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Autore: Lenn chan    06/07/2005    10 recensioni
Breve fic che ha come tema un sequestro: è possibile innamorarsi del proprio rapitore?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Hilary
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Camminava

Salve!!! Eccomi di nuovo qui!! Allora, premetto dicendo che questa sarà una fic dai capitoli piuttosto brevi, e non andrà oltre i cinque capitoli. Questo perché è un fic di transizione diciamo, ne ho in mente un’altra da postare dopo questa che invece sarà moooooooolto più lunga. Però credo sia carina, a me piace molto, spero piacerà anche voi, fatemi sapere!!! E’ un alternative universe perciò alcuni personaggi che in beyblade si conoscono qui invece non si conoscono. Ma fate prima a leggere!! Buona lettura!!

 

 

Le quattro meno dieci. Una ragazza uscì dal giardinetto che precedeva l’entrata della propria casa e si affrettò a chiudere il cancello dietro di sé. Era piuttosto carina, i capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle e due grandi occhi scuri, color cioccolata, le illuminavano il viso dai tratti delicati. Indossava una gonna corta jeans a pieghe, una maglietta vermiglia che le lasciava scoperte le spalle, cosa che permetteva di intravedere le bretelline del top nero che portava sotto, e un paio di stivaletti, altezza caviglia, marroni. Velocemente incominciò ad incamminarsi verso il parco, il posto dove ormai era consuetudine incontrare i suoi amici e vederli allenarsi a beyblade, o semplicemente chiacchierare del più e del meno; insomma la vita di una ragazza normalissima. Quel giorno non avevano in programma niente di particolare, probabilmente avrebbe concluso la giornata cenando a casa de Takao, ormai la sua villa era diventata un porto di mare, erano più le volte in cui aveva ospiti che quelle in cui non li aveva, ma era divertente per questo. Daichi e Takao arrivavano sempre a litigare per l’ultima brioche rimasta nella dispensa, il professor Kappa cercava invano di divederli, Max e Rei si godevano la scena ridendo a più non posso finché non arrivava Nonno J a sistemare la situazione con la spada in mano e due colpi di kendo.

Di certo era molto meglio che rimanere da sola a casa, sua madre era fuori città e suo padre lavorava, sarebbe morta di noia e solitudine, nemmeno la televisione le avrebbe fatto compagnia, anche perché in quel periodo i film non erano un granché, molti erano già stati mandati in onda ed altri sconfinavano nelle solite lunghissime e banalissime soap opere. 

Arrivò alla fine della via, c’era un ragazzo appoggiato al muro, un ragazzo che aspettava lei. Aspettava Hilary ma stranamente quando gli passò davanti non la chiamò, non la salutò nemmeno, in effetti non si conoscevano, eppure lui la stava aspettando. Lo sorpassò senza neanche rivolgergli uno sguardo, proseguì ad andare avanti pensando solamente che se non si sbrigava sarebbe arrivata in ritardo all’appuntamento con i suoi amici, cosa che le avrebbe dato non poco fastidio, odiava essere in ritardo, lei che era sempre puntuale.

Il misterioso ragazzo non si mosse di un centimetro, si limitò ad aprire gli occhi color ametista, continuando a tenere le braccia incrociate al petto e sollevò appena la testa, quanto bastò per incontrare quelli del suo compagno, nascosto dietro l’angolo della strada di fronte, perpendicolare a quella in cui lui si trovava, e vide che gli stava facendo un cenno con il capo, facendogli chiaramente intendere che doveva seguirla. Senza esitare si avviò a passo lento verso la sua vittima…

 

-Hilary Tachibana- aveva detto mostrandogli quella foto. L’uomo si era alzato dalla sua poltrona avvicinandosi alla finestra, incrociando le braccia dietro la schiena e gettando senza alcun reale interesse uno sguardo oltre i grandi vetri che occupavano quasi l’intera parete. Quella sarebbe stata un’azione che gli avrebbe fruttato un sacco di soldi; certo c’erano dei rischi, ma era sicuro che i suoi ragazzi avrebbero portato a termine l’operazione con successo, dopotutto erano i migliori…si voltò verso di loro prima di ricominciare a parlare.

-Ha quindici anni, e come sicuramente già saprete è l’unica figlia di Eiji Tachibana, il presidente della più importante azienda di estrazione di diamanti del mondo-

-Fammi indovinare, dobbiamo rapirla e chiedere un riscatto- lo interruppe Yuri, il ragazzo russo dai capelli rossi e gli occhi di ghiaccio, senza nemmeno staccare lo sguardo dall’immagine della ragazza, ritratta in uniforme scolastica, appena fuori l’uscita della scuola di Tokyo.

-Se suo padre vorrà riavere indietro la figlia non dovrà far altro che accettare di “donarmi generosamente” parte delle azioni dell’azienda, per l’esattezza il 60%…non è il massimo, ma è più della metà, ciò significa che sarò io il maggior azionista, a voi trarre le conseguenze- ironizzò mentre un sorriso soddisfatto si dipingeva sul suo volto, come avesse già quelle azioni in tasca. Ben presto sarebbe diventato schifosamente ricco, molto più di quanto già non fosse. Si passò una mano tra i capelli neri, ormai schiariti dalla vecchiaia, mentre riprendeva comodamente posto dietro la sua scrivania.

