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Autore: Aurora Barone    24/01/2010    3 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Kyo:

Ero stato messo alle strette, non sapevo cosa rispondere di fronte una domanda di quel genere, perché se ero sincero, sarei passato per un depravato come tutti gli altri uomini, ma se le dicevo di no, pensava che non mi piaceva lei o il suo seno.

Quindi continuavo a balbettare senza giungere ad una conclusione, continuando a dire un si e un no susseguito da un però e da vari ma che sottolineavano la mia incertezza.

Lei mi guardò con imbarazzo scusandosi per la domanda indiscreta che mi avesse rivolto,ma aggiunse che ci teneva a sapere quale fosse la mia risposta.

Io così ripresi a scervellarmi e a perdermi in una marea di teorie che avrebbe comportato il mio si o no, solo dopo mi decisi a dire “Non saprei...tu che risposta vuoi che ti dia?” dissi ormai sull' orlo della disperazione.

“Vorrei che fossi sincero, no che mi dai la risposta che voglio,solo per farmi contenta...” affermò aspettando la mia risposta.

“Considerando che sono pur sempre un uomo....non è difficile sapere la risposta...” affermai in completo disagio, facendomi carico di tutte le conseguenze che avrebbe comportato quella risposta.

Lei mi guardò timidamente, ma allo stesso tempo sembrava compiaciuta dalla mia risposta,dopo un po' la vidi avvicinarsi a me e mi afferrò il polso spostando la mia mano verso il suo petto.

Io mi liberai appena in tempo dalla sua stretta del tutto in soggezione, lei sbuffò scocciata, ma allo stesso tempo sembrava anche lei in estremo disagio “Volevo solo lasciarti fare ciò che volevi...”

“Non farmi certe richieste, mi metti in una situazione difficile” affermai osservando la sua espressione delusa,mentre mi ascoltava.

“Kyo, da un po' di tempo, mi chiedevo...io che cosa sono per te? Sono solo una ragazzina per te?” mi chiese con un tono lievemente alterato.

Per me non era solo una ragazzina, ma non sapevo neppure io come definire il nostro rapporto., era qualcosa di speciale e di indefinibile allo stesso tempo e mentre ci pensavo sentii una stretta al cuore che mi impediva di respirare e incominciai a farmi prendere dall' ansia,avevo paura di quel sentimento e di quella sensazione che cercavo inutilmente di bloccare, ma che continuavo a provare mentre ero in sua compagnia.

Amore pensai tra me, era caduta in quella morsa senza via d'uscita, che era sempre stata per me e per gli altri fonte di tutti i mali, chi diceva che l'amore è bello,dolce e rassicurantesi sbaglia, l' amore è dannazione, è sofferenza e tutto ciò che di peggiore può esistere,per tale ragione incominciai ad infuriarmi con me stesso, avevo sempre finto che quel sentimento non mi sfiorasse o che avrei sempre trovato il modo di fermarlo e invece ero finito in un punto di non ritorno con Yoko e avevo lasciato che tutto questo accadesse, mi ero lasciato abbindolare da quel sentimento ingannatore che inizialmente è meraviglioso quasi fiabesco e poi diventa dannoso e ingestibile.

Dopo un po' la guardai e rivolsi quella stessa domanda che mi aveva posto dicendole freddamente“Ed io che sarei per te?”

Lei sorpresa dalla mia freddezza disse respirando a pieni polmoni“Io...ti amo...”

Io la osservai esterrefatto e allo stesso tempo provando una forte agitazione, quando qualcuno si innamorava di me, per un motivo o per un altro finiva sempre male e non sapevo neppure a chi attribuire la colpa,molto probabilmente la colpa era mia, non ero mai stato pronto ad impegnarmi seriamente con qualcuno, neppure con Mayko, non ero mai entrato nell' ottica che fossimo seriamente fidanzati e quando diceva di amarmi, finivo sempre per trattarla male.

Dopo un po' con il cuore in gola le risposi tentando di apparire freddo e distaccato “Tu non sai neppure cosa voglia dire amare, sei troppo piccola per capire certe cose”

Lei mi guardò con un espressione angosciata e allo stesso tempo carica di rabbia mi accusò dicendo “Ecco, lo sapevo tu mi tratti solo come una bambina, non mi tratti come una donna!”

