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Autore: Queens    24/01/2010    2 recensioni
Sbuffò seccato ed abbassò quella dannatissima maniglia, entrando nella classe trascinando i piedi.
Sbuffò, entrando nel suo futuro.
Iniziava l’ennesimo anno scolastico. L’ultimo anno in quella scuola e Shikamaru non era di fianco a lui.
Era l’inizio di un’era.

[ShikaKiba/Mosca fucsia.]
[Accenni ad inciucci vari a sorpresa, molto in stile Beautiful.]
Storia a quattro mani.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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. Persone tra di noi .

 

 

Chiuse lentamente la portiera ed inspirò a fondo, squadrando attentamente l’edificio in mattoni rossi che aveva di fronte.

Rivolse un distratto cenno del capo ai genitori, che lo salutavano ripartendo a bordo della vecchia e scassata auto di famiglia, e si avvicinò alla porta.

Era già passata un’estate. Un’estate e tre giorni.

Erano stati solamente tre, i pomeriggi che avevano potuto trascorrere da soli; le serate tra amici, i giorni in spiaggia, i momenti in cui fingevano di poter benissimo vivere l’uno senza l’altro, non sapendo ancora se fosse il caso di dichiarare la loro troppo giovane storia; quelli non contavano.

In novantaquattro dannatissimi giorni lo aveva visto tre volte.

 

. Beginning

 

Aprì piano la porta dell’appartamento, fermandosi un istante a pensare che dal quel preciso istante era diventata casa sua.

Più o meno.

« Benvenuto. »

Sobbalzò, inizialmente spaventato dal sentire quella voce piatta ed annoiata emergere da un angolo buio del salotto.

Non aveva avuto il tempo di abituarcisi, avendola udita una sola volta il mese precedente, quando aveva incontrato il ragazzo per firmare l’accordo.

Shikamaru Nara squadrò perplesso l’individuo da cui era partito quel flebile e poco sentito saluto; occhiali scuri, collo della felpa –o era una giacca?- alzato fin sopra il mento, testa china sopra un testo di cui non riusciva ad individuare l’argomento.

Quando aveva trovato l’annuncio di un ragazzo poco più grande di lui in cerca di un coinquilino silenzioso, riservato e possibilmente poco socievole per dividere un piccolo appartamento nel Queens, era subito stato certo di aver ricevuto un qualche aiuto dal Cielo, una Grazia divina.

« Aburame? »

« Aburame Shino, sì. La cucina è là dietro, » esplicò atono indicando un punto imprecisato alla sua sinistra, « mentre le stanze da letto ed il bagno sono da quella parte. » concluse spostando il dito teso dalla parte opposta.

Shikamaru Nara sospirò.

Aveva trovato il coinquilino perfetto, e l’appartamento perfetto.

Un solo anno e sarebbe arrivato anche lui.

E tutto sarebbe stato veramente perfetto.

 

Il giorno del suo esame di ammissione, si era fermato all’entrata della classe in cui avrebbe ufficializzato il passaggio al College saltando l’ultimo anno di Liceo.

La Columbia University era certamente una buonissima opportunità, non si sarebbe mai potuto permettere di lasciarsela sfuggire.

Si ripeteva quella frase con ostinazione, ma la sua mano non osava abbassare la maniglia ed i suoi piedi rifiutavano di muoversi.

In fondo, era veramente giusto? Cosa sarebbe cambiato, aspettare un anno in più?

Aveva lasciato a Boston i suoi amici, la sua famiglia, lui, perché aveva deciso, per una sola volta nella sua vita, di essere egoista.

Aveva sempre preferito rimanere accanto alle persone a cui voleva bene: per proteggerle, forse.

Scosse la testa, cercando di svuotarla dal gorgo di pensieri in cui la sua mente stava precipitando; anche fosse rimasto con loro? Assicurarsi un futuro non era forse necessario, per poi avere la garanzia di poter rimanere accanto a chi voleva?

Alla fine, si trattava solo di un anno.

Sbuffò seccato ed abbassò quella dannatissima maniglia, entrando nella classe trascinando i piedi.

Sbuffò, entrando nel suo futuro.

 

La Columbia University era una tra le più prestigiose Università americane.

Si trovava a nord di Manhattan, occupava un intero quartiere; Shikamaru aveva rinunciato già in partenza a cercar casa vicino all’Università, e quando aveva trovato l’annuncio per quell’appartamentino nel Queens, non aveva pensato troppo prima di chiamare il numero indicato per le informazioni.

Certo, era costretto a prendere la metropolitana ogni dannatissima mattina; sarebbe stato tutto più semplice se avesse scelto la St. John’s: nel Queens e vicino a casa sua.

Ma per accettare la proposta di bruciare le tappe ed entrare prima al College aveva dovuto rinunciare alla vita che aveva vissuto fino ad allora, e pure a quella che si era appena presentata.

Quindi, se proprio doveva scegliere, era seriamente intenzionato a cercare il meglio.

Ed era lì, il primo martedì di Settembre, davanti all’enorme edificio della facoltà di Ingegneria meccanica, Schapiro Center.

O meglio, stava sperando ardentemente che quello fosse l’edificio giusto.

 

***

 

Primo giorno di scuola.

Era l'ultimo primo giorno di scuola che avrebbe passato in quel liceo: la fine di un’epoca.

Guardando dal finestrino della macchina l’edificio bello e imponente  i pensieri lo portarono ai precedenti primi giorni.

Elencò mentalmente tutti quelli che aveva vissuto e in ogni ricordo trovava Shikamaru al suo fianco.

