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Autore: Clahp    23/01/2010    2 recensioni
Eppure, in mezzo a questo turbinio di lotte, fazioni, felicità e quant’altro, lui continuava a stare accanto a me. Era divenuto una presenza costante nella mia vita, quasi quanto l’aria o il sole; veniva a salutarmi a casa mia tutti i giorni, sin da quando avevo undici anni; e, sebbene all’inizio le sue timide e tranquille visite mi scocciassero, col passare del tempo diventarono un’abitudine. Lui era lì, sempre, pensai un giorno, e sempre ci sarebbe stato: non avevo neanche idea, allora, di quanto tutto ciò sarebbe stato fatalmente vero.
[MinaKushi]
[Prima classificata al "Naruto Fairytale contest" di Lalani e vincitrice del premio Broken Fairytale]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio
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minakushi1


Forse tu non leggerai mai queste carte; forse sarà solo inchiostro sprecato, o forse ancora te ne fregherai bellamente. Non lo so. Ma io… io, capiscimi… mi sento come in dovere di parlartene. Io… be’, mi sembra una cosa così sciocca da fare… è una cosa che tanti anni fa, probabilmente, avrei giudicato in modo assai stupido e scurrile, già.
Tuttavia, è come se avessi dentro di me una sicurezza che tu, un giorno, chissà fra quanto, leggerai davvero questa lettera, e ne farai davvero tesoro. Lo sento. Lo
so.
Questa, d’altra parte, è anche un po’ la tua storia. E così ho deciso di sedermi e di raccontarti tutto… ma adesso sto divagando.
Prendi un respiro, e, se vuoi, gira pagina.
Io ti
amo. Ti amo con tutto il mio cuore… e ti amerò per sempre. Ricordalo.

Stand by me


Capitolo primo


Made a meal and threw it up on Sunday
I've got a lot of things to learn
Said I would and I believe in one day
Before my heart starts to burn.

[ Stand by me – Oasis ]


Pioveva, quel giorno; pioveva in modo così incessante e rumoroso che non era possibile distinguere alcuna forma, alcun suono, alcun odore. Rivolta a terra, pancia all’aria, percepivo solamente l’insistente picchiettio della pioggia su di me; udivo a malapena il mio stesso respiro, tanto era debole. Il mio corpo era un vago sentore per i miei sensi; e…
«Ehi! Ehi,
tu!»
Un qualcosa di estremamente pesante atterrò vicino alla mia testa: la pioggia continuava a scrosciare.
«Ehi! Mi rispondi?!»
Ciò che con tutta evidenza era una mano sollevò il mio capo; l’altra sferzò l’aria e mi schiaffeggiò in pieno volto.
«Vuoi rispondere…?!»
A fatica, aprii gli occhi. Davanti a me c’era un ragazzino all’incirca della mia età; aveva una zazzera bionda in testa, un’espressione sconvolta e occhi sottili e –non mi venne nessun altro aggettivo concreto per caratterizzarli, tanto mi impressionarono-
buoni. Non appena diedi segni di vita, tuttavia, egli si rianimò e sorrise, per poi esclamare:
«Oh, finalm-»
Ma non fece in tempo a concludere, poiché gli assestai una potente sberla.
«Così ti impari a menarmi, stronzo!» urlai, ghignando, rimanendo tuttavia a terra; lui si massaggiò la parte lesa, contrito e deluso, ma non arrabbiato.
«Ma… ma io l’avevo fatto per farti riprendere conoscenza…! Io…! Io non volevo…»
Cercai le parole per zittirlo, ma un capogiro non mi concesse il tempo; ricaddi distesa, il mondo ricominciò a girare, e fu di nuovo tutto buio.



