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Autore: Akane    08/07/2005    3 recensioni
Se potessi non esistere…ma per me è impossibile ormai. Sono stato creato e svanire non mi è concesso. Ma avrò la mia pace. Perché loro non sanno quello che fanno ma io si. Il tutto è da fermare alla radice. Dovrò bloccare il futuro nel presente.
Genere: Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insolitamente insieme'
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CAPITOLO 4:
RAINBOW

/Mimi/

Eccola nella casetta che gioca con gli altri bambini. È tutta presa dal leggere un libro agli altri più piccoli di lei. Sorrido spontaneamente, non è mai stata attirata dalla cucina anche se ha una mamma che lavora in un ristorante… è proprio divertente, penso che prenderà più da Izzy. Si divora quei libricini che le compriamo e li ricorda perfettamente. Mi aspetto che a momenti giochi a computer!
La maestra dell’asilo nido a cui ho affidato la mia piccola mi vede e mi saluta cordialmente in un sorriso materno.
- Miho, guarda chi c’è... -
La bambina alza gli occhi dal libro e si illumina sorridendo radiosa come solo i bambini col loro fare infantile e puro sanno fare.
- Mamma! -
Urla felice per poi però riposare gli occhi sul libro più grande di lei in un frettoloso:
- Io leggo! -
2 anni. Dico io, ha due anni e già si mette in testa i doveri. Si inizia una cosa e la si porta a termine, le promesse sono le promesse, non si deve deludere nessuno, la gentilezza e il rispetto per il prossimo prima di tutto… mi sembra di sentirla!
Si, non è lei a dire queste cose, è Izzy ad avergliele messe in testa involontariamente e ormai lei è così.
È anche giusto ma ora potrebbe interrompere la lettura e venire a salutarmi!
La maestra ride ed io ricambio poco convinta.
Ha troppo senso del dovere!
Finalmente finisce il libro visto che si alza mollandolo in mezzo alla stanza, presto imparerà anche a metterli a posto, ne sono certa; corre verso di me e mi si butta addosso con mille gridolini felici. Io la prendo in braccio e nonostante la stanchezza dopo una giornata di lavoro la faccio girare stringendola poi al petto. Lei mi circonda il collo con le sue braccine esili e affonda le dita sottili e paffute fra i miei lunghi capelli, me li slega e comincia allegramente ad annodarli rilassandosi. Le piace averli sciolti, io così arruffo i suoi rossicci ancora corti e le stampo un bacio sulla gota piena e morbida.
- Da un bacio alla mamma! -
Lei così posa la sua bocca a cuore sulla mia guancia e me ne stampa uno con un piccolo schiocco, posa poi la testa sulla mia spalla e si mette il dito in bocca. Ora per lei viene il momento delle coccole.
- Fa ciao ai tuoi amici e alla maestra. -
Le dico dolcemente facendole alzare il capo, lei allunga l’altra manina libera e saluta per poi rimettersi comoda.
Rido salutando anche io e mi avvio verso gli appendini bassi, prendo le sue cose con il suo zainetto ed esco dall’edificio.
Sento le ditina della piccola giocherellare con le mie ciocche attorcigliandoli goffamente alla mano e al polso. Rilassa anche me quando fa così, significa che sta per addormentarsi.
La mia piccola Miho… a volte vuole fare la grande imitando il papà, ma spesso gli viene più spontaneo fare la bambina ed io adoro viziarla un po’ così come lo sono stata io.
Arrivo a casa e la metto nel box in soggiorno, non la metto nella culla poiché è in camera ed ora io devo sistemare un po’ questa immensa abitazione.
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
Che stress… così mi svegliano la figlia!