Non pensavo veramente ciò che dicevo, in parte si, ma più che altro ero seriamente preoccupato per lei, non volevo che soffrisse per colpa mia, così spinto dai miei buoni propositi, speravo veramente che non fosse innamorata di me, in realtà dicevo quelle cose più a me stesso che a lei.

Dopo un po' avrei voluto uccidermi, perché ero stato avventato, avevo sempre agito senza pensare e adesso ne piangevo le conseguenze con il risultato che Yoko si fosse innamorata di me, ma sapevo che non poteva di certo esserci un lieto fine dietro questa storia, perché ero in perenne conflitto con me stesso, con quella parte di me, che ripugnavo che aveva tradito e maltrattato Mayko più volte, che aveva ucciso Yari,stravolto il cuore di una ragazza pazza che si era suicidata quando l' avevo lasciata e persino quello di mio fratello.

Lei piccola e ingenua non sapeva a cosa andava incontro innamorandosi di uno come me, ma sicuramente non era neppure questo ad innervosirmi, ma ciò che mi innervosiva veramente era che lei piccola e inesperta riuscisse a dire quelle parole che io non sarei mai riuscito a dire perché ero solo un codardo egoista che aveva paura di soffrire e di far soffrire.

“Non ti tratto come una bambina, solo che dai dei giudizi troppo affrettati,,,amare qualcuno è qualcosa di veramente complesso e difficile che neppure puoi immaginare...” affermai inquieto.

“Questa è una tua opinione, ma amare dovrebbe essere una cosa piuttosto semplice, sono le persone a complicare tutto” affermò osservandomi con singolare attenzione.

“Esatto ed io complico tutto nei rapporti sentimentali...” le risposi cupamente.

“Forse hai ragione, sono stata affrettata però io credo davvero in quel che dico, ma non pretendo di certo una risposta, ho sentito soltanto il bisogno di dirlo e l'ho detto” affermò timidamente, quasi un po' mortificata.

Mentre altre ragazze mi avrebbero di certo fatto una sfuriata offese dal fatto che non le avessi detto subito con decisione quanto le amassi, lei remissivamente accettava di rimanere con il dubbio,forse perché aveva intuito dal mio sguardo il mio eccessivo turbamento.

“Anzi sai che ti dico...facciamo finta che io non abbia mai detto quella frase...” aggiunse ancora per tranquillizzarmi e ormai pentita di aver esternato apertamente i suoi sentimenti.

Mi si stringeva il cuore a vederla così, avrei tanto preferito che si incavolasse, che mi mollasse un pugno perché non mi ero affrettato a risponderle come da copione, ma lei non lo fece, anzi si scusava e giustificava per avermi espresso con chiarezza i suoi sentimenti.

Mentalmente mi davo dell' idiota, del resto non era così difficile mettere insieme quelle due paroline,ma non appena mi decidevo a farlo, avevo come l' impressione di vedere il viso di Mayko e di altri fantasmi del passato che avevano sofferto a causa dei forti sentimenti che nutrivano per me.

Yoko dopo un po' accese la tv per distrarmi da quel “ti amo” che mi aveva detto con così tanta fermezza, ma per quanto cercasse di farmelo dimenticare, ormai quelle parole le aveva pronunciate e non era facile per me dimenticarmene.

Il telegiornale parlava di uno scontro tra Nageshi e Keitawa, i due politici avevano presentato i loro programmi politici e avevano discusso a lungo fra di loro litigando pubblicamente, per una serie di scandali che Keitawa aveva messo in giro su Nageshi.

Yoko non appena vide Keitawa e Nageshi, incominciò a sbuffare ed era pronta per cambiare canale, io le dissi di non cambiare, lei lasciò quel canale sospirando rumorosamente dicendo che erano uno peggiore dell'altro.

Fecero vedere quel servizio dove Keitawa aveva parlato di fronte a giornalisti e una serie di persone che lo acclamavano, come se fosse già diventato presidente del Giappone, dove parlava malamente di Nageshi mostrando sotto i suoi stessi occhi delle foto che mostravano lui da giovane con una prostituta dal viso che avevano fatto censurare,mentre lui si difendeva come poteva.

