Ok, il
terzo capitolo mi sembra un po’ più decente. Spero che anche per
voi sia così. xD Però sento di dovermi
scusare se il mio stile lascia a desiderare: è davvero difficile
scrivere dal punto di vista di un personaggio che non ci piace.
ç__ç
Ringrazio enormemente
mamy58 per aver recensito la flash
precedente *-* Sei davvero gentilissima!
[Nota: la
spiegazione del colore nero da parte di L è in parte presa da un
libro sull’interpretazione dei sogni – Smorfia, più comunemente xD
– scritto da Valentina Beggio.]
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*Sparks
of memories*
Fandom:
Death Note
Personaggi:
Light Yagami, L Lawliet
Prompt: #28. Black rose; Death
N. parole: 817 (conteggio Word)
La porta
si apre di fronte a lui. Quando il battente gli restituisce la vista della
solita stanza che chiamano quartier generale, per un
attimo pensa di aver sbagliato strada.
La lunga
teoria di hardware, schermi e attrezzature è praticamente sommersa da
quella che sembra una serra in formato ridotto. Piante e fiori di ogni foggia,
colore e dimensione, che stonano in maniera indicibile in quel contesto
poliziesco. Ha un lieve capogiro; i profumi sono tanto vari e di una tale
intensità da indurlo a coprirsi il viso. E in quel mare di petali e
steli, appollaiato come suo solito sul pavimento nel mezzo di un circolo
colorato, Ryuuzaki lo fissa, masticandosi
scrupolosamente il pollice.
«Ti
aspettavo, Light-kun.»
Solleva
le sopracciglia. Ha imparato a diffidare delle sue strane iniziative. Non
c’è mai da stare tranquilli, quando si ha a che fare con L.
«Che
diavolo è successo qui dentro, Ryuuzaki?»
Un
brevissimo lampo di sorriso gli attraversa le labbra, ma lo sguardo rimane
vuoto. «Ho chiesto a Watari e a Yagami-san di lasciarci soli, per questo pomeriggio.
C’è qualcosa di cui vorrei discutere con te.»
Non
abbassa la guardia. Rimane fermo al suo posto, sulla soglia, a scrutare la
stranezza di quella mescolanza – ermetismo
e solarità, la sua pelle bianca tra i fiori accesi – e a
cercare di accettarla come reale.
Dal canto
suo, Ryuuzaki abbassa lentamente la mano, la pone su
un ginocchio e reclina di poco il capo, in un vago sentore di curiosità.
«Perché
non ti avvicini? Sono solo fiori.»
[ Ma
chissà cosa c’è ad aspettare oltre i fiori. ]
Si
rilassa impercettibilmente. Scioglie la tensione dei muscoli in un paio di
passi brevi. Infonde alla propria voce la sua nota più spontanea.
«Non
sapevo che ti interessassi di botanica.»
Il detective
abbassa lo sguardo; ha un movimento strano, un accenno di scrollata di spalle.
Divarica appena le gambe e tira a sé un vaso, accarezzando con la punta
di un dito il petalo di una rosa nera.
[ Non ha
mai visto un fiore così bello. ]
«A
me sembra un interesse come un altro.»
Sorride.
«Sei pieno di sorprese, Ryuuzaki.»
Lui resta
chino sulla rosa. Alza soltanto gli occhi, impenetrabili. Il silenzio si
protrae per qualche istante.
«Sì.
Forse.» Si porta di nuovo il pollice alle labbra, stavolta senza masticarlo.
«Scegli un fiore, Light.»
Resta
spiazzato. «Cosa?»
«Un
fiore. Scegline uno.»
Dunque
è questo… È di questo che si tratta. Un altro dei suoi
giochetti psicologici. E non si dà neppure la pena di dissimularlo; ora
lo vede chiaramente, sul fondo di quelle iridi nere, il suo desiderio di
metterlo alla prova, di giocare con lui.
[ Ma
sì, in fondo, perché non accontentarlo? ]
«D’accordo.»
Riprende
a camminare. Colma la distanza che ancora li separa, lanciando solo qualche
occhiata alle piante che si vede sfilare accanto. Gigli. Tulipani. Viole del
pensiero. Boccioli di ciliegio.
Arriva di
fronte alla sua nemesi e si accoscia alla sua altezza.
In basso,
là dove L sta.
Il
polpastrello definisce ora i contorni del labbro inferiore. «Hai
già scelto?»
«Sì.»
Studia il fiore che fino a poco prima è stato oggetto del suo interesse. Ora che può
vederlo da vicino, si accorge che è quasi appassito. «È la
prima volta che vedo una rosa di questo colore.»
Di nuovo,
il silenzio è lungo.
Ryuuzaki
si china ancora in avanti, tende le braccia tra le gambe e gli sfila il vaso
dalle mani. Nel momento in cui le loro dita si sfiorano, gli sembra di
avvertire una scossa di eccitazione repressa emanare da lui.
[ Perché? ]
«Proprio
come immaginavo.»
Lo guarda.
Deve lottare per mantenere un tono neutrale. «Che cosa vuoi dire?»
Lui si
solleva lentamente, si volta e nella sua andatura curva si dirige alla
postazione dietro di sé. Posa la rosa sul piano, affonda una mano nella
tasca e con l’altra riprende a sfiorare i petali neri.
«Chi
ama il nero ritiene che il futuro non offra nulla, e che il mondo in cui vive
ne sia il diretto responsabile. Ne deriva un atteggiamento pessimista,
apparentemente rassegnato, che cela rancori inespressi e in taluni casi
può esplodere in violente ribellioni al sistema. Può anche
trattarsi di una persona disposta a tutto pur di realizzare i suoi desideri
più profondi. Inoltre…» La mano sparisce da qualche parte
sul banco dei computer. Un acciottolio, di ceramica smossa; il tonfo di
qualcosa che cade in un liquido. «Le rose appassite indicano generalmente
un amore disperato. Verso una persona, una causa… o anche se
stessi.»
Light Yagami non si muove. Rimane accovacciato e in silenzio,
assassino tra i fiori.
In basso,
là dove L lo costringe.
Ryuuzaki
si volta di nuovo. Gli sorride, oltre il bordo della tazza piena di tè
zuccherato.
«Ti
ringrazio, Light-kun. Direi che con questo le
probabilità salgono almeno del 20%.»
[ Alle
sue spalle, un petalo nero cade silenzioso al suolo. ]