Rispondo al telefono e dall’altro capo sento la voce squillante e perennemente allegra nonché monella di Davis:
- Ciao Mimi, come va? Ho avuto la notizia!! -
- Ciao. Io sto bene. Hai saputo? -
- Si… quando nasce? -
- Sono al terzo mese… fra sei arriverà! -
- Sono contento… per quella data torno in giappone, sai? -
- Bene! Cosa mi racconti? Hai messo la testa a posto, laggiù? -
- Ah ah ah! Divertente! Beh, qua tutto ok ma il mio progetto di aprire un ristorante con te che mi fai da cuoca è sempre valido! -
- Penso che lo terrò in considerazione! -
Io e Davis abbiamo legato parecchio quando c’erano problemi a Digiworld ed è finita che è venuto spesso a trovarmi per un motivo o per l’altro coi suoi amici. Infine quando io sono tornata in Giappone lui è andato in America. Siamo stati poco nello stesso paese, l’ho aiutato ad ambientarsi, gli ho fatto conoscere le zone giuste, le persone che gli sarebbero state utili, ma poi… è successo quello che è successo… e me ne sono andata. L’ho fatto rimanere al mio posto coi miei così faceva loro compagnia, poi ho saputo che si era preso un suo appartamento dopo il successo col primo fast food. Ora continua a chiamarmi facendomi i resoconti di quel che accade là, del resto sono stata la sua maestra di americano…
- Senti… ti ho chiamato anche per un altro motivo. Qua sanno tutti che sei incinta di nuovo e Michael ha insistito per farti gli auguri… -
Ha un tono più serio ora. Al suo nome non sorrido più ma poi cerco di rilassarmi.
- Tu cosa gli hai detto? -
Dalla mia voce bassa capisce che non mi fa piacere saperlo.
- Bè, non gli ho detto nulla, l’ho preso a pugni… ma ho detto che te lo avrei riferito… ah si, ho aggiunto di darci un taglio! -
Questo mi fa sorridere, è tipico suo, riesce in tutte le imprese…
- Grazie… spero che tu l’abbia spedito all’ospedale! Comunque va bene, messaggio ricevuto. -
- Mi dispiace. -
E' imbarazzato e mi fa tenerezza... vediamo di sdrammatizzare, certe cose non sono per noi:
- Tu piuttosto… senti regolarmente Ken? È così triste ultimamente… poverino dovresti vederlo. Se non fossi sposata lo consolerei io! -
Ringhia qualcosa dietro e parla a mitraglietta senza farmi capire nulla in un misto di giapponese e americano. Mi fa veramente morire dal ridere… penso sia tutto a posto.
- Facci sapere quando torni che ti veniamo a prendere e ti facciamo la festa! -
- In che senso? Mica mi picchierete… -
- Te lo meriteresti! -
E rido ancora, non penso di aver mai riso tanto in vita mia, no ok, ci sono stati molti momenti in cui sono morta dalle risate.
- Ok, ti saluto che ho da fare, attento a non finire arrestato per aver picchiato troppe persone! -
Risponde scherzosamente e poi chiudiamo la comunicazione.

Apro un po’ di musica a basso volume per non svegliare Miho.
Mentre metto in ordine, uno dei primi CD degli X Japan spande le note che mi rendono malinconica invece che caricarmi. Sarà pure J Rock, ma le eccezioni come queste le faccio. Normalmente ascolto musica pop straniera eppure alcuni di questi gruppi meritano.
Dopo la telefonata con Davis non so se essere più felice oppure più triste.
Ad ogni modo sembrava felice laggiù, però penso tornerà presto qua, è troppo legato a tutti noi, a Ken, al Giappone.
Quando io mi sono trasferita ho passato un brutto momento, mi sentivo sola e mi mancava il mio gruppo, i miei hanno fatto una gran fatica con me, poi ho scoperto che anche in America c’erano i digiprescelti. Presto ho saputo anche contro la mia volontà molte cose, ho vissuto avventure diverse separata dagli altri, affrontato nemici di quei luoghi finendo per far parte concreta anche di un altro gruppo.
Nel giro di pochi anni avevo due giri importanti di amici, uno in Giappone e uno in America.