Keitawa faceva sempre dei discorsi impeccabili e innumerevoli promesse ai cittadini, che di sicuro non avrebbe mai mantenuto,mentre Nageshi lo lasciava parlare con un sorriso stampato sulle labbra, come se lo stesse prendendo in giro, quando fu il suo momento di aprir bocca disse “ Keitawa è un bravo attore...sa sempre qual'è la parola giusta e il punto in cui toccare... sa persino quali sono i miei punti deboli, ma se scaverete dietro il suo passato, troverete più scheletri dell' armadio di quanti ne abbia avuti io!Io sono andato con una prostituta e lui con le vostre figlie!”

Keitawa si difese dicendo che le sue erano delle assurde insinuazioni, poi Nageshi riprese il discorso parlando del suo programma politico, che però non entusiasmo molto il pubblico poiché non era nulla di sconvolgente, era un programma più realistico e ben lontano dalle grandi aspettative dei cittadini.

Si udirono una serie di boati da parte di molte persone, mentre lui continuava a parlare, poi fu interrotto dal giornalista che diede la parola a Keitawa che continuava con quella sua parlantina che usava per addomesticare i cittadini presenti.

Sembravano tutti contro Nageshi, persino il giornalista gli faceva delle domande particolarmente antipatiche, riguardo quella prostituta ritratta nella foto e lui incominciava a farsi cupo, mentre Keitawa rimaneva sempre calmo e pacato come se conoscesse già le domande e le avesse studiate a casa.

Nageshi se ne andò con la coda tra le gambe dichiarando di di non sentirsi tanto bene per poter interrompere quello scontro dove il solo vincitore era Keitawa, perché mentiva bene, mentre lui che era sincero e proponeva un programma politico fattibile, veniva escluso dai cittadini come possibile candidato.

“Keitawa le spara più grosse, mentre lui non è bravo a mentire...” affermò Yoko osservando Nageshi.

“Non credo che mentisse, il suo programma politico, non era vago come quello di Keitawa, che dice una serie di obbiettivi senza spiegare bene come ha intenzione di raggiungerli”

Yoko scocciata disse “Che cos'è tu e quello lì siete grandi amici?”

“No, però non sembro una cattiva persona...” affermai osservando la sua espressione infastidita, pensando a quale fosse stata la sua reazione, quando avrebbe scoperto che quell'uomo che tanto criticava era suo padre.

“E se dovessi scegliere tra uno dei due? Non preferiresti Nageshi?” gli chiesi osservandola.

“Non sceglierei nessuno dei due, sono politici e sono fin troppo bravi a mentire!” affermò sdegnata come se i politici fossero la specie peggiore che esistesse.

“Oh andiamo in Giappone abbiamo anche avuto dei bravi politici!” affermai pensando ai vari primi ministri che si erano susseguiti.

“Si, come quelli che coinvolti nello scandalo recruit oppure quell' altro che ci ha fatto entrare in guerra, durante la seconda guerra mondiale!” esclamò indignata.

“Uhm fai troppo la saccente per i miei gusti...vediamo magari sai pure dirmi chi era questo primo ministro coinvolto in quello scandalo?” le chiesi divertito.

Lei mi mostro un lucente sorriso dicendo “Il ministro in carica era Noburo Takeshita!”

“Mi fai paura!” dissi allibito,pensando che quando avevo la sua età, facevo tutt'altro che interessarmi alla politica.

Dopo un po' si mise a ridere dicendo “ scommetto che me l' hai chiesto perché non lo sapevi!”

Io feci una smorfia di disapprovazione, poi lei mi guardò con un espressione turbata dicendo “ Per distrarsi dalle cose che fanno male, le persone finiscono per interessarsi un po' a tutto”

Mentre lei parlava, il telegiornale andò avanti con le altre notizie, poi si sdraio nel letto invitandomi a fare lo stesso ed ebbi come l'impressione che stesse cercando di provocarmi.

Io rimasi alzato come uno stoccafisso, poi mi chiese sorpresa “Che c'è? Perché non ti sdrai un po'?”

