Eccomi!!! Ho fatto presto!!! Il fatto è che questa fic
mi sta prendendo sempre di più!!! Allora tanto per cominciare ringrazio: super
gaia; mewsana; Lir_chan; Jaly Chan; Yuzuriha; Hila92 (credo che questo capitolo
risponderà alla tua domanda…e a proposito, vuoi un consiglio??? Scrivi tutto
quello che ti passa per la mente e poi dopo scegli quali idee portare avanti e
quali no, scritto fa tutto un altro effetto e ti appassioni di più! Almeno io
faccio cosi! ^_^); BlueCrystal (quanto tempo!!! E’ bello risentirti!! Spero che
presto vedrò un nuovo cap della tua fic, ci conto ok??) ed ora…via con il
secondo cap…
Scherzava, rideva, parlava tranquilla con i suoi amici. Da dietro uno dei tanti alberi del parco la teneva sotto controllo a distanza, come ormai faceva da giorni. Aveva studiato ogni sua abitudine, sapeva chi erano le persone che frequentava, i posti che frequentava, sapeva cosa le piaceva fare, dove voleva andare. Pur non avendola mai conosciuta sapeva quasi tutto di lei. Si appoggiò con la schiena al tronco voltando appena lo sguardo verso la ragazza e vedendola rincorrere un ragazzino dai capelli rossi, se non sbagliava si chiamava Daichi, gli stava correndo dietro come un’ossessa.
-Dai, non puoi arrabbiarti tanto solo perché ti chiamo
“ochetta”!- si difese mentre tentava di fuggire dall’ira della brunetta
scappando e nascondesi dietro i suoi amici che però sembrava proprio non
avessero alcuna intenzione di diventare suoi complici, preoccupati forse della
sorte che gli sarebbe capitata se l’avessero fatto.
-Se sai che mi fa arrabbiare allora non mi chiamare così!-
-Ma perdo tutto il divertimento!- si lamentò fermandosi e piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato. Non avrebbe resistito ancora a lungo, senza contare che se non si sarebbe sbrigato a ripartire la sua inseguitrice lo avrebbe preso sicuramente.
-Se ti prendo…- stava per raggiungerlo ma qualcosa la fece
bloccare, arrestandola nella sua corsa. La sua attenzione fu catturata da
qualcosa in lontananza, una figura, un’ombra per la precisione, di cui non
riusciva a distinguere nitidamente i tratti ma che le pareva somigliasse molto
a…no, non poteva essere lui, sicuramente si stava sbagliando, probabilmente non
avrebbe rivisto mai più quel ragazzo, cosa le aveva fatto pensare che si
trovasse lì in quel momento? Il fatto era che non riusciva a levarsi dalla
testa quegli occhi violacei così profondi…e belli…non avrebbe mai immaginato
che lo sguardo di un perfetto sconosciuto potesse farle un simile effetto. Non
sapeva minimamente chi fosse eppure per tutto il tragitto per arrivare al
parco, dove i suoi amici l’aspettavano, non aveva fatto altro che pensarci. Era
assurdo, che cavolo le prendeva? Non le era mai capitato di pensare così tanto
a qualcuno, figurasi a qualcuno di cui ignorava perfino il nome.
Sussultò appena quando sentì una mano posarsi sul suo
braccio, si voltò, era Takao che la stava chiamando già da un po’ di tempo ma
lei non gli aveva risposto, troppa presa dai suoi pensieri le parole del
ragazzo non erano giunte al suo orecchio. Le aveva chiesto se c’era qualcosa
che non andava, d’improvviso si era fermata, smettendo di rincorrere Daichi e
rimanendo immobile, come incantata.
-Sto bene, mi era solo venuta in mente una cosa…niente
d’importante!- si affrettò ad aggiungere osservando lo sguardo curioso del
giapponese.
-Sicura?-
-Si…è solo che…- biascicò, non sapeva perché ma una parte
di lei avrebbe voluto parlarne con qualcuno mentre un’altra, il buon senso
probabilmente, le suggeriva che era meglio stare zitta. In fondo perché
mettersi a parlare di un incontro, che poi era stato uno scontro, che sapeva
non si sarebbe più ripetuto? Non era successo nulla di eclatante, anzi a dire
la verità non era accaduto nulla, quel ragazzo non aveva nemmeno aperto bocca.
