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Autore: Maggie_Lullaby    25/01/2010    13 recensioni
- Ti sei mai chiesto quanto sia bella la luna, Nick? - domandò Maggie, gli occhi verdi rivolti verso il cielo. - Io, oramai, la guardo tutte le sere, ed è incredibile le cose che possono succedere semplicemente guardandola.
Fra lacrime, litigi, ritorni e relazioni sul filo di un rasoio l'unica cosa che può resistere, forse, è l'amore.
Sequel di Brothers and Sisters
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
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Buongiorno!!

Sappiate che mi siete debitrici!! Ho dovuto litigare con mio padre a costo di postare questo capitolo!!

Scherzo... sul fatto che mi siete debitrici, ovvio :)

Beeene, quali saranno le vostre reazioni a fine capitolo? Dovrò vedere domani... Lo ammetto, ho un pochiiiino di paura... O.o

Ringraziamenti? Sì!

Lilian Malfoy: tesoro, ma che ti sei fatta? Fasciature varie... che hai combinato?? Cerca di rimetterti presto, okay? Non preoccuparti se non recensisci, va bene? Un bacione!

annina94: non ti preoccupare, lo tengo ancora stretto a me dopo che ha tentato la fuga... chiariamoci, non che mi dispiaccia :) Ahah, spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione!

Melmon: ehi... sì, mi sono dimenticata di mettere i testi delle canzoni, ero di fretta... appena ho tempo lo correggo! Qui ci sono... anzi, c'è, perchè è solo una... Va beh, non divaghiamo! Ahah, “padre dell'anno”, questa posso usarla ogni tanto nella storia? È stupenda!! :) Un bacione!

Sweetness: amooooore! Ma lo sai che noi ci meritiamo due premi? Il primo perchè stiamo messaggiando ininterrottamente da più di una settimana, se escludiamo la notte; il secondo per tutte le cavolate che abbiamo sparato ieri sera nella nostra telefonata di 50 minuti e... non mi ricordo i secondi, ma dettagli! Well, tanto fra tre secondi ti mando un messaggio e ti dico che ho aggiornato, quindi.... vado! Bacione, sweetness, I love you! <3

MeneguzzinaJonassina: davvero?? Ma lo resterò anche dopo questo capitolo?? Ti prego non mi uccidere! Oh my Golf (ebbene sì, non si dice più Gosh o God, bensì Golf!) e questo non è neanche il peggiore... God save me please!! Un bacione!! <3

kimartwins18: oh, cara, goditelo questo tempo che passi alle medie, e anche tanto!! Il liceo è... *rabbrividisce* Non mi ricordo se ho risposto alla tua nota di London., me lo dici in questa recensione se recensirai?? Grazie mille! Un bacione!

jeeeeee: awwww, tesoro, aspetta di leggere questo capitolo prima di dare un giudizio! Spero ti piaccia, però... un bacione!

Star711: stesso discorso che per Melmon, sono una testa bacata, che messa sotto pressione si dimentica di scrivere le cose, per questo mancavano i testi nell'altro capitolo... appena posso correggo!! :) Ora vado a leggere il tuo capitolo e a recensire, ovvio Pezzo di Deficente farà il bravo, veeero?? Un bacione!

BENNYY: stop, stop, stop! Ti prego, sto arrossendo come non so che cosa :) Grazie per tutti i complimenti, sono tantissimi e bellissimi grazie mille!! <3 Non so come dirtelo... graziegraziegraziegraziegrazie!!! <3 Un bacione!

Mon Amour: amorrrrrre, mi sei guarita, nevvero?? Non puoi starmi male, te lo proibisco!! xD a parte gli scherzi guarisci presto e stai calma per tutto, okay?? Ahah, Forever&Always lo aggiorno oggi, o al limite domani, prometto!! :) Okay, non so che dirti, se non che mi manchi tanto!! Salutami Mary, eh!! Un bacione! Ti voglio tanto tanto tanto […] tanto tanto bene!! <3

stellalilly: grazie mille!! Non vedo l'ora di leggere il seguito di Ricominciare a Vivere!! Sono troppo curiosa!! Grazie di tutto!! Un bacione!