La vidi sbattere le ciglia in un modo insolito, poi sdraiata in quel modo la sua gonna mostrava più di quanto avrei dovuto vedere, glie lo feci notare, lei si aggiustò timidamente la gonna, allora capì che non lo aveva fatto apposta poi però mi guardò come se volesse farmi una domanda, ma che le mancasse il coraggio di farmela.

Nervoso per com'ero, mi morsi ripetutamente il labbro tentando di frenare qualsiasi strano pensiero, del resto non avevo visto nulla di chè soltanto le sue cosce paffute e un po' di mutandine, niente che non avessi mai visto.

Poi mi guardò con un espressione confusa e disse “ Io davvero non ti capisco...”

“In che senso?” le chiesi stralunato.

“ Ecco, non capisco a che gioco stai giocando con me....” affermò osservandomi con un espressione penetrante come se volesse entrare dentro la mia testa.

“Non sto giocando a nessun gioco...” affermai mentre si avvicinava a me, puntandomi il dito contro come se le avessi fatto qualcosa di grave.

“Insomma, mi baci, poi però non sei chiaro...non appena ti rivelo i miei sentimenti tu diventi un ghiacciolo e allora capisco che le tue intenzioni non sono serie e mi comporto di conseguenza, ma non vuoi neppure quello...e allora che cos'è che vuoi?” mi chiese infuriata mollandomi un sonoro schiaffo.

“Hai detto di non volere una risposta di dimenticare quello che avevi detto e così ho agito di conseguenza...” affermai massaggiandomi la guancia colpita, era riuscita veramente a farmi male.

“Si, ma non ho voluto sapere la risposta, perché l' ho capita dal tuo sguardo...tu non mi ami e non posso fartene una colpa...ma mi va bene, mi accontenterò di altro...” affermò incominciando a spogliarsi.

“Ferma!” le urlai contro, infuriato più con me stesso che con lei, perché come al solito stavo facendo soffrire qualcuno che amavo senza poterci far nulla.



Yoko:

Aspettavo una risposta da parte di Kyo, imbarazzata dalla domanda che gli avessi posto, ma volevo togliermi dalla testa un dubbio ed era il seguente ovvero che lui mi considerasse soltanto una bambina per nulla seducente oppure era al contrario era soltanto interessato a me sessualmente.

Rispose con un susseguirsi di si e di no, poi si decise ad ammettere che in quanto uomo ne fosse particolarmente attratto, quella risposta in parte mi faceva piacere, però mi metteva altri dubbi in testa ovvero che stesse giocando con me, come fanno del resto tutti i ragazzi grandi con le quattordicenni che le capitano sotto tiro, eppure se avesse voluto davvero farlo, si sarebbe già preso ciò che desiderava.

E Forse neppure mi importavano le sue vere intenzioni, perché c'era qualcosa che era più forte della mia coscienza ad impedirmi di pensare ed era il mio cuore che batteva fortissimo.

Volevo che mi toccasse, volevo sentire il calore del suo corpo sul mio, le sue i mani da pianista su di me, che mi accarezzavano e che mi facessero sentire amata. Mi bastava vivere quel sogno anche solo per un istante, anche se presto mi sarei risvegliata dalla realtà per poi scoprire che non avesse fatto altro che ingannarmi.

Quella breve e intensa felicità sminuiva il trauma del risveglio, del resto ero ormai abituata ad essere sempre ingannata dagli altri, che forse non mi faceva più alcun effetto,mentre invece la felicità era la sola cosa che conoscevo poco e che desideravo più di ogni altra cosa al mondo.

Così presi la sua mano e la avvicinai verso il mio petto, ma lui non appena capì le mie intenzioni liberò il suo polso dalla mia stretta.

“Non farmi certe richieste, mi metti in una situazione difficile” affermò.

“Kyo, da un po' di tempo, mi chiedevo...io che cosa sono per te? Sono solo una ragazzina per te?” gli chiesi lievemente alterata, del resto mi sentivo presa in giro da lui, perchè non riuscivo veramente a capirlo.

Dopo un po' la guardai e rivolsi quella stessa domanda che mi aveva posto dicendole freddamente“Ed io che sarei per te?”

Sorpresa dalla sua freddezza dissi respirando a pieni polmoni“Io...ti amo...” fu una frase detta spontaneamente, perché in quel medesimo istante capì che bastava un suo semplice sguardo freddo a fare la differenza.