Il moretto la costrinse a mettersi seduta su una panchina, circondata dai suoi
compagni.
-Parla!- la spronò mettendosi seduto accanto a lei. Sapeva
bene che quando l’amica piombava in quello stato di alienazione dal resto del
mondo c’era sempre qualcosa che la turbava o che per lo meno le dava pensiero.
La conosceva fin troppo bene ormai.
-Beh, oggi venendo qua mi è capitato di…- esordì credendo
che forse parlandone sarebbe riuscita a togliersi dalla mente l’immagine di
quegli occhi ametista che fissavano i suoi. Aveva tutta l’intenzione di farlo,
almeno fino a pochi attimi prima, ma si bloccò improvvisamente, si sentiva un
po’ stupida a raccontarlo e non voleva fare una simile figura. Senza contare
che loro non avrebbero capito perché erano tutti…ragazzi. A volte desiderava
avere una ragazza come amica, certo stava bene e si divertiva un mondo con loro
però…non era sempre facile parlare con loro proprio di tutto e su alcune cose
non ci riusciva proprio.
-Non posso dirlo!-
-E perché scusa?- domandò Max, seduto sul prato, proprio
di fronte alla brunetta.
-Perché…è imbarazzante!- fece arrossendo.
-Imbarazzante?- continuò il biondino.
-Scusa, che cosa puoi aver fatto di così imbarazzante nel
percorso che va da casa tua a qui?- gli chiese Takao stupito.
-Beh, ho fatto un incontro che…mi ha lasciato il segno- i
suoi compagni la guardarono scettici –Avete mai incontrato per caso qualcuno
che non avevate mai visto prima, di cui non sapete nemmeno il nome ma a cui
continuate a pensare?-
La loro espressione parlava da sola, non c’era bisogno che
rispondessero perché Hilary potesse avere una risposta, si comprendeva
perfettamente che pensavano che fosse completamente impazzita. Mise il broncio,
sapeva che non avrebbero capito, e adesso le toccava raccontare tutto per filo
e per segno, ma perché gliene aveva parlato?
Intanto Kai continuava a studiare ogni suo movimento da
lontano, nascosto ancora sotto quell’albero a cui si era appoggiato appena
aveva messo piede nel parco. Gli aveva fatto uno strano effetto quando la
brunetta gli era venuta addosso, quando quei suoi occhi color cioccolata
timorosi e sorpresi avevano incrociato i suoi per qualche breve attimo. Prima
di allora non aveva mai avuto contatti così ravvicinati con le vittime prima
che diventassero “vittime”. C’era qualcosa in lei che inconsciamente lo
attirava anche se non avrebbe saputo dire di preciso cosa.
Un ragazzo gli si avvicinò, spostando l’attenzione su
Hilary. Si portò le mani in tasca, sinceramente si era stancato di stare lì a
tenere d’occhio quella ragazzina, il capo gli aveva ordinato di farlo ma lui
non ne vedeva l’utilità, anche perché entro quella sera stessa sarebbe stata
nelle loro mani.
-Sei pronto per questa sera?- gli chiese Yuri.
-Come sempre-
-Ci daranno una mano anche Boris e Serjey,-
-Bene- Kai continuava a tenere gli occhi fissi su di lei,
a dire la verità non li aveva staccati nemmeno per un secondo da quando era
arrivato in quel parco, tanto che se ne stupì anche il suo compagno.
-Non ti ho mai visto interessarti tanto ad una vittima…-
-Con questo che vorresti dire?- il suo tono freddo di voce
lasciò del tutto indifferente il russo che si limitò ad alzare le spalle, in
realtà non voleva insinuare nulla, la sua era semplice curiosità. Si sdraiò
sull’erba intrecciando le mani dietro la testa lasciando alla brezza leggera
che spirava dal mare di solleticargli il viso mentre ripassava mentalmente il
piano che avrebbero dovuto attuare quella sera stessa. Era tutto pronto, appena
si sarebbe trovata da sola l’avrebbero presa, addormentata e trasportata fino
al luogo dove l’avrebbero tenuta sotto sequestro. Sarebbe stato fin troppo
facile, avevano fatto ben altro. Sperava solo che quell’incarico non durasse
troppo, tenere imprigionata una mocciosa lo riteneva poco divertente, erano le
missioni d’azione quelle che lui prediligeva .