Se mi sono tirata su tornando quella di un tempo, forse migliore, l’ho dovuto solo ai ragazzi di laggiù.
Specie a Michael. Con lui ho finito per diventare il capo di quella zona, tutti gli altri Digiprescelti americani avevano come punto di riferimento noi due e unendo le conoscenze della mia esperienza con la loro abbiamo scoperto molte cose che in Giappone ancora dovevano sapere.
È stato tutto sommato un bel periodo, inaspettato sotto tutti i punti di vista. Preziosa come anche il mio primo arrivo a Digiworld.
Ho saputo che l’America è il luogo dalle conoscenze e oggetti più avanzati, sotto il punto di vista Digitale, invece il Giappone è situato in una posizione speciale, particolare, per cui attira l’interesse e l’attenzione di troppi esseri, è la concentrazione di tutte le energie, l’origine dei poteri, la convergenza di diverse correnti per cui si concentra spesso tutto là.
E molte altre cose.
Non lo rimpiango quel periodo, sono stata molto utile anche da laggiù ai miei amici. Ho vissuto esperienze incredibili che mi hanno fatto crescere e ho acquistato una sicurezza, un coraggio e un senso del dovere che mi hanno fatto maturare.
Mi fa un po’ male dirlo ma è così. Devo molto a Michael che coi suoi modi di fare espansivi, sicuri e incoscienti, alla Tai direi, mi ha contagiato coinvolgendomi più di quanto mi sarei aspettata e la nostra unione è stata inevitabile… eravamo una bella coppia, invidiata da tutti, rispettati e stimati, ci dicevano che eravamo fatti l’uno per l’altro… e poi che è successo?
Perché siamo arrivati a quello?
Gli volevo veramente molto bene.
Cose c’è stato di sbagliato?
Non lo capirò mai.
Sospiro portandomi la mano fra i capelli in modo che alcune ciocche ricadano all’indietro, devo legarli in una coda bassa. Così lunghi e mossi sono ingombranti.
Non sono stata io a smettere di volergli bene, anche se ho dovuto lasciarlo.
Cos’è che non voleva più in me? Cosa non gli bastava? Cosa voleva provare andando con quella ragazza?
Ha detto che era diventato tutto troppo… troppo tutto… serio… forte… incontrollato… assoluto… ma che spiegazione è? Ha avuto paura della grandezza che stava intraprendendo il nostro rapporto per cui per farsi lasciare è andato con un’altra.
Quando ho spiegato a Davis che me ne sarei andata e che sarebbe potuto rimanere coi miei genitori al mio posto lui non l’ha capito.
Ha detto che non si capacitava su come si potesse desiderare un’altra al posto mio, che le altre non avevano nulla più di me, tanto meno la bellezza. Che è stato assurdo.
Ma per questa assurdità mi ha perso.
Avrei potuto cercare di capirlo e affrontare questa paura, ma non ce l’ho fatta, non sono una martire. Se ha avuto dubbi ed ha voluto scappare creando la situazione affinchè io lo lasciassi è stato libero di farlo. Mi sono detta che non ero una santa e che doveva crescere da solo.
Io ero diventata forte e matura ed ero troppo per lui. Mi amava, me lo ripetè in seguito ma io gli gridai contro di tutto.
Lo ricordo il momento.
Mi ero risollevata grazie a Izzy e i ragazzi. Non mi lasciavano mai sola, stavo tornando in me, quella di un tempo. Pian piano la loro cura faceva effetto.
E lui venne da me, là, nel mio mondo, fra i miei amici, nelle mie giornate quasi serene e mi disse che dovevamo parlare e chiarirci.
Io non volli andare da nessuna parte, non volevo parlargli ma per togliermelo di torno accettai di ascoltarlo cinque minuti lì dove eravamo, poco distanti dagli altri che mi aspettavano.
