delle lenti maltrattate.

Shino impiegò qualche secondo per districare stomaco e polmoni, attorcigliatisi per l’urto e per il peso di Rei che li opprimeva; utilizzò i medesimi istanti in cui il suo apparato respiratorio si ricordò in che modo inalare aria per comporre il rosario di improperi che avrebbe snocciolato al cugino, le cui spalle saltellavano per i singhiozzi trattenuti.

Ma le lacrime di pentimento non avrebbero certo funzionato con lui: il consanguineo meritava di pagare per l’enorme spavento che gli aveva fatto prendere e…

Non stava piangendo.

Quello scapestrato stava ridendo.

-Fregato!- esultò Rei, posizionandosi comodamente con le mani congiunte sul petto del cugino.

Un formicolio intenso ai palmi avvisò Shino che ogni cellula del suo corpo esigeva l’esecuzione immediata dell’essere che sostava sul suo torace. Tuttavia, prima che l’istinto attuasse il suo piano omicida, la razionalità intervenne diplomaticamente facendo notare che, se Rei non fosse morto sul colpo, sarebbe toccato a quelle stesse membra che lo volevano vedere in un mare di sangue accudirlo vita natural durante. L’agghiacciante prospettiva convinse alla calma il sangue ribollente di malvagie intenzioni.

-Tu sei il maestro degli scherzi stupidi- articolò Shino, marcando ogni parola di acredine.

-Se tu fossi un tantino più comunicativo, non sarei costretto a ricorrere a questi mezzi per provare quanto tieni a me- protestò Rei, adagiando il mento affilato sui dorsi delle mani.

-Il suicidio non mi sembra un test intelligente da fare- contestò Shino, fissando con disapprovazione l’espressione sorniona del cugino.-Volevi sperimentare in anticipo la fine del mondo, per caso?-

Il ghigno di Rei si addolcì in un sorriso quando le sue labbra si piegarono a mormorare:

-Non pensi però che sarebbe triste essere soli, alla fine di tutto?-

Shino rimase oltremodo spiazzato dal repentino cambio di discorso operato dal consanguineo che, come la sua natura perversa gli suggeriva di fare, approfittò immediatamente della falla nella corazza del cugino per insistere:

-Dire di non avere nessuno di tanto caro con cui voler condividere gli ultimi istanti, è come dire di non aver mai vissuto- una delle mani si districò dall’intreccio di dita e andò a posarsi sul cuore dell’Aburame sottomesso. –E’ come dire di non aver mai provato dei sentimenti-

-Rei, mi sto stancando…- provò ad ammonirlo Shino, ma Rei proseguì, imperterrito come un carro armato:

-Se arrivasse la fine del mondo, vorrei averti al mio fianco, Shino. Non vorrei dividerti con nessuno-

Shino fece finta di non aver colto il significato reale di quell’affermazione: era troppo profondo per essere sopportato così, all’improvviso. Era come buttare un carico di pietre sulla schiena di un mulo stanco e pretendere che le trasportasse.

-Egoista- lo etichettò, tentando di divincolarsi. –E se io non volessi restarti accanto?-

-Ti costringerei- asserì Rei, come se calpestare la volontà altrui fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Egocentrico- brontolò Shino, cercando di scrollarsi quei chili di Aburame in più di dosso e, specialmente, di allontanare quella maledetta mano dal suo sterno: poteva irrigidire i muscoli facciali, poteva mantenere costante il tono della voce, ma non poteva controllare i battiti del cuore.

E quei traditori stavano rivelando in maniera piuttosto imbarazzante ai polpastrelli di Rei quale fosse il reale effetto che la sua vicinanza sortiva sul cugino apparentemente indifferente.

Quel tentativo non sfuggì agli occhi chiari che lo fissavano dall’alto. Con un gesto dalla studiata lentezza, l’Aburame più sfacciato mosse la mano libera andando ad afferrare quella del cugino e, senza mai distogliere lo sguardo da quello finalmente scoperto del giovane, andò ad appoggiare il palmo recalcitrante sul proprio petto.

Rei accolse la notizia con un sorriso, Shino con un increspamento appena accentato delle labbra, celato dall’ampio colletto; i recettori nervosi stavano comunicando ai due ragazzi una novità che avrebbe ispirato i poeti e fatto storcere il naso ai cinici: i loro cuori scandivano un ritmo quasi identico, testimone di una medesima emozione.

Il palmo di Rei percorse lentamente il torace del cugino in senso verticale, passando dalla clavicola e sfiorando appena il collo con le dita, prima di andarsi a posizionare sul pavimento a fianco della testa dell’Aburame, permettendo al ragazzo un migliore appoggio quando fece per chinarsi sul consanguineo.

-Non avevi detto che volevi avermi solo per te alla fine del mondo?- sottolineò Shino, polemico come sempre.

Rei sospirò come divertito da una replica assurda ed infantile.

