Salve!!! Eccomi di nuovo qui!! Allora, premetto dicendo
che questa sarà una fic dai capitoli piuttosto brevi, e non andrà oltre i
cinque capitoli. Questo perché è un fic di transizione diciamo, ne ho in mente
un’altra da postare dopo questa che invece sarà moooooooolto più lunga. Però
credo sia carina, a me piace molto, spero piacerà anche voi, fatemi sapere!!!
E’ un alternative universe perciò alcuni personaggi che in beyblade si
conoscono qui invece non si conoscono. Ma fate prima a leggere!! Buona lettura!!
Le quattro meno dieci. Una ragazza uscì dal giardinetto che precedeva l’entrata della propria casa e si affrettò a chiudere il cancello dietro di sé. Era piuttosto carina, i capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle e due grandi occhi scuri, color cioccolata, le illuminavano il viso dai tratti delicati. Indossava una gonna corta jeans a pieghe, una maglietta vermiglia che le lasciava scoperte le spalle, cosa che permetteva di intravedere le bretelline del top nero che portava sotto, e un paio di stivaletti, altezza caviglia, marroni. Velocemente incominciò ad incamminarsi verso il parco, il posto dove ormai era consuetudine incontrare i suoi amici e vederli allenarsi a beyblade, o semplicemente chiacchierare del più e del meno; insomma la vita di una ragazza normalissima. Quel giorno non avevano in programma niente di particolare, probabilmente avrebbe concluso la giornata cenando a casa de Takao, ormai la sua villa era diventata un porto di mare, erano più le volte in cui aveva ospiti che quelle in cui non li aveva, ma era divertente per questo. Daichi e Takao arrivavano sempre a litigare per l’ultima brioche rimasta nella dispensa, il professor Kappa cercava invano di divederli, Max e Rei si godevano la scena ridendo a più non posso finché non arrivava Nonno J a sistemare la situazione con la spada in mano e due colpi di kendo.
Di certo era molto meglio che rimanere da sola a casa, sua madre era fuori città e suo padre lavorava, sarebbe morta di noia e solitudine, nemmeno la televisione le avrebbe fatto compagnia, anche perché in quel periodo i film non erano un granché, molti erano già stati mandati in onda ed altri sconfinavano nelle solite lunghissime e banalissime soap opere.
Arrivò alla fine della via, c’era un ragazzo appoggiato al muro, un ragazzo che aspettava lei. Aspettava Hilary ma stranamente quando gli passò davanti non la chiamò, non la salutò nemmeno, in effetti non si conoscevano, eppure lui la stava aspettando. Lo sorpassò senza neanche rivolgergli uno sguardo, proseguì ad andare avanti pensando solamente che se non si sbrigava sarebbe arrivata in ritardo all’appuntamento con i suoi amici, cosa che le avrebbe dato non poco fastidio, odiava essere in ritardo, lei che era sempre puntuale.
Il misterioso ragazzo non si mosse di un centimetro, si
limitò ad aprire gli occhi color ametista, continuando a tenere le braccia
incrociate al petto e sollevò appena la testa, quanto bastò per incontrare
quelli del suo compagno, nascosto dietro l’angolo della strada di fronte,
perpendicolare a quella in cui lui si trovava, e vide che gli stava facendo un
cenno con il capo, facendogli chiaramente intendere che doveva seguirla. Senza
esitare si avviò a passo lento verso la sua vittima…
-Hilary Tachibana- aveva detto mostrandogli quella foto.
L’uomo si era alzato dalla sua poltrona avvicinandosi alla finestra,
incrociando le braccia dietro la schiena e gettando senza alcun reale interesse
uno sguardo oltre i grandi vetri che occupavano quasi l’intera parete. Quella
sarebbe stata un’azione che gli avrebbe fruttato un sacco di soldi; certo
c’erano dei rischi, ma era sicuro che i suoi ragazzi avrebbero portato a
termine l’operazione con successo, dopotutto erano i migliori…si voltò verso di
loro prima di ricominciare a parlare.
-Ha quindici anni, e come sicuramente già saprete è
l’unica figlia di Eiji Tachibana, il presidente della più importante azienda di
estrazione di diamanti del mondo-
-Fammi indovinare, dobbiamo rapirla e chiedere un
riscatto- lo interruppe Yuri, il ragazzo russo dai capelli rossi e gli occhi di
ghiaccio, senza nemmeno staccare lo sguardo dall’immagine della ragazza,
ritratta in uniforme scolastica, appena fuori l’uscita della scuola di Tokyo.
-Se suo padre vorrà riavere indietro la figlia non dovrà
far altro che accettare di “donarmi generosamente” parte delle azioni
dell’azienda, per l’esattezza il 60%…non è il massimo, ma è più della metà, ciò
significa che sarò io il maggior azionista, a voi trarre le conseguenze-
ironizzò mentre un sorriso soddisfatto si dipingeva sul suo volto, come avesse
già quelle azioni in tasca. Ben presto sarebbe diventato schifosamente ricco,
molto più di quanto già non fosse. Si passò una mano tra i capelli neri, ormai
schiariti dalla vecchiaia, mentre riprendeva comodamente posto dietro la sua
scrivania.