Dopo un po' con il cuore in gola rispose tentando di apparire freddo e distaccato “Tu non sai neppure cosa voglia dire amare, sei troppo piccola per capire certe cose”

Io lo guardai angosciata e allo stesso tempo carica di rabbia lo accusai dicendo “Ecco, lo sapevo tu mi tratti solo come una bambina, non mi tratti come una donna!”

"Non ti tratto come una bambina, solo che dai dei giudizi troppo affrettati,,,amare qualcuno è qualcosa di veramente complesso e difficile che neppure puoi immaginare..."affermò inquieto.

"Questa è una tua opinione, ma amare dovrebbe essere una cosa piuttosto semplice, sono le persone a complicare tutto"affermai osservandolo, avrei voluto capire cosa gli passasse per la testa.

“Esatto ed io complico tutto nei rapporti sentimentali...” rispose cupamente.

“Forse hai ragione, sono stata affrettata però io credo davvero in quel che dico, ma non pretendo di certo una risposta, ho sentito soltanto il bisogno di dirlo e l'ho detto” affermai timidamente, quasi un po' mortificata.

“Anzi sai che ti dico...facciamo finta che io non abbia mai detto quella frase...” aggiunsi ormai pentita di aver esternato apertamente i suoi sentimenti.

Ero stata sciocca, avrei dovuto immaginarmi una simile reazione da parte sua, del resto era impossibile che qualcuno potesse innamorarsi di me, io ero la ragazza da violentare e non d' amare, ormai mi sembrava piuttosto chiaro e non glie ne volevo neppure fare una colpa, perché non poteva farci nulla se non mi amava.

Dopo un po' accesi la tv per distrarre Kyo dai miei sentimenti che gli avevo esternato così con chiarezza, anche se mi faceva male comportarmi come se non avessi detto niente perché io lo amavo per davvero, ne ero certa, perché quelle fitte allo stomaco, quel batticuore e quel vuoto che avevo provato non appena udii la sua voce fredda, sembravano tutti dei chiari segnali.

Il telegiornale parlava di uno scontro tra Nageshi e Keitawa, i due politici avevano presentato i loro programmi politici e avevano discusso a lungo fra di loro litigando pubblicamente, per una serie di scandali che Keitawa aveva messo in giro su Nageshi, incominciai quasi subito a sbuffare ed era pronta per cambiare canale, ma Kyo mi fermò.

Io guardai con quale attenzione seguisse quello scontro, sembrava più interessato a quella notizia che a me e ai miei sentimenti che gli avevo confessato un momento prima, ferita allora capì non faceva altro che prendersi gioco di me, si divertiva a giocare con le bambine tutto qui,dopo un po' il mio sguardo si soffermò su Nageshi, più che altro per distrarmi dalla figura di Kyo che in quel momento mi faceva tanto soffrire.

“Keitawa le spara più grosse, mentre lui non è bravo a mentire...” affermai per sembrare piuttosto tranquilla. "Non credo che mentisse, il suo programma politico, non era vago come quello di Keitawa, che dice una serie di obbiettivi senza spiegare bene come ha intenzione di raggiungerli"

scocciata dissi “Che cos'è tu e quello lì siete grandi amici?”

“No, però non sembro una cattiva persona...” affermò osservando la mia espressione infastidita.

“E se dovessi scegliere tra uno dei due? Non preferiresti Nageshi?” gli chiesi osservandola.

“Non sceglierei nessuno dei due, sono politici e sono fin troppo bravi a mentire!” affermai sdegnata come se i politici fossero la specie peggiore che esistesse.

"Oh andiamo in Giappone abbiamo anche avuto dei bravi politici!" affermò

“Si, come quelli che coinvolti nello scandalo recruit oppure quell' altro che ci ha fatto entrare in guerra, durante la seconda guerra mondiale!” esclamai indignata.

“Uhm fai troppo la saccente per i miei gusti...vediamo magari sai pure dirmi chi era questo primo ministro coinvolto in quello scandalo?” disse divertito.