_Crazy_Dona_: ehiehi, smettila!! :) Non c'è problema, davvero!! Pure io sono in ritardo per la tua fic, se hai aggiornato, non mi ricordo... anche perchè non ho visto... O.o sono un caso disperato! Un bacione! <3

Valeria_Alessia_Giuliana_: eccomi!!! Grazie davvero!! Eccomi con un altro capitolo, spero vi piaccia!! Un bacione!

Capitolo 6. Mistake


- Okay, se te lo chiede sei laureato in Ingegneria, i tuoi genitori sono dei legali, come lui del resto, e la musica è solo un passatempo che intendi terminare non appena potrai... Non ordinare le verdure, pensa siano da gay e digli che gli piace la sua cravatta! Ama le cravatte, dice che sono il suo punto di forza... Va bene, perfetto, hai capito tutto? -. Maryl stava istruendo Kevin su come comportarsi con suo padre, mentre gli sistemava la camicia bianca e si lisciava nervosamente l'abito di Valentino color panna comprato per l'occasione.

- Piccola mia, vorrei presentarmi a mio padre per quello che sono, non per quello che vorrebbe che io fossi – le disse ragionevolmente il ventiduenne, passandosi una mano fra i capelli.

- Ah sì? E cosa diresti a un avvocato milionario ateo completamente innamorato del suo lavoro e che disprezza qualsiasi altra forma di professione? Che sei un chitarrista di una boy band, che se dipendesse da te canteresti fino alla fine dei tuoi giorni, che tuo padre è un pastore protestante e che ami le verdure? - chiese lei, isterica, smettendo di toccarlo. - Kevin! Tu sei esattamente l'incarnazione di ciò che più mio padre odia! Voi due siete il Diavolo e l'acqua santa, esattamente non compatibili! Vorrei che alla fine di questa cena per lo meno mio padre ti possa di nuovo vedere senza ammazzarti con una mitragliatrice.

Kevin scosse la testa e le accarezzò il viso, con un sorriso stanco.

- Non hai dormito molto 'sta notte, vero? - chiese.

- Sì... ma che c'entra? Siamo in ritardo... Dio, lui detesta i ritardatari! Muoviti, Kev! Perchè ho deciso di presentartelo? - sbottò la bionda, quasi parlottando fra sé e sé, afferrandolo per una mano e chiudendo la sua Ipsilon con le chiavi.

Peter aveva accettato piuttosto svogliatamente di conoscere il ragazzo della sua figlia preferita, la sua pulcina, ma aveva ugualmente deciso di prenotare tre posti al meraviglioso, costosissimo e prestigiosissimo ristorante HollyWood, ai piedi della collina da cui aveva preso il nome. Tre posti, non quattro, perchè a detta di Peter la sua Emily doveva riposare, e poi doveva decidere il colore dei tovaglioli per la cerimonia, un'attività assolutamente importante e non si poteva rifiutare di svolgerla! Quando Lexi aveva sentito quella parole era scoppiata poco carinamente a ridere.

Mano nella mano la coppia entrò nel locale, e la vista di Maryl attirò gli sguardi non esattamente discreti di parecchi camerieri.

- Avete prenotato? - chiese uno di questi, mangiandosela con gli occhi.

Kevin lo fissò, trattenendosi dal spaccargli la faccia in quell'istante.

- Sì, ci aspetta Peter Campbell – ringhiò, lasciando la mano della sua ragazza e cingendole la vita.

Il cameriere annuì di sbieco e li indicò un tavolo in un angolo ben illuminato, dove Peter stava aspettando, lo sguardo posato sul menù.

Maryl lo ringraziò, sgusciò via dalla stretta di Kevin e gli prese di nuovo la mano, trascinandolo dolcemente dietro di lei.

- Ciao papà – disse con un sorriso bianco e perfetto.

L'uomo alzò lo sguardo e sorrise alla figlia, alzandosi e baciandole le guance.

- Cara, ben arrivata – disse allegramente.

- Scusa il ritardo... - aggiunse lei. - Abbiamo trovato traffico.

Peter fece un cenno con la mano, come ad indicare che non c'era nessun problema.

Kevin tossicchiò, portandosi una mano alla bocca.

- Oh, sì, papà, lui è Paul Kevin, il mio ragazzo – lo presentò Maryl, iniziando a sudare freddo.

- Molto lieto, signor Campbell – disse Kevin, stringendogli la mano.