Mi disse che mi amava, che non aveva mai smesso, che non ce la faceva senza di me… le solite cose che si dicono. Io allora gli dissi che lo dimostrava in modo strano. Lui rispose che era stata una sorta di difesa, era il suo carattere, la pressione che tutti gli davano credendolo il massimo, il migliore, perfetto. Ma era una scusa. Non si doveva nascondere dietro queste cose. Se amava in quel modo io non sapevo che farmene. Ora mi stavo rifacendo una vita dopo la sofferenza che lui mi aveva dato. Per la seconda volta stavo ricominciando e non sarei tornata indietro. Prendendo delle decisioni serie non si può dare la possibilità a nessuno di riportarti indietro altrimenti non sono state serie e ben pensate. Sarei andata avanti senza di lui. Ormai cominciavo a stare bene e a capire che se per lui il nostro rapporto non andava bene allora pazienza, mi stavo rialzando trovando in me una forza che non pensavo di avere. Consapevolezze si rafforzavano e io non avevo paura perché avevo la mania di esprimerle al momento giusto senza tenerle dentro in segreto facendole esplodere in ritardo nei momenti sbagliati.
Io non avevo paura che tutto diventasse grande e che mi sfuggisse di mano.
Non ce l’avevo quella paura.
Lui si... e chissà quali altre cose. Ma lui aveva capito il suo sbaglio e voleva rimediare. Io no.
Era solo un egoista che faceva quel che più gli aggradava senza tener conto del mio volere. Era sempre così, decideva senza chiedermi il parere, scontato che l’avrei sempre seguito.
Al colmo dell’esasperazione non ce la feci più, di natura non trattenevo mai il mio dolore, non ero mai riuscita a far finta di nulla.
Urlai. Non l’avevo mai fatto, specie da quando ero cambiata a causa di quell’esperienza.
Urlai ma arrabbiata, ero furiosa e piena di dolore insieme. Questo penso che stupì gli altri.
Si zittirono e guardarono.
Michael rimase sbalordito anche lui. Ribattè le mie dure parole di ira chiedendo un’altra possibilità.
Io gliel’avevo data, lui al tempo non l’aveva voluta. Ora basta. Non mi calpestavo.
E dove lo metti il rispetto per me? Conto così poco? Non sai ascoltare? Gli altri ti devono ascoltare ma tu non ascolti loro! La smetti di essere così concentrato su te stesso? Chi ti credi di essere!? Ascolta il volere degli altri, cresci, prendi coscienza che non tutto va come vuoi tu. Mi hai perso. Basta. Fattene una ragione. Smettila con questo egoistico egocentrismo. Io non sono una bambola!’
E me ne andai dagli altri che mi guardavano stupiti. Mi voltai di schiena verso di lui che mi seguì, mi disse qualcosa ed io col capo chino in un espressione che nascondevo per quanto era scura gridai ancora:
Vattene!’
Lui insistette toccandomi, io mi girai per dargli uno schiaffo e fu lì che qualcuno si mise in mezzo. Non me lo sarei aspettato ma pregavo affinchè qualcuno lo facesse. Io non ne potevo più e mi bruciava l’idea di fare quella scenata davanti agli altri, non era da me. Mimi non ha mai di questi problemi, è spensierata e allegra. Detestavo pesare su qualcuno.
Rimasi a bocca aperta come anche gli altri. Fu Izzy a mettersi fra me e lui staccandogli la mano dal mio braccio.
Gli disse che era ora di andarsene, con gentilezza e compostezza. Una calma tipica sua.
Gli altri mi si fecero intorno e vidi Tai stringere i pugni, lui era così impulsivo che temevo una sua reazione esagerata, ma a quanto pare i ruoli si erano invertiti.