Si comportava come se prima non fosse successo nulla, la sua espressione mi sembrava piuttosto chiara no n gli importava un bel nulla di me, ma gli piacevo fisicamente come tutti gli uomini del resto.

Gli mostrai un lucente sorriso, per apparire sempre piuttosto pacata, anche se a fatica trattenevo le lacrime e poi le dissi “Il ministro in carica era Noburo Takeshita!”

“Mi fai paura!” disse allibito.

Dopo un po' mi misi a ridere dicendo "scommetto che me l' hai chiesto perché non lo sapevi!" anche se dentro avrei fatto tutt'altro che ridere.

Lui fece una smorfia di disapprovazione, poi lo guardai con un espressione turbata dicendo “ Per distrarsi dalle cose che fanno male, le persone finiscono per interessarsi un po' a tutto”

Mentre parlavo, il telegiornale andò avanti con le altre notizie, poi mi sdraiai nel letto invitandolo a fare lo stesso, se il suo obbiettivo era una solo, ovvero il sesso, non lo avrei di certo contrastato, mi bastava un semplice momento d'illusione per poter essere felice.

Lui rimase alzato come uno stoccafisso, poi gli chiesi sorpresa "Che c'è? Perché non ti sdrai un po'?"

Incominciai a sbattere le ciglia in un modo insolito, tentando di apparire sensuale, anche se mi sentivo piuttosto stupida che altro, poi mi sdraiai con la gonna sollevata in quel modo si vedeva tutto, lui me lo feci notare, mi aggiustai timidamente la gonna, tentando di capire se avessi suscitato in lui qualche reazione particolare poi però delusa pensai che non fosse neppure atratto da me, quindi incominciai a scervellarmi tentando di capire perché mi avesse baciato se non gli piacevo neppure fisicamente.

Poi con un espressione confusa gli dissi “ Io davvero non ti capisco...”

“In che senso?”mi chiese stralunato.

“ Ecco, non capisco a che gioco stai giocando con me....” affermai osservandolo con un espressione penetrante come se volesse entrare dentro la sua testa.

“Non sto giocando a nessun gioco...” affermò mentre io mi avvicinavo a lui, puntandogli il dito contro. "Insomma, mi baci, poi però non sei chiaro...non appena ti rivelo i miei sentimenti tu diventi un ghiacciolo e allora capisco che le tue intenzioni non sono serie e mi comporto di conseguenza, ma non vuoi neppure quello...e allora che cos'è che vuoi?" gli chieso infuriata mollandogli un sonoro schiaffo, lui non reagì si massaggiò la parte lesionata e poi disse la sua:

"Hai detto di non volere una risposta di dimenticare quello che avevi detto e così ho agito di conseguenza..."

"Si, ma non ho voluto sapere la risposta, perché l' ho capita dal tuo sguardo...tu non mi ami e non posso fartene una colpa...ma mi va bene, mi accontenterò di altro..." affermai incominciando a spogliarsi.

“Ferma!” mi urlò contro.

Io non lo ascoltai, incominciai a togliermi di dosso ogni cosa, sperando di suscitare in lui almeno uno dei suoi perversi desideri, perché era la sola cosa che potevo suscitare in tutti gli uomini e ormai mi andava bene così. Sapevo che non potevo chiedere di più perché dagli uomini ero vista solo come un oggetto o un manichino.

Inoltre ripensando alle sue parole aveva detto che io non avevo idea di cosa fosse l'amore, infatti mi trattava proprio come un essere sciocco e inconsapevole di se stessa e dei propri sentimenti, proprio come una bambola.

Mi avvicinai a lui ormai del tutto scoperta dai vestiti gettati sul pavimento, Kyo distolse lo sguardo dal mio corpo e mi urlò contro di mettermi qualcosa addosso, io non gli diedi affatto ascolto e mi avvicinai a lui per spogliarlo, ma lui mi spinse via toccando il mio stomaco scoperto.

“Possibile che io non ti piaccia neppure in quel senso!” dissi piangendo, mentre i suoi occhi si soffermarono sui lividi e le bruciature che avevo in corpo,istintivamente tentai di coprirle.

Mi vergognavo di ciò che mi era stato fatto come se fosse stata colpa mia, poi lui si avvicinò a me mentre piangevo e singhiozzavo per lo spintone appena ricevuto.