-E noi che ci guadagniamo?-

-Parleremo in seguito di questo, prima pensate a fare il vostro lavoro- quella risposta non piacque tanto al ragazzo che alzò un sopracciglio con aria contrariata.

-Vi ho forse mai deluso?- fece il capo in risposta a quella sua reazione. Poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti –E tu che dici Kai?- domandò rivolgendosi alla terza persona presente in quella stanza, rimasta in silenzio fino a quel momento. Dopo pochi secondi il diretto interessato si alzò dal divano di pelle nera che si intonava perfettamente al lusso di quell’ufficio, dirigendosi verso la porta.

-Consideralo già fatto- si limitò a dire sparendo oltre la soglia.

-Bene- fece l’altro compiaciuto, ne era sicuro, sarebbe andata secondo i suoi piani, stava mettendo tutto nelle mani di esperti nel campo, non aveva nulla da temere. In fondo non mi hai lasciato scelta Eiji, pensò, gli aveva rifiutato il permesso di entrare in società con lui e quindi in un modo o nell’altro doveva pur fare…anche se questo modo non era legale, non era di certo la prima volta che ricorreva a quei mezzi. Lo aveva costretto ad agire così, non avrebbe voluto arrivare a tanto, ma era stata colpa sua, lui ce lo aveva indotto. Ed ora era costretto ad usare l’amata figlia del presidente come strumento per raggiungere il suo scopo, pazienza…

-Vai anche tu Yuri- gli ordinò –Voglio che il tutto sia fatto al più presto, sai cosa fare- il suo dipendente, se così si poteva chiamare, annuì prima di uscire dalla stanza.

-Ah, un’ultima cosa- lo bloccò prima che sparisse dalla sua visuale –Se ti servono prendi anche Boris e Serjey, non voglio correre rischi-

-Veramente ci avevo già pensato- ribatté sorridendo, anche se il suo assomigliava di più ad un ghigno.

Il capo affondò nella poltrona compiaciuto, quel ragazzino era davvero in gamba, nemmeno una volta lo aveva deluso, come Kai del resto, era vero, quest’ultimo non è che fosse un tipo molto socievole e che eseguisse gli ordini sempre alla lettera, ma non poteva lamentarsi, alla fine il risultato era quello che voleva vedere, ed era l’unica cosa che gli interessasse.

 

Tutto ciò era accaduto cinque giorni prima. Era quello il motivo per il quale adesso si trovava a pedinare quella ragazzina…sollevò la testa guardandola camminare spensierata e tranquilla davanti a lui, del tutto ignara di ciò che le sarebbe successo nell’arco di poche ore. Quella notte non sarebbe stata così serena e allegra, rinchiusa in una stanza buia, legata e imbavagliata. E la cosa lo avrebbe lasciato indifferente, come sempre, non gli sarebbe importato nulla, né di lei, né del suo destino, d’altra parte quello era il suo lavoro. Non si era mai chiesto se quanto facesse fosse giusto oppure no, pensieri simili non gli erano mai passati per la mente, lo faceva e basta, il resto non contava. Infilando le mani nelle tasche aveva abbassato di nuovo lo sguardo, interessandosi al cemento della strada, sguardo che fu costretto a rialzare subito dopo sentendo qualcosa venirgli addosso.

-Scusami! Non ti avevo visto!- fece mortificata al ragazzo. Si era accorta di aver dimenticato il cellulare a casa e aveva deciso di tornare indietro a riprenderlo facendo una corsa, dal momento che era già in ritardo, non prestando attenzione a dove mettesse i piedi. Attese una risposta da parte dello sconosciuto, cosa che non avvenne, Kai si limitò a rimanere in silenzio, in uno dei suoi soliti silenzi glaciali nei quali era solito avvolgersi, rimanendo immobile. Le gote di Hilary si colorarono appena di un lieve rossore incrociando quegli occhi violacei, profondi e terribilmente seri che continuavano insistentemente a fissarla. Non seppe spiegarsi il perché ma rimase quasi senza fiato, sembrava improvvisamente essersi dimenticata del modo in cui si respirava, una sensazione indescrivibile all’altezza dello stomaco. Ma quello sguardo era così penetrante, sembrava quasi potesse leggerle l’anima.

Il russo si spostò lasciandole libero il passaggio, non era ancora il momento di mettere in atto il piano…

La ragazza rimase per qualche altro secondo incantata seguendo come rapita da un incantesimo ogni movimento del russo, così tremendamente distaccato. Si riscosse e riprese a correre verso casa ricordandosi che doveva sbrigarsi mentre involontariamente il suo cuore continuava a ripetersi se avrebbe mai più rivisto quel misterioso ragazzo…

 

CONTINUA…  

 

 

Finisco qui ma ho già quasi finito il prossimo cap perciò non ci metterò molto ad aggiornare!!! Aspetto i vostri commy!!! Ciao!!!!!!!

  
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