Michael disse che loro non c’entravano, di andarsene e lasciarci parlare ancora. Che io ero scossa e arrabbiata ma a mente fredda sarei stata d’accordo con lui come era sempre stato. Disse che… io non sapevo bene quel che facevo rompendo così a quel punto la nostra relazione… poiché noi ci amavamo e l’avrei rimpianto…
Ebbene stavo per intervenire al limite massimo, i nervi a fior di pelle, non ce la facevo veramente più, le lacrime premevano e il mio controllo stava svanendo. Mi faceva male questo suo modo di pensare perché mi calpestava senza accorgersene, non lo faceva apposta ma era per questo che non avrebbe più funzionato. Perché dava per scontata la mia presenza e il mio essere sempre d’accordo con lui. Non ero il suo cagnolino ma quelle parole lo davano a credere.
Izzy lo colpì con un pugno e urlò arrabbiato come forse non l’avevo mai visto da quando lo conoscevo, ed era parecchio.
Mimi ha un cervello per pensare e decidere e tu la devi rispettare, se così non ti va bene peggio per te perché non hai altra scelta che piegarti al suo volere! ‘
Io ero immobile e le sue parole mi fecero uscire le lacrime che scesero dai miei occhi. Quelle parole di Izzy mi sciolsero e mi scossero. Fu trattenuto da Matt e Joe che cercarono di calmarlo stupiti loro per primi.
Michael ci guardò, guardò me e non sapeva effettivamente più che dire.
Matt con voce bassa e penetrante che è ancora impressa in me mormorò accattivante di andarsene proprio in questo modo:
Vattene, Michael… prima che si scateni anche Tai’
Infatti Tai tremava dalla rabbia, penso per il concetto in sé che Michael aveva espresso.
Sentii le braccia di Sora avvolgermi dolcemente e mi abbandonai a lei.
Stavo bene, nel dolore assoluto stavo bene, ero coi miei amici, mi avevano aiutato… ora era a posto, non sarebbe più tornato. Nei singhiozzi dissi che era finita e di non tornare più, lui fece un passo avanti incredulo di aver sentito quelle parole, era convinto che mi avrebbe riportato indietro.
Ma non fu così.
Questa volta Tai si parò davanti a lui e lo guardò.
Si, lo ricordo.
Lo guardò e basta. Poi deve aver detto una cosa tipo:
Vai prima che finisca male!’
Lui se ne andò e non lo vidi più, non lo sentii anche se ogni tanto mi arrivavano suoi messaggi e sue notizie.
Quel giorno io non lo dimenticherò mai poiché mai avrei pensato che la nostra era un unione così forte, che gli altri tenessero così a me, che fossero disposti a questo. Ma il loro legame e i loro sentimenti li conoscevo, sapevo quanto preziosi erano per me.
Ricorderò per sempre le parole di Izzy.
Si, per sempre.
E anche quelle degli altri, come mi consolarono… ma Izzy mi colpì poiché mai mi sarei aspettata una cosa simile.

È il campanello che suona ad interrompere questo flusso di ricordi.
Saltando sul posto corro ad aprire prima che si svegli Miho… ma è così insistente che è troppo tardi. Sento che si alza e comincia a gorgogliare.
- Tai, ciao… -
- Ciao, Mimi, come va? -
- Bene, grazie… solo che ora ho voglia di strozzarti, mi hai svegliato la figlia… -
Sorrido senza pensare veramente quello che dico. È un eterno gioco fra noi, amiamo scherzare.
Lo faccio entrare andando a prendere in braccio la piccola, appena vede Tai si illumina ridendo e con la sua vocina tenera dice:
- Zio Tai… -
Ormai li chiama tutti zio e zia!
Si sbilancia fra le sue braccia e Tai la prende al volo tirandola su in alto, ride anche lui come lei:
- Ciao piccola… è arrivato lo zio! -
Sorrido a guardarli, si mettono subito a giocare. Sono proprio divertenti, fatti l’uno per l’altro.
Si mettono a terra e Miho tira fuori tutti i suoi giocattoli.
Ne approfitto per preparare la cena, come al solito Izzy è tardi, quando torna le sente, non può mettere prima di tutto il lavoro. Quei dannati computer!