"Stupida! Se non faccio certe cose e perché ti rispetto...Credi che perché io sia figlio di Keitawa io sia come lui!" affermò alterato.

"Mi rispetti, perché mi ritieni una bambina priva di attrattiva o perché adesso sai che ti amo e non vuoi ferire i miei sentimenti" pungolai.

"Anch'io" affermò tremante.

"Anche tu cosa?" gli chiesi avvicinandomi timidamente a lui come se mi fossi resa conto solo in quell' istante di essere completamente nuda.

"Ti amo, anch'io" affermò agitato e sbattendo convulsamente una gamba sul pavimento.

Io lo guardai incredula con il cuore che sembrava volermi uscire dal petto, mentre lui si voltò dandomi le spalle, poi lo vidi togliere il copri letto dal letto e me lo mise addosso per coprirmi.

Arrossi poiché avevo fatto tutta quella scenata, credendo che lui non ricambiasse i miei sentimenti e invece mi ero sbagliata, così timidamente mi scusai per tutto quello che gli avevo detto, poi come al solito facevamo a gara con le scuse.

Dopo un po' il telefonino di Kyo squillò, lui tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare per rispondere.


Kyo:

Gli urlai contro di fermarsi, mentre gettava a terra ogni indumento, avrei tanto voluto essere cieco per non poter vedere il suo corpo nudo che mi attraeva più di ogni altra cosa, ma che sapevo di non poter toccare perché era sbagliato, non potevo, lei era solo una bambina ed io non facevo che sentirmi uno schifoso pervertito, poi vidi tutti quei segni, lividi, graffi e bruciature impressi sul suo corpicino e m sentii male, pensando a tutto quello che doveva aver passato a causa di mio padre.

Non appena la vidi avvicinarsi, la spinsi a malincuore via, perché sapevo che se mi veniva troppo vicino avrei di certo perso il controllo, ma lei ci rimase male e pianse dicendo “Possibile che io non ti piaccia neppure in quel senso!”

“Stupida! Se non faccio certe cose e perché ti rispetto...Credi che perché io sia figlio di Keitawa io sia come lui!” affermai alterato, perché non facevo altro che farlo perché la rispettavo e temevo di poterle fare del male senza volere.

“Mi rispetti, perché mi ritieni una bambina priva di attrattiva o perché adesso sai che ti amo e non vuoi ferire i miei sentimenti” pungolai.

Dopo un po' provai a dire quelle due paroline semplici che avrei tanto voluto dire e che avrebbero riportato la pace fra me e lei, ma per quanto ci provassi era una continua lotta con me stesso.

“Anch'io!” affermai volendo dire anch'io ti amo, ma quel ti amo non riusciva a venirmi fuori, era come se le labbra si serrassero di colpo non appena volessi pronunciare quelle parole, poi ripensando a Mayko e a come me ne ero pentito di non averle mai detto ti amo, capì che non potevo più commettere gli stessi errori del passato.



“Ti amo, anch'io” affermai agitato e sbattendo convulsamente una gamba sul pavimento il mio cuore tamburellava come una tromba impazzita,, ero anche un po' a disagio ed ero certa che si sarebbe infuriata dopo tutto quello che le avevo fatto passare per non averglielo detto prima.

Mi guardò incredula con un sorriso stampato sulle labbra, io mi voltai per prenderle il copriletto del letto per coprirla dato che non c'è la facevo più a vederla completamente nuda, senza pensare cose per nulla caste che mi facevano ripugnare me stesso.

Mi porse le sue scuse ed i feci lo stesso, come al solito diventava una gara di scuse tra me e lei, non eravamo di certo fatti per litigare pensai.

Dopo un po' il mio telefonino squillò, risposi non appena lessi il numero, era il padre di Yoko.

“Sono dentro il treno, arriverò verso le quattro o cinque di pomeriggio...” affermò mentre io gli risposi dicendo “Ah, ok...” poi mi rivolse quella domanda che mi mise piuttosto in difficoltà “Come va con mia figlia? Che sta facendo in questo momento?”