Lasciò libera la mano di Shino in modo da poter afferrare con le dita il largo bavero della maglia del cugino, facendolo scivolare in basso in modo da scoprire la bocca, deliziosamente serrata in un’espressione imbronciata.

-Quando mai ho detto che ti avrei voluto solo per me unicamente in quel momento?- ghignò sardonico.

Le labbra e gli occhi di Shino si indurirono in quella che, agli inesperti, sarebbe parsa un’espressione di puro odio; solo Rei sapeva che ciò che intorbidava quelle iridi così raramente scoperte non era affatto rancore, semplicemente un amore che il cugino avrebbe preferito elargire ad una persona meno problematica del sadico ragazzo che lo sovrastava.

Rei avvertì i polsi del cugino accucciarsi dietro la sua nuca, mentre le dita si perdevano nei capelli morbidi.

-Sei un opportunista, Rei-

Shino non poté esimersi dall’ostentare ancora una volta la sua –finta- disapprovazione per quanto il cugino stava facendo.

-Non sei tu quello che sta ottenendo ciò che vuole senza muovere un dito e senza neppure essere costretto a cedere un po’ del suo orgoglio per ammettere di essere innamorato?- lo sfidò Rei, fermandosi a pochi millimetri dalle labbra del cugino. –Chi sarebbe l’opportunista?-

-Rei, ti ho mai chiesto dei favori irrealizzabili?- sbuffò Shino, aggirando la domanda.

-No…-

-Te ne chiedo uno ora: taci, per cortesia-

Rei eseguì l’ordine recuperando il suo iniziale ghigno ferino, trovando un’occupazione più piacevole del dialogo per la sua bocca.

Non era la prima volta che baciava il cugino, ma gli piaceva comportarsi sempre come se non lo avesse mai fatto prima, come se non conoscesse le reazioni del consanguineo: attese paziente quei pochi secondi in cui le labbra dell’altro Aburame rimasero ermeticamente serrate, in un estremo quanto menzognero tentativo di ostentare un’indignazione inesistente.

Poi Rei ebbe finalmente il consenso di approfondire il contatto: la bocca di Shino si schiuse, in un invito troppo allettante per essere ignorato.

Mordicchiò il labbro inferiore del consanguineo per comunicargli la fine del bacio, poco prima di staccarsi per fissarlo da quella posizione privilegiata che nessuno, a parte lui, poteva vantare tra le sue esperienze.

Più che dalle labbra, ora rosse e bagnate, la sua attenzione venne calamitata dagli occhi del cugino, così rari da poter ammirare senza le lenti scure come scudo.

Non avrebbe saputo dire esattamente quanto a lungo rimase a fissare le iridi del consanguineo: il tempo sembrò quasi assumere una dimensione acquosa, impossibile da scandire, impossibile da intrappolare in un orologio, impossibile da definire… e tremendamente bella da vivere.

Un minuto, un’ora o tutta l’eternità, non importava: l’unica cosa che Rei ricordava era il colore magnetico delle iridi del cugino, che lui poteva finalmente sondare sfogliando le sue memorie, leggendo i suoi pensieri, toccando i suoi sentimenti.

Ora capiva perché Shino li teneva sempre nascosti; girare senza occhiali da sole sarebbe stato come mettere un forziere ricolmo di gioielli su un terrazzo incustodito: chiunque avrebbe cercato di allungare le proprie sudice zampe per avere una parte di quel bottino succulento.

-Che stai facendo?-

Il richiamo dell’altro Aburame non poté celare del tutto una vibrazione irritata: Shino detestava essere osservato troppo a lungo; come ogni buon Entomologo, preferiva fare la parte dello scienziato piuttosto che quella della cavia.

La consueta malizia cedette momentaneamente il posto ad una dolcezza sconcertante quando Rei bisbigliò:

-Sei bello, Shino-

Normalmente, lo scatto sarebbe stato celato dai fidatissimi occhiali, ma, in quell’occasione, all’irriverente Aburame fu concesso di vedere con sconcertante chiarezza gli occhi del cugino spalancarsi per la sorpresa.

-Sei un idiota, Rei- bofonchiò l’Entomologo.

-Ti stai dando del racchione da solo, lo sai?- lo prese in giro il consanguineo.

-Rei…-

-Lo so, lo so- cedette l’interpellato, tornando ad abbassarsi sul corpo steso sotto di lui. –Devo stare zitto…-

-Tanto lo so che non rinuncerai mai a dar fiato alla tua bocca- si risentì Shino, accartocciando le labbra in un’espressione imbronciata.

-Probabile- asserì Rei, ghigliottinando ogni possibile risposta del cugino andando a solleticare con la punta della lingua il percorso della carotide.

La bocca scese lungo il corpo del ragazzo, mentre le mani si adoperavano a rimuovere ogni intralcio di tessuto: i bottoni lasciarono le asole in modo che i lembi della maglia potessero essere spalancati, consentendo un’agevole discesa della bocca, impegnata con dovizia a stuzzicare ogni lembo di pelle che veniva alla luce.