-Non rimani a dormire qui, Hilary?- la ragazza lanciò uno
sguardo fuori dalla finestra, il sole non era ancora tramontato del tutto ma
stava già calando la sera.
-No, oggi mio padre torna presto e voglio stare un po’ con
lui, di solito rientra a casa tardi e io non lo vedo molto spesso-
-D’accordo, ma non è meglio se ti accompagniamo?-
-Non preoccuparti Takao, casa mia non è poi tanto lontana
da qui- si divertiva sempre un mondo quando rimaneva a dormire a casa del suo
amico, per un motivo o per un altro Takao e Daichi finivano quasi sempre per
litigare tra loro inseguendosi l’un l’altro per tutta la casa finché non
arrivava Nonno J munito di spada che li rincorreva entrambi e riportava la pace
nella villa che piombava nel silenzio, eccezione fatta per i lamenti e mugugni
delle due povere vittime riguardo ai bernoccoli che si ritrovavano sulla testa.
La brunetta salutò i suoi compagni e si diresse verso casa
sua, incamminandosi per le vie di Tokyo. Si strinse nella maglia, la
temperatura era scesa di qualche grado e l’aria si era fatta decisamente più
fresca. Le strade erano deserte, cominciava a pentirsi di non aver accettato la
proposta di Takao di farsi accompagnare…si bloccò di colpo, un brivido gelido
la attraversò dalla testa ai piedi, aveva come la sensazione di essere seguita.
Si voltò di scatto con il cuore che le batteva a mille ma non vide nessuno. Si
diede della paranoica e riprese a camminare eppure non riusciva a far cessare
quell’ impressione di sentirsi osservata, era come se qualcuno le puntasse gli
occhi addosso. Accelerò il passo, così sarebbe arrivata prima a casa e si
sarebbe fatta un bel bagno caldo per rilassarsi ma purtroppo qualcosa mandò
all’aria i suoi piani…
Girò l’angolo e quella sensazione continuò a farsi sentire
e anzi accrebbe quando udì chiaramente dei passi veloci e pesanti risuonare
dietro di lei. Cercò di calmarsi, in fondo poteva benissimo trattarsi di
qualcuno che andava nella sua stessa direzione…però i nervi la stavano
uccidendo perciò si voltò di nuovo ma non vide nulla se non un’ombra
avvicinarsi a lei e afferrarla. Hilary cercò di divincolarsi, due mani la
tenevano ferma per i polsi mentre altre due la bloccavano per le spalle. Aveva
tutta l’intenzione di urlare ma sentì qualcosa premerle sulla bocca che le
impedì di farlo. Non riuscì a realizzare quello che stava accadendo, avvertì
solo un sapore dolciastro sulle labbra e uno strano odore, poi le palpebre le
divennero improvvisamente pesanti…
-Però…- fece Yuri dopo aver rivolto lo sguardo verso la
ragazza che dormiva beata sul sedile posteriore della macchina, ignara di
essere stata costretta dentro un’automobile che l’avrebbe portata in un luogo
che non era casa sua e che di certo che non le sarebbe piaciuto.
-E’ carina- concluse continuando a squadrarla dalla testa
ai piedi.
-Piantala Yuri- lo riprese Kai senza staccare gli occhi
dalla strada mentre guidava nella notte ormai inoltrata. Erano distanti dalla
città e si stavano dirigendo in aperta campagna, dove le abitazione erano
pressoché inesistenti. L’auto fu condotta su una stradina non asfaltata, quasi
una mulattiera poco frequentata, anzi nessuno ci passava più. Si fermò qualche
chilometro più avanti vicino a quella che aveva tutta l’aria di essere una
vecchia casa abbandonata, appartenuta probabilmente a qualche contadino, dato
che nelle vicinanze c’erano enormi distese di terreno. Il luogo ideale per un
sequestro, lontano dalla civiltà, nella solitudine totale, eccezione fatta per
le persone che collaboravano al rapimento.