- Ti fermi a cena? -
- No, grazie, sono di passaggio con 2 messaggi… poi in realtà devo scappare, Matt mi aspetta! -
Strano, solitamente quando viene qua per fare quattro chiacchiere con Izzy approfitta per scroccare una cena, dice che come cucino io lo fa solo Matt… e quando non può scroccarla a lui viene qua.
Ma del resto mi rendo conto che col biondo non si può mica competere!
Si alza mettendosi Miho sulle spalle che gli arruffa i capelli castani ancor, ha provato ad accorciarli un po’ per tenersi un aria più adulta ma di base è sempre quello, spettinato e indefinito. Mi viene vicino con la sua aria da eterno monello, tanto simile a quella di Davis.
- Però un assaggino lo prendo volentieri! -
Apre la bocca aspettando qualcosa, così lo accontento imboccandolo con del cibo che sto preparando. Mastica contento mentre Miho ride.
- Che cosa mi dovevi dire? -
Si fa serio ad un certo punto, mette giù la piccola che riprende a girare per la casa.
- Allora… la prima è di Izzy, sono passato da lui per dirgli la stessa cosa, ha detto di dirla anche a te e avvisarti che tarderà un po’ stasera… ma questo già lo sapevi, vero? -
Ha un mezzo ghigno che gli nasce spontaneo ogni qualvolta si diverta.
Scuoto il capo,
- Si lo sapevo! -
Mi batte la schiena mentre continuo a cucinare, ridacchia, poi continua più serio.
- Senti, invece domenica c’è una riunione su un argomento importante. Siamo noi della vecchia guardia. -
- Una riunione? Come mai? -
- Eh, è un lungo discorso… non è un problema di digiworld ma di un’altra dimensione, però centrano i bambini digiprescelti… non so nemmeno se di tutto il mondo o solo del giappone… mah... per questo poi i dettagli che ne ho pochi li do domenica, dopo domani. -
Annuisco un po’ preoccupata, quando ha quella faccia non è nulla di buono.
Sospiro, mi sembrava un momento di grazia.
- Pazienza, dai, sarà una scusa per rivederci tutti! Insieme non è facile beccarci! -
Anche qua trovo il lato positivo, cosa che mi viene naturale. È nel mio carattere.
- E poi l’ultimo. Un favore. Visto che casa mia e di Matt sono dei buchi e che questa è un villa grande che ne diresti di farla qua? -
Si che scusa…
- Lo sapevo… la facciamo sempre qua, no? -
Non sono seccata, mi fa piacere, è bello il caos in fin dei conti.
- Izzy era convinto che mi dicevi di si ma se te lo chiedeva lui rifiutavi! -
Lo guardo un po’ stupita… effettivamente con Izzy a volte tiro fuori quei lati del mio carattere burberi. Ma non tanto, dai… lui mi dipinge come un mostro a volte.
- Oh, lui esagera… in realtà è a lui che seccava, ne sono convinta! -
Ride. Lui ride. Non fa altro da quando è arrivato ed ogni volta puntuale finisce per contagiarmi.
- Siete i soliti! -
- Ah, ma sta zitto! -
Allegramente gli metto in bocca un altro bocconcino per farlo smettere, azione di successo.
Subito si fionda anche Miho che mi si appende aprendo la bocca:
- Fame! -
La guardo e la prendo in braccio, affettuosamente la bacio dicendole:
- Tesoro, subito ti do da mangiare… -
Tai ingoia il boccone e si siede sulla sedia del tavolo della cucina cominciando a parlare a ruota libera. Da quando sono tornata dall’America anche lui si è avvicinato di più a me, come tutti gli altri… per non parlare di dopo che mi sono sposata con Izzy. Beh, nella vita le sorprese non finiscono mai. Io e Tai abbiamo sempre avuto un buon rapporto e scherzato spesso insieme, è divertente prendere in giro sia lui che Izzy.
