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Autore: Fiamma Drakon    23/01/2010    2 recensioni
Era un mazzo di rose, constatò il moro senza scomporsi minimamente. Ed era per il tenente Hawkeye, altra ovvia constatazione, superflua da ribadire. E allora perché, osservando quel mazzo di rose, sentiva crescere dentro di sé qualcosa che, nonostante la sua ampia esperienza in campo sentimentale, non riusciva a definire?
[dedicato alla mia amica Violet Adams, che mi ha dato l'ispirazione]
[possibili OOC]
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12_Dichiarazione Come meglio poté, il colonnello cercò di trattenersi dall’incenerire Havoc in ufficio, o di trattarlo male in qualsiasi modo.
Il tenente, notò il moro, ostentava ancora la freddezza con cui l’aveva accolto quella mattina stessa.
Fu un’impresa a dir poco colossale arrivare alla fine del turno di lavoro senza lanciarsi sul tenente dichiarandole amore eterno o andare a sventrare Havoc con l’uso della sola penna a sfera.
Quando fu fuori dall’edificio militare, tuttavia, erano già le cinque e mezza passate.
Aveva pochissimo tempo per organizzarsi.
Salì in macchina e partì velocemente, cercando di riorganizzare tutto quel guazzabuglio di idee che gli si erano riversate in testa non appena messo piede fuori del Quartier Generale.
Alla fine di quella superficiale “riorganizzazione mentale”, l’unica cosa di cui era certo era che doveva fare troppe cose in troppo poco tempo.
Le sette e mezza sembravano lontane, eppure sapeva che sarebbero giunte in un lampo, assieme al verdetto finale sulla sua esistenza.