Dal buio apparvero altri due ragazzi che venivano in
direzione della macchina, si trovavano già sul posto per preparare
“l’accoglienza” della ragazza.
-Ce ne avete messo di tempo!-
-Non è stata colpa nostra Boris, la ragazzina si è
trattenuta dai suoi amichetti più a lungo di quanto avevamo programmato- fu
Yuri a rispondergli.
-E’ andato tutto bene?- domandò l’altro, Serjey, dalla
stazza di un armadio.
-Si, certo. Lei è nella macchina- gli disse indicandogli
la vettura dietro di lui –Portala dentro- continuò mentre estraeva dalla tasca
dei pantaloni un cellulare, doveva avvertire il capo che l’operazione era
riuscita senza intoppi. Si allontanò in cerca di campo, purtroppo oltre ad
essere isolata quella zona non era neanche il massimo della copertura
telefonica, mentre Serjey prendeva in braccio la brunetta, ancora narcotizzata,
e la portava dentro la vecchia casa, accompagnato da Boris.
La sistemarono in quella che doveva essere la stalla,
ormai umida e di certo non nelle migliori condizioni, l’intonaco cadeva a pezzi
e si sentiva un penetrante odore di muffa. Il biondo la poggiò sul pavimento,
sopra un mucchio di paglia ammuffita e il compagno pensò a legarle mani e
piedi, per impedirle di scappare al suo risveglio.
-E adesso che dovremmo fare con lei?-
-Tenerla buona qui fino a che il padre non accetterà le
condizioni del capo-
-Di solito il capo ci affida incarichi meno
noiosi…immagino già che appena si sveglierà comincerà a lagnarsi- fece
sbuffando. L’altro alzò le spalle.
-Serjey…ma Kai dov’è?-
-Non ne ho idea-
-Al solito…- si lamentò, gli era stato detto di non
allontanarsi troppo per ridurre al minimo il rischio di esseri visti, ma quel
ragazzo non stava ad ascoltare nessuno. Senza aggiungere altro i due uscirono
facendo attenzione a chiudere accuratamente la porta in modo che la brunetta
non avesse vie di fuga.
Passò qualche ora e il sonnifero cominciò ad esaurire il suo effetto, Hilary aprì lentamente gli occhi ma non vide nulla, il buio più totale. Sentiva di essere sdraiata su qualcosa di non proprio comodo e morbido, sembravano spighe, o paglia secca, a giudicare dalla punte ruvide che le graffiavano la pelle scoperta ad ogni suo movimento. Provò ad alzarsi ma c’era qualcosa che glielo impediva, non riusciva a muovere i piedi, e nemmeno le mani. Si voltò sull’altro fianco, da quella posizione poteva scorgere una parte del luogo in cui si trovava attraverso la luce della luna che entrava dalla finestra in alto. Quindi era notte…ma chi ce l’aveva portata lì? Sentì i polsi intorpiditi e cominciavano a dolerle, c’era qualcosa che li teneva stretti l’uno con l’altro dietro la sua schiena, bloccandole quasi la normale circolazione.
-Una corda- si sforzò di romperla ma quella era troppo spessa e stretta perché potesse riuscirci e la stessa cosa valeva per le caviglie.
-Ma dove sono?- più si guardava intorno più sentiva crescere la paura dentro di sé, era in trappola, non poteva muoversi, non sapeva in che luogo si trovasse, che ora fosse, ma soprattutto come ci era arrivata. Era ovvio che ce l’avesse portata qualcuno, ma chi? E poi perché, cosa volevano da lei? Temeva anche di urlare o chiedere aiuto, avrebbe potuto esserci chiunque dietro quella porta…ma se non provava non l’avrebbe mai saputo.
I suoi dubbi però si sarebbero presto dissolti, qualcuno già armeggiava con la porta, sembrava avesse l’intenzione di entrare.
Hilary si rannicchiò in un angolo spaventata a morte mentre sentiva il cuore batterle a mille dal terrore…
CONTINUA…
Non credo che abbandonerò mai la modalità bastard
inside!!! (sadica! nd.tutti) Però non dovrei metterci molto ad aggiornare!!!
Fatemi sapere che ne pensate di questo secondo chappy!! Ciao ciao!!!!!!!!!