- Mmh, sì, prego accomodatevi... Paul Kevin, saresti così gentile da sederti qui sotto la luce? Grazie – ordinò l'uomo.

- Certo, signore – annuì il ventiduenne, lanciando alla sua ragazza un'espressione di puro smarrimento, mentre lei alzava le spalle, confusa.

Kevin detestava essere chiamato con il suo nome completo. Per il mondo lui era Kevin, per i suoi genitori ogni tanto Paul, e proprio quando erano arrabbiati Paul Kevin, ma nessuno l'aveva mai chiamato così se non per dichiarargli guerra aperta. Peter Campbell l'aveva appena fatto.

- Ecco il menù, pulcina – sorrise l'avvocato, porgendone uno alla figlia.

- Grazie papà – lo ringraziò lei, poggiandolo sul tavolo in modo tale che anche il suo ragazzo lo potesse vedere. - Mmh, buono, qui fanno le lasagne, Kev amore tu che prendi?

- Non lo so, tesoro, ora vedo – le rispose lui, sorridendole sotto lo sguardo schifato del padre di lei.

- Bene, Paul Kevin, più tardi mi spiegherai come hai fatto a conquistare il cuore della mia bellissima figlia, ma ora parlami un po' di te – disse Peter, sgranocchiando un grissino.

- Certo, signore, beh come credo le abbia già detto Maryl sono un chitarrista in una famosa band, non credo ne abbia sentito parlare, i Jonas Brothers – iniziò, sentendo la sua ragazza irrigidirsi accanto a lui.

- No, mai sentiti, cosa fate? Punk? Hard rock? - nella voce del signor Campbell c'era una vaga vena di divertimento.

- Beh, per la verità pop-rock...

- E l'università? - incalzò l'uomo.

- Mai frequentata, signore, mi basta la mia musica.

- Kevin! - strillò Maryl, la voce un'ottava più alta del normale.

Sia il ragazzo che l'uomo si voltarono verso di lei.

- Sì, piccola mia?

La bionda lo fulminò con un'occhiataccia, ma scosse la testa e abbassò lo sguardo, ascoltando il suo ragazzo che mandava a monte la loro relazione.

Il ventiduenne la guardò per qualche istante, combattuto fra il senso di colpa e la voglia di mostrarsi all'avvocato Campbell chi era veramente. Sapeva che Maryl non avrebbe apprezzato, ma valeva fare un tentativo. Uno solo.

- La musica non ti darà un lavoro per sempre, lo sai? - chiese Peter, continuando il suo terzo grado.

- Beh, considerando il fatto che i miei fratelli ed io guadagniamo diversi milioni di dollari all'anno direi che quando, e se, dovessimo smettere di suonare nell'immediato futuro potrei frequentare l'università senza lavorare e poi iniziare un lavoro – spiegò il chitarrista, vagamente compiaciuto.

- E i tuoi fratelli? Quanti anni hanno?

- Joseph venti, signore, mentre Nicholas diciassette, sono due bravi ragazzi, sono sicuro che le piacerebbero! - proseguì Kevin, mentre Maryl sembrava stesse contemplando il suicidio.

Un cameriere si avvicinò a loro e li chiese se volessero ordinare, una volta dato le loro ordinazioni se ne andò, ma non prima di aver dato una seconda occhiata a Maryl.

- I tuoi genitori che professione fanno? - domandò Peter, ricominciando.

- Mia madre era un insegnante, mentre ora è la manager mia e dei miei fratelli, mio padre invece è un pastore protestante e anche lui il nostro manager.

Maryl fissò ancora una volta il suo ragazzo con un'occhiata di traverso; perchè voleva rovinare la loro relazione? Perchè?

La cena proseguì in questo modo, con tante domande, risposte poco apprezzate e un silenzio carico di rabbia repressa da parte di Maryl, che quasi non toccò cibo.

Quando finirono di cenare uscirono dal ristorante e Maryl, che sarebbe tornata a casa con il padre, non salutò nemmeno Kevin, che la osservò finché non salì in macchina e non sparì con la Lamborghini del padre dietro a una curva.

- Non c'è bisogno che io ti dica nulla, Maryl – disse secco Peter, ripartendo ad un semaforo verde.

- Lo so – rispose lei, voltando il capo e guardando fuori dal finestrino, nascondendo una lacrima. - Lo so.