Il Nara non aveva potuto fare quei ragionamenti l’anno prima, nessuno fa quelle riflessioni se non si trova davanti alla consapevolezza della fine. Che brutta che era, la parola fine, non piaceva alle persone come lui.

Chiuse gli occhi stanco togliendo l’immagine gialla e familiare della scuola, appoggiando la fronte al vetro freddo.

Aveva sonno. L’estate era passata e l’aveva spossato più del solito.

L’aveva vissuta così intensamente, cercando di non sprecare neanche un attimo. C’era riuscito e ne era contento nonostante le volte che era riuscito a strapparlo dallo studio, per tenerselo solo per sé erano state così dannatamente poche.

Si sarebbe addormentato volentieri e forse, dormendo, si sarebbe tolto il pensiero doloroso di non avere Shikamaru vicino.

Purtroppo la macchina dei suoi genitori iniziava a rallentare cercando parcheggio.

Era sempre la solita storia. La vecchia tradizione della famiglia Inuzuka, o meglio una delle tante, che si dovevano ripetere ogni anno.

Ogni primo giorno doveva essere accompagnato da loro, la famiglia al completo con tanto di cane al seguito, e con loro aspettare l’inizio delle lezioni. Era toccato anche alla sorella il giorno prima, che iniziava l’anno accademico ad Harvard.

Da bambino non aveva mai fatto storie e guardava male Hana che si lamentava. Lui vedeva di buon occhio quella tradizione, era una delle poche occasioni in cui tutta la famiglia si riuniva.

Andando avanti con gli anni aveva iniziato anche lui a capire la primogenita ma non si era mai opposto. Avrebbe voluto arrivare con la sua macchina, con i suoi amici come ogni ragazzo. Era imbarazzante, noioso e fastidioso ma era la sua famiglia. E poi aveva sempre Akamaru a fargli compagnia.

Quando la macchina si fermò definitivamente il capofamiglia inserì il freno a mano.

Quattro sportelli si aprirono e quattro persone ne vennero fuori.

Quelli che una volta erano i bambini che invadevano la tenuta Inuzuka correndo e litigando, erano diventati adulti. Il più piccolo stava iniziando l’ultimo anno di scuola.

 

Kiba si guardò attorno. Vicino l’ingresso i suoi amici, seduti ai soliti scalini, chiacchieravano.

Senza volerlo il suo cuore ricominciò a pompare quei pensieri tristi che aveva respinto per tutto il viaggio in macchina.

Gli mancava, gli mancava terribilmente. Passando davanti a un luogo che li aveva visti insieme, quando le sue narici venivano investite da un odore che avevano vissuto, gli mancava così tanto che gli si mozzava il fiato.

 

Chissà cosa faceva, se ogni tanto lo pensava.

A New York non c’era nulla che potesse riportarlo nella sua mente.

 

Prese il cellulare indeciso se mandargli un messaggio. L’orologio segnava le otto meno un quarto e nonostante anche lui cominciasse le lezioni quella mattina non sapeva a che ora l’avrebbe trovato senza disturbarlo.

Richiuse il telefono con uno scatto mandando a quel paese quell’idea.

Akamaru, sistemato come al solito alla sua destra in quello strano schieramento della famiglia Inuzuka, cercava di far uscire la mano dalla tasca del giubbotto estivo. Aveva voglia di coccole.

Senza pensarci troppo iniziò ad accarezzargli la testa.

Come ogni primo giorno di scuola alle sette meno cinque la campanella, il cui suono somigliava di più a un allarme, suonò facendo iniziare la lenta processione verso l’aula magna.

Kiba salutò i familiari che avevano conversato con lui durante tutto quel tempo senza che lui se ne accorgesse e s’incamminò verso l’entrata.

Iniziava l’ennesimo anno scolastico. L’ultimo anno in quella scuola e Shikamaru non era di fianco a lui.

Era l’inizio di un’era.

 

 

 

 

Note delle Autrici:

 

*Rullo di tamburi*

*Esplosione di fuochi d’artificio*

*Risata sadica di sottofondo*

 

Ebbene, eccoci qua.

Avete visto bene: è proprio una ShikaKiba.

E’ proprio una AU ShikaKiba, scritta a quattro mani dalle sottoscritte nanaosaki93 e x Saretta x.

*Per ulteriori informazioni sulle menti folli che hanno avuto questa idea, visitate pure il nostro profilo.*

La parte riguardante Kiba è e sarà scritta da nanaosaki93; quella riguardante Shikamaru e gli accenni di mosca nera da x Saretta x (che spera tanto tanto tanto di non finire OOC.)

 

Allora: questa sarà la Mosca Fucsia per eccellenza, ci crediamo davvero.

Sappiamo benissimo che non è una coppia presa in alcun modo in considerazione, non ci aspettiamo niente.

Solo, tenete presente che per solo questo prologo abbiamo sputato sangue, ed intendiamo farlo anche per i prossimi.

E’ più o meno due mesi che abbiamo l’idea per questa Long.

E’ un mese che prepariamo questo capitolo.

Ci teniamo davvero, davvero tanto.

Quindi, non siate pigri, e se il prologo vi ha incuriositi fatecelo sapere <3

Teniamo a precisare che cercheremo di rendere l’ambientazione il più verosimile possibile.

La Columbia University esiste realmente (http://www.columbia.edu/), e lo stesso vale per la scuola di Kiba.

Ci stiamo studiando piantine, vie, strade e tombini di New York e Boston, per intenderci.

Bene.

Per concludere, questo è un disperato tentativo di emergere tra le mille ficcyne del fandom, e speriamo di riuscirci.

Ma ora la finiamo di tediarvi inutilmente (:

 

Perché un giorno conquisteremo Efp, poi il Mondo, ed infine l’Universo *O*

 

  
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