Le dita di Shino si contrassero quasi volessero affondare nel pavimento ligneo quando le labbra del cugino andarono a succhiare la parte più scura dei suoi pettorali; il busto si inarcò, soffocando a stento un sospiro poco elegante, mentre la lingua del compagno ripassava la linea degli addominali.

Incrociò istintivamente le gambe quando i polpastrelli del cugino andarono ad armeggiare con la zip dei pantaloni, ma le carezze amorevoli che il ragazzo elargì ai muscoli tesi delle cosce e quelle più lascive che fece scivolare sulla carne più sensibile del giovane soggiogarono la volontà delle ginocchia ostili, convincendole ad allargarsi una volta liberate dai pantaloni e dall’intimo.

-Sei bello, Shino- ripeté Rei, massaggiando la sessualità del compagno con i movimenti esperti che avevano il potere di ridurre i neuroni del malcapitato ad un’informe massa indistinta.

-Lo hai già detto- ansò Shino, arpionandosi alle spalle del cugino mentre il corpo bollente prendeva a tremare.

-Sei bello- ribadì l’Aburame, completando il lavoro sulla carne tesa.

Gli occhi liquidi, le labbra ciliegia, il corpo mosso dagli ansiti che uscivano ad intervalli spezzati dalla bocca socchiusa del ragazzo: era tremendamente bello, Shino, ancora di più quando si lasciava alle spalle la maschera di freddezza che lo contraddistingueva.

-Non permettere mai a nessuno di vedere questo lato di te- sussurrò Rei sulla fronte sudata del cugino.

Le gambe dell’Entomologo andarono ad abbracciare il bacino dell’Aburame che lo sovrastava, mentre le braccia stringevano la presa attorno al collo così che Rei fosse costretto ad appoggiare l’orecchio alle labbra del consanguineo.

-E tu non permettere a nessuno di prendere il mio posto- sibilò Shino con un tono che voleva essere intimidatorio.

-Dubbio inutile- affermò Rei, stringendo a sé il corpo caldo del compagno. –Sai che alla fine del mondo vorrei averti con me… quindi starò al tuo fianco fino a quel momento-

-Questa è una minaccia- alitò Shino, premendo più saldamente con le gambe sui fianchi del cugino.

-Ovviamente- ghignò Rei, mordendo malizioso la spalla del giovane. –Che ti aspettavi da uno come me?-

 

***

 

La Luna, che aveva visto la serata nascere con un litigio, la vide concludere con l’unione di due amanti.

Se avesse assecondato la sua natura femminile, probabilmente avrebbe chiamato a raccolta tutte le stelle lì intorno per assistere di nascosto a quella danza peccaminosa.

Se avesse avuto un cuore, probabilmente avrebbe battuto di vergogna per essere inciampata a quel modo nell’intimità di due innamorati, e palpitato di emozione nel leggere il sentimento insito nel continuo cercarsi degli occhi dei due, e l’affondare nelle iridi dell’altro una volta raggiunta la meta.

Ma la Luna non fece nulla di tutto questo: rimase appesa nel cielo nella sua quieta indifferenza, ad osservare placida i movimenti dei due giovani, senza capire perché le braccia dei due sentissero il continuo bisogno di circondare il corpo dell’altro, senza comprendere come le spinte del ragazzo corvino, all’apparenza dolorose, continuassero ad essere accettate, e addirittura incoraggiate, dal giovane steso sotto di lui, senza intuire quale fosse l’emozione che spingeva gli Aburame a darsi battaglia per poi unirsi come se non aspettassero altro da tutta la vita.

Non lo capiva, ma quel sentimento era talmente sincero che persino la sua scorza rocciosa lo avvertì. Lo percepì senza però poterlo condividere.

In quel momento ringraziò i Numi di non averle donato un’anima, poiché altrimenti le lacrime avrebbero eroso i suoi crateri.

Ciò che aveva visto da quella finestra nessuno avrebbe mai potuto donarlo a lei.

E quel qualcosa era talmente bello che la consapevolezza di non poterlo mai sentirlo nascere dentro di sé le avrebbe fatto versare tante lacrime che avrebbe sommerso il mondo.

 

Sei bello, Shino.

E tu sei un idiota, Rei. Ma sei bello, a modo tuo.

Un piccolo regalo di compleanno a Shino ^^
Amo questo pairing, lo adoro <3 e mi auguro di avervi fatto condividere almeno una biciola della sua bellezza.
Sperando di aver trattato in maniera adeguata questa splendida coppia,
Happy Birthday Shino!
P.S. a questo punto penso lo avrete capito, ma lo chiarisco ugualmente: la prima parte del titolo si riferisce alla sezione della one dedicata alla coppia, la seconda ai pensieri della Luna ^^
   
 
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