Promises made for convenience

aren't necessarily

what we need

truth is a ward

(Lie to me, Depeche Mode)


- Grazie per avermi chiesto di uscire, oggi – disse Lexi con un sorriso, sedendosi a tavola sulla sedia che Joe le aveva gentilmente scostato. - Non ce l'avrei fatta a passare delle ore con Perfidia a decidere il colore delle tovaglie della cerimonia.

Il ventenne sorrise, ma non rispose e si sedette a sua volta davanti a Lexi, prendendole la mano che aveva poggiato sul tavolo.

- Non ti pare di esagerare? Solo un pochino – aggiunse allo sguardo della rossa.

- Assolutamente no – disse secca. - Quella vipera è entrate nella vita mia e delle mie sorelle senza dirci nulla, e ora pretende pure che noi la trattiamo come se fosse la nostra vera madre!

- Lexi, sai che odio darti torto, ma se devo essere sincero non mi sembra che Emily stia obbligando te, Maryl e Maggie a volerle bene o altro, per quel poco che ho visto è una persona... carina – osò il ventenne. Quella sera era venuto lui a prendere la sua ragazza a casa, e malauguratamente aveva incrociato la presunta Perfidia, come la chiamava Lexi, e mentre quest'ultima era in bagno lui e Emily avevano avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere, almeno finché la rossa diciassettenne non era comparsa ed era uscita senza nemmeno salutare.

- Carina un corno! E' una strega! Mio padre e lei sono una coppia perfetta, decisamente. Insomma, questa qui arriva a casa nostra, si pavoneggia come se ne fosse la padrona e ci dice senza neanche prepararci che è incinta! Io non ho nulla contro questo bambino, sono contenta che avrò un fratellino o una sorellina, ma so già come andrà a finire: mio padre e lei saranno troppo impegnati per occuparsi di lui e se ne dovrà occupare o qualche governante oppure, chissà, ci chiederanno di occuparcene le mie sorelle ed io! No Joe, una persona carina, come dici tu, non si comporta in questo modo -. Joe ascoltò il suo sfogo senza fiatare e quando poi ebbe finito le fece un altro sorriso, stringendole ancor di più la mano.

- Non ci pensare – sussurrò. - Ora ci siamo solo noi due, niente fratellini in arrivo e matrimoni da organizzare o simili, va bene?

Lexi annuì e sfogliò il menù, coprendosi gli occhi con una mano quando qualche fotografo nascosto fece qualche scatto con i flash.

- Non si stancano mai, eh? - fece. - Avevano smesso di perseguitarci, mi pare.

- Sì, ma forse sono a corto di notizie, e la foto del bellissimo Joe Jonas con la sua ancor più bella ragazza in copertina vende parecchie copie di giornali scandalistici – disse lui, cercando con lo sguardo l'appostamento dei fotografi. - Mmh, ho come l'impressione che la settimana prossima saremo su Seventeen.

Lexi ridacchiò sentendo il complimento del ventenne; non succedeva spesso che lui paragonasse la propria bellezza con la sua, e non in quel modo.

Ordinarono entrambi una bistecca e una Coca Cola, passando la serata a parlare e un po' ad insultarsi, come loro solito.

Non avevano ancora finito quando molti altri scatti li obbligarono a voltarsi.

- Mio Dio, stiamo cenando non sposando! - sbottò Lexi, irritata.

Intorno a loro si stavano alzando vari brusii e ancor più scatti, tutti che si guardavano intorno eccitati.

La rossa alzò gli occhi al cielo, giocando con la fetta di torta al cioccolato che stava dividendo con Joe.

- Finiamo qui e andiamo, okay? - gli chiese, quasi supplicandolo.

- Certo – annuì lui, tirando già fuori il portafoglio.

I brusii continuavano e la sopportazione di Alexandra ormai era al limite.

- Commetterò un omicidio, 'sta sera – grugnì irritata, poggiando la forchetta sul piatto. - Andiamo?

Joe non fece nemmeno a tempo di annuire che una voce femminile lo congelò sulla sedia, facendolo sbiancare.

- Oh mio Dio... Joe! - esclamò stupita la voce.

Lexi era paralizzata sul posto, mentre Joe si voltava pian piano.

- S...Sasha?


Continua...

  
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