*


Mi svegliai due giorni dopo, con una lancinante emicrania e una spaventosa ridda di pensieri in testa; ripresami, mi guardai intorno: ero finita in un ospedale. Avevo grandi bende intorno alle mani, alla testa, alle braccia, e… il cuore mi si paralizzò. Anche la mia pancia era fasciata… no, non era possibile… avevano forse scoperto…?!
«Ciao» borbottò una voce timida vicino a me.
Trasalii: accanto a me c’era lo stesso ragazzino che avevo precedentemente visto. Non mi ero minimamente accorta della sua silenziosa presenza.
«Ciao» ribattei, atona; non era assolutamente il momento di ricevere visite, che cavoli, dovevo scoprire se…
«Come stai?» insistette l’altro, appoggiando le mani alla ringhiera del mio letto e arrossendo un po’.
«Uhm, ho passato momento migliori, ma sopravviverò», replicai, scontrosa, cercando di calmarmi e tentando di trovare un modo per congedarlo. Dovevo assolutamente controllare se mi avevano bendato la pancia, chissà, magari avevano già scoperto tutto e…
merda
D’un tratto, nella stanza entrò un uomo sulla trentina; era molto alto e molto robusto, con capelli quasi del tutto brizzolati. Lo squadrai male, tentando di capirne le intenzioni, ma egli sorrise bonariamente e poggiò una mano sulla spalla del ragazzino.
«Sei fortunata» iniziò «è stato lui a trovarti. Io non ti avevo proprio notato. E’ tutto merito di Minato se sei ancora viva.» finì, abbassando gli occhi verso l’altro, che arrossì ancora di più e sfuggì il mio sguardo. Da come l’uomo lo guardava, sembrava estremamente orgoglioso di lui.
«Io sono Jiraiya. Sono il maestro di Minato. Tu come ti chiami? Non sei della Foglia, vero?»
Sospirai; era davvero sicuro fidarsi…? Potevano essere spie, o…? Ma no, no… Benissimo! Ero diventata paranoica…
«Vengo dal paese del Vortice. Mi chiamo Kushina.» asserii, per poi produrre una lieve pausa e mordermi un labbro. Bastava un po’ di fantasia, e… «Kushina… Uzumaki.»
Il ragazzino sorrise, guardò Jiraiya dal basso all’alto come per cercare sicurezza e poi mi studiò; allungò una mano.
«Minato Namikaze.
Piacere.», dichiarò.
E fu con quella semplice, fugace stretta di mano che tutto ebbe inizio.



*



Scoprii in breve cosa mi era successo. Durante un’esercitazione, il Team Sei –composto dai tre allievi di Jiraiya, Minato e altri due, i cui nomi in seguito scoprii che erano Hikaru e Yoshino- aveva rinvenuto una “roba mingherlina dalla zazzera rossa” e l’aveva portata all’ospedale. Ero dunque capitata a Konoha, ridente villaggio del paese del Fuoco, immerso nei boschi e nelle montagne.
«Dove sono i tuoi genitori?» mi chiese Jiraiya un giorno, non appena fui dimessa dall’ospedale. Mi mordicchiai un labbro, contrita.
«Sono morti in guerra.» tagliai corto. «Io vivevo da sola, a Uzu.»
Minato parve impallidire; l’altro sorrise amaramente e cercò di cambiare discorso:
«E non andavi a scuola, lì? Non facevi parte di qualche team? Dovresti essere nell’età da genin, ormai.»
Lo squadrai: ma perché diavolo quello lì non si faceva mai i cazzi suoi?! Sospirai e grugnii.
«In verità, mi mancava qualche mese e avrei finito l’accademia. Non ho ancora undici anni.» spiegai, frettolosa e scorbutica; egli sorrise, comprensivo.
«Capisco. Vedrai che ti troverai bene qui. Minato ha appena finito l’Accademia, è da qualche mese nel mio Team; non appena avrai dato l’esame, anche tu riceverai un maestro.»
La Foglia, infatti, non mi avrebbe rimandato a Uzu: mi avrebbe tenuta lì, poiché avevano notato quanto in effetti fossi deperita e sottopeso, e anche quanto scarseggiassi di educazione o buone maniere; mi avrebbero, a parole loro, “rieducato per vivere civilmente”. Io avevo registrato la notizia senza mostrare particolare allegria, anzi, mormorando addirittura un “per me è uguale”; eppure, dentro di me, avevo iniziato a sperare. Erano forse finiti i giorni bui? Forse…
forse… era davvero passata l’agonia, l’angoscia, l’afflizione e…
«Spero ti troverai bene qui.» biascicò Minato, parlando per la prima volta da molto tempo; ma io neanche vi badai.