-E noi che ci guadagniamo?-
-Parleremo in seguito di questo, prima pensate a fare il
vostro lavoro- quella risposta non piacque tanto al ragazzo che alzò un
sopracciglio con aria contrariata.
-Vi ho forse mai deluso?- fece il capo in risposta a
quella sua reazione. Poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti –E tu che
dici Kai?- domandò rivolgendosi alla terza persona presente in quella stanza,
rimasta in silenzio fino a quel momento. Dopo pochi secondi il diretto
interessato si alzò dal divano di pelle nera che si intonava perfettamente al
lusso di quell’ufficio, dirigendosi verso la porta.
-Consideralo già fatto- si limitò a dire sparendo oltre la
soglia.
-Bene- fece l’altro compiaciuto, ne era sicuro, sarebbe
andata secondo i suoi piani, stava mettendo tutto nelle mani di esperti nel
campo, non aveva nulla da temere. In fondo non mi hai lasciato scelta Eiji,
pensò, gli aveva rifiutato il permesso di entrare in società con lui e quindi
in un modo o nell’altro doveva pur fare…anche se questo modo non era legale,
non era di certo la prima volta che ricorreva a quei mezzi. Lo aveva costretto
ad agire così, non avrebbe voluto arrivare a tanto, ma era stata colpa sua, lui
ce lo aveva indotto. Ed ora era costretto ad usare l’amata figlia del
presidente come strumento per raggiungere il suo scopo, pazienza…
-Vai anche tu Yuri- gli ordinò –Voglio che il tutto sia
fatto al più presto, sai cosa fare- il suo dipendente, se così si poteva
chiamare, annuì prima di uscire dalla stanza.
-Ah, un’ultima cosa- lo bloccò prima che sparisse dalla
sua visuale –Se ti servono prendi anche Boris e Serjey, non voglio correre
rischi-
-Veramente ci avevo già pensato- ribatté sorridendo, anche
se il suo assomigliava di più ad un ghigno.
Il capo affondò nella poltrona compiaciuto, quel ragazzino
era davvero in gamba, nemmeno una volta lo aveva deluso, come Kai del resto,
era vero, quest’ultimo non è che fosse un tipo molto socievole e che eseguisse
gli ordini sempre alla lettera, ma non poteva lamentarsi, alla fine il
risultato era quello che voleva vedere, ed era l’unica cosa che gli
interessasse.
Tutto ciò era accaduto cinque giorni prima. Era quello il
motivo per il quale adesso si trovava a pedinare quella ragazzina…sollevò la
testa guardandola camminare spensierata e tranquilla davanti a lui, del tutto
ignara di ciò che le sarebbe successo nell’arco di poche ore. Quella notte non
sarebbe stata così serena e allegra, rinchiusa in una stanza buia, legata e
imbavagliata. E la cosa lo avrebbe lasciato indifferente, come sempre, non gli
sarebbe importato nulla, né di lei, né del suo destino, d’altra parte quello
era il suo lavoro. Non si era mai chiesto se quanto facesse fosse giusto oppure
no, pensieri simili non gli erano mai passati per la mente, lo faceva e basta,
il resto non contava. Infilando le mani nelle tasche aveva abbassato di nuovo
lo sguardo, interessandosi al cemento della strada, sguardo che fu costretto a
rialzare subito dopo sentendo qualcosa venirgli addosso.
-Scusami! Non ti avevo visto!- fece mortificata al ragazzo.
Si era accorta di aver dimenticato il cellulare a casa e aveva deciso di
tornare indietro a riprenderlo facendo una corsa, dal momento che era già in
ritardo, non prestando attenzione a dove mettesse i piedi. Attese una risposta
da parte dello sconosciuto, cosa che non avvenne, Kai si limitò a rimanere in
silenzio, in uno dei suoi soliti silenzi glaciali nei quali era solito
avvolgersi, rimanendo immobile. Le gote di Hilary si colorarono appena di un
lieve rossore incrociando quegli occhi violacei, profondi e terribilmente seri
che continuavano insistentemente a fissarla. Non seppe spiegarsi il perché ma
rimase quasi senza fiato, sembrava improvvisamente essersi dimenticata del modo
in cui si respirava, una sensazione indescrivibile all’altezza dello stomaco.
Ma quello sguardo era così penetrante, sembrava quasi potesse leggerle l’anima.
Il russo si spostò lasciandole libero il passaggio, non
era ancora il momento di mettere in atto il piano…
La ragazza rimase per qualche altro secondo incantata
seguendo come rapita da un incantesimo ogni movimento del russo, così
tremendamente distaccato. Si riscosse e riprese a correre verso casa
ricordandosi che doveva sbrigarsi mentre involontariamente il suo cuore
continuava a ripetersi se avrebbe mai più rivisto quel misterioso ragazzo…
CONTINUA…
Finisco qui ma ho già quasi finito il prossimo cap perciò non ci metterò molto ad aggiornare!!! Aspetto i vostri commy!!! Ciao!!!!!!!