Capitolo 4

Non era ancora sorto il sole, quando Kaori uscì, con tutte le sue cose, da quella che era stata la sua casa e tutta la sua vita per molto tempo.
Quando Ryo entrò nella camera di Kaori, la stanza era spoglia, ma perfettamente in ordine. Tipico di lei. Richiuse la porta, sapendo che non l’avrebbe probabilmente riaperta tanto presto e scese al piano inferiore, dove trovò Sayuri.

-    Dov’è Kaori?
-    E’ andata via.
-    Che cosa?!?
-    Se n’è andata. Ha detto che voleva stare da sola per un po', lontana da tutto e da tutti.
-    E tu l’hai lasciata andare?
-    Certo. Era quello che voleva lei. D’altronde, sbaglio o sei stata proprio tu a dire che era il caso che, per una buona volta, Kaori decidesse da sola della sua sorte?
-    Si, ma...
-    Ha bisogno di riflettere. Quando si sentirà pronta, tornerà.
-    E se non lo farà, invece?
-    Beh, almeno si sarà allontanata per sempre da questa vita, dove ogni momento ha rischiato la sua vita.

Sayuri lo guardò incredula.

-    Allora, è come ho sempre temuto... Tu non provi assolutamente nulla per lei?
-    Ti sbagli. E’ proprio perché tengo a lei che se decidesse di rifarsi una vita lontana da questo inferno e da me, ne sarei felice.

Sayuri tornò in America, sconsolata, lasciando Ryo da solo, in quella casa.



Tre mesi dopo

Kaori rientrò a Tokyo, dopo essere stata fuori città  per tanto tempo. Si fece lasciare dal taxi proprio davanti a casa di Ryo. Non sapeva cosa fare. Voleva entrare, fare di corsa le scale ed abbracciare l’uomo che le era mancato tanto. Aveva avuto modo di riflettere e aveva capito di non poter vivere lontana da lui. Però non sapeva se lui avrebbe gradito, o se, al suo posto, avesse assunto un'altra assistente, magari anche più avvenente di lei. Beh, valeva la pena di tentare. La casa era aperta, come sempre. Appoggiò le valigie e vide che il salotto era deserto. Salì al piano superiore. Passò davanti alla camera del socio, ma anche quella era vuota.

Ryo era al poligono di tiro. Quando si fu stancato di sparare ai bersagli che aveva davanti, si tolse la cuffia e posò la pistola sul tavolo. Prese l’ascensore e, entrando in salotto, si accorse immediatamente delle valigie accanto all’entrata. Il suo cuore mancò un battito,  e lui corse in cucina, sperando di trovarla lì. Salì la scale e la vide. Era appoggiata contro lo stipite della porta di quella che era stata la sua camera per anni. Probabilmente era sovrappensiero e non si era ancora accorta della sua presenza. Lui le mise una mano sulla spalla. Lei si voltò di scatto. Si abbracciarono stretti, a lungo, senza dire niente.

-    Dimmi che sei tornata per restare.
-    Se tu mi vuoi ancora...
-    Sciocca! Come puoi pensare che non sia così?

Ryo le scompigliò dolcemente i capelli e lei arrossì.