*



Notai ben presto quanto la vita, alla Foglia, non fosse poi tanto diversa rispetto ad Uzu: i maestri insegnavano come uccidere, i bambini si preparavano a diventare ninja e gli adulti morivano in guerra. La gente, tuttavia, si comportava in modo piuttosto diverso: era più cordiale, più gentile e meno ostile verso gli estranei –e quindi verso di me.
Tuttavia, per me fu un’enorme sorpresa scoprire che, al mio passaggio, nessuno mi guardava più con orrore o con ribrezzo, nessuno si metteva ad urlare; ero una normale bambina con capelli e modi da maschiaccio, forse un po’ troppo alta per la sua età, ed ero stata accolta da un Villaggio pacifico e liberale da un Paese che –stranamente- non la voleva più; ma non ero niente di tanto più eccezionale.
Dopo una settimana di ricovero, dovuto a lesioni gravi e a varie microfratture agli arti, fui portata in una casa, abbandonata da qualche tempo, che era stata messa a disposizione per gli orfani; iniziai dunque a frequentare l’accademia ninja, dove incontrai molti ragazzi della mia età, e dove intrapresi a studiare piuttosto seriamente. Furono mesi ostili per me, segnati da sconfitte, insuccessi, derisioni e dure lotte per cercare di impormi agli altri. I miei compagni non erano troppo spesso gentili o oltremodo intelligenti, ma a me bastava sinceramente che si facessero gli affari propri e non mi importunassero; e tutti, d’altra parte, così agivano; tutti mi lasciavano stare, né volevano fortunatamente entrare troppo in confidenza con me… tutti, tranne uno. Minato non faceva altro che chiedermi come stessi, se mi trovassi bene con i nuovi compagni o se sentissi nostalgia di Uzu; sebbene gli rispondessi sempre in maniera sgarbata, e quantunque gli intimassi spesso di lasciarmi in pace, lui era sempre lì, sorridendo ed arrossendo. Era un bambino piuttosto strano, con qualità più adatte ad un tranquillo lavoratore che ad un ninja assassino: era estremamente ed intrinsecamente
buono, paziente e timido; per i miei gusti, tuttavia, era anche fin troppo pacifico e pacato; non faceva mai niente di sbagliato o di inadeguato, rimaneva sempre al proprio posto e non disobbediva mai agli ordini. Jiraiya, però, si era più volte lamentato del fatto che fosse anche fin troppo ingenuo: in missione, cercava sempre di far sopravvivere il nemico, tentava di non strafare troppo e badava continuamente a non essere troppo crudele –cose, queste, che nel mondo dei ninja tante volte non erano tollerabili.
Era, inoltre, molto silenzioso. Quando mi veniva a trovare, le rare volte in cui non gli sbattevo la porta in faccia o non lo cacciavo via in malo modo, stava per la maggior parte del tempo zitto, osservandomi in disparte; dunque io non feci mai troppo caso alla sua presenza, abituata com’ero ad averlo accanto, mentre brontolavo o borbottavo fra me.















**

Primo capitolo postato x3 Yeah! Questo, in verità, è un mio antichissimo scritto, composto per il Naruto Fairytale Contest, indetto da Lalani ^^ Ho aspettato molto a pubblicarlo poiché avevo già due fanfiction in corso, ma adesso mi sono decisamente rotta di aspettare e dunque eccolo qui XD Ho finito di scriverlo agli inizi di ottobre, non vedevo l'ora di pubblicare.
Il tema del concorso era molto semplice: adattare una storia al modello di un cartone Disney a scelta fra una dozzina proposti dalla giudice; io ho scelto Mulan, secondo cui la lei della storia avrebbe dovuto tenere nascosto un segreto al suo lui , che poi eventualmente avrebbe scoperto tutto.

Mi sono venuti subito in mente Minato e Kushina *_*. Era da tanto tempo che volevo scrivere qualcosa su loro due e ambientare totalmente una fanfic nel passato; per fare questo, però, mi sono dovuta documentare in modo assurdamente faticoso per cercare di far coincidere le mie teorie e la storia. Ed eccolo qui. XD Inutile dire che il bando durava tre mesi e io mi sono ridotta alle ultime tre settimane, non avendo neanche un pc su cui scrivere poiché il mio si era fuso XD