Riza si rimirava, nervosa, allo specchio: chi avrebbe mai immaginato che il fantomatico “The Lover” fosse proprio il sottotenente Jean Havoc?
Non l’aveva mai neanche sfiorata il dubbio che potesse essere lui, eppure eccola, a prepararsi di tutto punto per uscire con lui.
Certe volte, il destino era proprio strano: fino a qualche sera prima avrebbe scommesso tutto quello che aveva che non sarebbe mai uscita con nessun altro eccetto il colonnello Mustang.
Era stata, quella, una delle sue convinzioni portanti, ma dopo quello che era successo a teatro, quella colonna era stata abbattuta come fosse fatta di cenere.
Tuttavia, anche in quel momento, non riusciva a non pensare che ancora in parte amava il colonnello e che usciva con Havoc solo perché aveva insistito tanto, e non perché ci fosse un qualche sentimento corrisposto da parte sua.
Finì di sistemarsi il vestito, si ritoccò il trucco e i capelli un’ultima volta, quindi uscì dall’appartamento.
Arrivata in strada, diede un’occhiata all’orologio: mancavano solo pochissimi minuti.
Infatti, puntuale, Havoc si fermò davanti a lei.
- Aspetti da tanto? - le chiese.
Lei si strinse nelle spalle.
- No - rispose, entrando nell’abitacolo.
Chiuse lo sportello rivolgendo un’occhiata fugace al suo accompagnatore: vestito in modo elegante, anche se non quanto il colonnello, almeno aveva cercato di sembrarlo.
Havoc partì quindi diretto verso il ristorante.
Arrivarono davanti ad esso dopo poco e parcheggiarono a poca distanza, per poi entrare.
C’era tanta gente all’ingresso del locale, notò Riza, perlopiù giovani coppie in abiti elegantissimi.
- Andiamo? - la richiamò Havoc, attirando la sua attenzione sul braccio che le porgeva, evidentemente per prenderlo.
Stava per afferrarlo, quando una voce, da dietro, la richiamò con tale foga da farla sobbalzare.
- RIZAAA!!! -.
Si voltò di scatto, insieme a Jean e a buona parte del locale: sull’uscio c’era nientemeno che il colonnello Roy Mustang, vestito di tutto punto come la sera del loro primo appuntamento, no, forse meglio.
I capelli erano stati lisciati e sistemati come allora, con abbondanti dosi di gel.
Nei suoi occhi color pece era per lei facile leggere una certa ansia, agitazione e anche qualcosa di simile all’imbarazzo.
- Colonnello Mustang...? -
- Colonnello Mustang?!?! -.
L’espressione sui loro volti, come il tono di voce, era palesemente diversa: quella di Riza era più una sincera sorpresa, mentre quella di Havoc somigliava a shock totale.
Era imbarazzante e strano senza dubbio, piombare così in un ristorante e gridare il suo nome con mezza città lì a sentirlo, ma francamente non gli importava più di niente.
Ormai ci teneva troppo per preoccuparsi di una cosa simile: ne andava del resto della sua esistenza.
Se avesse fallito, non sapeva cosa avrebbe fatto: l’unica certezza era che non sarebbe più tornato alla vita di prima.
Fece qualche passo verso Riza, respirando profondamente.
Un po’ si vergognava, era evidente: si sarebbe aspettato un luogo meno affollato dove fare la sua figuraccia.
Scosse appena la testa e, paonazzo, tirò fuori un mazzo di rose rosse, il risultato di una delle commissioni che aveva dovuto fare appena uscito dall’ufficio, anche se ad incartarle con quella carta argentata luccicante e quel fiocco rosso era stato lui.
Riza rimase a fissarlo alcuni istanti, esterrefatta.
- Per... me? - domandò, avvicinandosi un poco.
Lui annuì appena con un lievissimo e quasi impercettibile cenno del capo.
Nel prenderlo, la donna notò che sulle sue mani spiccavano vivamente diversi tagli ancora non cicatrizzati.
E allora le mani le caddero su quelle di lui, gelate e ferite.
- Colonnello... - lo chiamò appena.
Stava per parlare di nuovo, quando Havoc arrivò e la spinse da parte, guardando male il superiore.
- Che cosa ci fa qui?!?! Il tenente esce con me stas... - s’interruppe quando la donna gli rivolse un tale sguardo di ghiaccio da ammansire anche il più pericoloso degli uomini.
Quindi la bionda tornò a guardare Mustang, immobile e rapito da tanta bellezza.
- Riza, io... io... - mormorò, ma non ce la faceva: gli sembrava così stupido, così infantile.
Lei strinse appena la presa attorno alle sue mani, sorridendogli.
Lui allora si ricordò dell’altra commissione, quella che aveva avuto la precedenza assoluta.
Si sottrasse al contatto un istante, per frugare in una tasca, dalla quale estrasse un minuscolo cofanetto di velluto nero, che le porse.
Stranita e incuriosita dal cofanetto, lo prese e lo aprì: dentro c’era un anello d’oro bianco.
- Oh... - mormorò, scioccata: non sapeva cosa dire.
Era semplice, eppure bellissimo.
- Riza... vuoi... - Roy deglutì, nervoso, quindi ritentò - ... vuoi... essere la mia... - non ci riusciva.
- ... fidanzata? Sì - concluse lei.
- Sì? - esclamarono in coro Havoc e Mustang, il primo scioccato, il secondo sorpreso.
- Sì! - rispose lei.
Lui la abbracciò istintivamente e portò il naso a contatto col suo, più piccolo, poi fu il turno delle loro labbra, che si incontrarono, fugaci, per pochi istanti.
Istanti che, nonostante l’esiguo numero e la breve durata, furono magici.
Si volsero ambedue verso Jean, che li osservava a bocca aperta, sconcertato.
- Hai perso... - si lasciò sfuggire il colonnello, compiaciuto.
Riza prese il mazzo di rose e si avviò fuori.
- Andiamo, colonnello. Meglio non rimanere qui... - rispose in tono garbato.
Il moro la seguì, in estasi, lasciandosi dietro la delusione cocente di Havoc, ormai convinto d’averla fatta franca.
- Questa non sarà una fine! - esclamò a mezza voce il biondo, rancoroso, seguendoli fuori dal locale, gli sguardi di tutti puntati addosso.
E così ebbe inizio la storia d’amore tra Riza Hawkeye e Roy Mustang.
E il sottotenente Havoc... be’, impiegò solo pochi giorni per trovare un’altra a cui far la corte, lasciando in pace la bella coppietta che tenente e colonnello creavano.





Angolino autrice
Be', qui finisce questa fic! ^^''
Sono contenta (ed estremamente scioccata O_O) che questa fic sia piaciuta così tanto, dato che a me per prima non pareva un lavoro così eclatante.
Ci tengo a ringraziare ancora un'ultima volta quanti hanno letto, seguito e recensito ^^
Grazie ancora! ^///^
   
 
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