Io uscii dalla stanza per evitare che Yoko sentisse e dissi “Ecco, sta studiando...” affermai incerto, dato che non era il mio forte mentire, ma sapevo di non poter di certo dire che sua figlia si era spogliata davanti a me circa un momento prima.

Fortunatamente non mi fece più tante domande e dopo un po' mi salutò, poi rientrai nella stanza con Yoko che mi guardava interrogativa chiedendomi chi fosse, io gli risposi “Nageshi...”

“Ancora quel tipo!” affermò scocciata.

La guardai era avvolta da quel lenzuolo rosso che le avevo dato, così sapendola coperta, mi avvicinai a lei per darle un bacio, ma non appena mi avvicinai lasciò cadere il lenzuolo.

“Se mi ami, non c'è nulla di male se io e te...” affermò imbarazzata.

Mi morsi il labbro con una violenza tale da farmi uscire il sangue, poi cercai di allontanarmi da lei, ma mi mancò la forza di farlo perché una parte di me la desiderava senza porsi alcun freno e limite morale, mentre l'altra voleva allontanarsi da lei pensando alla differenza di età, alle violenze che avesse subito da mio padre e temeva persino che potessi farle del male o che la sporcassi con le mie sudicie mani, poi suo padre l' aveva affidata a me ed io cosa facevo, finivo per fare l'amore con la sua bambina,non era di certo un comportamento corretto.

Purtroppo la parte più perversa della mia persona sembrò prendere il sopravento, sopratutto perché Yoko non faceva altro che istigarla, avvicinando le mie mani al suo seno nudo o ad altre parti del suo corpo,così ormai al limite lasciavo che le sue mani conducessero le mie.

Dopo un po' mi tolse la maglietta lasciandomi a petto scoperto, poi incerta si chinò per togliermi i pantaloni notando la sua incertezza le dissi che non dovevamo per forza farlo se non si sentiva sicura, ma le mie parole parvero avere l' effetto contrario, così con decisione mi sfilò i pantaloni di dosso.

Dopo un po' mi baciò con passione e frenesia, io ricambiai ormai privo di qualsiasi controllo, mi sentivo come un burattino nelle sue mani, pronto a fare qualsiasi cosa volesse.

Dopo un po' la adagiai con cura sul letto posizionandomi sopra di lei, ormai completamente nudo poiché mi aveva tolto ogni indumento di dosso.

La ricoprii di baci dappertutto con estrema dolcezza e con una certa attenzione a non fare cose che non le piacessero e che potessero in qualche modo farle male, baciai ogni suo livido e bruciatura con una certa delicatezza, poi la vidi divincolarsi come se avesse paura e allora di colpo mi fermai, poi si calmò e mi disse di continuare senza problemi, ripresi a baciarla e ad accarezzarla, poi incominciò a baciarmi con una certa frenesia capovolgendo le parti e incominciando a ad essere lei che baciava me ovunque ancora con una certa timidezza che però non la fermava.

Dopo presi il preservativo e fu come un sogno dal quale nessuno dei due voleva risvegliarsi, provavamo un piacere così intenso che non volevamo staccarci l'uno dall'altro,nonostante fossimo sudati e sfiniti, come se i nostri due corpi uniti fossero in perfetta simbiosi da divenire un solo corpo persino le nostre voci ansimanti erano in perfetta sincronia.

Yoko mi stringeva a sé, sorridendo, poi la vidi piangere, non appena vidi le sue lacrime, m preoccupai e incominciai a farle un interrogatorio, essendo piuttosto preoccupato del fatto che se ne fosse pentita o che forse le avessi fatto male, ma tranquillizzandomi mi disse che non avevo fatto nulla di male e che piangeva soltanto perché era felice, sorrisi dandole della piagnona, mentre continuavo a rimanere sopra di lei senza alcuna voglia di staccarmi e poi anche se avessi voluto farlo la sua stretta me lo impediva.

Le sue mani e le sue braccia erano piccoline, ma quando desideravano ardentemente qualcosa, sapevano tirar fuori una forza fuori dal comune o che comunque era difficile credere che potesse appartenere ad una bambina.

Era come l' abbraccio accogliente e forte di una madre che stringe il suo bambino, pensando questo incominciavo a sentirmi un bambino che si lasciava cullare dal caldo abbraccio della propria madre.






   
 
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