- Ho saputo la notizia! -
- Si? -
- Si, complimenti… quando si sa cos’è? -
- Beh, di fatto si sa che è un bambino, poi se sia maschio e femmina il prossimo mese con sicurezza! -
- Ah ah ah! Che simpatica! I nomi? -
- Jessie se è maschio, ma sono un po’ indecisa anche su Isoshi. Se è femmina ancora non saprei! -
Parliamo un po’ del più e del meno sempre circa in argomento, poi il cellulare gli squilla. È Matt che penso gli dica parole poco gentili sul ritardo.
Effettivamente il tempo è volato fra una risata e l’altra. Quando attacchiamo a chiacchierare non la finiamo più!
- E' meglio che vada, va! -
- Si, prima che ti sbrani! -
- Dì a Izzy che ci siamo fatti un ottima compagnia a vicenda! Riferiscigli che è una… - Si mette in un posa buffa con le dita a pistola, l’occhiolino e il ghigno, poi continua: - …punizione! -
Non capisco molto ma lo trovo così buffo che per la millesima volta finisco per ridere.
Da un bacio alla piccola che lo ricambia, mi saluta e corre fuori in uno SBAM! che indica una sua caduta. Quei gradini dell’ingresso fanno sempre brutti scherzi!
Dopo che se ne va il silenzio, relativo, torna ad espandersi, silenzio in cui do da mangiare alla piccola mentre parlo dolcemente con lei che ogni tanto mi risponde ed infine mangio anche io. Tanto so che quando dice che fa tardi arriva ad un ora indecente!
Miho insiste con l’aspettarlo così finiamo per vedere il solito DVD. Dopo il film sui Digimon che hanno fatto, quello di Peter Pan è il suo preferito, così mettiamo su quello.
Ci stendiamo nel divano comode e lo guardiamo insieme pur conoscendolo a memoria.
È sempre bello quel mondo fantastico, l’ideatore era un vero genio. Creare un personaggio che fa sognare a quel modo in un isola simile... da piccola ricordo che desideravo tanto essere Wendy e che Peter Pan mi venisse a prendere, volevo andare nell’isola che non c’è e giocare con le sirene. Mi identificavo molto nella ragazza e ancora ora fantastico spesso su questi mondi e dimensioni sconosciute. Chissà quante ce ne sono oltre Digiworld. Mi piacerebbe scoprirle, andarci...
È qualcosa che mi fa sempre pensare molto.
Il libro che ha iniziato a scrivere TK penso sia veramente molto interessante e che il prossimo film che faranno su Digiworld sarà ispirato al suo libro. Ci siamo tutti noi.
Su questi pensieri che vagano a ruota libera, alla fine del cartone coinvolgo Miho che mi ascolta affascinata, le racconto di diverse avventure che ho vissuto da piccola, di Palmon, dell’isola di File che si è divisa e di come mi sono trovata col suo papà, delle altre avventure... e di un possibile incontro con Digiworld e l’isola che non c’è!
Sarebbe bello se esistesse anche quella. Sarebbe bello se l’eroe dei miei sogni di bambina arrivasse veramente... sarebbe bello se… Izzy tornasse a casa…
Sento le ditine di Miho affondare fra i miei capelli, gioca lentamente mentre le immerge ingarbugliando un po’ le morbide onde che si spargono sul cuscino del divano libere dall’elastico.
Sta per addormentarsi, ma a quest’ora della giornata sento tutta la stanchezza e se fa così non riesco a salutare Izzy; spero mi svegli, proprio non riesco, mi fanno male tutte le ossa, le gambe, le ginocchia… ooh, ma che bello però… i bambini sono una gran invenzione!
Oh, parlo come Izzy. Non sono un invenzione, sono una creazione.
Lontani, sempre più lontani i pensieri, finchè gli occhi pesanti si chiudono e non mi abbandono al sonno addormentandomi in sogni fanciulleschi dove un folletto volante mi porta dalle Sirene e i Digimon giocano in compagnia dei pellirosse… e i pirati cercano di impossessarsi di Digiworld!
Sto proprio bene.
   
 
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