La fanfic si è classificata prima, vincendo anche il premio “Broken Fairytale”, ovvero storia più drammatica. In effetti, proponendosi di descrivere la storia di loro due, non avrà un bel finale, come avrete tutti capito. Ma questo lo vedrete fra qualche capitolo x)
Voglio seriamente ringraziare la giudice per il bel commento e per i suggerimenti che mi ha dato via mail *__* grazie Lalà, sei sempre molto preziosa ^^

Prima Classificata: Stand by me di Clahp
da 0 a 5 per la correttezza grammaticale e lessicale: 4,5/5
Ho trovato la fic praticamente priva di errori o di altre qualsivoglia imprecisioni, a parte qualche virgola che ti è sfuggita. Lo stile non è particolarmente elevato o poetico, ma è esaustivo, lineare, chiaro e soprattutto revisionato e impreziosito da moltissime descrizione e riflessioni. Non ti ho dato il punteggio pieno proprio perché alcune descrizione si sono dimostrate un punto a sfavore sia che a favore: da una parte si dilungano inutilmente, e spesso divagano, allontanando l’attenzione del lettore dalla trama e dal messaggio principale. Dall’altra parte ti hanno dato il modo di approfondire la complessa psiche dei personaggi nella loro crescita, e, fondatamente questo, ti ha fatto raggiungere il primo posto.
da 0 a 5 per l'attinenza al modello: 4,5/5
Il modello è stato seguito perfettamente: sei stata una delle autrici più precise e soprattutto, più fedeli. Il segreto di Kushina, non banale, crudele e totalmente differente dalla trama del cartone animato, ti ha decisamente avvantaggiato. Anche il finale tragico, che si distacca dalla trama originale, è realistico, tetro e intrigante.
da 0 a 5 per la caratterizzazione personaggi: 5/5
Su questo punto ho avuto diversi dubbi, soprattutto su Minato: dalle poche informazioni che abbiamo su di lui, sembra dotato, sicuro di sé e molto generoso e quindi differente dal bambino timido e imbranato che mi ha presentato nella fic. Alla fine ho deciso che, nonostante comunemente viene descritto con il carattere di Naruto, non mi sarei dovuta far influenzare e mi sarei basata sulla tua interpretazione personale(che si è dimostrata oltremodo originale). Kushina è perfettamente IC: stessa testardaggine di Naruto e poi la sua freddezza, il suo coraggio e soprattutto il suo amore infinito per figlio e marito. La sua accurata caratterizzazione, anche se a volte diventa vagamente estenuante, ci ha dato una panoramica completa di questo personaggio.

da 0 a 5 per l'originalità:4,5/5

Non ti ho dato il punteggio pieno solo per l’andamento lineare della fic dall’inizio sino alla fine prima della rivelazione del segreto, che non è interrotto da passaggi particolarmente originali. [Pezzo finale mancante perché spoiler xD]

Ed ecco i due bellissimi bannerini *_*






La canzone da cui la fanfic trae ispirazione è (ovviamente XD) “Stand by me” degli Oasis; più che la canzone in sé, mi sono piaciuti molto il ritmo e la cadenza di essa, che si adattano bene a questa fanfic. Ho preso spunto dal titolo per una battuta che un personaggio dirà all'ultimo capitolo. Verde e nero, infine, sono i colori della speranza e della tragedia; semplice ma banale XD

Spero vi piaccia questo inizio. La fanfic è molto breve (devo decidere se quattro o cinque capitoli), ma mi è costata molta fatica. Mi sono divertita moltissimo a caratterizzare questi Minato e Kushina, poiché noi sappiamo (e solo in parte, essendo davvero apparsi una sola volta...) come loro sono diventati poi, ma non sappiamo come erano prima: dunque mi sono permessa di delineare aspetti del loro carattere a mio piacimento. E' stata una scelta azzardata, poiché nelle altre fanfic da me lette i due non sono così; ma sentivo che potevo farlo. E l'ho fatto XD

Insomma, alla fine di tutta 'sta tiritera: commentino? Sono estremamente ansiosa di sapere, gente! Al prossimo capitolo! *_*


Clahp

NB: per tutti i lettori di “Lunga vita al re”: ho cancellato la fanfic. Non mi piaceva più, era inutile continuarla. Mi spiace ^^” chi volesse avere gli ultimi cap della storia mi mandi una mail e io provvederò ad inviarli. Grazie comunque a tutti :D

  
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